1
Giu
2010

Evasione ed illusione

Il duro richiamo sull’evasione fiscale lanciato da Mario Draghi nelle sue Considerazioni finali – già opportunamente commentate da Carlo Stagnaro – sancisce il consolidamento ultimo d’un mantra oramai condiviso senza esitazioni dall’intera classe politica italiana, e cioè anche da quei settori che avevano fondato su un certo lassismo tributario una parte non trascurabile del proprio consenso elettorale.

Prescindendo da questioni morali che richiederebbero una troppo ampia trattazione, mi pare che la versione accreditata come dominante presenti debolezze sul piano della logica economica e della conseguente azione politica.

In primo luogo, le stime sull’evasione assumono una condizione di business as usual che appare evidentemente fallace, perché  trascura che l’economia sommersa trova la propria ragione di profittabilità proprio nella possibilità di sfuggire all’occhio dell’erario. Pertanto appare più realistico pensare che il recupero a gettito di quelle attività ne determini, in larga parte, il venir meno.

In secondo luogo, l’intera costruzione prende a fondamento una teoria del prelievo che trova ancora accoglimento – ahinoi – nei manuali di scienza delle finanze, ma che  a ben poco a che vedere con la realtà della formazione del bilancio pubblico. Sopravvive, infatti, la persuasione naif che le attività delle amministrazioni richiedano un determinato fabbisogno di risorse, e che questo venga successivamente ripartito tra i contribuenti – secondo criteri di varia natura. È piuttosto vero, come aveva sottolineato il tremontiano Colbert, che “la tassazione è l’arte di spennare l’oca in modo tale da ottenere il massimo di piume con il minimo di starnazzi”.

In terzo luogo, condizionando la riduzione del prelievo complessivo al recupero dell’evasione fiscale, si sottovaluta l’intima connessione tra l’entità dei due fenomeni. Aliquote da record incentivano l’evasione rendendola più redditizia; ed il modo più ragionevole per aumentare la compliance fiscale consiste nel ridurre le pretese del leviatano.

Infine, tale ricostruzione delle vicende tributarie legittima l’adozione di misure che un leader ora ostaggio dei gerarchi bollava sensatamente come degne di uno stato di polizia tributaria. Se il fisco avanza pretese sul denaro dei contribuenti, è il caso che faccia almeno la fatica di guadagnarselo.

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6 Responses

  1. Marco Redaelli

    Si può e si deve ragionare di riduzione dell’imposizione fiscale ed è vero che difficilmente si può affermare a cuor leggero che i servizi offerti siano all’altezza di quanto si paga. Mi sfugge però il concetto di stato di polizia tributaria: i tributi sono dovuti dai cittadini, se lo stato trova modi efficienti per assicurarsene il pagamento, dove sta il problema?

  2. Io penso che il prossimo voto lo darò a quel partito che in campagna elettorale dirà che la tassazione è un furto e che l’evasione fiscale è legittima difesa.
    Quindi, al Movimento Libertario, ammesso che si presenti.
    Altrimenti il mio voto sarà al grande dott. DiMinchia Ceppa

  3. Cordasco

    Verissimo il discorso sul business as usual. Anche secondo me aumentare i controlli significa distruggere attività e quindi non recuperare assolutamente nulla. È una manovra totalmente depressiva.

  4. Mauro

    E allora continuiamo a spennare l’oca dipendente, che starnazza poco, consentendo a quella autonoma di non starnazzare affatto mentre parcheggia la propria autovettura da 100.000 eurozzi ottenuta con i punti delle merendine. Eccheppalle! Ridurre ai minimi termini le aliquote IRPEF è necessario almeno quanto decidersi a prelevare imposte sulle rendite, ma a difendere il “nero” e le farneticazioni libertarie non ci sto per nulla.

  5. Massimo

    @mauro
    A parte il fatto che commetti l’errore di dimenticare che sull’autovettura da 100.000 ci paghi l’iva e il bollo auto così come paghi le accise sulla benzina pertanto non esiste nessuno che puo essere definito evasore totale.In ogni caso non capisco cosa ci sia di farneticante nelle tesi libertarie che dicono semplicemente che ogni cittadino ha il diritto di difendere il frutto del proprio lavoro dalle aggressioni dello stato che pretende di confiscare oltre la metà del reddito dei propri sudditi.

  6. tovaric

    Massimo :
    @mauro
    A parte il fatto che commetti l’errore di dimenticare che sull’autovettura da 100.000 ci paghi l’iva e il bollo auto così come paghi le accise sulla benzina

    @Massimo

    Non è detto, anzi la maggior parte dei proprietari di macchinoni detraggono iva e scaricano la benzina come costo…

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