15
Apr
2010

Sei semplici mosse per (quasi) liberare le professioni liberali…

Sono consigli molto puntuali, che mirano a unire realismo politico ed efficacia liberalizzatrice, quelli che il Position Paper dell’IBL intitolato “Per una riforma delle professioni. Sei idee (quasi) liberali per Governo e Parlamento” (PDF) offre al ceto dirigente italiano, ormai vicino a una riforma delle professioni che potrebbe, però, configurarsi come una “contro-riforma”. Anche se può sembrare impossibile, ma da più parti giungono infatti indicazioni che vorrebbero ancor più ossificare uno dei settori più ossificati della nostra società, rinunciando perfino a quelle modeste aperture in direzione del mercato che si sono avute in anni recenti.

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14
Apr
2010

Spesa pubblica da record

Non mi pare sia stato sinora messo in evidenzia sui media ma, sulla base dei dati sui conti trimestrali delle A.P. resi noti dall’Istat lo scorso 2 aprile, l’Italia ha conseguito nel 2009 il record del più elevato rapporto tra spesa pubblica al netto degli interessi e Pil della sua storia.  Nello scorso anno, infatti, la spesa pubblica complessiva si è attestata a 52 punti percentuali del Pil, oltre tre punti sopra il dato 2008. Per ritrovare un dato altrettanto elevato bisogna tornare al lontano 1996, anno in cui fu presa la decisione di cercare di prendere il treno di Maastricht. Ma in quell’anno la spesa pubblica complessiva rispetto al Pil fu così alta perchè comprendeva interessi sul debito per 11,5 punti percentuali. Al netto di tale componente la spesa pubblica primaria fu ‘solo’ il 41% del Pil. Invece nel 2009 se sottraiamo ai 52 punti di spesa pubblica su Pil i 4,6 punti di spesa per interessi, scendiamo solo poco al di sotto del 48%, un valore di quasi sette punti più elevato rispetto al 1996. Al netto degli interessi, pertanto, è la spesa pubblica più elevata  in rapporto al Pil di tutta la storia d’Italia. Un secondo aspetto, non meno preoccupante, è che tutto il risparmio nella spesa pubblica per interessi conseguente all’adozione dell’euro (il  ‘dividendo di Maastricht’, cioè il vantaggio derivante dalla convergenza dagli alti tassi d’interesse che gravavano sul debito espresso in lire verso i bassi tassi europei sui debiti in euro), è stato interamente dilapidato. Dal 1996 al 2009 abbiamo infatti risparmiato grazie all’euro quaso 7 punti di Pil di spesa per interessi. Cosa ne abbiamo fatto?  A parità di pressione fiscale avremmo potuto portare il bilancio pubblico in attivo, oppure avremmo potuto migliorare solo parzialmente il disavanzo e ridurre sensibilmente le tasse; invece abbiamo integralmente utilizzato il beneficio per spendere di più sull’insieme delle altre voci. Cosa accadrà quando i tassi d’interesse, e con essi il costo del debito, riprenderanno a salire dagli attuali bassissimi valori?
14
Apr
2010

Stessa spiaggia, stesso male

Non sarà ancora imminente, anche le prime belle giornate di sole sono qui a ricordare che la stagione estiva non è neppure così lontana. Ed è facile allora che il pensiero di chi già si vede vacanziero corra alle tonalità turchesi e bianchissime di una spiaggia, magari in Sardegna, magari quella famosissima della Pelosa (Stintino), singolare emblema della bellezza estiva del creato ma anche della sua caducità, alla luce degli effetti disastrosi di cui la natura stessa è capace d’inverno. E del colpevole aiuto che alla distruzione è offerto dallo statalismo e dall’ottusità di una certa cultura ambientalista.
Detto brutalmente, la spiaggia della Pelosa rischia seriamente di «sparire» a causa «dell’erosione costiera» che «di anno in anno porta via metri di arenile». L’ultimo a lanciare l’allarme è l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, che ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Read More

14
Apr
2010

Banche e doping

Il settore dell’economia USA maggiormente drogato dal credito facile della banca centrale e dalle garanzie sul credito immobiliare date dal settore parapubblico era entrato in crisi nel 2007 e subito i marines della Fed erano intervenuti per riparare il loro giocattolo preferito. Ora, grazie all’intervento provvidenziale di Mr Bernanke, il settore sembra aver ricominciato a crescere a livelli irragionevoli, come si evince da questo grafico dei profitti delle imprese finanziarie e non finanziarie USA negli ultimi 40 anni. Cominciati a crescere beyond trend negli anni ’80 (forse per la deregulation, forse per la Greenspan Put ai suoi inizi, chissà…) ed esplosi negli ultimi dieci anni… ora finalmente potranno riesplodere. Ai prossimi fuochi di artificio: forse non presto, ma l’illusione di un’economia funzionante dove il credito è manipolato sistematicamente dalle autorità pubbliche prima o poi finirà. Male.

Da Stefan Karlsson.

PS Il commento di Karlsson spiega tutto quanto è necessario per capire la macroeconomia: le banche vengono premiate per prendere soldi a costo zero dal settore pubblico e investirli a rischio zero presso il settore parapubblico (le GSE che garantivano, nel 2007, il 50% dei mutui americani).

14
Apr
2010

Fisco, le due premesse che mancano

Dopo anni di sconfitte dovute a motivi di volta in volta indicati come “eccezionali e imprevisti” – una volta l’extra deficit ereditato, poi l’11 settembre 2001, poi la bolla internet nei paesi Ocse, poi la crisi 2007-2009, e sempre naturalmente il gettito da assicurare in costanza di esercizio rispetto agli impegni europei – personalmente l’ottimismo della volontà mi resta tutto, ma il pessimismo della ragione mi induce a riconoscere che non nutro più alcuna fondata aspettativa che l’attuale centrodestra abbassi significativamente la pressione fiscale. Questo non significa affatto che cambi idea in ordine all’importanza di un energico abbassamento del suo peso, per determinare tre obiettivi: più crescita nel nostro Paese, condizione necessaria anche per colmare almeno in parte i gap storici tra Nord e Sud; rendere meglio sostenibile il bilancio e il debito pubblico, che altrimenti ci obbligherà a maggiori prelievi; nonché per una decente sostenibilità dei conti intergenerazionali, destinati altrimenti entro 10-15 anni a inabissarsi per i pochi attivi sul totale della popolazione anziana.  Read More

13
Apr
2010

Euro-dracma, lo spettacolo continua

C’è stato bisogno di un secondo round all’Eurogruppo, domenica  11 aprile, per tentare di evitare ciò che di nuovo era divenuto pressoché inevitabile, cioè la caduta a giorni della tenuta greca nell’eurosistema. In 48 ore, il giovedì e venerdì precedenti, agli occhi di chiunque segua professionalmente i mercati si era manifestata un’onda tale che con certezza avrebbe infranto il malcerto frangiflutti posto tre settimane prime dai Paesi dell’euro. I  volumi di scommesse sui CDS ellenici erano diventati tanto forti, con il premio al rischio saltato a 440 punti base e il record di spread sul decennale tedesco battuto praticamente ogni ora, che entro il 7 maggio il fenomeno sarebbe divenuto incontenibile. Il mercato purtroppo aveva una data, entro la quale esercitare tutta la sua pressione, la data del voto in un Land tedesco entro la quale il governo Merkel non poteva che continuare a ripetere che in nessun caso si sarebbe proceduto ad alcuna decisione aggiuntiva,  oltre a quella del mese precedente che aveva delineato un confuso meccanismo misto di teorici prestiti bilaterali ad Atene, da parte di ciascun Paese dell’euro in proporzione congiunta al peso rappresentato nel capitale della BCE e in quello del FMI. Naturalmente, i fatti si sono incaricati di dimostrare che i tedeschi sbagliavano, come puntualmente era stato scritto all’indomani del primo faticoso eurocompromesso. Read More

12
Apr
2010

Centri commerciali, male assoluto

Per qualcuno – cito a memoria – il male assoluto sono state le leggi razziali fasciste, per qualcun altro (Mina Giannandrea, presidente della neonata Federstrade, intervistata dalla redazione romana del Corsera) sono i centri commerciali. Così van le cose.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sposa in pieno la tesi della Giannandrea: “Bloccheremo i centri commerciali. Sono nati oltre ogni limite. Nei cambi di destinazione d’uso, relativi al piano caso, azzereremo le cubature commerciali”. Dopo i tassisti e gli avvocati, ecco la nuova lobby de noantri: i negozianti di quartiere.

10
Apr
2010

Minacce poco credibili

Poco prima delle feste ho letto un articolo di Stratfor, una rivista di analisi strategica, sui rapporti commerciali tra USA e Cina. Normalmente gli articoli di Stratfor mostrano una buona comprensione delle dinamiche economiche, ma nel caso dei rapporti USA-Cina sono stati commessi degli errori di valutazione economica che inficiano anche la validità dell’analisi geopolitica.

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9
Apr
2010

Vuoti normativi e vuoti cerebrali

Degli incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica penso tutto il male possibile. Perché sono antieconomici e producono una quantità risibile di energia, come dimostra il caso della Germania, sempre incredibilmente citato come esempio virtuoso, dove

le installazioni di nuovi moduli fotovoltaici nel solo anno 2009 sono costati ai consumatori oltre 10 miliardi di euro, e così sarà per il prossimo ventennio. E questo per immettere sulla rete elettrica lo 0,3% della domanda nazionale, praticamente nulla. Per tutti i pannelli installati prima, gli incentivi ammontano a oltre €30 miliardi

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