15
Ott
2009

L’Eni in festa. La fa e/o gliela fanno?

Paolo Scaroni ha tutti i diritti, oggi, di festeggiare. La firma di un contratto per lo sviluppo del giacimento di Zubair, che contiene riserve stimate per 4,1 miliardi di barili e oggi ha una produzione quotidiana di appena 227 mila barili è un indubbio successo della diplomazia del gruppo italiano, che si conferma una delle grandi compagnie petrolifere mondiali. Il ministro iracheno del petrolio, Hussein al-Shahristani, ha parlato di un obiettivo di produzione pari a 1,125 milioni di barili al giorno in un orizzonte di sei anni. La forma dell’accordo – che vede il Cane a sei zampe alla guida di un consorzio con Sinopec, Occidental e Korea Gas – è quella di un contratto di servizio. Secondo la descrizione dell’Oil & Gas Journal (subscription required),

The minister said a consortium led by Italy’s Eni SPA had agreed to Baghdad’s offer of $2/bbl for each extra barrel of oil it extracts on top of the current production of 227,000 b/d at the 4.1 billion bbl Zubair field.

Quanto Piazzale Mattei possa festeggiare, dunque, dipende essenzialmente da due questioni: la capacità di rispettare la tabella di marcia, e i termini del contratto, che – a seconda di come sono definiti – possono consentire una più o meno rapida messa a libro delle risorse. In gioco c’è il risultato 2010: se si può librare tutto e subito, Scaroni è salvo. Altrimenti, deve ancora mettere le mani su nuovi giacimenti per garantire un adeguato tasso di sostituzione delle riserve. Ma i festeggiamenti per la conquista irachena sono resi un po’ meno euforici dalla stilettata che, tramite il Corriere della sera, viene inflitta da Eric Knight, capo del fondo attivista Knight-Vinke che ha proposto il breakup dell’azienda.

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15
Ott
2009

Problema morale o azzardo morale?

Come detto nel precedente post, il più grave problema degli attuali mercati finanziari è che sono un common, in quanto le politiche monetarie (e se necessario anche politiche non convenzionali quali iniezioni di capitale, regolamentazioni, amnesie nell’applicazione delle regolamentazioni, etc.) tendono a socializzare le perdite. Read More

15
Ott
2009

Camici liberi!

In un panorama contraddistinto da leggi e proposte di legge che fanno a gara per comprimere la libertà economica – si pensi che giacciono in Parlamento ben 19 progetti finalizzati ad istituire nuovi ordini o albi professionali – ogni tanto appare qualche lodevole idea di segno contrario.

E’ il caso della proposta A.C.2529 (primo firmatario On. Michele Scandroglio) la quale intende rimuovere un vincolo assurdo che contraddistingue negativamente il sistema sanitario italiano (SSN). Read More

15
Ott
2009

Non prendeteci per l’hub

Hub: “Con il termine hub and spoke si intende un modello di sviluppo della rete delle compagnie aeree costituito da uno scalo dove si concentrano la maggior parte dei voli…. Il termine hub and spoke è stato creato per analogia con la ruota della bicicletta (hub = mozzo, spoke = raggio)” (Voce di wikipedia)
Due Hub: “Da eterni rivali a grandi alleati. Malpensa e Fiumicino firmano la pace e danno il via a un grande patto per il rilancio del sistema aeroportuale italiano. Due hub, insomma, che insieme dovrebbero riuscire a dare un robusto contributo per il nostro Paese” (da Libero-news, 15 ottobre).
Mezzo hub: Sono gli spoke, i raggi (i collegamenti aerei attivati da uno specifico vettore) a rendere hub un aeroporto, punto di interconnessione tra le diverse rotte che vi convergono, e non le scelte organizzative delle sedi aeroportuali. Malpensa non è più hub intercontinentale perché il vettore che lo rendeva tale se ne è andato via. Fiumicino è invece un mezzo hub a causa del limitato numero di collegamenti intercontinentali realizzati da Alitalia.

Possiamo evitare di usare il termine hub come se fosse una medaglia nobiliare degli aeroporti?

14
Ott
2009

Trasporto aereo: gli errori di Obama e della Commissione Europea

La deregolamentazione nel trasporto aereo ha funzionato bene, come dimostra bene John Kay in una sua analisi sul Financial Times del 13 ottobre. Dalla fine degli anni Settanta, negli Stati Uniti sono scesi i prezzi dei biglietti aerei – grazie alla nascita e alla crescita delle compagnie low cost che hanno messo sotto pressione competitiva i grandi vettori nazionali. i nuovi operatori low cost, come Southwest o JetBlue hanno potuto espandere il proprio network solo grazie alla liberalizzazione avviata dall’amministrazione Carter. In Europa la liberalizzazione è arrivata con dieci anni di ritardo (1987) e il processo di apertura del mercato è stato più lento, tanto che il completamento è avvenuto solo il primo aprile del 1997. A partire da quell’anno anche in Europa sono cresciute diverse compagnie low cost. Read More

13
Ott
2009

Draghi sul welfare: come sprecare buoni consigli

La lezione tenuta oggi dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi al Collegio Carlo Alberto di Moncalieri – solida istituzione di gloriosi tempi che furono – è un bell’esempio di spiegazione a studenti non versati nella questione dei princìpi di fondo, dei fini e degli strumenti attuativi dell’assicurazione sociale pubblica in tutte le sue forme, sostanzialmente per la garanzia contro i rischi da perdita di lavoro, e per il sostegno alla vecchiaia. È un intervento che riprende talvolta alla lettera le riflessioni e le proposte che, con decenni di anticipo, alla materia furon dedicati da quel grande attuarialista che era Onorato Castellino, maestro di Elsa Fornero. Non contiene solo analisi, ma anche indicazioni di punti critici irrisolti, e di eventuali proposte per affrontarli. La politica si è divisa in due: alcuni nella maggioranza, come Urso e Della Vedova, hanno apprezzato e condiviso. Il ministro Sacconi ha mostrato di non gradire.  Chi ha ragione, e perché? È nel merito, che non piacciono a taluni le indicazioni del governatore? O piuttosto è una questione di metodo? Per quanto mi riguarda, le proposte sono sagge. Il governo poteva e può non dico farle proprie integralmente, ma opportunamente farne uso per procedere sulla via del dialogo sociale e delle riforme. Infine, se la questione non è di merito ma di metodo, forse è il caso di approfittarne per chiarirsi le idee: su che cosa debba o non debba dire e fare, un governatore della Banca d’Italia. Read More

13
Ott
2009

Il fumo tedesco? Un po’ più libero

Una delle norme che spesso e volentieri viene citata per testimoniare la bontà dell’azione di governo di Silvio Berlusconi è quella voluta dall’ex Ministro della Salute Girolamo Sirchia: il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici ed aperti al pubblico, come bar, pub, ristoranti e così via. Citando John Stuart Mill, si è tentato addirittura di ricondurre tale legge al paradigma liberale. La mia libertà finisce, dove incomincia quella altrui. Un’ottima frase ad effetto che non significa nulla, perlomeno sinché non si definisce la libertà. Qui si crede che la libertà sia innanzitutto assenza di imposizioni arbitrarie, approvate da una maggioranza contro una minoranza. Ma non solo. Il liberalismo è liberalismo del tu, non dell’io, per citare le parole del bel saggio di Carlo Lottieri pubblicato in un ampio volume sul diritto naturale; ovvero non è da principi astratti (kantiani), bensì è nella cooperazione e nel rapporto con l’alterità che si scopre e si consolida la libertà del singolo. Read More

13
Ott
2009

Brooking Ferruccio

Da un po’ di tempo a questa parte le idee di David Brooks (oggi direttore dell’ AEI) circolano sulle pagine del Corriere della Sera.

Le recenti battaglie intraprese da Via Solferino  hanno fatto forse distrarre la redazione che non ha offerto ai lettori uno degli ultimi interventi dell’opinionista del New York Times.

Sostiene Brooks che mentre le elitè americane discutevano di preghiera nelle scuole pubbliche e di morale sessuale i reali problemi del paese non venivano affrontati.

Over the past few years, however, there clearly has been an erosion in the country’s financial values. This erosion has happened at a time when the country’s cultural monitors were busy with other things. They were off fighting a culture war about prayer in schools, “Piss Christ” and the theory of evolution. They were arguing about sex and the separation of church and state, oblivious to the large erosion of economic values happening under their feet…

Non finisce qui. Sostiene giustamente Brooks che il dibattito politico americano è strutturato attorno a categorie obsolete (lo stesso  ragionamento potrebbe applicarsi al contesto italiano).

Our current cultural politics are organized by the obsolete culture war, which has put secular liberals on one side and religious conservatives on the other. But the slide in economic morality afflicted Red and Blue America equally.

In realtà, ci dice Brooks, la prossima Guerra culturale sarà fra quelli che vogliono più Stato e quelli che difendono la primazia dell’homo faber. Di quelli che producono su quelli che consumano.

Forse il Corriere potrebbe ripensarci ed offrire ai suoi lettori questo contributo. Editori permettendo.