26
Nov
2009

Chiudere Termini Imerese? Di Stefano Feltri

Riceviamo da Stefano Feltri e volentieri pubblichiamo.

Ma c’è qualcuno che ha il coraggio di suggerire che forse Termini Imerese deve chiudere? Il ministro Claudio Scajola parla di “follia”. Il Partito democratico non è molto presente nel dibattito, assai più occupato a nominare la segreteria formale e quella ombra. Ma parlando con la nuova squadra economica di Bersani, sono tutti d’accordo: la fabbrica non deve chiudere.

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25
Nov
2009

Evasori senza figli

Si potrebbe persino pensare – il sospetto che i potenti la sappiano lunga notoriamente conforta – che dietro il dollaro debole ci sia un piano dell’Amministrazione: tenere il dollaro basso fino alle elezioni di mid-term del 2010, in modo da fare ripartire il settore manifatturiero per ridurre la disoccupazione.

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25
Nov
2009

Tremonti, Bonaiuti, il Pil e la dura statistica

Il ministro Tremonti ci ha dato ieri buone notizie sul Pil atteso per il prossimo anno:

“Può essere che il 2010 chiuda con un segno positivo o particolarmente positivo con 1% o piu’ di 1%”. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti vede la luce in fondo al tunnel e all’assemblea dell’Unione industriali di Roma azzarda una stima sulla ripresa in Italia. Ma, aggiunge, “notiamo che non è un uno da sopra ma un uno da sotto”. Il ministro ha ricordato che nel 2008 il Pil è calato dell’1% e nel 2009 si ridurrà di circa il 5%. Ecco perché se il 2010 chiuderà con un segno positivo questo vuol dire che “si risale dopo aver perso il 6% in due anni” (RaiNews24, 24 novembre).

Molti hanno ripreso oggi la dichiarazione di Tremonti. Tra essi il sottosegretario alla Presidenza Bonaiuti:

Nel 2010 addirittura Tremonti prevede un Pil in crescita dell’1%. Bisogna tenere conto anche del fatto che veniamo da dati negativi: -1% l’anno scorso e -5,5% quest’anno. La crisi non investe solo noi ma tutto il mondo, e noi partiamo da un -6% per andare a un +1%”.

Nessuno sembra invece aver rilevato una piccola (ma non trascurabile) particolarità statistica nel positivo annuncio: una cosa è il tasso di variazione di una grandezza (in questo caso il Pil reale dell’Italia), altra ben diversa è il suo livello nel tempo. Se poniamo il Pil del 2007 pari a 100, nel 2008 il suo livello è sceso a 99, avendo registrato un tasso di variazione del -1%, e poichè nell’anno che sta per chiudersi è attesa una riduzione ulteriore  di circa il 5%, il livello del Pil scenderà a 94 (non uso, volutamente, i decimali). Nel 2010, invece, se farà come prevede Tremonti e come tutti auspichiamo, un +1%, si riporterà a (circa) quota 95, quindi cinque punti percentuali sotto il livello di partenza e non uno sopra come l’affermazione di Tremonti, se erronenamente interpretata, può indurre a credere.

A questo punto la domanda diventa un’altra: a quali tassi dovrebbe crescere il Pil nel 2011 e 2012 per fare in modo che il livello che l’attuale legislatura lascerà alla successiva sia almeno pari a quello che ha ereditato dalla precedente (quindi il nostro 100 di partenza)? La risposta è: più del 2,5% in ognuno dei due anni. Si tratta di un obiettivo decisamente fuori portata . Abbiamo quindi la certezza che la grave recessione in corso, coniugata con l’impossibilità di riforme strutturali rilevanti, farà in modo che la XVII legislatura partirà con un livello di Pil inferiore a quello conseguito al termine della XV. Considerando che la popolazione residente in Italia è in crescita, il dato si aggrava ulteriormente se facciamo riferimento al Pil pro capite anzichè quello complessivo.

25
Nov
2009

Difendere Hayek, ma anche Fama

Ci siamo già occupati delle tesi di Paul De Grauwe, che insegna a Lovanio, è consigliere del presidente della Commissione Europea Barroso, e che personalmente apprezzo più come studioso delle aree monetarie ottimali e subottimali sulla grande scia aperta decenni fa da Bob Mundell, che come economista teorico. Le sue analisi sul dollaro, per esempio, sono preziose di questi tempi. In questo contributo, invece, propone un nuovo step nella strada che sta tentando di battere, quella di una sorta di riunificazione su nuove basi delle teorie economiche, emendando neokeynesismo e marginalismo di quelli che a suo giudizio sono difetti presenti in entrambi i campi. Ve ne propongo la lettura perché è utilissimo da una parte, comprensibilissimo anche ai non economisti come i più di coloro che qui leggono. E, contemporaneamente, perché nella sua piana seduttività contiene a mio giudizio un errore dal quale proprio i non troppo versati devono guardarsi con grande attenzione, perché è diffusissimo nel mainstream e orienta molto il dibattito pubblico. Read More

25
Nov
2009

Per i lettori di Taylor: nuove prove dell’instabilità prodotta dai governi

Spero che molti di voi abbiano letto Getting Off Track di John Taylor, che abbiamo tradotto e pubblicato per IBL Libri.  Conoscete in quel caso la sua – nostra – tesi. A portare la responsabilità prevalente della crisi finanziaria sono stati i tassi troppo bassi praticati in USA dal regolatore monetario,  nonché decisioni sbagliate del regolatore politico. Aggravate infine, dopo la decisione di far fallire Lehman Brothers, dalla richiesta di pieni poteri discrezionali avanzata in Congresso dall’Amministrazione e dalla FED una settimana dopo. A poteri di guerra richiesti, la reazione dei mercati fu quella classica a ogni rischio di guerra: la paura. Sul suo blog Taylor continua ad accumulare chart che dimostrano come l’instabilità si produca per influenza di decisioni politiche, o leaks di orientamenti politici in corso di formazione. Guardate per esempio qui, sul caso Fannie Mae.

25
Nov
2009

Robin Tax. Attenzione: il furto genera dipendenza

La Robin Tax, introdotta nell’estate 2008 per “prendere ai ricchi e dare ai poveri”, non si ferma più. La Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento del Pd che porta da 6,5 a 7,5 punti percentuali l’addizionale Ires per il settore energetico. Questa volta, obiettivo della manovra è finanziare la cancellazione del limite di 22 mesi per la copertura assicurativa ai lavoratori che hanno conseguito l’inabilità a causa di un infortunio. Qui il testo dell’emendamento di Rita Ghedini e Marilena Adamo, qui la cronaca di Quotidiano energia (per abbonati), qui un commento di Diego Menegon per Libertiamo. Se l’aggravio non sarà cancellato dall’aula – pare che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sia contrario – le imprese energetiche arriveranno a pagare un’aliquota del 35 per cento, assurdamente più alta di quella garavante su tutte le altre imprese.

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25
Nov
2009

In quarant’anni le bollette e la casa si son mangiate i soldi per la spesa

Secondo una rielaborazione di dati Istat da parte dell’ufficio studi di Confcommercio, negli ultimi decenni le famiglie italiane hanno sperimentato un sostanzialmente incremento delle risorse assorbite dalle spese definite “obbligatorie”, a scapito delle spese cosiddette “commercializzabili” (alimenti, altri beni di consumo e servizi): se nel 1970 l’insieme di affitto o mutuo, gas, energia, acqua, servizi bancari ed assicurazioni obbligatorie era pari al 23 per cento del totale della spesa, nel 1990 era il 30 per cento, nel 2008 quasi il 39. Di contro, le spese commercializzabili si sono ridotte dal 77 al 70 e poi al 61 per cento, con un forte calo della spesa per beni ed alimenti ed un aumento solo per la spesa per servizi. In più, l’indice dei prezzi delle spese obbligate in quasi 40 anni è cresciuto di circa 27 volte, quello dei commercializzabili di 16 volte (poco più della metà, quindi). Read More