24
Nov
2009

Roland Koch Berlusconi?

C’è qualcosa che non quadra nell’ultima polemica politicamente corretta, messa in scena dalla stampa tedesca e da un manipolo di professori di diritto pubblico. Ora, la questione è questa: l’emittente televisiva ZDF, nata negli anni ’60 dietro la spinta di alcuni Länder per reagire al dominio informativo targato ARD (il primo canale televisivo tedesco), tendenzialmente posizionato su una linea sozialdemokrat, ha un bel consiglio di amministrazione. Questo bel consiglio di amministrazione ha tanti bei consiglieri, quattro dei quali rappresentano i Länder, uno la Federazione e otto nominati dal presidente e dal vicepresidente. Chi sono costoro? Politici naturalmente e nello specifico, Kurt Beck, governatore socialdemocratico della Renania Palatinato e Roland Koch, governatore democristiano del Land dell’Assia. La maggioranza è attualmente di centrodestra.

Ebbene, uno spiritoso (quanto irrilevante) politico locale dell’SPD lo ha di recente molto polemicamente ribattezzato: “Roland Koch Berlusconi”. Perché? Perché il nostro avrebbe osato dare ad intendere che a lui il direttore della rete (tal Nikolaus Brender) non piace affatto e che farà di tutto perché il CdA non gli rinnovi il contratto l’anno prossimo. Apriti cielo. La libertà di informazione è in pericolo. Scenari sudamericani (o italiani, a seconda dei punti di vista) alle porte: si viola l’articolo 5 I comma II paragrafo della Costituzione! E via di seguito. Ora, non c’è dubbio che il comportamento del governatore sia obiettivamente inadeguato. Al di là dell’obiezione del “così fan tutti” (che pure andrebbe rispolverata, dato che la lottizzazione è da decenni anche nelle reti televisive tedesche un inoppugnabile modus operandi), sorge però spontanea un’altra domanda: ma allora che diavolo ci sta a fare Koch nel consiglio di amministrazione?

Invece che guardare il dito, occorrerebbe prendere di mira la luna. Detto con un po’ di realismo à la public choice, se Koch è lì, ha tutto il diritto- o perlomeno è normale- che tenti in qualche modo di esercitare la sua influenza. Titolava bene Die Zeit qualche tempo fa: Brender è vittima della partitocrazia, non di Koch. Ecco perché qualche accademico più avveduto suggerisce che le regole che presiedono al funzionamento del consiglio di amministrazione della ZDF vadano alfine dichiarate costituzionalmente incompatibili con l’articolo 5 GG; rectius, chiedono che la politica esca dalle televisioni. E con lei -aggiungiamo noi- i 7,5 miliardi l’anno spesi per i due principali canali televisivi ARD e ZDF. Bene, bravi, bis. Basta solo aver chiaro il bersaglio: se è Koch oppure la tv in mano pubblica.

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10 Responses

  1. Bravo Giovanni. Io era da un po’ che volevo fare un post sulla vicenda Brender (che però non è “tal Nikolaus Brender”, ma, fino a prova contraria, un giornalista con i controfiocchi), ma sono contento che tu mi abbia preceduto.
    È vero, come dici tu, che anche la tv pubblica tedesca è lottizzata, ma la qualità giornalistica ed editoriale rimane, a mio parere, non paragonabile a quella italiana. Trasmissioni di approfondimento giornalistico come Monitor, Frontal21, Report Mainz ecc… farebbero invidia anche ai palinsetsi anglosassoni.
    Comunque sia continuiamo a seguire la vicenda Brender…

  2. Davide, sulla qualità possiamo anche essere d’accordo. Ma il discorso è un altro. Altrimenti non si capirebbe l’appello dei professori. Insomma, a prescindere dalla qualità media delle trasmissioni, il fatto che sia lottizzata è a mio avviso un problema a sè stante. Di principio.

  3. bill

    Mica per polemizzare: io non vedo la tv tedesca. E tuttavia permettetemi di nutrire seri dubbi sul fatto che questa, come quella inglese (le topiche della BBC non fanno neanche più notizia..)piuttosto che quella francese o spagnola siano meglio o peggio della nostra. Così come la loro stampa, che mi pare in tutto simile alla nostra, e forse con un tantino di (malriposta) spocchia in più.
    Tutto ciò, ovviamente, nulla toglie al fatto che la lottizzazione politica sia un guaio ovunque ci sia; anzi, vado oltre: è l’esistenza stessa di una tv pubblica il vero guaio.

  4. bill

    Infatti, si faceva per chiacchierare con l’altro lettore.. Come lei, credo che il problema stia nel fatto che esiste una tv pubblica, la quale semplicemente non può esistere senza lottizzazione. Per cui, non mi risulta chiaro come faccia la politica ad uscire da una tv pubblica, con buona pace dei professori.. Stiamo dicendo la stessa cosa.

  5. editoria stampata e tv pubblica sono obsolescenze dell’epoca di internet.
    …purtroppo con canone da pagare e contributi all’editoria da spargere…
    Bill ….c’hai ragione…c’hai….

    Ps. per questioni famigliari vedo la tv tedesca. Qualità??????????????????? certo, se paragonata a quella italiana!! ma la Qualità è un’altra cosa. Aggiungo che la Germania, come altri Paesi del Nord Europa soffrono (senza saperlo) di una cappa oppressiva di politically correct da PAURA!!! In una cosa gli italiani sono meglio…sono meno ipocriti.

  6. andrea lucangeli

    OK la politica esca dalla TV (italiana, tedesca etc.). Bene, molto bene, siamo tutti bravi e tutti d’accordo. Ma al posto della politica “che esce” , chi “entra”? Sappiamo benissimo che, in fisica, uno spazio lasciato vuoto viene riempito da qualcosa ergo se la politica lascia lo spazio TV questo verrà ri-occupato da altre aggregazioni di interessi….Ma c’è un problema: la politica (nel bene e nel male) è sottoposta al vaglio democratico (col voto) mentre le “altre aggregazioni di interessi” a chi rispondono? Il problema non è così banale e non è di facile soluzione.- Comunque – per ciò che mi riguarda – preferisco poter mandare a casa un politico incapace piuttosto che tenermi a vita una bellissima TV fatta da persone che rispondono ad interessi più o meno occulti….

  7. Quello che dice Lucangeli è molto vero. Stato e Mercato non esistono, esistono diversi raggruppamenti di gruppi di interessi. La pretesa del primo gruppo è però quella di poter offrire il bene informazione in maniera assolutamente obiettiva. Il problema della politica nelle televisioni sta (oltre ai costi per il contribuente) nella grande finzione che si cela dietro al paravento della sua pubblicità: ovvero l’imparziale osservazione dei fatti. La mente delle persone è così maledettamente suggestionata, che preferisce pensare che una tv in mano pubblica garantisca non si sa quale aura di verità… Ma il problema latente nella tv di Stato è esattamente questo: il rischio che dalla supposta imparzialità, si passi ad un’unica verità.. La tv lasciata al mercato è per forza di cose una tv di parte, dove la concorrenza tra le emittenti consente allo spettatore di ricostruire personalmente la verità, senza la mediazione del politico di turno.

  8. bill

    Ma infatti, non è la politica a dover uscire dalla tv, ma la partitocrazia (che è cosa ben diversa). Perchè il problema comunque è che io devo pagare, nel caso della RAI come in qualsiasi tv pubblica (non importa quanto gestita bene managerialmente) uno stuolo di dipendenti e collaboratori messi lì magari non per merito, ma perchè funzionali ai partiti.
    Certo, anche in un tv privata ci saranno persone funzionali agli interessi dell’editore, ma non sono costretto a pagarli, e scelgo io cosa vedere e ascoltare.
    E’ poi l’idea che lo stato sia imparziale e disinteressato che non sta in piedi: la verità di stato è a mio avviso un grande problema. E non basta il poter cambiare maggioranze in parlamento: il problema non è ascoltare solo ciò che uno desidera sentirsi dire..

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