24
Nov
2009

Quarti.

Nel giorno in cui Giulio Tremonti usa il rigore finanziario come scudo contro il cambiamento, l’immagine italiana riceve l’ennesima botta. Secondo il rapporto dell’Ocse sul gettito fiscale, l’Italia è il quarto Stato membro con la pressione fiscale più alta: il dato medio, per il 2008, 43,2 per cento. Peggio di noi solo Belgio (44,3 per cento), Svezia (47,1 per cento) e Danimarca (48,3 per cento). Sotto di noi, una lunga lista dei paesi meno taglieggiatori. In media, i paesi Ocse si mangiano il 35,2 per cento. Credevate fosse questa la cattiva notizia? Macché, è un’altra. Però vi tengo sulle spine.

Come era prevedibile, in tutti i paesi Ocse la pressione fiscale – grosso modo stabile tra il 2006 e il 2007 – si è ridotta nel 2008, a causa dell’effetto della crisi. E’ quello che si chiama “stabilizzatore automatico”: quando l’economia va male, i sistemi fiscali – per il modo in cui sono strutturati – si fanno, almeno nel breve termine, meno esosi, visto che la gente guadagna e spende meno. La media Ocse indica un calo dal 35,8 per cento al 35,2 – quindi meno 0,6 punti percentuali. In Italia, la variazione è di circa la metà: 0,3 punti percentuali, dal 43,5 al 43,2 per cento. Significa che il nostro sistema fiscale è più rigido di quello degli altri, non si accorge che il paese si è impoverito, e quindi pretende poco meno di quello che avrebbe prelevato in condizioni normali. Ma non è neppure questa la brutta notizia.

I due dati appena citati, infatti, sono congiunturali. Bene o male, siamo tutti sulla stessa barca: qui va un po’ peggio, lì va un po’ meglio, ma il mondo Ocse si muove grosso modo di pari passo. Non preoccupa più di tanto la performance relativa durante la crisi. Quello che veramente preoccupa, quello che veramente fa impressione, è il peggioramento strutturale subito dall’Italia. Guardiamo alla variazione del rapporto tra gettito fiscale e Pil nel lungo termine: l’Ocse mette a disposizione il confronto tra il 1995 e il 2007. Il fisco italiano è tra quelli che in misura più vistosa hanno aumentato  le loro pretese: rispetto a metà anni Novanta, oggi si prende oltre tre punti percentuali di Pil in più. Peggio di noi, Islanda, Corea, Turchia, Spagna e Portogallo. Vi prego di osservare questo fatto: i paesi che stanno peggio nella fotografia (Belgio, Svezia e Danimarca) sono diversi da quelli che stanno peggio di noi nel film. Questo significa che l’Italia è, tra i paesi ad alta tassazione, quello che continua a inasprire il suo prelievo. Altrove, si osserva – a occhio e croce – una convergenza: le nazioni esose si moderano, alcune di quelle più moderate aumentano il prelievo per far fronte alle nuove spese. Solo in Italia le due cose coincidono.

A noi non ci ha ucciso la crisi. Noi ci siamo uccisi da soli.

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6 Responses

  1. luigi zoppoli

    Non c’è che dire. La preoccupazione per il futuro si fa sempre più profonda ed incalzante senza vedere vie d’uscita.

  2. bill

    E’ semplicemente la conferma del motto imperante degli ultimi anni: “dagli all’evasore!”. Quindi, un tot al chilo, addosso!!! Io sono stato convocato dall’Agenzia delle Entrate e lì, dopo un’oretta di attesa perchè il funzionario era “fuori stanza”, mi hanno contestato di non avere pagato circa 200 euro di imposte. Duecento euro!!! E, ovviamente, manco era vero; ho dovuto però fissare un appuntamento per il mese successivo, e lì ho portato una memoria scritta in cui dimostravo che stavamo parlando di niente. Tutto ciò mentre il mio commercialista mi consigliava di pagare la sanzione, per evitare eventuali grane future. Siamo messi così nel paese dei Padoa Schioppa. Di che stupirsi?

  3. censurato

    x bill

    Quanto è costato allo stato il finanziere che le ha chiesto 200 euro?
    Stiamo grattando il fondo del barile, aspettiamo di vedere cosa c’è sotto.

  4. massimo

    Coraggio! Ancora qualche anno e saremo primi! “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!”

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