20
Dic
2010

Chi il rigassificatore ferisce, di inedia perisce…

di Carlo Stagnaro e Luciano Lavecchia

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Comune di Agrigento contro il progetto del Rigassificatore di Porto Empedocle, un progetto che risale a 6 anni fa, che prevede una capacità di 8 mld di m3, e investimenti per 650 mln. Il rigassificatore peraltro insiste sul territorio di comune diverso da Agrigento, Porto Empedocle, favorevole all’iniziativa, insieme al Ministero dell’Ambiente e la Regione Siciliana. Il sindaco di Agrigento, supportato da organizzazioni ambientaliste assortite e dalla consueta carovana del “no”, lamenta il mancato coinvolgimento nella Conferenza dei Servizi della sua Amministrazione. Insomma, più che un esempio di NIMBY (not-in-my-backyard) siamo davanti ad un caso di BANANA (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything), ove un’opera infrastrutturale di respiro nazionale (il gas costituisce il 38% dell’energia primaria consumata in Italia nel 2009), con tempi di approvazione biblici (sei anni!), riceve l’autorizzazione (la Valutazione d’Impatto Ambientale – VIA) dagli enti locali coinvolti, ma viene bloccata per le bizze di un Comune vicino. A color che opporranno che Agrigento è effettivamente prossima a Porto Empedocle, e che un rigassificatore è un impianto che coinvolge un’area ampia, rispondiamo che se ogni opera infrastrutturale deve richiedere il parere di ogni stakeholder, e del vicino di ogni stakeholder, e del vicino del vicino, e di suo cugino e degli amici del cugino, si capisce perché questo paese è 157 nella categoria “enforcing contracts” (su 183 paesi) della Survey Doing Business della World Bank (per il 2011). Va da sé che, considerando i tempi geologici, c’erano tutte le possibilità per ascoltare, senza avere necessari mante il sindaco presente, gli interessi dei cittadini di Agrigento (e anche quelli di Palermo, Catania, Napoli, Roma, Milano e Londra, già che ci siamo..) Al danno (per il Paese) la beffa (per il territorio): oltre alle ricadute occupazionali (500 operai previsti a regime), ENEL – titolare dell’investimento – prevedeva opere compensative per 50 mln di euro, fra le quali un nuovo molo per navi da crociera, riqualificazione dell’illuminazione della Valle dei Templi e disponibilità gratuita di acqua potabile ed industriale per tutto il territorio agrigentino (un’area dove al 2011 vi sono ancora comuni che ricevono l’acqua ogni 4 giorni! – ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora) e royalties annue da 2 mln per il Comune e 2,5 per la Regione. Insomma, ricadute più che positive per una Regione in affanno. Eppure, davanti al rispetto per i sacri confini della Patria e l’ambiente, nulla regge, niente può corrompere le candide anime dei nuovi luddisti. Oltretutto la Sicilia non è nuova nell’opposizione ai rigassificatori, come nel caso del progetto di Priolo-Melilli ove è in atto un duro scontro fra la Confindustria locale e la Regione Siciliana. Porto Empedocle sembrava fino ad ora immune da questi problemi (esiste un vasto comitato favorevole e persino lo scrittore Andrea Camilleri, noto per le sue posizioni contro il Ponte sullo Stretto). ENEL ha annunciato ricorso davanti al Consiglio di Stato, ultima speranza per il progetto. La vicenda suscita due riflessioni, entrambe deprimenti. La prima dovrebbe deprimere i consumatori elettrici. E’ ragionevole aspettarsi che, se e quando il terminale entrerà in funzione, sarà alimentato da gas nigeriano. Lo stesso gas che avrebbe dovuto rifornire un terminale – mai realizzato e sempre per opposizioni pregiudiziali – a Monfalcone. Quel gas, garantito da un contratto di lungo termine tra l’azienda di Viale Regina Margherita e il paese africano, raggiunge oggi la Francia grazie a uno swap con Gaz de France, non senza aver prima originato penali che ancora oggi gli italiani pagano in bolletta perché, ai tempi della liberalizzazione, l’extracosto dovuto all’investimento mai realizzato venne riconosciuto come straded. Così, i consumatori sborsano ogni anno più di 100 milioni di euro, e grazie alla sortita del comune di Agrigento continueranno a pagarli. La seconda questione, più generale, riguarda la natura e l’effetto della giustizia amministrativa. Nessuno di noi è un giurista, ma ci pare ovvio che il senso del diritto amministrativo sia quello di garantire il rispetto delle forme e delle procedure, non quello di offrire alle pubbliche amministrazioni l’occasione per dire la propria sempre e comunque, anche fuori tempo massimo. Il comune di Agrigento, se riteneva di dover essere coinvolto, avrebbe dovuto alzare la voce durante la conferenza dei servizi, non ora che i giochi sono fatti. Tanto più che il suo territorio è toccato dall’opera solo indirettamente, perché attraversato dal tratto di gasdotto che dovrebbe allacciare il rigassificatore alla rete nazionale e che, peraltro, è di competenza Snam, non Enel. Insomma: comunque la si guardi, siamo di fronte all’ennesimo caso studio su come spaventare gli investitori, scacciare gli investimenti, e perpetuare la stagnazione economica. Una cosa sola ci resta da fare: protestiamo, protestiamo, protestiamo!

di Carlo Stagnaro e Luciano Lavecchia

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22 Responses

  1. Antonio

    Magnifico il modo in cui questo articolo ignora i motivi della sentenza che ha accolto non uno ma TUTTI i motivi e i ricorsi.
    La procedura è stata eseguita, seppure in 6 anni, in maniera incompleta ed errata e il comune di AG aveva chiesto ripetutamente (non adesso) di fare parte della conferenza di servizi.
    Se il TAR boccia infatti è perchè ci sono gravi vizi.
    Se non ci fossero stati innumerevoli vizi i comitati del No al rigassificatore avrebbero preso e portato a casa una bella sconfitta.
    Non prendertela con loro, prenditela con chi, presumibilmente per intascare mazzette (una storia già vista e proprio per un rigassificatore, quello di Brindisi se non erro) ha ignorato o falsato certi passaggi procedurali. Per tacere delle infiltrazioni mafiose lamentate da più parti ed emerse nei pizzino di un boss mafioso.
    Enel vigili di più, sia più rigorosa e attenta nello scegliere come e con chi fare le procedure. Secondo me (sensazione personale) enel era convinta di agire in un territorio silente e rassegnato in mano alla mafia, ma la Sicilia non è più così da tempo. C’è una grossa fetta di società civile molto attenta e pulita.
    Quindi Enel ne prenda atto e agisca in maniera pulita e corretta, politicamente e amministrativamente. Tanto, come dici, quelli a favore, nel posto, sono tanti ma tutto si vanifica se poi si fanno le cose male convinti che tanto c’è l’appoggio di qualche “potente”. Che magari parte con una idea contraria e poi repentinamente (miracolo) diventa favorevole.
    Solo che poi magari viene invece smascherato e sbugiardato da moltissimi blog che riprendono le sue dichiarazioni su Youtube e quindi le sue dichiarazioni perdono credibilitá.
    Enel faccia le cose per bene, in maniera onesta e applicando una diligenza extra (perchè il territorio lo richiede) e il rigassificatore si farà.
    Ma ne è capace?

  2. Caber

    Se avesse dovuto seguire l’iter burocratico italico Mattei starebbe ancora aspettando di finire il suo gasdotto…

  3. stefano

    @Antonio
    Dalle tue parole suppongo tu sia Siculo.
    Magari hai ragione tu. Il Comune di Agrigento agisce in modo ineccepibile, come testimoniato dall’abusivismo edilizio nella Valle dei Templi (o hanno risolto?).
    E la Sicilia è sicuramente un’isola felice, dove l’illegalità è stata eradicata da secoli, che dico secoli, millenni!
    L’ENEL è una società che cerca il profitto, del resto non conosco troppa gente che va a lavorare pagando per farlo, epperò ha come azionista di riferimento lo Stato, bieco approfittatore della povera Sicilia, alla quale (maramaldo!) porta via risorse ripianandole 18 miliardi circa di deficit annuo.
    Secondo me ENEL si è adattata al sistema vigente in loco, altro che pulizia, diligenza extra e palle varie.
    Non nascondiamoci dietro al dito.
    Non volete il rigassificatore in zona? Perché? Vi deturpa l’ambiente?
    Benissimo, niente rigassificatore, niente investimenti, niente posti di lavoro. Niente. Fatevi tutti assumere nella pubblica amministrazione
    per erogare servizi che gli Svedesi nemmeno osano sognare.

    La Sicilia è una regione piuttosto grande. Il rigassificatore potremmo farlo a Gela, che non è così lontana, o anche lì si deturpa il panorama?
    Caro Antonio, ho come l’impressione che tu voglia la botte piena, la moglie ubriaca e l’uva in vigna. E suppongo tu pretenda che a pagare il conto siano altri.
    Ma… scendere dalla pianta no?

  4. Nico

    @stefano
    Eh già e allora dato che in Sicilia c’è la mafia, c’è l’abusivismo etc. et. una porcata in più o in meno che conta? Proprio un bel modo di ragionare, tanto lì son tutti terroni! Queste ‘Grandi Opere’ sono fatte sulla pelle della gente che viene utilizzata come cavie, salvo poi accorgersi dopo decenni che forse c’è stato qualche problema (andate a Casale M.to a raccontare queste storie). Ho visto certi grafici diffusi direttamente da chi costruisce l’inceneritore di Torino sull’aumento delle malattie nella zona intorno al camino da far rabbrividire. Solo che nessuno se ne occupa e i media si guardano bene dal diffonderli. Non credo che il rigassificatore abbia solo problemi di estetica.

  5. Luciano Lavecchia

    @Antonio
    Caro Antonio,
    intanto grazie per il tuo commento. Personalmente, usando le fonti a mia disposizione (articoli di cronaca nazionale e locale) non vi era ancora nessun riferimento alla sentenza (e a giudicare da quello che dicono i sindacati, favorevoli al progetto, neanche loro ne sanno molto di più..
    http://www.canicattiweb.com/2010/12/21/cgil-cisl-e-uil-%E2%80%9Cdisappunto-per-ritardi-sull%E2%80%99avvio-del-rigassificatore%E2%80%9D/). Puoi darci dei dettagli sul contenuto del ricorso? Di nuovo, sembrerebbe più sulla forma (la mancata convocazione del Comune di Agrigento alla Cds) che di sostanza; se è questo il problema, permettimi di dire che non siamo d’accordo: esiste una laboriosa e costosa procedura in Italia per ottenere la VIA, che passa da Conferenze dei Servizi che, per impianti così grandi coinvolgono non solo il Comune dove incide l’opera (porto empedocle) ma anche altri EE.LL (Provincia Agrigento, Regione Siciliana),ministeri (ambiente) e stakeholders (sindacati, forze dell’ordine, confindustria). I cittadini di Agrigento ritengo abbiano avuto tutte le possibilità di farsi ascoltare, a tutti i livelli senza necessariamente coinvolgere il Comune. Che poi siano stati ignorati,o il loro problema è stato giudicato minoritario a fronte dei benefici è un altro discorso, ma questo è il gioco della democrazia: la maggioranza vince, e se gli agrigentini si sentono truffati, votino diversamente alla Provincia e alla Regione. Su mafia e appalti: non conosco la vicenda in questione, se ci siano effettivamente infiltrazioni mafiose o meno. Temo però che ormai stia diventando una foglia di fico per bloccare qualsiasi intervento infrastrutturale in sicilia: termovalorizzatori, rigassificatori (a Priolo non c’è un problema di mafia, solo di autorizzazioni e di politica), discariche (ma i rifiuti dove li mettiamo nel frattempo?), strade e via dicendo. Poi, ENEL potrebbe aver “oliato” il meccanismo come dici tu ma a) bisogna provarlo b) anche se fosse, non è un problema di difetto procedurale c) quanta due diligence bisogna fare in Italia, che è il vero problema che solleviamo nel post?

  6. Luciano Lavecchia

    @Nico
    Nico,
    un rigassificatore non è un termovalorizzatore. E anche in quest’ultimo caso, esistono casi e casi (vedi Brescia e Milano ad esempio). La tecnologia della rigassificazione non è nata ieri, ergo i siciliani non sarebbero delle cavie (e comunque non stiamo parlando di un prototipo di reattore a fusione!). Inoltre la Conferenza dei Servizi serve esattamente a questo, a valutare tutti i potenziali rischi e benefici e fare le somme. Il problema è che in Italia dovremmo imparare ad esigere la massima trasparenza dalle Istituzioni, ma allo stesso tempo accettare il loro operato, altrimenti tutto diventa discutibile ed opinabile, e nel frattempo, arranchiamo..

  7. Stefano2

    Facciamo un rigassificatore nel deserto del Gobi o nel Sahara. Poi scarichiamo i costi dell’importazione ai consumatori e lasciamo che sia il comune di Agrigento a interrogare tutti gli stakeholders della zona per essere sicuri che i loro armenti non siano danneggiato dai malvagi imprenditori capitalisti. Coloro che protesteranno per l’aumento irrisorio della bolletta saranno deportati nella Valle dei Templi e costretti a estrarre l’acqua per la Sicilia dai pozzi/falde con pompe manuali.

  8. Davide

    Complimenti agli autori per l’ottimo articolo.
    Vorrei fare solo una precisazione… Sono Siciliano, Sono di Agrigento e sono ASSOLUTAMENTE FAVOREVOLE al rigassificatore. Da alcuni commenti sembra che tutti gli agrigentini sono contro la costruzione e lo sviluppo di questo territorio.. beh in parte è vero.. ma non TUTTI.

  9. Nico

    L’inceneritore di Torino (chiamiamo le cose con il loro nome) è uguale a quello di Brescia, solo che lì la diossina nell’ambiente era già così elevata che quella dell’inceneritore non ha fatto sballare più di tanto i valori. Ritornando al caso del rigassificatore avevo letto alcune cose riguardo a quello di Brindisi che non mi avevano proprio tranquillizzato, tuttavia quello che non mi piaceva del tuo articolo era il tono: ‘qui in Italia non possiamo fare niente perchè questi babau degli ambientalisti ci vogliono far tornare all’età della pietra’. Gli investitori (a proposito di nimby) generalmente se ne stanno ad una bella quantità di km dalle loro Grandi Opere chissà come mai? A Torino hanno deciso di sviluppare la tecnologia più costosa per la comunità (sia in termini economici che in termini di qualità della vita) perché più grande è la torta più fette ci sono, avranno fatto così anche ad Agrigento?

  10. stefano

    @Nico
    Hai rovesciato completamente il problema. Non è che “una porcata in più o in meno che conta”, il discorso è pretendere la verginità, che non esiste da nessuna parte. Mi chiedo dove tu viva.
    In un mondo ideale ritengo, ma non possiamo mica aspettare che tutti diventino virtuosi. Questa non è una giustificazione da parte mia, solo dico che capisco come mai un’impresa del genere cerchi di spingere in modo lobbistico per far andare avanti le cose. Qui in Italia non puoi nemmeno impiantare il trifoglio se c’è qualcuno che si mette di traverso. Ma vogliamo finirla? Siamo poi sicuri che si vivrebbe meglio senza la modernità? Se ti va di ritornare alla natura, perché non trasferirti in una caverna, vivendo di raccolta e caccia, coprendoti con le pellicce e, mi raccomando, senza riscaldarti né cuocere i cibi, che è così volgare.
    Probabilmente a Torino Chiamparino e la Bresso, a parole così attenti all’ambiente, in concreto lo sono stati poco.
    Potremmo fare come facevano a Napoli, mandiamo la monnezza in Germania. E poi, perché rovinare il panorama con centrali varie quando possiamo importare tutta l’energia che vogliamo? Idem per quanto concerne la produzione industriale, lasciamo che siano gli altri a produrre, che è anche faticoso, noi possiamo sempre rinunciare a tutto.
    Qui potremmo vivere di poesia e allegri canti, intorno ad un focolare rigorosamente spento (al bando la CO2) e respirando il minimo indispensabile (sempre al bando la CO2).
    E se non hai da mangiare consolati guardando il panorama.

    Spiegami un po’, perché non ho capito: chi costruisce l’inceneritore ha diffuso, intelligentemente direi, notizie allarmanti nonché tragiche sulla salute causate dal camino in fieri? Non è ancora terminato, per cui non è funzionante a quanto capisco, e già per la sua bruttezza riesce a far ammalare la ‘ggènte? Puoi metterle in rete o le tue sono solo sparate “ad minchiam”?

  11. Antonio

    @stefano: il tuo discorso non ha senso. Stai praticamente dicendo che siccome in passato sul territorio si è agito nell’illegalità bene ha fatto l’Enel ad adeguarsi. Invece mi pare evidente che quanto io chiedo sia solo la normalità: una procedura amministrativamente corretta e decisioni prese oggettivamente e non per mazzette. Ripeto, per il resto non sono contrario al rigassificatore. Ma alle porcate fatte per farlo approvare, si. Possibile che questo sia considerato vivere su un albero? E se è così, non sono io che devo scendere. Sei tu che devi salirci insieme a me e pretendere le stesse cose.

    @Luciano Premesso che in diritto amministrativo la forma è sostanza (perchè non è che sia fine a se stessa) non è che il TAR bocci un procedimento per meri difetti di forma. O facciamo la solita tiritera dei giudici comunisti? Lasciamola perdere. Riguardo la due diligence secondo me in Italia bisogna farne tanta quanta ne serve ad evitare l’incancrenirsi e il legittimarsi della illegalità o illegittimità diffusa. Infine concordo con te che chi dice che ci sia stata una vasta corruzione dietro deve provarlo ma non sono d’accordo quando dici che l’oliare non comporta un difetto procedurale. Certo che lo comporta perchè vorrebbe dire che la decisione di merito è stata presa non in piena coscienza.
    Semmai posso concordare con te che la procedura sia laboriosa e costosa e lo è perchè in Italia c’è troppa burocrazia. Che si faccia lobby (intellettuale non a mazzette) per ottenere la semplificazione. Ma nel frattempo le regole e la moralità vanno rispettate
    Infine sull’interesse della mafia (non si può chiamarla foglia di fico, non si può minimizzare, mai! E sono certo che non era questa l’intenzione ma da siciliano ti prego di non dareneppure l’impressione di essere indulgente perchè contro la mafia bisogna essere granitici) basta leggere gli articoli sull’arresto del boss agrigentino Messina e il blog dell’on. granata vicepresidente della commissione antimafia che parlando del rigassificatore dice “Ritardi omissioni, proteste strumentali, saranno solo condizioni di correità rispetto al gravissimo delitto che, nell’indifferenza generale, si sta perpetrando ai danni della Sicilia, della sua identità e del suo patrimonio naturalistico”.
    Ma insomma se questo impianto fosse fatto al Nord mi sembra che chiedere che fosse fatto con il rispetto della legittimità e della legalità sarebbe solo l’ovvio. Perché se viene fatto al sud si accetta, si chiude un occhio se non è così? Sulla (il)legittimità si è già pronunciato il TAR dando ragione a chi denunciava abusi e/o omissioni. Vediamo che succederà sulla liceità e se le varie pesanti accuse verranno mai provate. Speriamo di no perché per fare energia pulita non si può usare un rigassificatore sporco.

  12. Marco Lombardo

    Il problema è che il rigassificatore verrebbe fatto a due passi dalla valle dei templi (dove ci sono miliardi di problemi ma non l’abusivismo edilizio, i giornali su questa storia hanno montato un caso, chi non ci crede visiti di persona la valle).
    Si compromette così un territorio a chiara vocazione turistica.
    L’imprenditore Salvatore Moncada, titolare della Moncada Energy, sta già provvedendo a dragare il porto a sue spese perchè ne ha bisogno per la sua impresa.
    I lavori sono in corso ed al termine il porto potrà ospitare le navi da crociera.
    Se si costruisse il rigassificatore, si dovrebbero edificare strutture alte come un palazzo di 4 piani, che detto così sembrano niente, ma provate voi a passeggiare sul lungomare di una città a 10 metri dall’acqua non avendo la possibilità di vedere il mare, e poi vediamo se non si compromette la vocazione turistica della città (senza contare che nessuno andrebbe più a fare il bagno nella spiaggia di porto empedocle).
    È vero che l’acqua manca ma è un problema di reti idriche obsolete, Porto Empedocle possiede già un dissalatore ma l’acqua non arriva ad Agrigento perchè si perde per strada.
    Si erano chieste delle misure compensative vere, come la costruzione di un piccolo aeroporto regionale dal costo di 10 milioni di euro o di un campo da golf a Naro sui terreni confiscati alla mafia.
    Ed invece ci hanno proposto la tripletta rigassificatore ad Agrigento, inceneritore a Casteltermini e centrale nucleare a Palma di Montechiaro: ovvero il rilancio in chiave turistica della provincia.
    Priolo sarebbe stata una scelta migliore (a patto che si fossero fornite delle contropartite adeguate alla città) dal momento che è una zona a vocazione industriale.
    La Sicilia non può solo prendersi le esternalità negative e lasciare i benefici al resto del paese.
    Infine un’ultima nota: il sindaco della città favorevole, Porto Empedocle, è un dipendente Enel.
    Non c’è conflitto d’interesse???

  13. massimo

    Ma si puó sapere di grazia PERCHÉ il comune di Agrigento si oppone a questo rigassificatore? Vale a dire nella sostanza quali danni temono di subire?

  14. Antonio

    @ massimo Lo so. Ma forse non passa il mio concetto. Non sono contro il rigassificatore. Sono contro il metodo con cui è stato approvato. Suppongo e spero che quelli approvati al Nord non abbiano avuto bisogno di sotterfugi e inghippi. E sono sicuro che la società civile locale abbia vigilato attentamente pretendendo lo stesso. È, di grazia, troppo pretendere lo stesso per Agrigento?
    Ma che succede? Dopo anni di Berluaconismo l”Italia neppure la recepisce piú, l’ha proprio cancellata dal sui vocabolario la parola “legalità” tanto da apparire assolutamente incomprensibile seppure inserita in un esteso discorso?
    Dopodichè non rispondo più perchè se ancora non riesco a fare passare il mio concetto vuol dire che non è colpa di chi legge ma mia e non sono qui ad alimentare flame in un bel blog.
    Ma se ancora mi si chiede perché sono contro il rigassificatore mi esaspero. Chiedetemi perché sono a favore della legalità, piuttosto.

  15. Luciano Lavecchia

    @Antonio
    Antonio,
    hai chiarito il tuo punto, e ti ringrazio per questo. Inizialmente avevo malinterpretato la tua posizione ma adesso è tutto chiaro e capisco il tuo punto.Ovviamente qui siamo tutti favorevoli al rispetto delle regole, a maggior ragione al Sud, penso solo che se in Sicilia vogliamo sconfiggere la Mafia c’è bisogno di sviluppo economico, e una burocrazia asfissiante, unita a procedure amministrative farraginose, ostacolano l’economia sana e favoriscono l’ingresso della mafia (e.g. i “facilitatori” dell’eolico nella provincia di Trapani), che vende i suoi servizi in un contesto di “soft law”. In Sicilia un imprenditore che vuole costruire una tettoia nei suoi impianti aspetta 10 anni per ottenere le autorizzazioni, e nel frattempo la costruisce (abusiva) e smonta, prima che l’iter sia concluso.

    E’ contro questa follia, determinata anche dalla pervasività del pubblico (cfr. Ivan Lo Bello), dalla presenza di 2000 dirigenti (ci credo che le procedure sono complesse) in quell’antro infernale che è la macchina Regionale, che dobbiamo battterci, tutti noi siciliani onesti. Nel caso specifico di Porto Empedocle, aspetto ancora però di conoscere le motivazioni della sentenza, e spero che comunque qualcuno recepisca questa lezione e si muova per SEMPLIFICARE

  16. massimo

    Antonio :@ massimo Lo so. Ma forse non passa il mio concetto. Non sono contro il rigassificatore. Sono contro il metodo con cui è stato approvato. Suppongo e spero che quelli approvati al Nord non abbiano avuto bisogno di sotterfugi e inghippi. E sono sicuro che la società civile locale abbia vigilato attentamente pretendendo lo stesso. È, di grazia, troppo pretendere lo stesso per Agrigento?Ma che succede? Dopo anni di Berluaconismo l”Italia neppure la recepisce piú, l’ha proprio cancellata dal sui vocabolario la parola “legalità” tanto da apparire assolutamente incomprensibile seppure inserita in un esteso discorso?Dopodichè non rispondo più perchè se ancora non riesco a fare passare il mio concetto vuol dire che non è colpa di chi legge ma mia e non sono qui ad alimentare flame in un bel blog.Ma se ancora mi si chiede perché sono contro il rigassificatore mi esaspero. Chiedetemi perché sono a favore della legalità, piuttosto.

    E io invece io ancora non riesco a capire: non c’è alcuna ragione di sostanza (o almeno tu non ne hai portate) ed il comune di Agrigento ha fatto ricorso al TAR evidentemente solo per ripicca, il TAR gli ha dato ragione (aspettiamo di vedere le motivazioni) bloccando tutto. E questo sarebbe “essere a favore della legalità”? Ma questa è la legalità dell’avvocato Azzeccagarbugli!

  17. massimo

    Antonio :Ecco un altro che quando i giudici danno una sentenza che non conviene attacca i giudici.

    Ritorno alla mia domanda di ieri notte: “Ma si puó sapere di grazia PERCHÉ il comune di Agrigento si oppone a questo rigassificatore? Vale a dire nella sostanza quali danni temono di subire?”

    Si puó saprere su quali basi i giudici del TAR hanno bloccato tutto? Mancava una marca da bollo? Qualche burocrate aveva firmato scrivendo prima il cognome e poi il nome?

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