8
Mag
2014

Renzi, Il Pd, la Cgil: l’eterno ritorno del fattore Turati-Togliatti

Non c’è niente di più sbagliato che credere alla ripetizione di una storia sempre eguale. Ed è giusto ricordare che fare accostamenti storici, di epoche e personaggi diversi, significa esporsi al rischio di inevitabili forzature. Ma quanto sta avvenendo in questi giorni nel Pd e al congresso della Cgil sulle politiche economiche e sindacali è tutt’altro che nuovo, nella storia della sinistra italiana. Anzi, è la riproposizione, adattata a tempi e personaggi diversi, di una vicenda sin qui inscindibilmente legata alla parabola stessa della sinistra. Una sua maledizione ereditaria. Che nasce dall’irredimibile propensione a dividersi frontalmente su che cosa significhi essere “di sinistra”, come e se sia declinabile con l’essere “riformisti”, invece che antagonisti.

E’ il pendolo che condannò il neonato PSI a vedere violentemente alternarsi al suo interno leadership riformiste e di sinistra sindacal-massimalista, a ogni congresso di inizio Novecento. E’ la ragione per la quale, quando nel 1932 morì, povero in esilio antifascista, il più grande dei socialisti riformisti, Filippo Turati, Palmiro Togliatti scrisse un articolo su Lo Stato Operaio, in cui affermò che era stato “il più corrotto, il più spregevole, il più ripugnante tra tutti gli uomini della sinistra”.  Il tanto venerato Antonio Gramsci non era da meno, quando scriveva che non bisognava esitare a dare “del porco” al socialismo riformista.

Il punto di fondo, che ovviamente i protagonisti attuali della sinistra e del sindacato negherebbero, è sempre lo stesso. C’è una leadership che a un certo punto della storia si forma sull’idea che occorrano riforme coraggiose e realistiche, che tengano cioè conto delle circostanze date e non del presunto obiettivo di costruire l’Eden in terra. E c’è chi di fronte a questo sente violare un credo essenziale, un’identità irrinunciabile della sinistra, per i quali non conta il gradualismo rispetto alle condizioni economiche e finanziarie interne e internazionali, ma conta al contrario chiedere l’impossibile, battersi per l’utopia, erigere tra la propria fede ideale e chi cerca faticosamente di operare nella difficile realtà una muraglia, fatta di irte scomuniche e laceranti divisioni.

A questo riflesso condizionato si aggiunge poi il problema – anch’esso puntualmente ricorrente – per il quale c’è sempre qualcuno che utopicamente si sente ancor  più a sinistra, di chi pur da sinistra critica come “arresa alla destra” una leadership riformista.

Eccoci al paradosso attuale. Praticamente metà del Pd, se sommiamo i vecchi gruppi dirigenti territoriali e i gruppi parlamentari figli delle primarie bersaniane del dicembre 2012, tace ma acconsente in cuor suo alla sferza a Renzi riservata da Susanna Camusso sulla tribuna congressuale di Rimini. Non è forzatura dirlo: quando la leader Cgil ha accusato il premier di prevaricare la democrazia credendosi autosufficiente, al di là del ristretto cerchio renziano i leader storici del Pd hanno taciuto. Al massimo, con un sorridente D’Alema hanno dato un buffetto alla Camusso rimproverandola di non aver parlato “anche” di quanto di buono Renzi stia facendo. Come se quell’”anche” potesse pareggiare la scomunica.

Ma dopodiché alla sferza da sinistra della Camusso a Renzi viene riservata una frusta da sinistra altrettanto energica, rivolta alla segretaria della Cgil dal leader della Fiom Landini, che accusa anch’egli la Cgil camussiana dello stesso difetto da questa ravvisato in Renzi: la violazione insopportabile di regole essenziali del confronto democratico. E altrettanto radicale, ancor più da sinistra, è l’accusa portata anche alla minoranza Cgil dalla pattuglia guidata da Cremaschi, che accusa la sinistra di perdersi ancora in minutaglie come contratti e rappresentanza, quando si tratta di costruire alleanze continentali per ripudiare il debito e respingere il capitalismo, fallito ma sempre in sella.

Si potrà dire che la dialettica violenta tra riformismo e massimalismo non ha impedito alla sinistra italiana di percorrere una sua lunga storia, di avvicinamento pima e di esercizio concreto poi della capacità di governo, in una democrazia instabile e “di mezzo mercato” qual è l’Italia. Verissimo. Ma ogni volta che il conflitto riesplode duramente, sia la sinistra sia l’Italia fanno insieme un passo indietro, se è la sinistra che governa. Oggi, siamo esattamente in queste condizioni.

Per far passare il decreto Poletti sull’allentamento di oneri e vincoli del tempo determinato e apprendistato, Renzi è dovuto ricorrere a una doppia fiducia alle Camere, pur avendo accettato modifiche essenziali, da parte del Pd cigiellino rispetto al testo originario, solo in parte ridimensionate. Ciò che motiva il no di Landini alla Camusso è l’accordo interconfederale che rende esigibili i contratti, con tanto di sanzioni a carico dei rappresentanti sindacali che assumono in azienda atteggiamenti ostili all’adempimento di contratti votati dalla maggioranza dei lavoratori. La prima delle quattro proposte “alternative” rispetto a Renzi, avanzata dalla Camusso al congresso di Rimini, è di smontare dalle fondamenta la riforma delle pensioni, tornando a prepensionamenti di massa. Ancor oggi, il gap tra contributi raccolti e trattamenti previdenziali erogati è di circa 40miliardi di euro l’anno, ma alla leader Cgil aggravare questo peso a carico della fiscalità generale tornando ad abbassare l’età pensionabile sembra cosa buona e giusta, tale da far ripartire meglio l’Italia.

Guardiamoci negli occhi. Ognuno nel Pd, nella Cgil e più a sinistra, ha pieno diritto di giocare la parte che crede. personalmente, resto convinto di una ricetta diversa da tutti loro, molto più centrata su tagli di spesa e di tasse. Ma quando la sinistra governa, arrivare a sperare in cuor proprio che se Grillo supera Renzi alle europee non è poi un gran male perché così Renzi è costretto a darsi una regolata, significa non avere la minima idea dei guai che continuano a gravare sul nostro paese. L’Ocse ha appena abbassato la crescita attesa degli Usa, Giappone, Cina, Russia e Ue. Stiamo continuando a perdere produttività. A marzo, l’indice dei consumi Confcommercio è ancora sceso rispetto a febbraio, e segna meno 2,1% rispetto a un già disastroso 2013.

Non lo diciamo per aiutare Renzi, perché sta a lui fare il suo mestiere e capire che ci sono anche tante critiche fondate, al suo operato. E’ pensando al paese, che da semplici osservatori rivolgiamo al Pd l’invito di pensarci non una ma mille volte, prima di riabbandonarsi a quella sua pulsione ricorrente di sparare alle spalle a ogni leader che appaia non diretta espressione dell’immane vischio storico della Ditta, come la chiama Bersani. E’ un istinto che già tante volte ha portato la sinistra alla sconfitta, e l’Italia ancor più indietro.

 

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9 Responses

  1. adriano

    Dare la parola ai soci mai?”…la dialettica violenta tra riformismo e massimalismo…”,”Ognuno nel PD,nella CGIL e più a sinistra,ha pieno diritto di giocare la parte che crede.”Un momento.Nel PD il sig. Renzi ha vinto la corsa.Lì ha il diritto di attuare il programma che ha presentato ai “suoi” elettori,se lo ha fatto.Se in esso c’è l’armamentario squinternato che sta realizzando,è giusto che lo faccia e all’interno del club non ci si può opporre sabotandolo ma esprimendo opinioni alternative che non ne pregiudichino la realizzazione.Stessa cosa nella CGIL.Oggi o domani si vota il segratario,chi vince piglia tutto.Nulla di complicato.Poi chi vuole giocare al riformista o al massimalista,qualora perda la partita,può farlo a condizione che si limiti a criticare,non a cercare di fermare la macchina.Questo per quanto riguarda le associazioni private PD e CGIL.Per il governo è un altro discorso.Il ragazzo non ha vinto le elezioni in base ad un programma ma lo hanno fatto dei suoi avversari interni con uno diverso.La prassi consolidata del nostro paese che vuole che governi chi non vince gli ha regalato i galloni.Naturalmente tutto è conforme alle norme ma per me resta illegittimo e non accetto nessuna delle cose che fa,a prescindere.Quello che si realizza nel condominio lo deve decidere l’assemblea.Se e quando l’insieme dei provvedimenti di cui parla e forse cerca di realizzare sarà approvato dalle urne,potrà portarne a termine la realizzazione,prima no.Altrimenti la democrazia si trasforma nel motto di Brancaleone,”qui giochiamo a prenderci per le natiche”.

  2. giuseppe

    Non scopriamo niente di nuovo, Giannino.
    La forza attuale di Matteo Renzi è quella di essere sostenuto da tanta gente che non è del Pd e non lo sarà mai.
    Lo stesso Governo, pur nella sua sconclusionata eterogeneità, fatta di statalisti di diverso segno, può annoverare qualche persona di buon senso. E’ il massimo possibile nella situazione data. Un progresso comunque rispetto a Monti, dove il Ministro dell’Interno era un Poliziotto, quello della Difesa un Generale, quello della Funzione Pubblica un Alto Burocrate dello Stato. Una cosa così si era vista solo in Russia e in Cile.

  3. Gaetano Morgante

    La sinistra ogni qual volta deve affrontare le problematiche relative al ciclo di produzione di ricchezza, si blocca inevitabilmente su alcuni loro “totem” ideologici da cui non vogliono e non devono prescindere per non perdere la loro identità politica. La critica mossa a Renzi in questo ultimo periodo è principalmente quella di non dire cose “di sinistra”. Sembra di sentire parlare quella nullità di “Moretti” in uno dei suoi tanti girotondi il cui unico risultato è parlarsi addosso senza concludere nulla. La verità assoluta è che all’alba del 2014 non esistono più molti modi per portare avanti in modo vincente l’economia di un Paese, in quanto la globalizzazione, la moneta unica, l’abbraccio vincolante tra le varie economie del mondo, fa sì che un Paese se non si adatta alla competizione secondo regole di efficientismo e di controllo assoluto della spesa pubblica unite ad una burocrazia che deve essere di stimolo e non coercitiva per l’imprenditore, rischia inevitabilmente di essere stritolato economicamente e quindi anche socialmente. Chiedere alla Camusso di accettare questo è come chiedere ad un astemio di bere una bottiglia di vino, è una forzatura ideologica impossibile perché snaturerebbe il senso stesso della sinistra e del sindacato. Non bisogna dimenticare poi che il sindacato vive sull’art. 18, se togliamo l’art. 18 gli iscritti spariranno come neve al sole e i privilegi dei sindacalisti finiranno nei ricordi di un passato remoto.

  4. MARCO

    il problema, caro Oscar, è italiano in generale, dai Fanfani ai Rumor ai Craxi e Berlusconi con pochi intervalli di Prodi e Dalema TUTTI son clientelari, e dato che gli odori si sentono per differenza si gratificano i clienti e si fa assistenzialismo, alla La Pira che alza il telefono e fa salvare la Pignone si fan fare tornanti sui poderi alle autostrade, si fan le zone di sviluppo industriale nel bergamasco o nell’aretino per non parlar del veneto e dell’emilia. La soluzione? da ragazzo speravo che facesse presto ad arrivare l’Europa e invece fa come le divisioni russe davanti a Varsavia aspetta che le SS facciano pulizia di quelli che amavano la Libertà meglio i disperati col terrore negli occhi, chi ha portato i capitali alle Bahamas o in Svizzera se li andrà a spendere e gli altri a competere coi Polacchi se ci va bene o coi turchi e se ci va peggio coi Tunisini e gli Egiziani anche se hai creduto che lo studio all’estero nei centri di eccellenza ti sarebbe servito, invece un pirla fa il ministro e per non far brutta figura a pirla rispondon con pirla e mezzo in Eni o Enel o Finmeccanica o Poste

  5. roberto

    La sinistra è sempre e sarà sempre quella, almeno in Italia:
    – statalista
    – burocrate
    – ipocrita
    – tendenziosa
    – giustizialista

    Tutte caratteristiche molto pericolose, la frase del segretario cisl…”cambiano presidenti del consiglio ma noi siamo sempre lì.”.la dice lunga sulla mentalità.
    Gli Italiani con i paraocchi continuano a fare i tifosi del PD, mah, che dire..il fatto è che tutti se la stanno facendo sotto perchè non riescono a controllare I 5 stelle e l’incognita Europee. Del paese come al solito non gliene frega niente a nessuno.
    E la storia si ripete: arresti, indagini,magistrati scatenati nel fare politica a modo loro dove guarda caso le loro iniziative sono sempre con tempistiche particolari, giuste ma con molte riserve.
    Renzi al momento serve perchè è l’unico spendibile contro Grillo, poi dopo le Europee chi vivrà vedrà.
    Saluti
    RG

  6. Alberto

    Prepensionamenti sollecitati da Camusso? Non ne parla – da tempo & anche – l’improponibile ministro Madia? Rigidità del sistema tra art. 18 decreto Poletti? Mi pare che si discetti sul nulla. La realtà è che le aziende, quelle gestite da incapaci, non assumono comunque. Le efficienti, che macinano utili pure in Italia, sì. Dai tempi del braccio di ferro Cofferati/Berlusconi, vinto dal primo, è noto che i reintegri per l’art. 18 erano (ignoro se funzioni così anche adesso) 90 all’anno. E’ bastato
    il riprovevole art a bloccare la crescita italiana? In Australia, dove le Unions sono potentissime, il PIL sale dal 1993. Why? My opinion? Qui manca la cultura del servizio e l’amore per il famiglio riguarda tutti. Il caso Barraciu, e piazzamoci pure Pinotti che – bocciata come sindaco è riemersa prima come sottosegretario e poi come ministro, è illuminante. Previsioni per il futuro? Quelle del catastrofista – ultraradicale – che sono. Scenderemo, progressivamente, la china. Ossia gli italiani, non tutti ovviamente, si abitueranno a consumare – molto – di meno.

  7. Dino Kaliman

    ” si adatta alla competizione secondo regole di efficientismo e di controllo assoluto della spesa pubblica unite ad una burocrazia che deve essere di stimolo e non coercitiva per l’imprenditore, rischia inevitabilmente di essere stritolato” questa è la realtà le altre sono parole che diventano politichese. Se manca la voglia di intraprendere, possono diventare pragmatici. Loro sanno cosa è il lavoro, ne possiedono il MK sui territori, possono iniziare un nuovo corso utile a questo tipo, ora diventato, di società. Solo loro possono conoscendo le specializzazioni contigue di molti lavoratori senza occupazione,organizzare ( se il cavallo non beve), ed aiutarli (conoscono gli Enti governativi adatti alla bisogna) ad organizzarli in cooperative. Risolvere i loro problemi burocratici/amministrativi e gestionali. Anche gratis, per coloro che godono di uno stipendio, aiutando le PMI in difficoltà di chiusura. Questo è il nuovo ruolo di solidarietà necessario per uscirne con onore.

  8. giuseppe

    Non ci avevo pensaro. Mi viene solo adesso.
    Turati-Togliatti è già stato a suo tempo sintetizzato in Turigliatto…

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