25
Ott
2009

Chi riduce le tasse?

Per ridurre le tasse bisogna ridurre lo stato. Per ridurre lo stato bisogna ridurre la politica.
Chi può ridurre la politica per ridurre lo stato e per ridurre le tasse? I politici, ovviamente.
Lo faranno? Ovviamente no.

P.S.: Spero di sbagliarmi ma il caso dell’abolizione (mancata) delle province è una cartina al tornasole.

25
Ott
2009

Nessuno è troppo grande per fallire

Il professor Ernesto Rossi domanda a bruciapelo se nel contesto italiano sia possibile il fallimento della Fiat. Io escludo l’ipotesi, non perché la Fiat non sia come tutte le cose umane, che possono andare bene o male, ma (a parte a solidità di quella impresa, che vorrei più contenuta e senza tante filiazioni) perché escludo che si debba a priori ipotizzare il caso di un salvataggio statale di un’impresa in fallimento. Fatta l’ipotesi, viene creata di botto la psicologia del pubblico secondo la quale lo Stato è obbligato a garantire tutte le imprese industriali che andranno male. Non ne resterà una in piedi. Read More

25
Ott
2009

Ecco perché qui si tifa Erogasmet

Normalmente noi dell’IBL non guardiamo ai risultati del mercato, o ai soggetti che vi partecipano, ma agli aspetti strutturali: norme e regole. Vi sono però alcuni (rari) casi in cui dall’esito di una trattativa può dipendere molto. Sia in termini di funzionamento del mercato, sia in termini di sua evoluzione prospettiva. La gara per le reti di distribuzione del gas di E.On, qui raccontata da Jacopo Giliberto, è uno di quei casi. Noi tifiamo per Erogasmet.

Read More

24
Ott
2009

Accordo di governo: 24 bn di meno tasse…in Germania

Stamane è stato annunciato l’avvenuto accordo di governo in Germania, tra la Cdu-Csu guidata da Angela Merkel che sarà premier confermata, e la FDP di Guido Westerwelle che andrà agli Esteri. Alle Finanze sarà destinato il vecchio roccioso Wolfgang Schäuble, tosto ex ministro degli Interni. Con ogni probabilità, per “moderare” i liberali, un po’ troppo mercatisti per i gusti della Merkel. Ma il piatto forte dell’accordo è uno: non ci sono solo molti impegni “sociali”, su sanità e previdenza, ma ben 24 miliardi di euro di tagli alle tasse. A partire dal 2011, ma 24. Mediti, il governo italiano alle prese con l’IRAP.

24
Ott
2009

L’iceberg (ovvero perché tifo Tremonti)

I miei giudizi di valore sul ruolo dello stato in economia, come è noto ai lettori di Chicago-blog, sono agli antipodi di quelli di Giulio Tremonti: il ministro dell’Economia ritiene necessario e possibile un colbertismo efficiente, una guida pubblica che indirizzi il sistema economico; la mia opinione è che non sia possibile, dato che perseguirebbe obiettivi ‘francesi’ con eserciti burocratici italiani, e che sia anche dannoso, dato che in Italia il ‘pubblico’ identifica da sempre il perseguimento volontario di interessi privatissimi con mezzi della collettività mentre il ‘privato’, se vi fosse molta più concorrenza di quella attuale, garantirebbe il perseguimento involontario di interessi collettivi con mezzi non della collettività.
Accanto ai giudizi di valore, ovviamente opinabili, vi sono però i giudizi di fatto, oggettivamente verificabili o falsificabili, e il giudizio di fatto di maggior rilievo dell’economia italiana di fine 2009 è che i parametri di finanza pubblica (debito/pil e deficit/pil), in peggioramento a causa delle recessione, stanno riportando il nostro paese ai livelli di allarme della prima metà degli anni ’90. La crisi economica ha rimesso la nave Italia sulla rotta dell’iceberg (il debito pubblico insostenibile) dalla quale si era allontanata nella seconda metà del decennio scorso grazie a politiche di rigore economico, alle privatizzazioni e al maxiregalo che la moneta unica europea ci ha fatto dimezzando il costo del nostro debito.
L’iceberg non è ancora molto visibile, nascosto dalle nebbie della politica italiana e dalla vista cortissima della nostra classe politica, ma noi siamo sulla sua rotta. Tremonti, tra le tante cose che non condividiamo, ha però il merito di aver impedito l’assalto alla diligenza della finanza pubblica che si fa notoriamente più insistente in periodi di crisi, quando i ben maggiori obiettivi ‘pubblici’ riescono a nascondere ben maggiori ‘appropriazioni private’ di risorse collettive. Nulla è cambiato rispetto all’aneddoto che si racconta del famoso politico del dopoguerra che si dichiarava non interessato alla teoria keynesiana, salvo poi ricredersi: “Cosa sostiene questo Keynes? Che bisogna aumentare la spesa pubblica? Allora mi interessa”.
Se Tremonti dovesse lasciare via XX settembre, sarebbe il ritorno alla grande del partito unico della spesa pubblica, già molto di moda negli anni ’70 e ’80, in sostanza la variante tricolore dei festaioli del Titanic durante la famosa crociera inaugurale.

24
Ott
2009

Reti private in libero mercato. Se na parla lunedì a Torino

E’ almeno dalla campagna elettorale che si parla di liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Parole parole parole. Qui trovate, invece, una proposta concreta per procedere sul giusto sentiero. Angelo Miglietta e Federico Testa hanno infatti suggerito di separare le unità commerciali delle municipalizzate dai gestori/proprietari delle reti. Le prime possono essere privatizzate senza esitazione. Le altre – che noi dell’IBL metteremmo pure sul mercato, con l’unico caveat dell’incompatibilità col possesso di partecipazioni rilevanti ad aziende attive sul segmente libero di mercato – sono invece al centro di una lunga e in parte pretestuosa polemica. In funzione del loro “monopolio tecnico”, molti ritengono dovrebbero restare in mani pubbliche. Ma questo rischia di determinarne da un lato una gestione inefficiente (to say the least), dall’altro di produrre un’allocazione inefficiente delle risorse (che interesse hanno gli enti locali a immobilizzare tanti soldi?). Una possibile via d’uscita può appunto passare per il ruolo strategico delle fondazioni bancarie, soggetti in grado di garantire un azionariato stabile e che si collocano al crocevia tra investitori privati e interesse pubblico. A noi pare un compromesso più che ragionevole per sbloccare la situazione. Per questo abbiamo voluto organizzare un convegno su questi temi a Torino, lunedì 26 ottobre prossimo, a partire dalle 17,45 presso la Fondazione CRT (Via XX Settembre 31). Oltre a Miglietta e Testa, parteciperanno il sindaco del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, il segretario nazionale della Lega Nord Piemont e capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota, l’editorialista Franco Debenedetti, e due rappresentanti di prima fila dell’Autorità Antitrust (Salvatore Rebecchini, componente) e dell’Autorità per l’Energia (Carlo Crea, segretario generale). E’ un’occasione importante per affrontare con serietà e pragmatismo un tema fondamentale per il futuro del paese.

24
Ott
2009

L’odiata IRAP, le parole e i fatti

Se dovessimo tenere un ideale referendum tra le imprese italiane sull’imposta più odiata, non c’è dubbio che l’IRAP vincerebbe la palma. Vincenzo Visco, che la inventò dieci anni fa unificando imposte diverse tra cui l’Iciap e l’ILOR, non è mai stato d’accordo. Il punto che lo lascia senza parole, è che senza Irap non ci sarebbe il pilastro regionale per finanziare la sanità, al di là dei trasferimenti nazionali al Fondo sanitario. Ma alcune caratteristiche dell’imposta l’hanno resa particolarmente odiosa. Colpisce più duramente quanto più manodopera l’impresa occupa. E lo Stato ne pretende il pagamento anche in caso di reddito negativo, quando l’impresa è in perdita. Read More

23
Ott
2009

Molti non avevano capito, ma qualcuno sì

“(…) the special privileges granted to Fannie and Freddie have distorted the housing market by allowing them to attract capital they could not attract under pure market conditions. As a result, capital is diverted from its most productive use into housing. This reduces the efficacy of the entire market and thus reduces the standard of living of all Americans. Despite the long-term damage to the economy inflicted by the government’s interference in the housing market, the government’s policy of diverting capital to other uses creates a short-term boom in housing. Like all artificially-created bubbles, the boom in housing prices cannot last forever. When housing prices fall, homeowners will experience difficulty as their equity is wiped out. Furthermore, the holders of the mortgage debt will also have a loss. These losses will be greater than they would have otherwise been had government policy not actively encouraged over-investment in housing”.

Così parlò il deputato libertario Ron Paul, il 10 settembre 2003, nel corso di una relazione dinanzi al Financial Services Committee.

(Di Ron Paul è ora disponibile in lingua italiana The Revolution: A Manifesto, che è stato al centro della sua campagna elettorale del 2008: Ron Paul, La terza America. Un manifesto, Macerata, Liberilibri, 2009).

22
Ott
2009

Contro Tremonti, va bene, ma non per spendere di più

Pare che nel centrodestra sia iniziato un positivo assedio al ministro Giulio Tremonti, affinché inizi a tagliare le imposte, elimini  gli aiuti alle imprese e cominci sfoltire la jungla delle partecipazioni di Stato. È sicuramente una buona cosa, dato che solo se si riduce il peso dello Stato (a partire dalla pressione fiscale) è possibile restituire ai cittadini più libertà, e con essa anche più voglia di fare, intraprendere, costruire. Si tratta di abbandonare un modello colbertista basato sulla centralità del Re e dei suoi consiglieri per passare ad uno schema di società aperta, in cui siano individui e imprese a guidare la danza. Read More