30
Lug
2013

Divieti d’Italia, dai boschi alle case, tra creatività e follia

L’ultimo post sui divieti è stato dedicato ad alimenti e alcolici, la cui vendita è proibita dalle 15 alle 6 anche a Genova (nella zona di Prè), città particolarmente famosa per la tirchieria dei suoi abitanti, ma assai prodiga in merito ai divieti. Tra questi, quelli di utilizzare balconi o terrazzi come luogo di deposito di relitti, rifiuti o altri simili materiali (se non in situazioni eccezionali e a condizione che vengano rimossi al più presto); è inoltre vietato scuotere e stendere panni; i proprietari di negozi o i loro dipendenti possono occupare con scale e sgabelli il suolo pubblico davanti ai loro negozi, per eseguire la pulizia delle vetrine, solo dalle ore 7 alle ore 9,30; inoltre, non si può dar da mangiare ai cinghiali. Quindi, seguono tutta una serie di divieti per normare comportamenti di buon senso, dai giochi (“Sono vietati sul suolo pubblico o aperto al pubblico i giuochi e le altre  manifestazioni che possono recare danno o molestia nonchè intralcio alla  circolazione”), agli assembramenti (“Sono vietati gli assembramenti che provochino ostacolo alla circolazione”), alla custodia dei bambini (“I bambini di età inferiore ai sei anni non possono essere lasciati incustoditi, da chi ne ha la patria potestà, tutela o vigilanza, nei luoghi pubblici o aperti al pubblico”).

Ma Genova non è l’unica città ligure fertile di divieti. A Sanremo (IM) è infatti regolata anche la disposizione di antenne e parabole tv: “è fatto divieto su tutto il territorio comunale di installare parabole TV ed antenne di ogni forma e dimensione su balconi, finestre e davanzali prospicienti piazze o pubbliche vie che devono bensì essere posizionate conformemente alle disposizioni di cui all’art. 76 del Regolamento Edilizio, limitandone per quanto possibile il numero. Entro 180 giorni a far data dalla presente ordinanza le parabole irregolarmente posizionate devono essere rimosse e ricollocate come sopra indicato”. La sanzione va dai 25 ai 500 euro.

È poi vietata “l’esposizione di panni, indumenti, biancheria, tappeti e simili su balconi e finestre prospicienti piazze o pubbliche vie e/o in aree comunque visibili dalle stesse (in piazza Bresca, piazza Sardi, via Palazzo e nel perimetro della città vecchia)”.

In piazza C. Colombo, piazza Eroi Sanremesi, piazza A. Muccioli, e nella prima parte di via Martiri della Libertà e via Pietro Agosti, non ci si può sedere sulle scale, sui bordi delle vasche e sugli ingressi dei portoni privati.

In spiaggia è proibito lo svolgimento di attività, anche ludiche, che possano minacciare, oltre che l’incolumità, la tranquillità del pubblico, né è possibile tuffarsi dalle scogliere.

Come nelle due città liguri, anche a Pianezza (TO), in Piemonte, è vietato stendere panni e biancheria, oltre che scuotere tovaglie e tappeti, fuori da finestre e terrazze su vie pubbliche luoghi visibili da suolo pubblico. Nei cortili interni si può invece sbattere e spolverare fino alle 10 del mattino.

Ma non solo: è proibito sedersi sulla carreggiata stradale o nelle piazze, sotto i portici, sulle soglie di edifici pubblici, delle chiese e delle abitazioni private; non si possono installare antenne paraboliche in contrasto visivo con edifici o zone di rilevante valore storico – artistico; a coloro che preparano, vendono e manipolano generi alimentari è vietato inumidirsi le dita con la saliva (in tal caso, il compratore che vedesse tali operazioni potrà rifiutare le merci).

Non sono regolamentate solo le attività cittadine: a Bolzano, ai sensi della legge provinciale 19 giugno 1991, n. 18 è vietato il danneggiamento di funghi sul terreno. Se, incidentalmente, qualcuno dovesse calpestare un fungo, sarà sanzionato con una multa che potrebbe arrivare fino a 126 euro.

La raccolta di funghi potrebbe rivelarsi un’attività piuttosto complessa, dal momento che richiede la conoscenza di una quantità notevole di norme ben precise: è possibile raccogliere funghi solo nei giorni pari del mese, dalle 7 alle 19, ma non se ne può raccogliere più di un chilo (dopo aver presentato denuncia), a meno che il singolo fungo non pesi di più. Fanno eccezione i residenti del relativo comune, che invece possono raccoglierne due a testa. Sempre nei giorni pari, tra le 7 e le 19. Nel caso si superi la quantità consentita, si pagano 34 euro per ogni chilogrammo o frazione di esso in eccesso. La stessa quantità viene inoltre confiscata. Non solo: i funghi non possono essere messi in buste di plastica o tessuto, ma esclusivamente trasportati in contenitori rigidi, aperti e areati. In caso di violazione di tale norma, si può pagare una multa, che può variare da 34 euro a 97 euro.

Ancora a proposito di contenitori, a Venezia fu vietato il trasporto di mercanzia in grandi sacchi di plastica, borsoni e analoghi contenitori. Il provvedimento era finalizzato a contrastare il commercio abusivo in centro storico e tutelare i cittadini, dal momento che, nella fuga, gli ambulanti irregolari spesso usavano i propri sacchetti di plastica e i borsoni per travolgere i passanti e costringere così gli agenti a fermarsi per aiutarli. Si proibiva anche la sosta prolungata nello stesso luogo, sempre con sacchi e borsoni. Sebbene siano apprezzabili i tentativi di lotta alla criminalità, un pensiero va inevitabilmente a quanti siano soliti fare grandi quantità di spesa con sacchi di plastica, o a chi si reca in palestra o piscina con borsoni. Senza parlare di chi, carico di tali pesi, dovesse sostare qualche minuto per stanchezza, o per chiacchierare con un amico.

Sempre a Venezia, come in molte altre città italiane, tra cui Milano  e Aosta, già dalla seconda metà degli anni ‘90 è vietato dare da mangiare ai piccioni. Dal 30 aprile 2008 è proibito anche in piazza San Marco, che prima era esclusa.

Il fine è quello di ridurre i rischi igienico-sanitari e i danni alle opere d’arte. Ne segue che anche buttare le briciole per terra potrebbe essere pericoloso e multabile. Certo, per evitare la sanzione basterebbe semplicemente controllare che, mentre si scuote la tovaglia, non passino vigili urbani. Inoltre, non è chiaro come ci si debba comportare per il pianerottolo e il balcone di casa propria: eventuali briciole lasciate lì, potrebbe infatti essere fonte di nutrimento per i volatili.

Da questo punto di vista, è molto chiara l’ordinanza no. 50/2006 di Rapallo (GE), avente per oggetto “Piccione e Tutela della Salute”, dove si specifica che il divieto di cibo deve avvenire anche su aree private. Inoltre, “i proprietari di edifici, gli amministratori condominiali e chiunque a qualsiasi titolo vanti diritti reali su immobili esposti alla nidificazione ed allo stazionamento dei piccioni” devono provvedere, “a propria cura e spese, all’adozione, concertata se necessario con i competenti uffici comunali, di interventi atti a:

“o Schermare con adeguate reti a maglie sottili o altro mezzo idoneo le aperture permanenti di abitazioni, vista l’attitudine dei piccioni ad occupare soffitte, solai e sottotetti che offrano riparo o luogo per la nidificazione;

o Installare ove possibile, dissuasori sui punti di posa (cornicioni terrazzi pensiline davanzali ecc) onde impedirne lo stazionamento;

o Mantenere perfettamente pulite da guano o piccioni morti, le zone sottostanti i fabbricati o strutture interessate dalla presenza di piccioni;

o Effettuare periodiche disinfestazioni per limitare la presenza di argas reflexus ( zecca dei piccioni) e acari, che possono pungere l’uomo. In particolare nel caso di ripulitura di zone a suoi tempo colonizzate, la disinfestazione deve essere sempre effettuata”.

Se non si rispettano tali norme all’interno della propria abitazione privata, la multa potrebbe arrivare a 500 euro.

A Viareggio (LU), il principio ispiratore della tutela del decoro urbano, ha portato a emanare un’ordinanza con una serie di divieti validi su tutto il territorio comunale. Tra questi, quelli di disporre giacigli, o comunque coricarsi per terra: se tale divieto potrebbe in fondo essere comprensibile “nelle piazze e strade, nei luoghi aperti al pubblico passaggio e nello spazio pubblico antistante pubbliche sedi oppure esercizi pubblici o commerciali o di pubblico spettacolo/intrattenimento”, lo risulta un po’ meno nei parchi cittadini, spesso uniche aree di oasi cittadina dove è possibile trovare un po’ di verde oltre il cemento delle strade, per riposarsi e prendere il sole. Del resto, è addirittura vietato circolare o sostare con veicoli all’interno di aiuole e parchi: quindi addio gite nei parchi in bici. Impossibile poi pensare di fare pic nic o mangiare un panino per strada, visto che la stessa ordinanza vieta di “consumare pasti in luoghi pubblici, fatte salve le aree appositamente attrezzate”.

“Particolare”, poi, il divieto di “compiere deiezioni o sputare in luoghi pubblici o aperti al pubblico o visibili da questi luoghi”.

Nel complesso, si tratta che divieti che arrivano a regolare quelle che sono norme di buona educazione e comportamento in luogo pubblico – tra cui anche sdraiarsi o salire sulle panchine pubbliche con i piedi (sempre a Viareggio) – come se una legge potesse insegnare la buona educazione a chi non ce l’ha. Senza contare che, per rendere effettivamente applicabili tali norme (si pensi a quelle sui piccioni di Rapallo o a tutte le norme da rispettare all’interno delle proprie mura domestiche), sarebbero necessari degli investimenti, i cui costi dovrebbero essere sostenuti dai cittadini, oltre a controlli costanti (per pesare i funghi, verificare che nessuno sbatta i tappeti oltre le 10 del mattino o si inumidisca le dita con la bocca), anch’essi quanto mai onerosi. Ancora divieti più costosi che utili.

Ricordiamo che chiunque volesse segnalare ordinanze di divieti particolarmente assurdi, limitanti e inutili, può farlo su twitter (@LuciaQuaglino) o via e-mail (lucia.quaglino@brunoleoni.it).

 

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5 Responses

  1. Roberto

    Questo articolo fa un elenco acritico di molte ordinanze e divieti, senza analizzarne i validi motivi.
    Per esempio, se ci si documentasse un poco, si scoprirebbe del perchè i funghi raccolti debbano essere trasportati IN TUTTA EUROPA in cestini aperti, dato che dopo la raccolta rilasciano molte spore e quindi attraversando il bosco si propagano ovunque e successivamente se ne possono raccogliere in gran quantità.
    Allo stesso modo, in molti Comuni (tragicamente oppressivi verso i diritti del libero individuo) è fatto divieto di lasciare contenitori pieni d’acqua per impedire la proliferazione di zanzare tigre.
    Per quanto riguarda i boschi che tanto allietano la vista e producono TUTTO l’ossigeno che respiriamo, nei boschi PRIVATI si possono abbattere solamente le piante segnalate con un tratto di vernice dal personale della Forestale (qual vergognoso statalismo da Unione Europea Sovietica!) altrimenti i proprietari li raderebbero al suolo (Leggete come l’anarcoliberismo generò il Dust Bowl e come oggi negli Stati Uniti d’America – pericoloso covo di komunisti – vigano norme analoghe e di come lo Stato dell’Oklahoma coordini la gestione dei boschi ed esegua rimboschimenti per evitare il ripetersi di tali tragedie).
    Pensate a quali tragedie immense si sono verificate in Paesi immensi e con enormi risorse come gli USA ed immaginate se in un Paese montagnoso e sovrappopolato come l’Italia fosse possibile far tutto ciò che si desidera. Saremmo ricoperti da una coltre ininterrotta di cemento ed asfalto e dovremmo emigrare come i poveri Okies a causa dell’iperliberismo dei deficienti.
    Anche in un condominio vi è un Regolamento Condominiale, in ogni Comune esistono i Piani Regolatori e se un PRIVATO decide di lasciar crescere la propria siepe fino ad occupare la sede stradale, il Sindaco può emettere una Ordinanza per obbligare bolscevicamente il proprietario a liberare la strada dato che i bisogni degli individui devono sempre essere CONTEMPERATI con le esigenze pubbliche.
    Spero che il vostro vicino di casa, ignorando i divieti delle ASL (social-statal-dirigiste), impianti un maleodorante pollaio sul balcone della propria casa e vi appesti a morte.
    VIVA LA LIBERTA’!

  2. alexzanda

    divieto di mangiare gelati dopo mezzanotte a milano.
    non c’è limite alla stupidità umana, soprattutto quando nasce dalla volontà di educare e/o regolamentare i costumi di vita del popolo.
    chissà quanto tempo ci vorrà per ribellarsi a tutto ciò e ridere di chiunque tenti ancora di farlo in futuro. io dico almeno un’altra generazione in italia, perchè quella attuale è andata….

  3. Francesco_P

    @Roberto, 30 luglio 2013,
    date la sua propensione alla difesa dell’ambiente dovrebbe sapere che fra le biomasse che assorbono più CO2 di quanta non ne emettano, la principale è rappresentata dai cianobatteri, non dalla vegetazione terrestre. Il ciclo della CO2 è comunque molto complesso e gli Oceani sono il principale deposito per la quantità disciolta nell’acqua e per quella depositata sui fondali trasformata in carbonato di calcio ed altri composti da processi fisico-chimici e biologici. I divieti stupidi servono ai comuni per fare cassa con le multe, non certo a salvaguardare il decoro, l’ambiente o l’economia. In compenso suggestionano le menti deboli che non sanno più distinguere fra ciò che ha senso e ciò che non lo ha affatto.

  4. Roberto

    Aggiungo anche che quando il Lombardo-Veneto era un protettorato dell’Impero Austroungarico, qualsiasi negozio fronte strada aveva l’obbligo di porre delle ciotole con acqua vicino all’ingresso in modo che cani e gatti potessero abbeverarsi.
    Chi trasgrediva era punito con multe e chiusure temporanee dell’attività.
    Appena gli itagliani si liberarono degli ‘Austriacanti’ le ciotole sparirono e così gli animali ora possono iperliberisticamente schiattare di sete. Questo sì che è un grande passo avanti per l’individualista esercente! E’ noto a tutti che in itaglia infatti il buon senso prevalga ed infatti oggi i liberi cittadini esercenti pongono tali ciotole di propria iniziativa, senza che sia necessario l’odiato obbligo!
    Chiunque può inciampare in miriadi di tali ciotole girando per Verona o Milano. Questo dimostra che il cittadino non ha bisogno di lacci e lacciuoli, ci arriva da solo a fare il meglio!
    VIVA LA LIBERTA’!

  5. Quando una forma mentis diventa ideologia si affermano stupidaggini: questo è vero anche per il liberismo. Molti dei divieti elencati sono sensati, altri potrebbero esserlo o non esserlo a seconda del contesto.
    Per esempio io vorrei vivere in un posto dove fosse vietato battere i panni dalle finestre, perchè non mi va di beccarmi sul bucato steso, o qualsiasi cosa del mio balcone, le schifezze dei vicini di sopra!
    W i Divieti, se sensati, Abbasso il liberismo ideologico!

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