18
Dic
2017

La RAI e la raccolta pubblicitaria: ha ragione Pier Silvio Berlusconi?

È vero, come ha dichiarato al Corriere della Sera Pier Silvio Berlusconi, che il ruolo svolto dalla RAI nella raccolta pubblicitaria è un unicum nel contesto degli operatori di servizio pubblico radiotelevisivo dei grandi Paesi europei?

In Francia, Germania, Regno Unito e Spagna nessuno dei gruppi di servizio pubblico genera una quota così alta di ricavi pubblicitari. Come viene mostrato nella figura sotto riportata, i servizi di Francia (France Télevisions – FTV) e Spagna (Corporación de Radio y Televisión Española) hanno ridotto drasticamente la loro quota di ricavi pubblicitari. Nel 2015, in Francia tale quota si è rispettivamente fermata al 12% del totale mentre in Spagna si è attestata al 5%. Inoltre, è interessante notare come in Francia, a partire dal 2009, la pubblicità sulla televisione pubblica non è più ammessa durante la cosiddetta “prima serata”.

Nel Regno Unito, invece, la BBC non raccoglie pubblicità e viene finanziata esclusivamente dal canone. I britannici pagano un Canone (fee) di 147 sterline all’anno, ovvero l’equivalente di circa 170 euro. Per quanto riguarda l’emittente pubblica britannica, l’unico canale finanziato attraverso pubblicità è BBC Worldwide che però risulta essere visibile via satellite anche nel nostro paese. In Germania, infine, ARD e ZDF, i due operatori pubblici del paese, raccolgono dalla pubblicità solo il 6% del totale dei ricavi cumulati. Nel nostro paese, nel 2015, questa quota raggiungeva il 26% del totale, ovvero oltre un quarto dei ricavi, mentre il 66% di questi ultimi veniva incassato attraverso la riscossione del Canone, la cui raccolta, a partire dal 2016, è stata posta a carico delle società di erogazione dell’energia elettrica. Qui di seguito si può notare come anche a livello EBU (European Broadcasting Union), nel 2014, due terzi dei ricavi degli operatori di servizio pubblico sia stato raccolto attraverso un Canone.

Secondo quanto riporta una recente relazione commissionata dal ministero dell’economia, la decisione di inserire il Canone radiotelevisivo all’interno della bolletta della luce ha assicurato allo stato un incasso aggiuntivo, rispetto al 2015, di circa 420 milioni di euro, di cui i due terzi alla RAI (280 milioni di euro in più). Come previsto anche da Silvio Boccalatte, in un focus IBL del 2016 intitolato “Per una RAI senza pubblicità (o quasi)”, questo cambiamento ha portato ad una sensibile riduzione dell’evasione del canone, che si è subito attestata attorno al 10%, in linea con la media europea.

Un’analisi più attenta dei dati disponibili ci permette dunque di capire che attraverso il recupero del Canone evaso, la RAI ha oggi un’occasione storica per ristrutturare la propria offerta ed essere più allineata al concetto di servizio pubblico delle più importanti realtà europee ed internazionali. Così facendo, l’intero mercato radiotelevisivo ed editoriale potrebbe ottenere importanti benefici. Finché questa occasione, non verrà colta, avrà ragione Pier Silvio Berlusconi a sostenere che le regole di raccolta pubblicitaria dell’operatore televisivo pubblico in Italia sono un’eccezione rispetto ai principali Paesi europei.

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