20
Ott
2009

Io, rigassificatore

Un gioiello di acciaio e cemento incastonato nell’Adriatico. A quindici chilometri dalla costa di Porto Viro, sorge il nuovo rigassificatore della Adriatic Lng, un consorzio tra Edison, ExxonMobil e Qatar Petroleum. Inaugurato ieri alla presenza di Silvio Berlusconi e dell’emiro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, il terminale è in realtà in funzione dai primi giorni di settembre. Da allora ha ricevuto cinque carichi di metano, mi dicono senza particolari inconvenienti, ma una volta a regime attraccheranno mediamente due metaniere a settimana. In tutto, faranno fino a otto miliardi di metri cubi di gas all’anno, grosso modo il 10 per cento del consumo nazionale. I quattro quinti arriveranno dal Qatar, partner dell’iniziativa, che si è legato alle controparti attraverso un contratto di lungo termine. Il restante 20 per cento di capacità è assoggettato al principio del “third party access”.

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20
Ott
2009

Io non voglio il posto fisso, ma Tremonti…

Toh, è arrivato l’elogio tremontiano del posto fisso. L’elogio di un mondo antico ed immobile: dopo il servizio di leva, un bel posticino in banca o in fabbrica, un percorso di carriera fatto soprattutto di avanzamenti di anzianità, il mutuo per l’acquisto della casa, la caccia al radicamento e all’insediamento nei gangli della burocrazia interna, colleghi – a volte amici, a volte avversari, spesso prima l’una e poi l’altra cosa – che reciprocamente si vedono crescere, diventare padri o madri, poi brizzolati ed infine anziani. Una vita, un solo destino, legato a quello di un’azienda. Ti può andar bene, ma ti può andare anche male.

Elogio del posto fisso e critica della mobilità. La critica ad una condizione zingara e precaria: l’università, spesso il master o il corso di formazione post-laurea, lo stage, il primo contratto solo per la sostituzione di una lavoratrice in maternità, poi un rinnovo per nove mesi, caterve di curricula in giro, la scelta tra un posto così così sotto casa o un lavoro meglio pagato, ma a Bruxelles o a Berlino, la continua ricerca di nuove competenze, il cambio di lavoro come via per aumentare il proprio reddito. Una vita, più destini, frutto della propria capacità di reinventarsi. Ti può andare male, ma ti può andare anche molto bene. Read More

19
Ott
2009

Poste. Così fan tutto (e non fanno fare ai concorrenti)

Le Poste entrano come socio promotore nella Banca del mezzogiorno di Giulio Tremonti, forse si trasformeranno in banca esse stesse, potrebbero gestire in futuro lotterie istantanee e persino entrare nel capitale di Telecom al posto della spagnola Telefonica.
In queste ultime settimane abbiano sentito parlare delle Poste in relazione a una molteplicità di settori imprenditoriali, escluso tuttavia quello da cui prendono il nome: la posta intesa come recapito di corrispondenze e altri oggetti postali. Ci ha pensato oggi l’Antitrust a porre rimedio a questa mancanza, comunicando che nella riunione del 15 ottobre scorso ha deciso di avviare un’istruttoria per verificare se l’azienda abbia abusato della sua posizione dominante proprio nel mercato del recapito, ostacolando i concorrenti nell’ormai ampio segmento dei servizi (solo) legalmente liberalizzati. Read More

19
Ott
2009

Mioddio, il posto fisso proprio no…

Lo dirò seccamente. L’elogio del posto fisso come base della coesione sociale in Italia potrà essere pure popolare, dalla Lega alla Cgil. Ma è sbagliato in generale. È sbagliato nel nostro Paese più che altrove. E il posto fisso non sarà certo ripristinato dalla crisi in corso, né nel mondo né da noi. Mi riferisco, naturalmente, a quanto stamane è stato detto a Milano, a un convegno organizzato dagli amici della BPM che domani avrà vasti echi di stampa. Read More

18
Ott
2009

La voglia di potere che frena l’Eni. Di Alessandro Penati

 

Volentieri ripubblichiamo questo articolo di Alessandro Penati, comparso ieri sulla Repubblica.

Con 72 miliardi di capitalizzazione, l’Eni è la regina della Borsa italiana (quasi 15% della capitalizzazione totale). Così la recente richiesta di un fondo americano, Knight Vinke, di scindere il gruppo in due per aumentarne il valore complessivo e migliorare l’efficienza della gestione, potrebbe sembrare una stravaganza. Invece, ha dei meriti.

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18
Ott
2009

L’acqua non cade dal cielo

Per illustrare le ragioni della liberalizzazione dei servizi idrici occorre preliminarmente sgomberare il campo da due equivoci che di solito dominano i dibattiti sull’acqua, e quindi muovere due critiche a come viene generalmente impostata la discussione. Il primo equivoco è quello che vede l’acqua essere definita un bene pubblico, anziché un servizio come gli altri. Il secondo, diretta conseguenza del primo, è quello che fa coincidere il carattere pubblico di un servizio con la sua gestione da parte di enti pubblici o aziende di loro emanazione.

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17
Ott
2009

Banca del sud: le ragioni del pessimismo, le condizioni per il successo

Giovedì sera Oscar Giannino ed io abbiamo postato, quasi in sincronia, due opinioni di segno opposto sul progetto di Banca del sud, ma la mia, che per ragioni temporali di inserimento precede nel blog quella di Oscar, non ha fatto in tempo ad avvalersi della lettura della sua. Ho rimediato solo ieri sera e dopo aver letto peraltro anche la sua analisi più ampia sul Messaggero mi sono posto la seguente domanda: potrebbe funzionare il progetto (e quindi avere ragione Oscar) e a quali condizioni? Che cosa giustifica invece il mio pessimismo, in linea con quello di Francesco Forte? Cerco di rispondere con questa breve integrazione al post precedente.
Inizio col premettere che se l’articolo di Oscar Giannino fosse uscito non sul Messaggero ma su Le Figaro e commentasse un progetto di Nicolas Sarkozy e Christine Lagarde mi troverebbe pienamente d’accordo con lui. Non sarei d’accordo sull’ampliamento dell’intervento pubblico ma non avrei dubbi sulle aspettative di successo dell’iniziativa. Cosa fa la differenza tra un identico progetto proposto in Francia o in Italia e spiega il mio pessimismo? La minore qualità relativa della classe politica italiana e, soprattutto, della burocrazia pubblica.
Il colbertismo in Italia non può funzionare perché si pone obiettivi ‘napoleonici’ ma deve perseguirli con eserciti burocratici nostrani. E’ per questa ragione che gli unici progetti pubblici sui quali posso trovarmi d’accordo a priori sono quelli che prevedono una riduzione del perimetro dello stato e del suo intervento; è anche per questa ragione che sono pessimista sulla Banca del sud e ho riportato nel post di giovedì quella bella citazione da Francesco Forte. Che cosa sintetizza essa se non l’inadeguatezza della classe politica che, quanto più grandi sono i progetti, tanto più si perde su aspetti ridicoli (ad esempio di che regione debba essere il presidente o il vicepresidente o in quale palazzo storico debba avere sede il gestore dell’Expo 2015). L’esempio dell’Expo è particolarmente istruttivo e viene da Milano, non dal sud; per questo sono pessimista, à bien plus forte raison, sulla Banca del sud.
Le qualità personali di Giulio Tremonti sono tuttavia indiscutibili, non risentono del mio pessimismo sulla qualità media della classe politica italiana e non hanno nulla da invidiare alla grande tradizione degli interventisti pubblici francesi. Potrebbe quindi riuscire nel progetto di Banca del sud, a cui sembra tenere molto, ma solo a condizione di seguirne i passi personalmente e prioritariamente e se riuscisse a imprimere una svolta, improbabile ma non impossibile, nel modello italiano di bassa politica e di bassa burocrazia. Estrapolando dal passato la Banca del sud non funzionerà, anzi non riuscirà neppure a divenire operativa; con una drastica rottura rispetto al passato potrebbe anche farcela.