28
Mag
2010

Ecco perché il tempo della riforma fiscale è… ora!

Abbiamo più volte scritto e ripetuto su questo blog che dilazionare la riforma fiscale con la giustificazione dei saldi pubblici da garantire in tempi di crisi internazionale come causa impediente è un errore.  Un errore grave. La riforma fiscale va fatta ora, esattamente per la ragione che viene citata dai suoi nemici come impossibilitante. Va fatta ora a maggior ragione per un Paese come l’Italia, il cui PIL è cresciuto tra il 1997 e il 2007 dell’1,4% l’anno contro il 2,5% dell’eurozona e il 3% degli USA, con l’effetto di aver patito un calo del reddito per abitante di 7 punti rispetto alla media dell’euroarea. E a maggior ragione ancora in tempi in cui esplode sui mercati la crisi di sostenibilità dei debiti sovrani. Perché i mercati danno il loro voto sulla base non solo del taglio di spesa con il quale si contiene il debito tendenziale, in una situazione nella quale in assenza di interventi correttivi il debito dei Paesi industrializzati andrebbe a fine 2014 al 110% del loro PIL.  Ma esprimono il loro giudizio paritariamente anche sulla base della crescita attesa delle diverse economie, perché aumentando il denominatore la proporzione della spesa pubblica e del deficit aggiuntivo diminuisce.

Per questo, abbiamo più volte scritto e riscritto, il vero problema dell’ Italia è la crescita zero, non il debito pubblico. Ciò che contribuisce (insieme ad altre cause) al rallentamento è la pressione fiscale, non il debito di per sé. Limitarsi a tagliare la spesa, come fa la manovra biennale di 1,6 punti di PIL varata dal governo Berlusconi, ha comunque effetti di riduzione della crescita attesa.  Quanto poi ad aumentare le imposte per ridurre il debito pubblico, è una cura del sintomo (il debito) che rende le cause (cioè le distorsioni introdotte da imposte alte) più gravi, e, quindi, peggiora il problema vero: che è  la crescita zero). Conseguenza: per crescita aggiuntiva OGGI capace di farci uscire dalla spirale della crescita zero, la risposta giusta è utilizzare la dimuinzione immediata e a breve della spesa tendenziale per la copertura dell’effetto di transizione sul gettito di un’immediata e decisa riforma fiscale, che abbatta energicamente l’aliquota marginale (sulle persone con l’Irpef oggi del 43%, sulle aziende con l’Ires del 27,5%, l’IRAP va deputata della componente lavoro e ridoptta a imposizione regionale per il finanziamento della sanità) verso il 23%, come aliquota di convergenza ipotizzata dalla delega fiscale del 2001, al fine di liberare e generare offerta aggiuntiva di lavoro, più reddito e più crescita.

Il rimedio vero è di ridurre le imposte per ridurre gli effetti distorsivi, e insieme ridurre la spesa per attutire l’ impatto sul debito. Chiunque proponga come strada da battere la sola diminuzione della spesa, oggi sbaglia strada e peggiora la crescita italiana, oltre a perpetuare una pressione fidcale che è causa primaria della crescita zero italiana. E’ questo, l’errore del governo. Un errore grave, per quanta simpatia ci faccia Tremonti, che prova meritoriamente a disboscare la spesa pubblica mentre i suoi colleghi politici si affannano a smontare già pezzo a pezzo il decregto ancora non promulgato.ù

Questa stessa nostra tesi è stata sostenuta e riccamente argomentata ieri in un interessantissimo convegno a Roma, organizzato dall’Associazione Folder e dagli amici di NoisefromAmerika. Qui trovate il paper che approfondisce la tesi generale che ci ubnisce, alla luce della letteratuta economica e dei più recenti studi comparati, nonché una proposta concreta, quella di fissare l’aliquota al 23% per i redditi a 26mila euro invece che ai 100mila della delega 2001, che a me personalmente lascia invece assai freddo. Gli autori sono Chiara Rapallini, dell’Università di Firenze, e Aldo Rustichini, dell’ University of Minnesota. Come potete giudicare con chiarezza, gli effetti redistributivi di aliquote molto più “piatte” sui diversi quintili di reddito sono assai inferiori rispetto a quel che invece sostengono tutti i redistribuzionisti italiani, siano essi di sinistra o di destra, convinti che l’alta progressività delle aliquote determini che i ricchi paghino molto più che in regimi di bassa progressività: i dati effettuali del gettito di tutti i Paesi a minori aliquote marginali dimostrano che hanno torto, anzi torto marcio.

Conclusione. Chiunque abbia a cuore un’Italia che cresca più dello zerovirgola, deve sapere che il tempo di una decisa riforma fiscale ora. E’ semplicemente sbagliato difendere la pressione fiscale attuale in ragione dei livelli di spesa corrente da finanziare. E’ sbagliato misurare una decisa riforma fiscale per i suoi effetti statici, perché sono di gran lunga prevalenti i suoi effetti dinamici, di aumento della crescita. Nel periodo intermedio, tutta la minor spesa che occorre tagliare – leggete i numeri di Arrigo – devono andare a copertura del minor gettito a breve. Un punto di Pil di spesa l’anno in meno e di pressione fiscale per ogni anno e per più anni, con un Pil che riprenda a crescere del 2%, disegnano un sentiero di sostenibilità della finanza pubblica italiana molto più solido dei soli – e stentati – tagli, perché capace di riattirare anche più investimenti esteri oltre che di premiare meglio investimenti e consumi nazionali.

E’ un errore capitale, quello che il centrodestra sta compiendo in nome del solo rigore di spesa e dimenticando la propria promessa fiscale. Ah, ci fosse qualche Tea Party anche qui da noi… io sarei in prima fila e gratis.

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21 Responses

  1. Massimo

    Non ho ben capito se per riforma fiscale si intende una semplice riduzione delle aliquote lasciando la medesima struttura ovvero un cambiamento della medesima spostando le imposte dai redditi ai contumi, ovvero al patrimonio, o altro ancora.

  2. cesare b.

    Concordo sulla necessità di intervento “congiunto” su “G” (razionalizzazione e rigore di spesa pubblica) e “t” (convergenza fiscale, ad es. al 23%) per far ripartire la crescita.
    L’intervento su “t”, in particolare, dovrebbe essere accompagnato dal potenziamento dei controlli e dall’inasprimento delle sanzioni (dure, durissime).

    E che dire di una riforma, ora, anche del sistema finanziario?
    Mi sembrerebbe altrettanto necessaria al fine di contribuire ad evitare, al mercato, un (imminente?) inceppo con conseguenze ben più gravi di quelle appena vissute…

    http://www.corriere.it/economia/10_maggio_28/falciani_l_uomo_della_lista_cosi_si_nascondono_i_soldi_virginia_piccolillo_24ba4d02-6a22-11df-bd58-00144f02aabe.shtml

  3. Francamente aspettarsi una cosa del genere da una manovra che non contiene praticamente NULLA per la crescita e la competitività (faccio solo alcuni esempi semplicissimi a costo zero per lo Stato: Obbligo di avere almeno un 40% di dipendenti donne nelle imprese sopra i 30 dipendenti, abolizione degli ordini professionali, dei finanziamenti pubblici a giornali e partiti e via dicendo) mi sembra decisamente troppo… Senza forti provvedimenti di struttura è anche inutile andare a pensare a riduzioni delle imposte perché IMVHO non sono le aliquote in sé e per sé il problema, quanto piuttosto i servizi erogati dallo Stato a fronte della riscossione delle stesse dalle tasche dei contribuenti coglio… ehm, volevo dire onesti…

  4. stefano

    Ah, ci fosse qualche Tea Party anche qui da noi… io sarei in prima fila e gratis.
    Organizziamoli!

  5. I tea party ci sono… ce ne sarà uno il 26 giugno a Roma.
    E poi ovviamente c’è il movimento libertario, c’è la ConfContribuenti… insomma… c’è fermento tra i movimenti anti-tasse. Vedrà che non ci vorrà molto perché il fenomeno esploda…

  6. ezio

    Come si fa a ridurre le tasse senza ridurre la spesa corrente?
    Come si fa a ridurre la spesa corrente se si lasciano i rami secchi, i dipendenti statali in esubero perchè non avrebbero di che vivere mentre gli autonomi che si fermano possono anche morire di fame, le province, i doppi incarichi e chi più ne ha più ne metta?
    Come si fa a conservare il consenso tagliando la spesa pubblica?
    Lei Dott. Giannino, per quel che mi sembra di capire dai suoi programmi radio, si distingue per l’onestà intellettuale, ma scusi, dove vive? A quali governanti rossi azzurri o verdi ecc. è rivolto il Suo articolo? Io penso che l’Italia sia da rifondare piuttosto che tentare l’accanimento terapeutico, magari cominciando prima a formare gli Italiani con la speranza che votino per il bene comune pittosto che per il tornaconto. Per ultimo, come si fa a rendere omogenee entità così diseguali quali il nord ed il meridione?

  7. Beh se aspettiamo dal “ragioniere più pagato d’Italia” un taglio della pressione fiscale a fronte per giunta di questa manovra unicamente vessatoria, stiamo freschi…. (o per dirla alla Keynes “saremo tutti già morti quando accadrà e se accadrà).
    Voltremont cita Marx uno poco favorevole alla salvaguardia del capitale individuale (e presumo anche ai tagli delle tasse sugli individui)…. a fronte di un premier in pieno stato confusional-identitario a livello politico e mentale.
    Italian Tea party fortissimamente Italian Tea Party!!!.
    Ciao da LucaF.

  8. Guido

    Oscar, so bene che ti sei venduto da tempo. Stamani ti ho ascoltato ad Omnibus. Credimi:lascia perdere, sei e resterai un “giornalista” di terza fila.
    Cordialmente

  9. dario

    Benissimo, organizziamo questo Tea Party, per ragionare e proporre con forza l’introduzione di una flat tax che permetta di smuovere in maniera decisiva ‘sta benedetta funzione [1 / (1 − c)] * (A + G + I + X).

  10. Pastore Sardo

    Caro Oscar, anche io ti ho ascoltato a Omnibus, l’asineria , l’ipocrisia e l’oppotunismo dei nostri politici e di buona parte dei giornalisti regna sovrana … capisco lo scazzo, io ormai mi sono arreso e sto investendo su mio figlio affinchè possa essere competitivo nel caso voglia scappare all’estero e io nel mentre cerco di sopravvivere con il naso turato.

  11. X Giannino
    Stamattina l’ho seguita su Omnibus.
    Ha la mia totale solidarietà.
    Non se la prenda…il livello dei conduttori televisivi in Italia è molto basso e il loro obiettivo è fare share.
    azimut72

  12. francesco menzani

    chiaro e lampante il commento di Oscar Giannino . il fatto non dico preoccupante , ma tragico ,è che Tremonti e Berlusconi hanno ideato e sottoscritto una manovra così inutile ,e non intelligente . se Tremonti e Berlusconi fanno cose del genere siamo fregati per i prossimi duecento anni . a rincarare la dose devo dire che ,se fossi vissuto nell’ultimo mese sulla luna e ritornato sulla terra in questi giorni ,direi con assoluta certezza che questa manovra è farina del sacco di Prodi e Visco . non aggiungo altro . sarebbe stato sufficiente abolire 600.000 auto blu x 50.000 euro /cad = 30 miliardi di euro risparmiati per vitam aeternam ,amen . ciao a tutti

  13. none

    Possono portare le aliquote anche al 200%, tanto incasseranno 0 lo stesso e pagheranno la cassa integragrazione agli operai privilegiati. viva l’argentina!

  14. Bernardo

    21 miliardi…ma è vera la seguente stima?????

    Come promesso riporteremo giornalmente questo articolo, tanto per ricordare che in Italia i soldi per sanare i problemi ci sono e questo e’ solo uno dei tanti esempi da dove poter attingere.

    Record di auto blu in Italia: con 629.120 vetture siamo i primi al mondo. Sapete quanto ci costa questo record? Tra vetture, autisti, manutenzione, carburante, pedaggi autostradali ben 21 miliardi di euro ogni anno

    Avete letto bene: ventuno miliardi di Euro. La cifra astronomica è il conto che dobbiamo pagare per avere il più alto numero di auto blu di tutto il mondo. Negli Stati Uniti sono 73.000; in Francia 65.000; in Gran Bretagna -notizia di ieri il taglio del Governo inglese alle auto con autista- sono 55.000; in Germania 54.000; in Spagna 44.000; in Giappone 35.000; in Grecia 34.000 e in Portogallo 23.000. In Italia? 629.120 vetture!!
    il dato assurdo è che questa folle cifra è aumentata negli ultimi anni: nel 2009 erano 607.918, nel 2007 erano 574.000 e nel 2005 erano 198.596. Il dato arriva da una proiezione effettuata dalla KRLS Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani.

    Tagliare la spesa pubblica si può senza alcun danno per gli italiani. Basta solo applicare le leggi vigenti anche alla casta. Gli amministratori pubblici, in Italia, hanno superato ogni limite. Non basta pubblicare sul sito internet il nome delle amministrazioni buone o cattive; per ridurre drasticamente il parco auto della pubblica amministrazione bisogna pubblicare il nome e cognome degli utilizzatori e tassare le auto blu come fringe benefit, ha dichiarato il presidente di Contribuenti.it, Vittorio Carlomagno.
    La domanda mi sorge spontanea: perchè in tutto il mondo hanno meno di un decimo delle nostre auto blu? Non sarebbe il caso di tagliare questo tipo di privilegio estremamente caro piuttosto che alzare il pedaggio autostradale? Se la cifra calasse del 50%, rimanendo sempre lo Stato vincitore, le auto blu ci costerebbero solamente 11 miliardi di Euro.
    E pensare che hanno anche avuto la faccia tosta di chiedere l’immunitàè per i propri autisti..

  15. JACOPO

    Dott Giannino, ieri a Porta a Porta hanno provato ad “incastrarla” affermando che gli unici ad evadere sono imprenditori e professionisti. Ma qualcuno pensa mai che la pausa caffè di un dipendente pubblico è evasione? O l’abuso di permessi “facili” per legge 104 e simili? O permessi per maternità infinite? Nell’orario di lavoro il dipendente pubblico non dovrebbe mai assentarsi…e invece quando si cerca di contattare un ente…conosciamo tutti le mille difficoltà! Questa non è evasione? Ogni minuto di assenza dal posto di lavoro è EVASIONE!!!!!! Da non sottovalutare. Saluti. Un commercialista

  16. sebastiano comis

    Ero a Pasiano il 29. Anzitutto, per coerenza dovrebbe rifiutare inviti a manifestazioni pagate con soldi pubblici. Avrà anche notato l’auto blu del presidente della provincia, una
    Audi da 60.000 Euro, con autista, il sabato pomeriggio. Pasiano è nella zona del mobile, dove ai tempi buoni il nero era almeno il 50% del venduto. Il presenti alla sua conferenza il problema della tassazione se lo sono sempre risolto da soli. Io penso invece che la prima questione da affrontare sia quella della qualità, non della quantità della spesa pubblica.
    Meno dipendenti inutili, più investimenti, altro che riforma fiscale. Avrei anche altro da dire, ma voglio restare in tema.

  17. Andrea

    Concordo pienamente con il pensiero liberista di Oscar. Devo dire però che sono molto deluso dell’esperienza di questo centrodestra italiano. Fin dal 1994 (la “discesa in campo”) molti di noi avevano riposto speranze in una sedicente nuova classe politica che avrebbe dovuto portare questi argomenti al centro del pensiero ispiratore dell’azione politica. Riforme del welfare, riforma fiscale, riforma della giustizia (nel senso di farla funzionare e non nel senso inteso da questo governo), rispetto della legalità (la cui mancanza è fonte di inefficienza ed ingiustizia). Per ben 2 occasioni al governo Berlusconi è stata data la possibilità politica di fare queste cose. Maggioranze del centrodestra come nelle ultime legislature non se ne ha memoria nella storia della Repubblica Italiana. Ebbene… niente… solo misure populiste, orientate ad una logica dell’emergenza, senza una visione di lungo periodo. Misure timorose del giudizio popolare dei sondaggi, senza spessore politico. E non mi si venga a dire che politicamente sono misure difficili da prendere, perchè nel corso di questi anni abbiamo sopportato intollerabili leggi le cui finalità erano più dettate da interessi specifici di qualcuno piuttosto che da esigenze di carattere nazionale. Per questo sono profondamente deluso da questo centrodestra e non mi aspetto niente di quello che lei, Oscar, giustamente propone. Voto a Berlusconi:4

  18. GIAMPAOLO

    Concordo con lei sull’analisi, ma le misure da prendere richiedono degli statisti, noi non li abbiamo ( nemmeno in europa abbondano). forse ci potrebbeaiutare il dott.Faustroll, patafisico.

  19. Cosimo

    Ho ascoltato con molta attenzione la sua trasmissione sui lavoratori socialmente utili della Sicilia, che il presidente Lombardo vorrebbe assumere a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione.

    A mio parere quei lavoratori, e tutti i lavoratori socialmente utili, non dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione.

    Come sicuramente sa, la pubblica amministrazione ha un numero di addetti elevatissimo, assolutamente eccessivo rispetto alle necessità e costa a noi italiani l’11% del PIL.

    Se, in più, ci mettiamo che è assolutamente inefficiente, non vedo alcun motivo per fare aumentare il numero di addetti nella pubblica amministrazione.

    Sono invece d’accordo con la politica tedesca, ossia di licenziare anche nella pubblica amministrazione, come avviene nel settore privato.

    Trovo assolutamente scorretto che i lavoratori dell’amministrazione pubblica lavorino meno ore di quelli del settore privato e che non possano in alcun modo essere licenziati.

    In più, non trovo giusto che i lavoratori settentrionali debbano pagare un surplus di tasse per pagare i servizi, ospedali, scuole, ecc. dei meridionali.

    La questione è sempre la stessa, i meridionali sono inefficienti, non hanno voglia di lavorare e devono capire, una volta per sempre, che se vogliono i servizi devono produrre ricchezza, senza essere sempre aiutati dai settentrionali. Per quanto riguarda il tema dell’illegalità sono per perseguirla a tutti i livelli e senza sconti per nessuno. Le case abusive in Campania vanno abbattute e basta, non esistono zone franche.

    Lo Stato non può assolutamente dare l’impressione che in qualche parte d’Italia ci possa essere una zona franca dove poter pascolare nel prato dell’illegalità senza che qualcuno intervenga a sanzionare i comportamenti non legali.

    Sono fermamente convinto che le istanze della Lega siano più che condivisibili.

    Dico tutto ciò da meridionale.

    Un saluto

  20. I Tea Party ci sono e stanno iniziando a carburare!
    Ci sarebbe davvero bisogno di persone come lei Giannino.
    Per informazioni, adesioni e partecipare potete visitare il nuovo sito del movimento che chiede meno stato e più mercato: http://www.teapartyitalia.it

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