20
Ago
2013

Divieti d’Italia e il tempo di morire

Questa settimana l’articolo sui divieti è dedicato ad alcune ordinanze piuttosto datate e a quella più assurda.

Con riferimento alle prime, sul sito Capritourism si avvisa che, in virtù di ordinanze risalenti fin’anche agli anni ‘60, a Capri è vietato, fatta eccezione per spiagge e stabilimenti balneari, usare zoccoli di legno (ordinanza Comune di Capri del 19 luglio 1960); in tutti i luoghi all’aperto, comprese piazze e spiagge, non si possono attivare radio, giradischi e juke-box (ordinanza Comune di Capri del 2 agosto 1963); in tutto il Comune è vietato girare a torso nudo e in costume da bagno (ordinanza Comune di Capri del 9 agosto 1988): se ne deduce che sarebbero comprese anche le spiagge. Dunque, tintarella addio. Non è chiaro come non indossare zoccoli di legno, ascoltare la radio e girare in costume possano tutelare l’ordine pubblico. O, forse, nello stratificarsi di leggi e ordinanze, ne è stata dimenticata qualcuna…

Tornando a tempi più recenti, il premio alla fantasia va certamente al sindaco di Roncadelle, che ha istituito il divieto di morire, nel territorio comunale, per mancanza di loculi. Si tratta, ovviamente, di una provocazione: è stato demandato alla Polizia Locale ed alle altre Forze di Polizia di Stato il compito di controllare l’osservanza del provvedimento, ma di fatto non sono previste sanzioni.

Una simile ordinanza è stata ispirata della difficoltà di ampliare il cimitero per la mancanza di fondi dovuta ai vincoli di bilancio imposti dal Patto di stabilità. Apparentemente meno fantasiosa e certamente più saggia la scelta di affidare l’ampliamento a un privato. Tuttavia, il soggetto infine prescelto risulta essere la Cogeme, multiutility di Linea Group che si occupa prevalentemente di servizi energetici ed ambientali. Sebbene si tratti di un ente di diritto formalmente privato, è in realtà una società comunale a tutti gli effetti. Un escamotage per rientrare nei vincoli del Patto di stabilità, ma non certo una concessione ai privati: la parola ultima, sarà comunque quella dei comuni che ne fanno parte.

L’ordinanza fantasiosa ha quindi ottenuto una soluzione altrettanto fantasiosa, se così si vuole definire quella che sembra invece essere la solita privatizzazione all’italiana (ovvero, una vera e propria non privatizzazione, ovvero una bufala, ovvero una presa in giro).

Chiunque volesse segnalare ordinanze di divieti particolarmente assurdi, limitanti e inutili, può farlo su twitter (@LuciaQuaglino) o via e-mail (lucia.quaglino@brunoleoni.or

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2 Responses

  1. Giovanni Bravin

    Qui a Conegliano, il Comune ha una partecipazione azionaria nella proprietà di un consorzio (CIT1), che a loro volta hanno appaltato la raccolta rifiuti, pulizia stradale, etc, alla SAVNO. Quest’ultima ha in portafoglio la maggioranza dei Ciomuni sinistra Piave, come clienti. Una delle rare eccezioni, è proprio il Comune di susegana, confinante con Conegliano, che ha preferito affidarsi ad altra ditta per analoghi servizi. I servizi dati al Cittadino di Susegana, costano meno di quelli resi ad un cittadino di Conegliano, a parità di superficie, numero abitanti etc.

  2. Aronne

    Guardi che a Susegana c’è solamente un altro consorzio sempre detenuto in toto dai Comuni (quelli della destra Piave) e non una ditta privata a cui è stato affidato la raccolta dei rifiuti

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