14
Mag
2016

Expo è costato 3,5 mld. (218 euro per visitatore di cui 78 a carico del contribuente)

Con la pubblicazione del bilancio finale di Expo 2015 S.p.A. nel documento di liquidazione della società è finalmente possibile conoscere i costi totali sostenuti per la realizzazione della manifestazione e quanti di essi sono stati posti a carico della collettività. Al riguardo Repubblica del 12 maggio titolava: Expo è costata 2,2 miliardi di Euro, precisando che per andare in pareggio con i soli soldi dei visitatori (21,5 milioni di persone) il biglietto sarebbe dovuto costare poco più di 100 euro:

Ogni visitatore avrebbe dovuto pagare un biglietto di poco più di 100 euro. Tanto sarebbe dovuto costare il ticket per mandare in pareggio Expo con le sole entrate da botteghino. Il bilancio di liquidazione della società che ha gestito la manifestazione tra maggio e ottobre dello scorso anno parla di costi complessivi per 2.254,7 milioni di euro. I soldi sono stati spesi in poco più di sei anni tra il 2009 e la fine del 2015, quando il patrimonio residuo della società si è attestato a 30,7 milioni di euro. Considerando i 7,7 milioni per la gestione fino al 18 febbraio 2016, data della sua liquidazione, il patrimonio netto della società è stato limato a 23 milioni di euro. Questi i dati del rendiconto di esercizio resi noti ufficialmente oggi dalla società.

In realtà i valori sopra riportati riguardano esclusivamente i costi per la realizzazione di Expo sostenuti dalla società a partecipazione pubblica Expo 2015 S.p.A. e non comprendono pertanto i costi sostenuti direttamente dai paesi espositori che hanno realizzato e gestito i propri padiglioni e dalle imprese presenti sul sito. Per un calcolo dei costi complessivi della manifestazione bisogna considerare gli uni come gli altri. Proviamo a effettuare questo calcolo:

Costi sostenuti da Expo 2015 S.p.A.: 2.254,7 milioni di euro, di cui 1.114,0 milioni per la realizzazione delle infrastrutture e  976,6 milioni per la gestione dell’evento;

Costi sostenuti da soggetti diversi da Expo 2015 S.p.A: 1.245 milioni di euro, di cui 1.075 relativi agli investimenti dei paesi partecipanti e 170 a “investimenti in advertising su sito Expo” (Fonte: ricerca SDA Bocconi sugli effetti economici di Expo, presentazione del 5 maggio 2016, pag. 3).

La somma delle due categorie porta alla seguente stima dei:

Costi totali sostenuti per la realizzazione di Expo 2015: 3.499,7 milioni di euro, arrotondabili a 3,5 miliardi. (*)

I costi totali della manifestazione possono essere convertiti in un costo medio pro capite per visitatore: considerando che i biglietti emessi (non necessariamente tutti venduti) sono stati 21.476.957, il costo medio della manifestazione per visitatore potenziale è stato di 163 euro. Tuttavia, considerando che 5.432.090 biglietti dei 21 milioni totali erano in realtà riferiti agli ingressi serali a 5 euro, utilizzati per cenare sul sito di Expo ma non per visitare i padiglioni, chiusi in quella fascia oraria, appare più corretto calcolare il costo medio solo in relazione ai 16.044.867 visitatori (effettivi o potenziali) non serali. Dividendo pertanto per tale valore i 3,5 miliardi di costi otteniamo il:

Costo medio per visitatore (effettivo o potenziale) di Expo: 218 euro.

Infine, considerando che dei 3,5 miliardi di costi totali, 1.258,7 milioni sono stati finanziati con contributi pubblici, 78 euro per visitatore (effettivo o potenziale) di Expo è l’onere a carico della finanza pubblica. In sintesi, Expo 2015 è costato 3,5 miliardi, corrispondenti a 218 euro per visitatore effettivo o potenziale, di cui 78 finanziati dal contribuente.

 

(*) N.B.: si tratta dei soli costi monetari sostenuti; in realtà un calcolo più corretto dovrebbe includere il valore del tempo messo gratuitamente a disposizione dai numerosi volontari.

 

 

14 Responses

  1. Cesarino

    Ma perche vi meravigliate? Era scontato. Perche tutto quello che gestisce il PD a livello micro e macro e sempre in perdita in quanto la sua classe dirigente non ha cultura economica e basa il suo consenso elettorale su motivazioni eslusivamente sociali.

  2. Paolo

    Per fare un’analisi più realistica dell’impatto di Expo sulla finanza pubblica bisognerebbe considerare molti altri fattori tra cui:

    1) Quanti di quei 3.5mld se ne sono andati in tasse? Visto che siamo in Italia credo una buona percentuale…

    2) Qual è stato l’indotto? Trasporti, alberghi, ristoranti, negozi, etc… e quante tasse ha generato?

    3) Quali benefici occupazionali ci sono stati e quindi qual è stato il risparmio in termini di oneri sociali?

    Se non si considerano questi dati non si può avere un’idea reale del costo/beneficio di Expo per le casse dello stato.

    Forse tutto considerato potremmo anche averci guadagnato

  3. FR Roberto

    Va bene la completezza dell’informazione.
    Da italiano, però, se ragiono in termini di soldi spesi, mi interessa sapere quanti sono i soldi pubblici italiani spesi. Dei costi sostenuti dai paesi stranieri mi interessa relativamente meno, perché pagati da altri e non da noi. Quindi a me interessano i costi sostenuti da Expo 2015 S.p.A., e i costi sostenuti da enti pubblici italiani, che qui però non vedo ricostruiti.
    Per quanto riguarda la quantificazione delle ricadute positive della manifestazione, lascio sparare i numeri a chi ne ha voglia. Mi limito ad un solo esempio: impossibile sapere se il turista che è venuto in Italia durante Expo, sarebbe venuto comunque in Italia anche senza Expo.

  4. jopale

    Ma non vengono minimamente valutati i ritorni economici per la città e la provincia di Milano. Non si può fare un semplice costo dell’oste, soprattutto se non si conosce il revenue complessivo tra opere dirette, indirette e indotto (settore alberghiero, servizi, ristorazione, etc…).
    Di fatto oltre 3 miliardi e mezzo di euro sono entrati nel circolo economico dell’area Milanese.
    Probabilmente essendo l’aera più sviluppata del nord, l’expo si poteva fare in altre zone meno sviluppate e più vocate all’oggetto dell’Expo che riguardava l’alimentazione.

  5. Daniela Castri

    Alla fine ci ha guadagnato quelli come Farinetti ovvero i LECCACULO dei parassiti, che ne ha avuto un ritorno di immagine e non solo a livello mondiale.
    Sapevatelo POPOLO di STORDITI

  6. Daniela Castri

    Ovvero imprenditoria di partito, dove il rischio di impresa è a carico della collettività, e la forza lavoro è virtuale,che serve solo alla propaganda elettorale.

  7. Enrico Degl'Incerti Tocci

    Un calcolo così fatto non mi pare corretto: non si possono mettere a carico della collettività anche i 1.245 mila euro, in quanto sono stati pagati dagli espositori partecipanti, quindi sono da considerare ricavi della manifestazione, come il ricavato dei biglietti venduti, il cui importo non viene indicato, e tutto l’indotto economico di area e di Paese, nonche la formidabile promozione del sistema Italia, non quantificabile da un punto di vista ragionieristico.

  8. Gianfranco

    Paolo, 🙂

    Rigiriamo la domanda: togliendo 3 miliardi e mezzo di tasse, quanti posti di lavoro avrebbe potuto creare?
    Possiamo fare un altro rigiro: perche’ obbligare le persone con la pistola alla tempia dell’ufficio delle imposte a spendere per l’EXPO quando avrebbe potuto spendere le stesse monete in altro? A parita’ di spesa sarebbe andato tutto in pari.
    Possiamo rigirare ancora: perche’ pagare 3.5 miliardi di cui una cifra non ben quantificabile in intermediari (a meno che l’EXPO non sia creato da Dio) quando la stessa cifra avrebbe potuto essere usata in altro modo?

    Cerchi di fare in modo che Keynes esca dal suo corpo.

    La verita’ e’ che una cosa come l’EXPO, nel ventesimo secolo, e’ superata. Non servono piu’ 4 settimane di nave per andare a Pechino e se si vuole vedere una novita’, qualunque novita’, con 12 ore di volo si va e si torna.
    Tuttavia, per la nostra classe dirigente d’estrazione rurale e’ una cosa vendibile, soprattutto ad altri rurali.
    Quindi viene montata, pagata e pompata.
    Una noia. Ed il peggio e’ l’intellettualoide medio con Keynes sotto l’ascella che e’ ancora convinto che il pubblico possa funzionare meglio del privato.

  9. Paolo

    Gianfranco, 🙂
    le assicuro di non essere posseduto da Keynes… forse da un po’ di matematica.
    Come si legge chiaramente nell’articolo 3.5 mld è una cifra che comprende 1.25 mld spesi da soggetti terzi e quindi non dallo stato. Dei rimanenti 2.25 mld 1 mld è stato coperto da entrate varie di expo (ipotizzo biglietti, diritti d’immagine, pubblicità, etc…).
    Il rimanente 1.25 mld sono stati coperti da contributi pubblici.
    Nel mio post facevo anche notare che 3.5 mld di spesa generano un certo ammontare di tasse: IVA, IRPEF, e chi più ne ha più ne metta (non ho voglia di elencarle) che non sono in grado di quantificare ma che a rigor di logica non sono marginali e debbono essere scalate dagli 1.25 mld di contributo pubblico…
    Poi c’è l’indotto, come è pur vero ci sono stati altri costi a carico dello stato che non rientrano in questo computo.
    Quindi riassumendo la matematica e non Keynes dicono che parlare di un costo per lo stato di 3.5 mld non ha senso.
    Sull’opportunità di organizzare grandi eventi e di fare promozione del sistema Paese si può discutere, ma ricordiamoci che le piccole e medie imprese italiane sopravvivono in parte anche per il buon nome che l’Italia ha nel mondo. Glielo dico da persona che da anni gira il mondo vendendo prodotti italiani non certo facendo l’intellettualoide di stato.

  10. Massimo

    Io provo a fare un’altra riflessione, i padiglioni più interessanti erano di paesi in via di sviluppo, ma con buone disponibilità economiche in quanto produttori di petrolio, ad esempio Kazakistan, Azerbaigian, ecc. I padiglioni degli altri paesi UE erano un po’ improntati al risparmio. Possibile che solo l’Italia, nonostante i problemi di debito pubblico che ha, invece di risparmiare ha queste manie di grandezza? Ora si pensa di fare le olimpiadi a Roma, una città che ha problemi enormi, dai trasporti, alla mancanza di asili, al debito del comune e delle sue municipalizzate. Invece di risolvere questi problemi, cosa si fa? Una bella olimpiade!

  11. Gianfranco

    >Gianfranco, 🙂
    >le assicuro di non essere posseduto da Keynes… forse da un po’ di >matematica.

    Purtroppo non serve nemmeno quella: penso basti l’aritmetica 🙂

    >Come si legge chiaramente nell’articolo 3.5 mld è una cifra che >comprende 1.25 mld spesi da soggetti terzi e quindi non dallo stato. Dei >rimanenti 2.25 mld 1 mld è stato coperto da entrate varie di expo
    > (ipotizzo biglietti, diritti d’immagine, pubblicità, etc…).

    Fino a qui Gianfranco dorme tranquillo. Seriamente.

    >Il rimanente 1.25 mld sono stati coperti da contributi pubblici.

    Cioe’ tasse. Qui Gianfranco non e’ piu’ tranquillo.

    >Nel mio post facevo anche notare che 3.5 mld di spesa generano un >certo ammontare di tasse: IVA, IRPEF, e chi più ne ha più ne metta (non >ho voglia di elencarle) che non sono in grado di quantificare ma che a >rigor di logica non sono marginali e debbono essere scalate dagli 1.25 >mld di contributo pubblico…

    Nein. Non devono essere scalate. Qui sta l’inghippo.
    Perche’ non possiamo prendere 3,5miliardi, dividere per 122 e poi moltiplicare per 22: troviamo 631milioni, cioe’ la meta’ di 1.25.
    Quel miliardo e 25 a mio carico io lo sto pagando a prezzo pieno.
    Poi lo stato incassa 631. Ma non mi dice: Gianfranco, eccoti un bonus fiscale da IVA di EXPO.
    Se lo stato lo facesse, sarei quasi ok. Ma non lo fa. Quindi per me e’ assolutamente indifferente.
    Quindi lo stato paga X, riceve l’iva su X, ma a me chiede di ripianare X, non x-iva(x). Ok?

    >Poi c’è l’indotto, come è pur vero ci sono stati altri costi a carico dello >stato che non rientrano in questo computo.

    L’indotto di un EXPO? Quale sarebbe? Gli alberghi? I pedaggi autostradali? I voli? 🙂

    >Quindi riassumendo la matematica e non Keynes dicono che parlare di >un costo per lo stato di 3.5 mld non ha senso.

    ESATTO: perche’ il delta me lo becco io in tasse. Tu avresti ragione, in altro modo, se lo stato dicesse: se l’EXPO fallisce, il costo rimane fisso ed io licenzion xmila dipendenti per rientrare.
    Invece: io pago l’EXPO, lo stato e l’indotto incassano, a me rimane comunque il saldo. Quale che sia il saldo.
    SuperKeynesTurbo!

    >Sull’opportunità di organizzare grandi eventi e di fare promozione del >sistema Paese si può discutere, ma ricordiamoci che le piccole e medie >imprese italiane sopravvivono in parte anche per il buon nome che >l’Italia ha nel mondo. Glielo dico da persona che da anni gira il mondo >vendendo prodotti italiani non certo facendo l’intellettualoide di stato.

    Girare il mondo e’ carino. Proprio oggi ho rifatto il passaporto. Quanti timbri su quello scaduto.
    Ma non e’ EXPO che ci agevolera’ nel lavoro.
    Saranno tre cose: la qualita’ del prodotto, il servizio sul prodotto ed i prezzi.
    Di EXPO non frega niente a nessuno.
    Salvo, come dicevo, i rurali:
    – quelli che non parlano inglese,
    – quelli che abituati al traffico di Milano quando si trovano in autostrada vanno a 22 all’ora perche’ non sono a posto senza semafori
    – quelli che hanno la moglie che rientra a casa dicendo: “amore, non so se mi vorrai ancora, ho fatto una cosa che non so se avrei dovuto: ho chiesto alla parrucchiera di farmi i colpi di sole”
    – quelli che quando parlano mettono triple vocali dappertutto (i brianzoli) o le acca in ogni posto (i calabresi)
    – i fan di belen
    – i fan di totti
    – i fan di Forum, che poi pensano che in tribunale sia cosi’
    – i cultori della Pimpa e di postino Pat
    – quelli a dieta che poi la notte si scofanano pane e nutella
    Per questi si’. Per questi EXPO ha rappresentato qualcosa. Glielo garantisco perche’ tutti questi hanno cercato di vendermi un biglietto, mentre io, in quanto contribuente, avrei dovuto entrare gratis per diritto di IRPREF.

    Cordialissimamente

  12. Luca

    Una manifestazione come Expo molto difficilmente chiude in utile. E’ un investimento, che fa una nazione, ed i conto andrebbero fatti considerando indotto e volano economico.

  13. Gianfranco

    E’ un investimento che la nazione riversa sul contribuente in ogni caso.

    Qualcuno mi spieghi perchè, con le mie tasse, devo pagare il marketing del parmigiano reggiano. O dell’olio extravergine d’oliva.

    Non ha senso.

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