9
Dic
2009

La lezione di Ryanair sulla crisi

Intervistato oggi dal Wall Street Journal, Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair impartisce una lezione su come funzionano i mercati a colleghi, politici ed economisti “di professione”. Le recessioni sono occasioni d’oro, dice, quando le si sa affrontare con strumenti di mercato. È vero, il WSJ non gli chiede se anche la sua Ryanair goda di sussidi da parte di governi locali e società portuali per attirare traffico negli scali, come ringhiano i vettori nazionali tradizionali. Però la sua filosofia è da manuale.

La crisi ci affossa, piangono in Italia i responsabili di Alitalia? Niente affatto, risponde idealmente il vulcanico imprenditore irlandese. Ai suoi occhi, la recessione è una fantastica opportunità di arricchimento: «abbiamo abbassato le tariffe, i costi e aumentato gli affari di un’ulteriore 15%».

Il tutto, udite, udite, senza dover ricorrere a quelle “robuste ristrutturazioni”, spauracchio dei governi e delle compagnie aeree parastatali di mezza Europa.

Il fatto che nell’Isola di smeraldo il tasso di deflazione sia al 5% permette alla compagnia di congelare gli stipendi dei propri dipendenti. Quasi tutti giovani e motivati, i quali di tale congelamento non hanno che da beneficiare, potendo conservare – anzi, accrescere – il loro potere d’acquisto.

Dove intervenire quindi? Ci sono ancora voci a cui mettere mano? Sì, il risparmio sul check in, ad esempio, senza dimenticarsi di quell’idea di tagliare i bagni o prevedere posti (ancora più economici) in piedi. Solo alcune anticipazioni delle tante idee che – garantisce il manager che nel suo settore meglio incarna l’idea del mercato in continua evoluzione – si susseguiranno per i prossimi 20 anni. Senza dimenticarsi di sfruttare la debolezza del dollaro per abbattere i costi di gestione, of course.

Giù il cappello per l’ennesima lezione esemplare impartita a chi – “colleghi”, politici, economisti di professione – certe cose ignora o, peggio, finge di ignorare per mancanza di coraggio.

C’è solo una cosa in grado di minacciare la soddisfazione mai paga di chi rifugge dal sedersi sugli allori: il confronto con la politica, sempre ruvido e motivo d’insofferenza. E non c’è da stupirsi visto che anche in quel di Dublino i governi sono ostaggio della prepotenza dei sindacati, della mancanza di una valida prospettiva economica di analisi e della propria indolenza.

È solo per questi motivi che la compagnia dell’arpa non è riuscita a rompere il monopolio dell’aeroporto di Dublino, né – nonostante i due tentativi – ad acquisire l’intero pacchetto della sgangherata “concorrente” Aer Lingus (già Ryanair per il 29,82%) di cui l’impacciato governo di Brian Cowen decide le sorti, detenendone il 24% delle quote. Una prova della «stupidità» del governo irlandese.

Ryanair non è una di quelle compagnie che sembra preoccuparsi di ogni dettaglio – snack, bibite, giornali in omaggio – salvo poi scordarsi i fondamentali. Che ricordano un po’ il paradosso del welfare state – di cui non è un caso siano diretta emanazione – che si perde dietro ogni fronzolo sia ritenuto di qualche valore sociale per poi fallire nei compiti fondamentali.

Una filosofia di business perfettamente in linea con le semplici pretese dei passeggeri consumatori: decollare e atterrare con il minor ritardo possibile, evitare cancellazioni e perdite di bagagli, il tutto a prezzi sempre più bassi. Anche noi, «amiamo le recessioni», quando c’è qualcuno che ce ne faccia innamorare.

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3 Responses

  1. Andrea Giuricin

    Gentile Marco,

    ottimo articolo! Non è un caso che proprio nei momenti di maggiore crisi nel settore del trasporto aereo, le low cost abbiano avuto la crescita maggiore. E proprio in questi periodi Ryanair ha fatto i contratti per comprare gli aerei e avere i maggiori risparmi.

    Complimenti,

    Andrea

  2. Marco

    Come assistente di volo Ryan non posso che approvare il metodo vincente della compagnia per cui lavoro e ne sono fiero… L’unica ad assumere personale con contratti di lavoro a tempo indeterminato! …Consuetudine terminata almeno 15 anni fa nelle compagnie di bandiera pensando di fare “il bene” dell’azienda!

  3. gigliola boi

    Un bellissimo articolo! Finalmente viene focalizzata l’attenzione su un altro punto di vista, “reattivo” rispetto all’imperante crisi.
    Complimenti,
    Gigliola

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