19
Gen
2012

L’Italia ha fatto il necessario? Noi diciamo: no!

Da Tempi

E’ con vera e profonda amarezza, che assisto in queste settimane e in questi ultimi giorni, dopo l’ennesimo declassamento “di massa” europeo da parte di Standard&Poor’s, declassamento nel quale l’Italia è stata retrocesse di altri due gradini al rango di BBB+, al prendere sempre più piede di una reazione ispirata insieme a molta buona fede e a parecchia malafede. Anche in ambienti culturali e  intellettuali che mi sono assai cari. Monta un mix sempre più stizzoso di accuse ai tedeschi, di inconsapevole miopia o di consapevole volontà di Gotterdammerung, e di teorie della cospirazione per le quali le agenzie di rating sarebbero il braccio armato del capitalismo americano.  Capisco – ma non giustifico – chi si lanci in queste accuse perché spaventato dalle conseguenze di una crisi senza fine e in via di ulteriore peggioramento, ed esacerbato per le manovre su manovre di correzione della finanza pubblica. E questa è la buona fede. Ma respingo e condanno invece la malafede, che allinea in politica chi ieri diceva nel centrodestra che tutto era stato fatto, e chi oggi dal pulpito del governo dei tecnici prende purtroppo a dire la stessa cosa, dopo il decreto enfaticamente battezzato salva-Italia. E in attesa, domani, di quello sulle liberalizzazioni, che commenteremo copiosamente domani a provevdimento approvato, visto che la bozza di ieri sera già molto amaro in bocca ci lascia.
Francamente, da chi  nutre un’idea sussidiaria e non dirigista della politica economica,  e personalista e non comunitarista o collettivista della filosofia politica, penso di dovermi aspettare tutt’altro. Ecco perché, quando mi sento ripetere  “ ma i tedeschi con la loro rigida pretesa di rigore non capiscono che si va a sbattere, oppure il loro vero interesse è la rottura dell’euro, per restare con pochi Paesi intorno a sé mentre noi andiamo a fondo?”; quando  si aggiunge  “perché mai accettare che le agenzie di rating debbano dettare le politiche?”; quando si conclude “ma non è meglio tornare a una banca centrale che obbedisca a parlamento e politica?”, francamente capisco che è inutile farsi cadere le braccia, da parte mia. Occorre semplicemente e umilmente rispiegare come noi – non sono solo – la pensiamo. Cerco di andare al punto, senza perdermi in tante considerazioni tecniche. Tre premesse, però. Una sull’euro e i tedeschi. Una seconda, sulle agenzie di rating. Una terza, sul bivio di fronte a noi. Poi, le conclusioni.
Prima premessa. Non è questo il momento per rifare la storia delle storture dell’euro ab origine. Mi limito a ripetere che tenendo separati da regolamentazioni nazionali – alle quali la politica di qualunque colore non vuole abdicare, in nessuna euronazione  – i diversi mercati dei beni e dei servizi, le diverse curve di costo di aree nazionali e subnazionali dei diversi Paesi a moneta comune restano incapaci di equilibrarsi per il principio dei vasi comunicanti. Poiché i debiti pubblici sono nazionali, fu accettato per definizione da politici e opinione pubbliche che hanno aderito all’euro il postulato che la convergenza dovesse avvenire attraverso rigore in finanza pubblica cioè poco debito di Stato, e produttività nell’economia reale cioè poca esposizione sull’estero nelle partite correnti. Altrimenti l’euro salta, c’è poco da fare. Non è che sono i tedeschi a farlo saltare, perché loro sono stati rigorosi in finanza pubblica e hanno riscritto welfare e contratti di produttività per rendere competitiva l’economia reale.
Seconda premessa. I soci di molte agenzie di rating sono grandi fondi d’investimento americani e  anglosassoni. Non prendono ordini dalla Cia. Cercate di guarire, dal sospetto autarchico-latino-  machiavellico che vi sia sempre una perfida Albione e uno spregiudicato zio Sam che tentano sistematicamente di disconoscere che l’Italia e l’Europa abbiano diritto al loro Impero. I conflitti d’interesse delle agenzie di rating sono conclamati nell’esame delle aziende private, perché da loro stesse prendono i soldi. Ma nel caso dei debiti sovrani no, il problema è un altro: quello cioè che Fed e Sec  non diano più automaticamente fede pubblica ai giudizi di S%P. Moody’s, Fitch eccetera quanto a valutazione dei collaterali offerti da intermediari. Ricordo a tutti che la decisione di riconoscere alle agenzie di rating la fede pubblica fu adottta dalla SEC nel 1975, attribuendo loro la natura di NRSRO, Nationally Recognized Statistical Rating Organization, il che le ha erette e continua a erigerle come cartello monopolistico. La Bce già di fatto non si comporta così. Fine. Che i grandi fondi mondiali e nazionali invece diano retta alle agenzie è invece fisiologico. Rispondete alle seguenti domande. E’ vero o no, che il giorno precedente il downgrading continentale Germania esclusa, la Grecia ha interrotto le trattative con le banche per la loro compartecipazione a tagliare del 50% il debito greco in circolo?  E’ vero o no, che il governo greco ha dichiarato che in caso di mancato accordo è pronto a fregarsene dell’accordo, e a procedere autonomamente per legge svalutando il debito motu proprio almeno del 70%? E’ vero o no, che questo significherebbe default argentino cioè ritorno alla dracma svalutata ancor più del 70%, e uscita dall’euro? E’ vero o no, che a quel punto per tutti gli eurodeboli tutto diventerebbe ancor più difficile? E’ vero o no che le difficoltà aumenterebbero anche per noi, con i nostri 440 miliardi di titoli da piazzare nel 2012 per di più con una larga percentuale a lunga durata decennale e settennale, cioè i titoli che meno le banche possono tornare a comprare perché implicano maggior assorbimento di capitale, rispetto a quelli a corta scadenza pur dopo la provvista straordinaria Bce? Poiché a tutte queste domande la risposta è “sì, è vero”, lasciamo allora ai politici l’attacco a testa bassa alle agenzie di rating che ne giudicano insufficiente ancora l’operato. E l’ambizione di creare un’agenzia pubblica europea come hanno fatto i cinesi, con la loro Dagong che valuta il merito di credito e solvibilità a seconda di quanto si sia amici o nemici della Cina.
Terza premessa. Nessuno può onestamente dire che cosa avverrà della Grecia, né se arriveremo in un paio di mesi a una modifica del cosiddetto “fiscal compact” concordato l’8 dicembre e in via di stesura tecnica, accordo che in quanto tale i mercati hanno secondo me ragione e non torto a giudicare inadeguato alla risposta a una domanda secca: c’è un meccanismo cooperativo immediato europeo per salvare gli Stati più a rischio? No che non c’è, nel fiscal compact. E perché ci sia non è vero che bisogna piegare i tedeschi e convincere la Bce a fare la Fed. Basta anticipare da subito l’ESM previsto nel 2013, dotato di capitale proprio e non di garanzie nazionale sottoposte a svalutazione di rating, e aprire all’ESM la possibilità di interfacciarsi con la Bce come una qualunque banca europea. Basterebbe eccome. E se obiettate che i tedeschi non si fanno prendere per il naso perché comunque significherebbe un sostegno centrale per quanto indiretto ai debiti nazionali, io vi rispondo che è quel che già oggi avviene, anche se molti antigermanisti lo dimenticano. Nel sistema Target di finanziamenti tra banche centrali, la Bundesbank è esposta per quasi 700 miliardi di euro verso le banche centrali degli altri euroappartenenti, per lo più verso gli eurodeboli. Vi faccio notare che l’intero Tarp americano valeva 2,2 trilioni di dollari, dei quali 1,4 destinati a intermediari bancari, il resto a non bancari. Ma 700 miliardi di euro sono 1 trilione di dollari, e poiché la Germania conta 80 milioni di abitanti rispetto a più di tre volte di americani, la conseguenza  da ricordare a chi accusa Berlino è che la Germania si è esposta in aiuto al resto dell’euroarea assai più di quanto gli Usa abbiano fatto per l’intero proprio mercato!
Fatte queste tre premesse, in realtà, stante la sua bassissima crescita da 15 anni e il suo altissimo debito pubblico, all’Italia conviene perseguire la via del rigore e della produttività in entrambi i casi. Sia che l’euro si salvi con un nuovo accordo. Sia che salti, e in quel caso bisogna sperare di poterne concordare un exit condiviso, per contenerne i costi comunque paurosi, e con tanti drammatici saluti alla leadership germanica di una delle tre macroaree monetarie mondiali.

Veniamo dunque al punto finale. E’ vero o è falso, che l’Italia ha fatto dopo la manovra Monti tutto quel che doveva fare, e che dunque la colpa ora è degli altri? Qui conta il punto di vista. Il mio è quello richiamato all’inizio: sussidiario e personalista, non dirigista e collettivista. E la mia risposta – la mia che ho pure sostenuto questa formula di governo emergenziale come necessaria, come sapete –  è: no, non è vero. Non è vero affatto.

La linea adottata dal decreto “salva Italia” è infatti di totale continuità rispetto a quella seguita dal centrodestra suo predecessore, e dal centrosinistra prima. Dei 48, 71 e 81 miliardi di miglioramento dei saldi pubblici nel triennio 2012-13-14, i tre quarti quasi si devono ai decreti Tremonti, poco più di un quarto al decreto Monti. Ma quel che conta è che l’81% del saldo migliorato nel 2012, il 72% e il 76% nei due anni successivi si devono esclusivamente ad aggravi fiscali. In totale continuità, ripeto, con la linea Visco-Tremonti.
Perché avviene questo? Possiamo e dobbiamo cominciare a dirlo. Perché in realtà anche se al governo c’era il centrosinistra o il centrodestra oppure i tecnici, dai tempi della manovra Amato a oggi tutte le volte in cui siamo andati a un millimetro dal burrone a “comandare” davvero – al di là delle recite politiche – è stata la medesima impostazione tecnico-culturale. Se dovessi brutalmente sintetizzarla, la somma dei keynesiani “macro” della Cattolica e della Bocconi, come li definisce Francesco Forte, una somma che ha impregnato di sé la Ragioneria generale dello Stato come i vertici della tecnocrazia ministeriale. E’ questo lo zoccolo duro del potere economico pubblico italiano. Persone assolutamente rispettabili e per bene come Grilli e Giarda, lì da 20 anni a cercare di attuare ogni volta quel che Nino Andreatta diceva però più di 20 anni fa, quando le cose stavano ben diversamente, perché oggi certo Nino di fronte a peso di spesa pubblica e pressione fiscale sul Pil avrebbe ben cambiato idea.

L’idea del continuismo è che il rientro del debito pubblico italiano si persegue operando sui flussi, cioè attraverso sanguinosi avanzi primari nella proporzione di almeno 5 punti di Pil l’anno, da realizzare soprattutto tramite più tasse visto che la spesa a loro giudizio è comprimibile solo per pochi “sprechi” essendo sociale. E pazienza se la conseguenza di consimili avanzi primari per via fiscale è obbligatoriamente minor crescita quando va bene, e recessione quando la congiuntura europea e mondiale come oggi ci spinge ancor più in basso.

Al contrario, l’esperienza – non dico la scuola perché in questo caso significa abiurare al “Keynes all’italiana idest all’amatriciana”, da decenni in voga nell’accademia e nei media italiani  – dico almeno l’esperienza dovrebbe farci cambiare linea. L’esperienza oggettiva dico di 15 anni di scarsa crescita e di pressione fiscale record mondiale, visto che le manovre del 2011 alzano di oltre 300 punti base la pressione fiscale sul Pil per ognuno dei 3 anni  rispetto alle previsioni pubbliche del giugno 2011. Il che significa sfiorare il 46% nel 2013 e 2014 sul Pil, e depurando il denominatore dal 16,8% aggiunto dall’Istat per il nero di chi le tasse non le paga siamo ormai al 54% e rotti sul prodotto di chi le tasse le paga. Il che ulteriormente significa che sull’utile lordo d’impresa arriveremo dal 68% di pressione del 2010 a circa il 75%, come media tra livelli ancora più elevati per la stragrande maggioranza di imprese micro e piccole (non chiediamoci poi perché in tante provino ad evadere) e 40 e più punti in meno dell’impresa grande e delle banche.
Rispetto a questa linea, l’alternativa sussidiaria e personalista rispetto alla linea dirigista e collettivista è lavorare sugli stock, non sui flussi.
Ripeto, viene dalla constatazione che così continuando ammazziamo ulteriormente il Paese. Ma è anche e innanzitutto un’alternativa di scuola. Perché se abbiamo l’idea del debito pubblico come NON debito tra noi e noi stessi che è tipica del keynesimo, ma invece passività a carico del futuro taxpayer tanto più distorcente quanto più l’attore economuico “incorpora” da subito diminuendo consumi e investimenti dando per sccntato che tanto sarà affrontata solo o quasi attraverso più tasse – seguendo le tesi di James Buchanan e di Bob Barro, nonché l’equivalenza ricardiana applicata alla teoria del ciclo del risparmio vitale su cui Franco Modigliani prese il Nobel – allora ne discende che DOBBIAMO  affrontare deficit e debito impugnando l’ascia dei tagli agli stock, non la pompa incrementale ai flussi fiscali.

Ergo: il debito pubblico va abbattuto con dismissione per 30 punti di Pil di attivo pubblico, a partire dal mattone di Stato ma non solo. La spesa pubblica va abbassata in 8-10 anni di almeno 10 punti di Pil, dagli attuali 840 miliardi tendenziali. Della stessa quantità va abbassata la pressione fiscale, sommando imposte e contributi, perché è questo il peggior freno alla crescita.  Come hanno fatto diversi Paesi avanzati nel precrisi, paesi di democrazia welfarista, non parlo della Thatcher. La Germania, l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda.  Non smantellando i diritti sociali, bensi rivedendo il welfare come in coi pacchetti Hartz a Berlino,  rivedendo dalle fondamenta apparati pubblici, costi e meccanismi di fornitura, livelli sovrapposti di governance, e cedendo al mercato pezzi interi di PA con relativo personale pubblico. Ricordo a tutti che nel Regno Unito  non c’è un solo treno pubblico da più di 20 anni – hanno ripubblicizzato la sola rete cioè i binari, anni fa – e grazie a questo la domanda e l’offerta sono aumentati entrambi consuiderevolmente dalla privatizzazione, come ci ricorda sempre Ugo Arrigo. Da noi col “tutto pubblico” abbiamo sin  qui iperfinanziato   l’alta velocità – con costi-km per investimenti a carico contribuente talora dai 3 ai 5 volte superiori alla media europea – che è aperta alla concorrenza e che dunque ha più marginalità, ma il totale dei cui passeggeri non pareggia quello che l’incumbent ha perso su tutti gli altri segmenti che ha dovuto ridurre. Potrei continuare a iosa, lo sapete benissimo… Dalle Poste, a molto altro. Sèpero di essere smentito, ma direi che potrei continuare esagttamente con ciò che sembra sparire dall’ultima bozza di liberalizzazioni annunciate, di cui appunto parleremo solo dopo aver visto ciò che davvero esce dal Consiglio dei ministri.

L’alternativa c’è, alla linea macro-keynesista statalista e fiscalista. E’ una linea micro-offertista, sussidiaria e personalista. Che abbassa spesa ed entrate avvicinandole a chi paga per tornare all’einaudiano principio del beneficio, che libera energie per la crescita invece di drenarle, e che smonta dalle fondamenta l’opaco consenso tra nicchie protette d’impresa e 250 mila italiani che campano di politica e amministrazione apicale pubblica (non stupitevi, perché se sommate gli 8mila Comuni e le Province e le Regioni ai 1000 parlamentari e alle 7mila società locali e alle centinaia di società controllate dallo Stato a livello centrale coi loro cda, il conto purtroppo torna come ordine di grandezza).
Non è affatto vero, che a pensarla così siano solo “pittoreschi personaggi che evidentemente difendono gli evasori”, come ha scritto Corrado Augias su Repubblica. La pensano così economisti come Paolo Savona – leggete il suo appena edito “Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi”- come Nicola Rossi, come Mario Baldassarri, come Alberto Bisin, come Giulio Zanella, come Eugenio Somaini. E tanti, tanti altri. Se avesse avuto testa, il centrodestra avrebbe dovuto dar loro retta, invece di continuare sulla linea dominante. Non bisogna abbandonarla perché è di sinistra, ma perché è sbagliata, perché ci taglia le gambe. Prima di dire che abbiamo fatto tutto il necessario, allotra, direi che è il caso di imboccare la strada giusta.

Voi che dite? E quando dico imboccare, significa una sola cosa. Temo che il governo dei tecnici non la condivida, questa linea. Ma allora  chi la pensa così deve lavorare perchè questa posizione abbia anche rappresentanza alle prossime elezioni politiche. Ci sia l’euro, o meno. Perché questa è l’unica strada, per un’Italia che a testa alta e a portafogli che tornino pieni, conti domani 40 milioni di occupati. Sì, avete letto bene, 40: cioè che dia lavoro a giovani anziani e donne, alzando di 15 punti almeno la partecipazione al mercato del lavoro, e piantandola di dar colpa agli altri dei guai che a casa nostra hanno combinato politica e classi dirigenti italiane.

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61 Responses

  1. michele

    Nel fiore dei miei (ahimè spariti) studi accademici presentavo una tesi triennale in diritto tributario dal titolo provocatorio “Sussidiarità fiscale: una questione di libertà”, prendendo spunto dal libro del Professor Antonini edito da Guerrini & Associati.
    La tesi, semplice ma a mio modo di vedere per nulla scontata, era che se lo Stato favoriva la partecipazione dei privati nella gestione dei servizi di pubblica utilità quali assistenza sanitaria, sociale, etc., la qualità del servizio – in condizioni di concorrenza forzata – si sarebbe accresciuta, con evidenti benefici per il cittadino fruitore. Tutto ciò in un ottica sussidiaria, la stessa che definisce il servizio pubblico non perché fornito dallo Stato, quanto piuttosto perché rivolto al pubblico (vedi il caso delle scuole paritarie).
    il giorno della laurea, davanti alla Commissione dei Professori della Cattolica, fui contestato dal relatore, il Professor De Mita (si, esatto, il fratello di Ciriaco), che ridacchiando mi liquidò dicendo: “Ma così facendo lo Stato rinuncia alle sue prerogative di fruitore di servizi pubblici!”. Da impertinente quale ero (!) risposi di getto : “Professore, ma lei lo sa che lo Stato non può permettersi di sostenere i livelli di spesa pubblica attuali?”
    Presi un punto di tesi, e la soddisfazione di sapere anni dopo di avere terribilimente ragione.

  2. Daniele

    Sottoscrivo quello che ha scritto il Sig. Alessandro. Caro dott. Oscar, sono totalmente con Lei.
    Buona serata.

  3. Marco Tizzi

    Caro Oscar,
    temo ci sia un baco nel suo ragionamento, un dubbio che anche lei per radio ha manifestato: la dismissione del patrimonio immobiliare in questo momento ammazzerebbe un mercato che è davvero già in bilico. Cosa succederebbe in questo paesuccio se crolla l’immobiliare? Armageddon.
    Per quanto riguarda le aziende pubbliche: quelle in perdita chi se le piglia? Quelle che fanno utili sono appetibili, ma verrebbero svendute in un momento negativo di mercato. E comunque toglierebbero utili al bilancio pubblico: ottima scelta nel lungo periodo, nel breve ho molti dubbi.

    Quindi la dimuzione dello stock attraverso vendita di asset mi pare davvero pericolosa in questo momento.

    Senza vendita di asset, per contro, ci troviamo in un cul de sac: diminuire la spesa pubblica e le tasse porterebbe un calo del pil nel breve a fronte di un vantaggio nel medio/lungo. Auspicabile, ma nel medio-lungo mi sa che non ci arriviamo.
    Un’altra goccia di tasse e la marea sbrocca, con conseguenze drammatiche.

    Per questo non riesco ad essere ottimista come lei, col massimo rispetto: temo che questo Euro abbia una struttura troppo debole.
    E non mi pare che gli altri sistemi monetari siano poi granché: ciclopici schema Ponzi che traballano ad ogni alito di vento.
    Serve qualcosa di nuovo.

    Per questo mi dispiace un po’ che liquidi sempre in un secondo ogni idea non ortodossa di gestione della moneta.

  4. Giovanni

    Carissimo Oscar,
    non posso che unirmi al proposito comune di Alessandro e Daniele anche se so che non ci accontenterà almeno nel breve periodo.
    Lei ha perfettamente ragione e questo articolo dimostra ancora una volta la sua lucidità ma anche la sua grandissima capacità di far capire i più complessi sistemi economici a chiunque.
    Continui così, la prego.

  5. Marco Bonaccorsi

    Si candidi per favore nessun’altro ha la solida preparazione che ha lei . Altrimenti temo che verra’ marginalizzato come il “solito” Giannino e noi con lei .

  6. Alberto P.

    Egr. Dr. Giannino,

    Quello che Lei dice che bisogna fare e’ l’unica speranza che ha l’Italia di tornare a crescere e di dare davvero una frustata alla sua economica. Potremmo tornare a respirare e molte persone (come me) a tornare nella loro amata patria Italia con nuove opportunita’ di lavoro.

    Quindi sebbene La senta sempre in radio dire che non entra in politica che non si candida etc etc… per prima cosa ci pensi bene (non voglio costringere nessuno), ma ripeto ci pensi…Lei ha popolarita’ televisiva, competenza tecnica (la gente la vede e la conosce come competente in questioni economiche), tutte le volte che va a Porta a Porta o in altre trasmissioni, TUTTI (ci ho badato piu’ volte) la ascoltano in “religioso” silenzio: politici, giornalisti, ministri…

    Che bello sarebbe in Italia rompere la linea di pensiero dominante, la solita solfa stato etico-lotta evasione-politiche in deficit-aumento spesa pubblica!!

    Se proprio dopo aver valutato attentamente decidesse di non farlo (spero di no, ma posso capire l’immane sforzo che avrebbe davanti…) come seconda cosa…allora organizzi un partito o movimento con le migliori menti/conoscitori di politiche liberiste/offertiste che almeno (obiettivo minimo) porti al centro del dibattito tutta questa nuova (per l’orizzonte politico italiano intendo…) visione della situazione economica. Constringiamo (mi ci metto anche io nel mio piccolo se vorra’) un grande partito come il Pdl a ritornare ai suoi temi e battaglie originarie (vedasi blog On. Martino) per liberarsi da tutte le incrostazioni socialiste/tremontiane degli ultimi 10 anni!!

    Ci credo davvero che Lei faccia qualcosa e smuovi il campo da questo lato del fronte di “guerra” politica per il futuro del nostro grande Paese!

    Ci pensi bene!

    Alberto P.

  7. ANDREA

    Un consiglio signor Giannino !! Io sono completamente d’accordo con lei su quasi tutto (tranne quando dice, come ho letto, che crede nelle banche centrali: questo mi lascerebbe un po’ perplesso), ma le dico: quando parla in televisione e alla radio, deve essere molto meno prolisso, se no lei le cose dovrà spiegarle all’infinito, perchè oggi francamente, in media si capisce poco di cosa parli. Ci si riesce solo essendo già un’istruitissimo libertario, uno che già sa dove lei va a parare. Francamente, per fare divulgazione, non è il massimo, non crede?

    Grazie, con sincera ammirazione.

  8. guiodic

    Definire “keynesiano” un governo che taglia la spesa pubblica e innalza le tasse sui consumi in periodo di recessione è piuttosto ridicolo. La smetta con questa propaganda.

  9. @guiodic
    dov’è che ha tagliato la spesa? Oltretutto, uno stato che spende oltre il 50% di PIL come lo definisce? Io lo direi più socialsita che keynesiano, quest’ultimo è un eufemismo.
    Lei è un incompetente

  10. Diana

    Il signor Tizzi ha ragione: ci troviamo in un cul de sac e per uscirne servirà un sacco di “cul”… Egregio Dott. Giannino, da persona abituata a dire le cose esattamente come stanno quale Lei indubitabilmente è, si sarà sicuramente accorto che Lei “stranamente” – ripeto, non è certo Sua abitudine – sta da tempo girando attorno alla spinosa questione: bisogna effettivamente che qualche Anima Pia che ha a cuore questo paese (è la mia personalissima “versione dei Doors”, scriverò “paese” con la “p” finchè non mi si dimostrerà che abbiamo gli “attributi” per riprenderci non la tripla A, ma la “P” – che per me ha più valore) dicevo, è necessario che qualche persona ispirata prenda l’impegnativa decisione di rimboccarsi le maniche e scendere in politica di persona per provare a fare qualcosa in extremis – ora sì che è urgente davvero (!) – sempre che non sia già troppo tardi.
    Le uniche due cose di rilievo che mi sono rimaste in mente del discorso del Professor Monti sono le eterne pause fra una cosa-non-detta e la successiva e l’imperiosa necessità che ha sentito di togliersi un sassolino dalla scarpa dicendo che ringraziava tutti gli esimi Economisti che gli spedivano le loro idee e i loro consigli, ma che Lui non ne aveva bisogno perchè di economia qualcosa ne sapeva pure Lui….
    Ma Le pare che in un discorso che tutta la nazione ascolta trepidante ed è ovviamente ascoltato con attenzione all’estero un Premier possa comportarsi come un bambino che si è sentito offeso perchè si sono offerti di aiutarlo a fare i compiti, ma lui sa già disegnare coi propri pennarelli?!?!
    Non aggiungerò altro… Suvvia…
    Ora, veniamo al punto: è vero o non è vero che non è più possibile raccontarci la frottola del “Dai, questo governo è solo agli inizi, diamogli il tempo di fare e vediamo come andrà” perchè la linea di governo può dirsi ormai tracciata e nel migliore dei casi non porterà a nulla di risolutivo e nel peggiore dei casi affonderà definitivamente il paese? E’ vero o non è vero che è inutile girare attorno lo sguardo sperando di rinvenire “qualcuno che faccia qualcosa” perchè non c’è nessuno che voglia o possa darsi da fare? Abbiamo avuto in regalo un governo “tecnico” perchè non c’era nessuno di “credibile” nel panorama politico cui eventualmente affidare l’incarico: è vero o non è vero che lo scenario politico è immutato e di fatto tuttora non c’è nessuno per cui si potrebbe votare, non dico “serenamente”, ma almeno senza esser presi da convulsioni, in un ipotetica elezione?!?!
    Non giriamoci più attorno, non è nostro costume: se c’è qualcosa che si possa fare, va fatto da persone come Lei; basta temporeggiare, il Tempo è un lusso – fra i tanti – che questo paese non può più permettersi.
    Grazie

  11. setaccioli

    Caro Oscar,
    Queste liberalizzazioni mi sembrano un bel fumo negli occhi per noi fessacchiotti di Italiani.
    Mi aspetterei una manovra che mandi a casa almeno un milione di parassssssiti della politica. la metà degli onorevoli dei consilieri regionali provinciali consilieri di amministrazione delle 200.000 para organizzazioni politicizzate.
    Mi piaci di più quando porti i testomials delle aberrazioni di EQUITALIA.
    Familiari di vittime suicide di queste sanguisughe.

  12. Bi&Bi

    Caro dott. Giannino condivido la sua analisi e anch’io penso siano patetiche e molto pericolose queste pratiche fruste di dare ad altri (Germania, Agenzie, ecc. ) le colpe che invece sono tutte e solo italiane. Sono pure convinto della necessità di esporsi, di scendere in campo per “perdere”, perchè quasi sicuramente sarebbe così. Nel momento in cui si portassero avanti progetti e idee di razionalizzazione, ristrutturazione, controllo e misura della produttività, di una riduzione dei costi significativa quale sarebbe necessaria e di un sistema di valutazione reale e serio, “Loro” opporrebbero un blocco di voti tale da rendere impossibile una affermazione elettorale. Questo è il dato politico! Qui , su questo hanno costruito la loro ragion d’essere le forze politiche. Abbiamo visto anche in tempi relativamente recenti che chi in qualche caso ha fatto credere di poter fare qualcosa si è presto fermato e si è reso funzionale a tale blocco. Chi sono “Loro”. Il numero enorme di dipendenti pubblici, di persone che percepiscono retribuzioni, indennità, stipendi sicuri, spesso molto elevati, i beneficiari di ricche carriere assicurate nelle Istituzioni. Loro sono tutti coloro che nel settore della P.A. non hanno alcuna intenzione di essere valutati, che considerano il lavoro una variabile indipendente dalla sua utilità reale, che beneficiano di sistemi di valutazione interni, che sono da sempre senza controparte perchè la controparte sarebbero appunto quei politici che da essi vengono eletti. Loro sono anche quelli che evadono le tasse, che guadagnano nascondendo i profiiti, che non rilasciano fatture, ecc. Loro sono i politici che contano i voti e Loro sono i sindacati che pure contano le tessere . Loro sono pure i parenti, coniugi, genitori e figli di costoro. Domandiamoci chi non è Loro. Singolarmente presi sarebbero i lavoratori del settore privato che rischiano o perdono il posto di lavoro, i disoccupati che lavoro non trovano e i precari, i pensionati al minimo o quasi , gli imprenditori coraggiosi che hanno voglia di fare e rischiare e competere sui mercati, i ricercatori seri, i laureati sfruttati dai baroni. La sfida è farglielo sapere! Non sarebbero Loro anche i politici che hanno il coraggio di perdere! Ecco che serve, questi servono, servirebbero oggi per tentare di evitarlo o serviranno domani dopo il disastro, forse! Già perchè chi non appatiene a quelle categorie farebbe bene a realizzare che se non ci prova adesso a scardinare il blocco, probabilmente farà la fine del topo: affonderà con la nave mentre molti di Loro staranno sulle scialuppe. Perdere è quasi certo ma la storia è sempre stata piena di sorprese!

  13. Tommy mas

    Giannino, e’ il momento, ora o mai piu’, bisogna agire o qua lo Stato Medievale soffoca definitivamente il paese e non ci ripigliamo più! Passiamo al Rinascimento! Giannino for President!

  14. Orazio

    @guiodic
    guiodic, Giannino pur essendo una persona intelligente e preparata, mi sembra che continui a dire una cosa incredibile, ovvero che il debito pubblico DEVE essere pagato…
    Ma da quando in qua, uno stato deve indebitarsi con le banche interne ed esterne, quando ha la propria sovranità?
    Un debito come quello che abbiamo, è TOTALMENTE IMPOSSIBILE DA PAGARE. Non lo dico io, ma i numeri.
    Giannino, vuol svendere i gioielli di familia, per dei coriandoli.
    Mi dispiace ma non sono d’accordo.

  15. alex60

    Non siamo in cul de sac!
    Le uscite ci sono, siamo noi che non vogliamo prenderle.
    Ad esempio , una cosa di cui Giannino non può parlare (rischia già abbastanza la popolarità).
    Cominciamo a considerare la licenziabilità dei dipendenti pubblici(grande tabù nazionale).
    Si potrebbe legare il loro numero (in manierà proporzionale) al numero di occupati privati (che li mantengono).
    Se ad esempio il paese perde un milione di dipendenti privati, lo stato dovrebbe liberarsi di un numero proporzionale di dipendenti pubblici, che al limite si impegnerà a riassorbire se le cose andranno meglio (così facciamo contenta la costituzione), questo avrebbe un potere di riequilibrio della spesa pubblica a parità di tassazione.
    Lo stimolo dato dalla possibilità di perdere il lavoro sarà inoltre un ottimo incentivo nel rendere il settore pubblico più interssato al favorevole andamento del settore privato.
    Quando vivi di filosofia e ignori la matematica, questa prima o dopo ti schiaccerà, ma potrai sempre prendere la miseria con filosofia.

  16. alberto berticelli

    i dipendenti pubblici votano, a questo, che è il vero conflitto di interessi di questo paese si può ovviare solo con molta difficoltà.
    Azzardo una ricetta quasi utopistica:
    Si potrebbe prevedere che il dipendente della provincia sia escluso dal voto almeno per la provincia stessa. Al dipendente comunale sia negato il voto per il comune ed al dipendente ministeriale sia impedito il voto politico. Tutto questo è assolutamente “antidemocratico”? forse. Ma liberale credo.
    Saluti.

  17. Alessandro Terracina

    Forza Oscar creiamo massa critica e cerchiamo di diffondere le nostre idee che sono le uniche che possono raddrizzare la baracca Italia!!!

  18. Dorian

    Sottoscrivo quanto scritto da Lei, ma aggiungo che contemporaneamente ai tagli e alle dismissioni occorre fare una radicale riforma del sistema fiscale, del sistema giudiziario e del mercato del lavoro. Il sistema fiscale va ripensato nell’ottica dei concordati fiscali preventivi e di un maggiore spostamento della tassazione sui consumi. Il sistema giudiziario deve garantire tempi certi per avere una sentenza: non posso aspettare 10 anni per vedermi riconosciuto il pagamento di un credito! Il mercato del lavoro va snellito pur continuando a garantire i lavoratori, ma evitando le storture che portano le aziende a delocalizzare. Non e’ piu’ pensabile che dovendo competere sul mercato globale si pensi ancora di non lavorare il Sabato e la Domenica. Emblematico il caso dell’impresa di Varese di questi giorni che pur pagando gli straordinari si e’ sentita rispondere che il we non si tocca! Infine e’ ovvio che la Merkel avrebbe potuto fare di meno per l’Europa, ma deve ammettere che la posizione tedesca sull’inflazione ha creato parecchi grattacapi.

  19. Fabio

    premsso che un punto mi lascia perplesso circa la maggiore esposizione della germania (in proporzione) rispetto agli USA. La banca centrale tedesca ha acquistato titoli di stato di euro debole a prezzo di mercato, e quindi a tasso di interesse congruo al rischio, non mi sembra paragonabile con il tipo di esposizione della banca centrale USA rispetto al propio sistema bancario.

    e premesso anche che alla fine dei conti probabilmente pure io voterei per un partito che presentasse un programma realmente liberista.

    rimango perplesso circa l’equazione dogmatica:liberismo = più felicità. Alla fine della fiera l’attuazione di un programma ideale trasformandosi in reale azione di governo deve tenere conto delle caratteristiche e della realtà del paese. L’anno zero del librelismo in Italia applicato in maniera brutale porterebbe nel breve periodo a molti più danni della cattiva gestione degli ultimi vent’anni.

    Piccola postilla: però ogni tanto smettiamo di essere italiani piagnoni, io ho molti amici che si sono trasferiti all’estero per lavoro (USA, svizzera, germania, francia…) e rispetto a ciascuno di questi il mio tenore di vita (pur a reddito inferiore) e più alto qui in italia rispetto al loro. La reale differenza, ed il motivo per cui guardo con simpatia le idee liberali sta nella stabilità del sistema, nessuno di loro ha avuto proplemi ad affrontare fallimenti di aziende e ridimensionamenti vari ricollocandosi sul mercato, io, nonostante abbia un professionalità simile, qui in italia non sari così sereno…

    spero, anche se confusamente, di avere fatto capire il mio pensiero.

  20. Anselmo Gusperti

    Caro Oscar condivido al 100%. Problema : creare la platea che ascolti . Noi a Cremona siamo pronti ad accoglierti per una conferenza – incontro – intervista – tavola rotonda . Abbiamo la sede e la voglia di fare : cominciamo?

  21. Ecate

    Come sempre ciascuno dice la sua come se fosse la VERITA’ assoluta.

    La politica Keynesiana può essere d’aiuto finché lo stato è in grado di fare fronte al debito pubblico che così si accumula. Ma la politica adottata, prima di raggiungere il punto di non ritorno, NON deve essere quella che provocatoriamente l’economista britannico suggerì con “metà che scavano le buche e l’altra metà che li riempie” oppure una politica con risorse da impiegare prevalentemente nel settore in cui il moltiplicatore Keynesiano è più alto (il settore bellico). Purtroppo per le tristi vicende della nave concordia i paragoni tra i capitani coraggiosi e non con i politici incompetenti e non si sprecano, e di politici veramente capaci nei fatti (e non nella chiacchiera) la nostra nazione ne ha visti veramente pochissimi.

    La scadente preparazione dei dirigenti dello stato negli ultimi 50 anni che hanno attuato politiche Keynesiane del tipo “cattedrali nel deserto” accompagnate da svalutazioni continue per rilanciare la competitività della nostra moneta hanno portato a quello che vediamo oggi. L’elenco infinito di sprechi e ruberie come Regioni meridionali che “spendono” venti volte in più per lo stesso trattamento sanitario di altre e quest’ultime il doppio di quello che spendono in altre nazioni europee o un numero sproporzionato di mediocri impiegati pubblici in settori non strategici con la pensione a 50 anni, siti internet come http://www.italia.it che dopo 50 milioni di euro (avete letto bene; ce ne vogliono circa 6-8.000 € per realizzare un sito per una banca) che non ha mai funzionato la dicono lunga su chi ha veramente messo le mani nelle tasche degli italiani.

    Chi ora indicano sia il colpevole di questo disastro lo vediamo tutti : il complotto americano per sabotare la neonata Europa, la Grecia, la rigidità della politica fiscale della sig.ra Merkel, lo statuto della BCE, il barista e l’orafo di Cortina e così via.

    Siamo in condizioni da non poterci più permettere di sprecare neppure 1 euro, solo così potremmo uscire dal pantano. Ma come riuscirci se i dirigenti chiamati adesso al rigore sono gli stessi che ci hanno incagliato ? E’ questa, a mio avviso, la giusta domanda da porci.

  22. marzia

    bungiorno SIG GIANNINO,chi la segue la vorrebbe alla guida di un partito,per l’esattezza il suo nuovo partito!Ma lei non avrebbe timore x la sua incolumità in questo paese marcio dalle fondamenta?è forse ciò che la frena?(e non è poco!)se lei forma un partito io la sosterrò,voglio ancora sperare di poter vedere questo paese rispettato.

  23. Stefano

    Perfetto! Giannino for president! Augias è un uomo molto colto ma non dovrebbe parlare di cose che non sa.

  24. Sig. Giannino, ho cercato il suo blog per proporLe di attuare il suo proposito appena mormorato tempo fa in radio: “lo faremo noi allora un partito”. Scopro con immenso piacere che sono già stato preceduto da tanti che come me apprezzano Lei tout court. Lei é l’unico per il quale la croce sulla scheda sul suo nome mi sembrerà un azione importante per la mia vita e quella dei miei figli. E scovi con i suoi metodi spicci un gruppo di individui validi per sostituire i mestieranti profittatori corrotti interessati che occupano i posti di governo. Non faccia come Mariotto Segni che chiamato a guidare l’Italia si tirò indietro e costrinse Berlusconi a metterci un piede per impedire alla gioiosa macchina da guerra di chiudere la partita.

  25. roberto savastano

    Fantastico Gainnino. per chiarezza e rigore logico del suo ragionamento. non deve poi stupire la repubblica decida di dare in mano a chi normalmente scrive di fatti storici ed interviste a gesù cristo l’analisi di come uscire dalla crisi. è una vocazione al pressapochismo da curva ormai nota da decenni.

  26. prometeo

    E facciamolo sto partito,magari ci scappa pure di salvare il paese…Giannino for president

    P.s.
    complimenti per l’articolo!!

  27. Francesco

    Ma al governo Monti non riconosciamo almeno il merito dell’intervento sulle pensioni? o è una sola pure quella?

  28. Massimo74

    @Francesco

    L’intervento sulle pensioni era inevitabile perchè ci è stato imposto dall’europa.In ogni caso passeranno anni prima che si possano vedere gli effetti di questa riforma e non’è escluso che nel frattempo un nuovo governo possa rimettere mano alla previdenza per riformarla nuovamente in senso peggiorativo (ricordi cosa è successo con lo “scalone” di Maroni?).Ad ogni modo,sì, direi che l’intervento sulle pensioni del ministro Fornero sia l’unica cosa decente (anche se a mio avviso ci volevano tagli molto più consistenti) realizzata fin’ora dall’esecutivo Monti.

  29. barbara

    Concordo e avrei una domanda. Sto seguendo la diretta sulle liberalizzazioni. Alle ore 17.00 si parla l’unica categoria sul tavolo è solo quella dei tassisti. Lo scrivo a cuor leggero – non ho un taxi, non ho parenti tassisti e, in verità, non ho neanche una patente – come cura liberale non è troppo leggera? Non sarebbe stato meglio iniziare dai trasporti, dalle telecomunicazioni? O saranno i tassisti a salvare il paese? Già le proposte sul tavolo erano parecchio timide, a metà giornata sembra non sia rimasto nulla. Se questa è la ricetta Monti per la crescita, meglio lasciar stare e, soprattutto, smettere di incolpare terzi – dalle agenzie di rating agli Usa – dei guai creati solo dal nostro comportamento. Immagino Moretti se ne andrà a tempo debito con una splendida liquidazione a spese dei contribuenti e le province saranno ancora lì quando i nipoti dei miei nipoti riposeranno in pace.

  30. Gianluca

    Concordo su tutto, aggiungerei qualche virgola sulle agenzie di rating che le reputo un po più impreparate quando devono analizzare la politica economica di paesi, ma sono virgole che modificano poco il contesto generale di questo thread.

    In questo gioco al ribasso con la politica Italiana indistintamente cdx e csx assolutamente non all’altezza, spero che i tecnici almeno facciano il 30-40% di quanto ha appena scritto lei Giannino.

    Poi prenderei questo testo, lo renderei più semplice e comunicativo, e lo trasformerei in un cartello elettorale …….. a quel punto non resterebbe che sperare:

    “Giannino for president”

    Gianluca

  31. Vincenzo

    Da tempo seguo il blog, ma mai mi ero lasciato andare ad un commento. Ora, mentre mi rendo conto che molti riconoscono nell’articolo il faro che ci manca, anch’io aggiungo il mio voto e mi auguro che Oscar Giannino passi il Rubicone.

  32. Claudio Di Croce

    Ripeto quanto già detto : un governo composto da burocrati, professori universitari e altri ” servitori ” dello stato non diminuirà mai il mostruoso apparato pubblico che ci soffoca , perchè è vissuto benissimo in questo mondo e non vedo perchè dovrebbe cambiarlo, oltretutto tiene famiglia e quindi pensa ai suoi figli, parenti, amici . Sarebbe interessante sapere dove sono collocati i figli, parenti, amici degli attuali ministri : Scommetto che sono al 99% in qualche apparato pubblico.I soliti statalisti sostengono che non si possono ” svendere ” i gioielli di famiglia – cioè le proprietà immobiliari pubbliche – perchè adesso i prezzi sono bassi. Ma quando una azienda è sull’orlo del fallimento VENDE le sue proprietà per pagare i debiti . Non sceglie il momento , ma lo fa quando è necessario : Avrei voluto vederli i signori statalisti se le vendite fossero avvenute in momenti non di necessità : cosa avrebbero detto ? E poi l’espressione i gioielli di famiglia mi fa ridere : quale famiglia ? quella dei burocrati e delle loro famiglie , parenti, amici, che ci vivono a condizioni di favore ? quelle dei clientes dei politici che ne dispongono a loro piacimento ? Sarebbero quelle le famiglie da salvaguardare ? Forse chi scrive quelle espressioni fa parte di questo tipo di famiglie ?

  33. @Claudio Di Croce
    La prima idea che mi viene in mente è: ma il cdx (non statalista?) perché non ha fatto neppure una riforma di stampo liberale? anzi un paio di piccoli interventi del governo Prodi sono stati annullati dal governo berlusconi. Ma tutti i liberisti, liberali,libertari (etc..) italiani hanno creduto in Berlusconi per ben 18 anni consecutivi e non vi siete minimamente accorti che chiedevate le riforme liberali a personagi come Sacconi, Brunetta, Tremonti, Cicchitto etc… che provenivano da quella classe socialista (seconde o terze linee del socialismo craxiano) che aveva fatto del “deficit spending” il loro credo assoluto. Ed ora state pretendendo dal Governo Monti in 30 giorni di farvi le riforme liberali immediatamente.. subito..anzi no ! prima ancora di giurare come ministri!!! Mi sembra di rivivere i tempi dei Turigliatto e Rossi che volevano da Prodi le riforme ..di sinistra il giorno dopo che si era insediato al governo. Ho la vaga impressione di rivivere una stagione dejaà vu. Svegliatevi prego. I tempi sono magri ed i ..forconi stanno arrivando velocemente. Altro che riforme liberali!!.Ci aspettano tempi duri e forse non ve ne siete ancora accorti.Grazie dell’ospitalità.

  34. Claudio Di Croce

    @Raffaele
    Lei ovviamente non ha risposto alle mie osservazioni che riguardano il governo attuale , non quello precedente . Milioni e milioni di italiani hanno creduto che un governo che si presentava come liberale facesse riforme liberali non tenendo conto della realtà italiana cioè della cultura statalista, cattocomunista che ancora è fortissima in questo paese e che si è opposta e continua a opporsi a qualunque riforma veramente liberale . Il vecchio comunista da oltre sessantanni in politica – e che predica il largo ai giovani – ha nominato Monti che , ripeto , è espressione della burocrazia che domina questo paese e che non farà mai riforme liberali perchè nel suo DNA è presente la cultura statalista da cui ha tratto enormi vantaggi e che sicuramente lei condivide ed è quindi attaccatissimo ai gioielli di famiglia .

  35. Pintu Limu

    Mi spiace. Non accadrà mai; mai; mai.

    Manchiamo perfino degli strumenti verbali per affrontare questi cambiamenti, non riusciamo a distinguere “pubblico” da “statale”; non abbiamo mai tradotto testi di comune buon senso pubblicati altrove ormai da 50 anni. Coltiviamo un sogno collettivista e spendaccione da più di una generazione, e abbiamo formato genitori che insegnano ai figli, e nonni ai nipoti, che un mondo impossibile in cui tutti hanno e nessuno paga – può davvero esistere. Senza contare che ormai più di metà della nostra realtà è in metastasi ed è stata conquistata da una belva feroce e perennemente affamata che non mollerà mai l’osso.

    Non mollerà mai l’osso, lo si capisce? Mai.

  36. michele ghio

    Egregio Oscar Giannino, sono MOLTO preoccupato.

    Dalla pochezza degli interventi di Monti. Sono in parte un evasore fiscale, ho un reddito netto annuo di circa 100.000€, ho 52 anni, tre figli; vorrei pagare le tasse e, non esserlo più.

    Se fossi Monti, mi porrei questa domanda:” perchè tanta evasione?” Facilissimo capirlo. Abbiamo costruito negli anni un sistema fiscale idiota. Come lei diceva in una trasmissione di pochi giorni fa, le piccole, medie imprese, Hanno una tassazione del 73% sul reddito lordo. Dunque, come si può pensare che si possano pagare le imposte interamente senza fallire?

    Evadono notai, medici, professionisti,sportivi, commercianti, artigiani, politici imprese piccole medie grandi, insomma, tutti quelli che ne hanno l’opportunità e, si ha certezza che ciò sia assoluto.

    Se fossi Monti farei questo: massima imposta 35%. Chi viene sorpreso ad evadere con prova assoluta, con prova provata, viene castigato così: se commerciante, impresario, professionista, artigiano o qualsiasi altro, lo stesso verrà radiato per sempre dalla sua attività e gli verranno confiscati tutti i beni immobili a lui intestati.

    Cerco di spiegarmi meglio: se un notaio, viene sorpreso ad evadere, gli si strappa la laurea, se commerciante, gli si pone divieto di esercitare in qualsiasi attività commerciale fosse anche come dipendente e così a seguire. Sono sicuro che se applicata la legge, il gettito fiscale raddoppierebbe a breve.

    Oggi analizzo con amarezza questa manovra vedendo che la stessa ha colpito chi è da tempo in grande difficoltà . Che tristezza, si è partiti dal basso della piramide nell’infierire, adducendo il sacrificio necessario, che è vero, però non si fa nulla per ricavare davvero ciò che serve per rimediare.

    Abbiamo la casa, il quirinale, del nostro Napolitano, grande moralizzatore, che ci costa 230 milioni anno e ha 2180 dipendenti, spendiamo 451 milioni con camera e senato le quali hanno 2632 dipendenti. La Casa Biancha costa agli americani 52 milioni anno, l’Eliseo 32 milioni anno. Abbiamo comperato i nuovi caccia, 15 miliardi e ordinato 19 Maserati Quattroporte blindate per il ministero della difesa spendendo 250,000€ ogni una…

    Se fossi Monti, farei, una patrimoniale equa, dove Berlusconi, Moratti, Ferrero e vari super ricchi dovrebbero contribuire per 100 milioni ogni uno, e persone come me 10/20 mila €. Personalmente, mi girerebbero, ma fosse una manovra equa e proporzionale alla fine sarei contento di pagare.

    Abbiamo per ogni ministero stabili di magnificenza assurda e dimensioni sproporzionate: vediamo il ministero della pubblica istruzione a trastevere o la farnesina, la quale come dimensione, potrebbe credo ospitare tutti i vari ministeri, producendo un risparmio enorme e creando sinergia tra i vari.
    NO! noi è come fossimo una famiglia che guadagna 100 e spende 100,000!!!

    Se fossi Monti, stabilirei, fino a conti in ordine, che lo stato dal prossimo mese, non eroga più di 5000€ come tetto massimo alle pensioni e girerei l’avanzo alle pensioni ridicole minime, cosa che per altro porterebbe a produrre ovviamente bene all’economia, in quanto chi avesse più soldi li spenderebbe.
    E’ vero che sarebbe anti costituzionale, ma, se il popolo fosse messo al corrente, sarebbe lieto di votare in massa colui che propone, e la costituzione si potrebbe cambiare.

    Se fossi Monti, per stabilire i veri valori degli immobili, cosa che in Italia sembra impossibile, farei una breve legge dove entro 90gg i proprietari sono tenuti a produrre un’autocertificazione dove dichiarano il valore dei propri immobili. Lo stato, per chi non è in grado, o a dubbi, stipula una convenzione con le agenzie immobiliari, che con 100€ se ne occupino e la spesa sostenuta sarà totalmente deducibile. Si sappia, che lo stato ha il diritto di acquistare l’immobile al prezzo dichiarato.

    Se fossi Monti, farei tantissime altre cose buone avvalendomi di persone al di fuori dei soliti politici, persone come lei ad esempio e tante altre che vogliono bene all’Italia e, che hanno certezza che siamo uno stato che entro pochi anni potrebbe mangiar la pasta in testa hai Tedeschi.

    Sono intristito dalla consapevolezza di avere una classe politica che non ci rappresenta, che ha creato una vera dittatura, che da la certezza agli elettori che non si ha alternativa. Nuovi politici ci sono solo ed esclusivamente si adeguano al sistema politico. Una prova del fatto è il condono che si sono fatti riguardo le multe delle affissioni politiche nelle varie città, dove Milano si vede ridurre multe per 6 milioni di € hai vari partiti, a 16.000€.
    Non si fa più nemmeno caso alle varie estorsioni, case regalate, soldi rubati, collusioni mafiose dei nostri rappresentanti. Tutte cose che solo nei regimi accadono. Come si può pensare che agli occhi del resto del mondo L’Italia, cioè noi, possiamo essere rispettati, chi si può fidare ad investire in Italia. Meglio l’Albania, la Romania, la Bulgaria, la Polonia.

    Purtroppo non sono Monti, e quindi sono molto preoccupato.

    Grazie.

  37. adriano

    Prima.E’ vero ma nessuno ci obbligava ad aderire.L’Inghilterra non lo ha fatto.L’errore è lìIl nostro scopo non era convergere su una linea virtuosa di rientro del debito ma di diluirlo con destrezza in Europa.E’ inutile sperare che l’Italia si allinei agli standard nordici.Non avverrà mai.Noi siamo furbi ,loro pragmatici.La lira rappresentava meglio la nostra realtà e la rappresenterebbe ancora.Costi quel che costi.Seconda.Giusto.Non capisco questo starnazzare sulle agenzie di rating,con la ciliegina finale di Francoforte che ne vuole una sua ad usum delphini.Le agenzie danno giudizi su richiesta di una committenza che vuole conoscere il rischio di investimenti che devono essere il più possibile sicuri.O si auspica che un fondo pensionistico compri titoli di Atene?Terza.Concordo ma la ragione dell’impossibilità di istituire un sistema efficace deriva dalla prima premessa.E’ stato velleitario pensare di unificare economie dagli standard diversi ed incompatibili ed è velleitario cercare di superare i problemi che ne derivano con interventi estranei che non possono correggere e superare l’errore iniziale.Punto finale.Condivido completamente.Tutti hanno fatto le stesse cose inutili.Qualsiasi intervento che non serva a diminuire il debito in modo ed in tempi certi serve a nulla.Quando si parla di vendita si semplifica.E’ da mesi che MF propone un sistema di abbattimento del debito simile a quello più volte esposto da Giannino ma gli interessi e l’interesse dei nostri arguti governanti non ne tiene conto sperando forse nello stellone.O nella profetica allusione di Eduardo,a da passa a nuttata.

  38. Rodolfo

    Egregio Giannino, riflettiamo sulle liberalizzazioni di Monti.Le liberalizzazioni si effettuano in modo che la produttivita’ aumenti e di conseguenza aumentino i redditi.
    I paesi con piu’ alta produttivita’ generalmente hanno i redditi piu’ alti, esempio: Germani e USA. Monti con il decreto sulle farmacie ne aumenta il numero ma non apre alle parafarmacie la possibilita’ di vendita dei medicinali di fascia C.Ora dato che la spesa farmaceutica non varia di molto durante gli anni le 5000 nuove farmacie venderanno in media un numero minori di medicinali, cioe’ la produttivita’ sara’ meno elevata e di conseguenza i redditi saranno minori.Ci sarebbe stata una logica nel decreto se apriva solo alle parafarmacie ma cosi mi sembra una manovra di vecchio stampo pentapartitico, aumento i lavoratori in una attivita’ cosi la produttivita’ peggiora e tutti siamo piu’ poveri.Era molto meglio Berlusconi o Bersani.
    Aggiungo riguardo ai paesi che non sono entrati nell’euro una riflessione,
    La Norvegia ha il petrolio ed il gas, la Gran Bretagna ha ancora il petrolio del mare del Nord e rimane un paese in cui si indirizzano tutti gli investimenti anche grazie alla sua centralita’ come paese fondatore del Commonwealth ma l’Italia che cosa
    ha?Almeno abbiamo 4 coppe del mondo di calcio ma, queste non danno ricchezza.
    Distinti saluti

  39. paolo silvi

    Lavorare per avere rappresentanza alle prossime elezioni ! Bene ! Chi lo può fare ? Lei, Baldassarri (solo come tecnico di vaglia!), Nicola Rossi, Bisin (dagli States!). Cominci con proposte operative in modo da dare a noi la possibilità di mettere a disposizione le nostre braccia (parlo per me). Il tempo a disposizione è poco e non so se sufficiente. Comunque sa bene anche Lei che questo intervento tecnico non potrà svolgere completamente la sua funzione se non affiancato da una poderosa, seria e non ideologica riforma di sistema in mancanza della quale tutti i risultati ottenibili sarebbero vanificati dal successivo intervento “politico”. Attendo il seguito a breve.

  40. marcantonio

    Caro Giannino, condivido quanto da lei scritto, ma purtroppo siamo governati da tecnici che pensano di salvare l’Italia facendo crescere il numero dei taxi, liberalizzando l’apertura di nuove farmacie, permettendo di tenere aperti i negozi a piacimento ecc. ecc.. Ma queste misure non incrementeranno il PIL. Anzi tenderanno ad impoverire ancor più quei piccoli imprenditori che ancora, sia pur in mille difficoltà, se la cavano, a tutto vantaggio delle grandi organizzazioni che saranno facilitate ad avocare a se stesse maggiori flussi.
    Se non arriviamo a comprendere che è la spesa dello Stato che va ridimensionata, che bisogna che gli italiani tornino a produrre invece che stare seduti davanti ad una scrivania non risolveremo nulla.
    Non è possibile mantenere centinaia di migliaia di persone la cui produzione è solo fare chiacchiere, e magari prendere bustarelle.
    Non è possibile continuare a pensare che le formichine dei paesi emergenti lavorino per noi, le formichine, continuando così, ci spolperanno.
    Vanno incentivate le imprese a tornare a produrre in Italia.
    L’Europa ha prodotto regole, regole, e regole ogni regola porta ad innalzare il numero di coloro che devono controllare queste regole, ogni regola abbisogna di nuove entrate e perciò di nuove tasse.
    Sono diventati più i controllori che i controllati.
    L’Europa ci ha dato l’Euro. Si dice che senza l’Euro sarebbe stato peggio. Difficile dimostrare il contrario. Sappiamo però che l’Euro ha ridotto drasticamente il potere di acquisto della classe media e ha portato alla miseria tanta gente che prima dell’Euro riusciva a cavarsela. A quelli che asseriscono che senza l’Euro sarebbe stato peggio rispondo, da incompetente, se dovessimo uscirne (dall’Euro) il peggio verrebbe tutto di un botto!!
    Speriamo che ce la caviamo!!
    Saluti.

  41. giuseppe cerasaro

    Credo che verso i primi anni settanta fosse stato raggiunto un buon equilibrio fra libertà individuali,livello di spesa pubblica(pur con servizi minimi) e reddito individuale.Da quel momento in poi la burocrazia, sempre indissolubilmente legata alla cattiva politica,ha pensato solo a come usufruire parassitariamente del benessere che altri avevano creato. Ha eroso ogni margine economico, ma ha anche fortemente compresso le libertà individuali e la voglia di intrapendere delle persone. Non se ne esce, se non ridimensionandola fortemente,prima di tutto dal punto di vista economico,ma anche dal punto di vista del suo peso sociale.

  42. marco

    la situazione è grave, chi ha le competenze deve far sentire la propria voce adesso, e avrà più successo di quel che immagina. Si candidi, Oscar!

  43. Gabriel

    Caro Giannino. La seguo sempre con molto interesse. Ha il mio pieno sostegno nel caso si candidasse. Il resto è stato detto tutto e condivido!

  44. cinzia

    Buongiorno Dr. Giannino, le scrivo per dimostrarle tutta la mia gratitudine e profonda stima, penso che lei sia l’unico rimasto a fare informazione seria e corretta. Confesso che la seguo da pochi mesi, prima non sapevo che esistesse “nove in punto” e invece adesso per me è un appuntamento irrinunciabile. Sono perfettamente in sintonia con lei su tutto, non ne posso più di questo Stato incapace, inefficiente e corrotto e purtroppo il governo Monti per ora non mi sembra assolutamente all’altezza della gravissima situazione. Ma vedremo mai uno spiraglio di luce? Possibile che il nostro Paese non sia governabile nè da politici nè da “tecnici”? Possibile che nessuno pensi ad organizzare una protesta, una disobbedienza civile??? Se lei fosse candidato alle prossime elezioni la voterei tutta la vita!!!!!!!!!! Lei andrebbe clonato!!!

  45. Giovanni Russo

    Ho seguito, sfortunatamente, solo in parte la sua trasmissione di stamattina su radio 24, ho trovato conferma a un pensiero che sono anni che ripeto ai miei figli ed ai miei amici: la ripresa economica passa dalla riduzione del debito. O io sono un grande economista o questa è una verità lapalissiana che solo chi ha interessi contrari non può fare sua. Mi aspettavo dopo una manovra penalizzante per tutti, grandi annunci di liberalizzazioni che avrebbero salvato la ns. economia che si iniziasse a parlare della cosa più importante, riduciamo il debito attraverso tagli alle spese inutili, vendita di immobili partecipazioni io dico anche vendiamo anche almeno alcune delle grande opere che giacciono nei magazzini dei ns. musei, chissà quante richieste avremmo, tanto dove sono giacciono invedute e preda di furti e incuria. Recuperare qualche miliardo che abbassi il debito abbasserebbe immediatamente il fabbisogno annuale per mancato esbroso di interessi. Ma perchè solo qualche voce come la sua si alza in questo arido deserto, la funzione della stampa, di tutta la stampa secondo me è anche questa essere la coscienza critica di una politica che annaspa.

  46. Come non condividere le sue analisi!.
    In questa nazione la società aperta, il personalismo, l’individualismo metodologico non sono mai entrati
    a far parte del dibattito culturale se non in modo marginale ed ininfluente.
    Abbiamo dovuto attendere gli anni novanta per la pubblicazione di testi importanti come Socialismo di von Mises, una opera fondamentale
    pubblicata nel 1922 , in cui è ampiamente e profeticamente analizzato il crollo delle economie a carttere pianificato e con esse anche
    la miseria spitiruale che ne consegue.
    Le lezioni di Hayeck sono semplicemente ignorate. E’ una cultura orribilmente dirigista e statalista. Pensiero che si muove sempre nell’orizzonte della staticità, che ignora la più banale applicazione dei giochi collaborativi, che crede che la ricchezza sia una realtà statica per cui ci si arricchisce per sottrazione da altri. Una miseria intellettuale e spirituale che non lascia scampo.
    Come non immaginare, come bene spiega la curva di Laffer, che ad un incremento di tassazione, una volta passato il massimo sostenibile da una nazione le entrate fiscali sono destinate a calare.
    Ma resta ancora più vivo il problema culturale e di libertà.
    Chi ha tutti i mezzi decide tutti i fini. Ormai siamo schiavi al servizio del Leviatano.

  47. Cosimo rivizzigno

    Caro Oscar,
    questo articolo andrebbe letto nelle scuole. Il riassunto del suo pensiero andrebbe ripetuto come un mantra.
    è ovvio che su alcune parti non concordo pienamente, ma rimango sempre affascinato dal suo pensiero strutturato che difficilmente potrei contestarlo.
    un saluto

  48. Mauro Silva

    Cosa ne dico?!? A me sembra già di essere arrivati al “si salvi chi può”, con in più il fatto che se mai arriveremo alle prossime elezioni, non avremo più la forza di fare alcunchè, avendo nel frattempo la scassata “macchina” dello Stato succhiato ogni risorsa possibile. Io non posso evadere in quanto ho la ritenuta alla fonte, ma vista la fine che fanno le tasse che paghiamo noi tutti, sfiderò il più possibile la guardia di finanza non chiedendo scontrini o fatture, confidando che, nel frattempo, qualche condono, prescrizione, lentezza della magistratura o cose del genere, potranno aiutarmi a finire in guai grossi.

  49. Bi&Bi

    ” ..se tutti pagano le tasse ci saranno più servizi! Meno evasori = più servizi!” questa è la pubblictà contro l’evasione che passa in questi giorni sui media. Non dice meno evasori = meno tasse per tutti e non nasconde quella che è una cultura e un potere che se infischiano del settore che produce, dei sacrifici dei singoli e delle famiglie, che pensa di perpetuarsi e che evidentemente si sente sicuro in questo proposito. Più soldi dalle tasse più servizi “pubblici”. Più soldi per l’impiego pubblico, per i funzionari, per i dirigenti, per le istituzioni con tutto il seguito di collaboratori interni, esterni e così via. Più soldi per quella classe politica che anzichè rappresentare l’Italia di chi produce ricchezza in qualunque settore , controllando e contenendo le spese ha consentito e coadiuvato e sostenuto la deformazione inaccettabile del sistema-Italia. Tra professori, banchieri, poli e partiti non si sente alcuna voce autorevole dire che sarebbe l’ora, visto che l’azienda pubblica è in rosso, di risparmiare, riducendo stipendi ad iniziare da quelli elevati (non elevatissimi soltanto!) , rivedendo ruoli, riducendo spese, affitti, trasferte, e perchè no anche sul riscaldamento se necessario, che sarebbe l’ora di misurare la produttività come si deve, che sarebbe l’ora di farsi carico della propria azienda che si chiama Pubblica Amministrazione. Altro che guardare a maggiori entrate per nuovi servizi! si valutino con regole da privati i rapporti costo/beneficio di quelli esistenti e si utilizzino le eventuali maggiori entrate dalla lotta all’evasione per qualcosa di utile.

  50. piero

    Questo stato non ha speranza se paragoniamo che uno Schettino è riuscito ad affondare una nave di quelle dimensioni come potremo tenere a galla la nave”Italia” con la bellezza di 940 schettini al comando?

  51. Ospite

    Questa è un copia incolla trovato nel web.

    “Il dilemma del proprietario del bar

    La questione sorse circa dieci anni or sono. Ad oggi non ho ancora una risposta. La storia si svolge a Venezia, più precisamente all’interno di un bar. Tratto da una storia vera

    Mario Rossi (per motivi di privacy non posso citare il vero nome e cognome) con il quale stavo parlando amabilmente di economia mi raccontò la storia, con dovizia di particolari, per conoscere la mia opinione.

    Per brevità tralascerò molti aspetti secondari senza per questo farne “patire” la sostanza.
    I genitori di Mario conducevano un Bar con la collaborazione di due camerieri.

    Uno era molto taciturno e svolgeva il suo lavoro con soddisfazione mentre l’atro era estroso, un vero commerciale. Attirava i clienti con parole e frasi fatte che tanto amano i clienti. Anche se li vedeva per la prima volta li serviva come se fossero i suoi migliori amici. Adesso a noi non interessa quale fosse la sua motivazione. Ma andiamo avanti.

    Il taciturno oltre al suo stipendio arrotondava con le mance. L’estroso invece con le mance si guadagnava un altro stipendio. Non è azzardato affermare che in particolari mesi dell’anno guadagnava più di mance che di stipendio.

    Peccato che avesse uno strano vizietto. Nonostante facesse battere sempre lo scontrino di cassa, alla sera i conti non tornavano mai.

    Avete già indovinato vero?

    Quando pensava che la confusione regnasse sovrana si intascava anche i soldi del conto.
    Ma adesso arriva il bello.

    Io subito domandai anticipando il mio amico Mario: i tuoi genitori lo licenziarono e lo denunciarono? Il mio amico sorrise e mi disse: i miei genitori sapevano da anni che metteva le mani anche dove non aveva diritto.

    Ecco allora che tenta di darmi una spiegazione anche se nella mia testa il quadro era già completo e chiaro. L’estroso pur rubando, perché questa è la parola corretta, faceva guadagnare al bar dei genitori più dell’altro cameriere taciturno.

    Adesso non entrerò nei discorsi di costo-opportunità sul mancato guadagno altrimenti rischiamo di complicare una questione che si pone di più sotto l’aspetto morale che economico.

    Il cameriere estroso portava talmente tanti clienti che avrebbe dovuto guadagnare più dell’altro cameriere. Visto che i genitori del mio amico lo prendevano con le mani nel sacco senza farglielo capire vedevano l’ammanco di cassa come un aumento di stipendio. Inoltre il cameriere sapeva anche fin dove spingersi per non mandare il Bar in perdita in relazione al suo stipendio.

    Adesso la domanda è: come proprietari del Bar lo avreste denunciato e licenziato?

    Teniamo conto dei seguenti elementi:
    1. il cameriere rubava solo ed esclusivamente ai proprietari;
    2. la collettività non veniva derubata perché gli scontrini venivano emessi;
    3. al netto di quello che si intascava faceva guadagnare ai proprietari una cifra cinque volte superiore all’altro cameriere.
    Personalmente non ho una risposta. La vedo una questione di coscienza dei proprietari. Da una parte non faceva un danno alla collettività e faceva guadagnare i proprietari ma era pur sempre un “ladro di galline”.

    E’ facile dare un giudizio da esterno. L’Italia è piena di giustizialisti che non si fanno fare la ricevuta dal dentista perché non possono scaricare l’IVA ma che si indignano dinanzi ad una questione simile.

    Provate invece a mettervi nei panni del proprietario del bar.

    Forse lo denuncereste lo stesso ma sono sicuro che qualche ripensamento vi verrebbe.”

  52. Claudio Di Croce

    @piero
    Magari fossero solo 940 gli Schettino e i suoi ufficiali : ne abbiamo qualche milione in quanto bisogna anche comprendere il 50% almeno della PA centrale e locale , dei professori universitari, dei magistrati . Per quanto riguarda le ” forze ” dell’ordine – le più numerose al mondo in relazione alla popolazione – mi viene in mente il film ” Una bella giornata ” di Checco Zalone e di come parla dei parenti carabinieri e finanzieri . Se non si interverrà sulla PA , sui suoi costi mostruosi e sulla sua ” propensione ” alla corruzione l’Italia non migliorerà mai , altro che manovre per portare altri soldi alla PA .

  53. Fabio Fabbri

    Caro, Giannino,

    molto si parla della crisi economica che opprime i paesi ad alto costo del lavoro ma mai si indica una via d’uscita convincente e chiara. Ecco perchè vorrei fornire uno spunto per trovare una soluzione.

    Per spiegarmi userò una metafora: immaginate che io, con i miei 76 anni, entri in una “competizione globale”, da disputare sui 100 metri piani, affrontando tutti gli atleti del mondo (incluso Usain Bolt), e mettendo in gioco tutte le mie fonti di sostentamento inclusa la pensione di cui vivo.

    Come mi definireste? Un imprudente ? No, meglio dire un ‘imbecille.

    Ebbene gran parte dei Paesi del pianeta, il 15 aprile 1994, firmarono a Marrakech il trattato WTO, trattato di “libero scambio” con il quale accettavano la “competizione globale” in campo commerciale, rinunciando alle barriere doganali con le quali da sempre avevano “protetto” la propria industria, in caso di necessità.
    In seguito a ciò le imprese ed i lavoratori di paesi come la Grecia, l’Irlanda, la Spagna, l’Italia entrarono in competizione con potenze industriali del calibro della Cina e con le imprese multinazionali delocalizzate in paesi con bassissimo costo del lavoro, giocandosi le proprie industrie ed il proprio lavoro.

    Dall’entrata in vigore del trattato, nel 1995, i paesi perdenti in questa competizione globale hanno iniziato a rallentare il proprio sviluppo economico, poi sono passati alla fase di stagnazione per piombare infine nella recessione senza via d’uscita.

    C’è speranza di vincere la competizione ? Assolutamente no, come per il signore della parabola, e come lui dobbiamo essere definiti.

    Naturalmente la via d’uscita esiste: uscire dal trattato di libero scambio e cominciare a produrre e consumare una maggiore quantità di prodotti nazionali, riavviando la nostra industria e la nostra occupazione. Ovviamente non si suggerisce di bloccare tutte le importazioni, in quanto l’Italia è un paese in cui gli scambi commerciali sono un’aspetto essenziale, ma di applicare, solamente alle importazioni più pericolose per la nostra industria, tariffe adeguate per limitarle, come facemmo per realizzare il miracolo economico del dopoguerra.

    Cordiali saluti, Fabio Fabbri.

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