19
Mag
2016

Sorry, too late!—di Mario dal Co

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mario dal Co.

L’analisi dei bilanci della BBC, per lo stesso periodo e per alcuni indicatori chiave esaminati in una recente nota sulla RAI pubblicata in questa sede, consente alcune valutazioni comparative.

Che cosa si legge nella tabella?

  1. il canone, cresciuto poco per la RAI è cresciuto in modo significativo per la BBC, ma ciò è avvenuto nella prima parte del periodo, poiché dal 2010 è bloccato in valore nominale;
  2. i ricavi commerciali della RAI si sono quasi dimezzati, mentre quelli della BBC sono cresciuti del 50% circa ed oggi la loro incidenza è sostanzialmente simile (la BBC ha sostituito le entrate che sta perdendo sul fronte del canone per effetto del blocco con maggiori ricavi commerciali);
  3. il complesso dei ricavi (canone + ricavi commerciali) si è ridotto per la RAI del 17% mentre per la BBC è aumentato del 32%;
  4. a fronte di questo andamento divergente ci si dovrebbe aspettare un impegno della RAI per recuperi di produttività e quindi contenimento dell’occupazione, e invece abbiamo che l’occupazione nella RAI addirittura sale del 6% mentre nella BBC scende del 32%. Anzi, ricordiamo che nel 2014 l’aumento in RAI è stato di oltre 400 unità;
  5. la produttività scende nel periodo del 32% nella RAI e sale nella BBC del 20%.

Tabella: Numeri indici al 2014 a prezzi correnti (2005=100)

RAI

BBC

1. canone

107,3

126,7

2. ricavi commerciali

53,4

149,7

3. ricavi totali

83,3

132,1

4. occupazione

106,0

68,4

5. produttività

68,3

120,0

Utili (+) o perdite(-) cumulati per il decennio considerato 2005-2014 sono pari a -467 milioni di euro per la RAI e +1.879 milioni di sterline per la BBC (pari a +2.407 milioni di sterline al cambio di maggio 2016).

La RAI ha oggi ancora un valore, anche se il suo Patrimonio netto si è contratto del 50% a prezzi correnti. Ma se alla RAI l’azionista non chiede un piano di recupero della produttività, tra qualche anno sarà una azienda decotta, impossibile da collocare sul mercato e che non avrà alcun rilievo nella ridefinizione in atto dei nuovi mercati internazionali dei contenuti.

La vicenda RAI è emblematica. Quale probabilità attribuire all’eventualità che il governo chieda alla RAI non di assumere, ma di fare efficienza e rinnovarsi?

Il segnale che viene dal fronte dei contratti del pubblico impiego è molto debole e dannoso: il governo sembra intenzionato ad affrontare il tema in modo assistenziale, con qualche elargizione stile 80 euro per i “bisognosi” senza alcuna attenzione alla produttività e alla mobilità. La spending review rimane di là da venire. Essa si fa con l’efficienza e il controllo delle assunzioni soprattutto nei ministeri e nelle aziende monopolistiche come la RAI, l’ATAC ecc. Essa si fa con la mobilità del personale che deve essere incentivata con le risorse che invece rischiano di essere buttate nel calderone delle elargizioni. La spending review che chiude quello che non serve e semplifica quello che serve è di là da venire. Ormai l’espressione è divenuta l’irritante slogan della burocrazia corporativa che insabbia. Meglio tornare alla sana, ragionata, normale gestione, all’ordinaria buona amministrazione che procede ogni giorno all’adeguamento tecnologico e funzionale costante dei processi organizzativi. Bastano dirigenti motivati e incentivati al risultato e con potere di gestione delle risorse umane loro affidate. Questa gestione porterebbe a risparmi di spesa colossali, ma non è ancora alle viste: la vicenda RAI insegna.

Con buona pace degli antieuropei, speriamo che l’Europa ce lo ricordi prima che il mercato finanziario chiuda lo sportello dicendoci “sorry: too late”.

Driving efficiency at the BBC, il piano per l’aumento della produttività è disponibile qui (PDF).

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