30
Apr
2014

Condanna D&G: cosa aveva detto il Sostituto procuratore nella requisitoria

In occasione della condanna degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana appena pronunciata dalla Corte di Appello di Milano per evasione fiscale tramite esterovestizione, in attesa di poter leggere la sentenza, riproponiamo alcuni stralci apparsi sulla stampa delle conclusioni al processo del Sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria Amato.

“Come cittadino e contribuente italiano posso indispettirmi per questo risultato. Posso plaudire alla Guardia di finanza che accende i riflettori, però posso allora aspettarmi un intervento su Marchionne e sulla Fiat quando verrà trasferita in Olanda? Ma come operatore della legge devo spogliarmi da ogni pregiudizio. La Comunità Europea ha detto che operazioni di questo genere sono legittime, che nessuna norma vieta la ristrutturazione del gruppo come è stata fatta, che la cessione dei marchi è uno strumento previsto ovunque, che il trasferimento un paese della Comunità rientra nelle libera scelta imprenditoriale e nel diritto alla libera circolazione”.

“Si sceglie il Lussemburgo perché ha la borsa più vivace in Europa, perché il suo regime fiscale è capace di attrarre i capitali e anche perché ha molti trattati bilaterali con diversi stati che regolano il principio della doppia imposizione”.
“Guardia di Finanza e Procura non si lascino abbagliare da suggestioni e pregiudizi. È necessario un salto culturale, davvero vogliamo credere che le società devono avere una struttura faraonica? Come tutte le moderne realtà non vogliono avere a che fare con malattie, sindacati, gravidanze, vogliono abbattere i costi fissi”.

“Sapete cosa significa per un’azienda avere in casa la Finanza? Sapete cosa rappresenta nel mondo Dolce e Gabbana? Per fermare gli interventi a volte troppo invasivi delle Guardia di Finanza c’è voluto uno statuto in ambito tributario”

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3 Responses

  1. Emanuele Catena

    Un giorno di anni orsono mi chiama la segretaria dello stabilimento dicendomi che vi era un accertamento della GdiF.
    Prendo il primo volo ed arrivo in stabilimento, dove la GdiF aveva fatfo sospendere, non ho abbiamo ancora capito ad anni di distanza con quale diritto, anche il flusso lavorativo.
    Era una fabbrica farmaceutica che lavorava conto terzi e dava lavoro a parecchie famiglie.
    Dopo tre mesi di indagini, cassa integrazione per sequestro dello stabilimento e successiva richiesta di procedura concorsuale, la relazione della GdiF sostanzialmente diceva che “vi era stata malversazione ai danni dello stato e frode fiscale, poichè a seguito di fatture false non sinè dato seguito al programma di investimento e di fatto nessuno stabilimentonera mai stato costruito”.
    Convinto di essere in un brutto incubo chiedo al comandante del nucleo che ha investigato come potave asserire certe cose avendo; sequestrato una fabbrica operante con tanto di commesse con ASL ed aziende e con persone assunte.
    La risposta:”stando alle carte non è mai stato costruito nessuno stabilimento, sarà eventualmente una CTU a determinare il contrario”.

    Per favore non parlatemi più di GdiF, periti, tribunali e leggi italiane.
    Ho ti incontri ogni mercoledì a via della dogana vecchia, od hai una tessera di partito o non conti nulla.

  2. E’ storia vecchia, quella dello strapotere giudiziario, usato anche nei modi più scorretti, come dicevo qui

    http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/03/18/disfunzioni-della-giustizia-in-italia-gino-sannino-dice-che/

    D’altronde, non ci si illuda: la radice del problema è ancora a monte, non solo per la cattiva gestione del giudiziario, ma anche per tutto il resto… ed è solo intervenendo a livello antropologico, che sarà possibile superare la crisi, verso un progresso non effimero, come dicevo brevemente anche qui

    http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2013/12/23/convegno-tempi-panorama-su-riforma-giustizia-pare-ancora-sfuggire-che-il-problema-e-a-monte/

  3. Giovanni

    Le parole pronunciate dal magistrato sono buon senso allo stato puro, prima ancora che ricostruzione convincente del quadro normativo.
    L’atteggiamento fiscal-giustizialista che connota certi accertamenti tributari non solo danneggia i diretti interessati ma contribuisce anche a ridurre l’attrattività del Paese in termini di investimenti esteri.
    Qui non è questione di riforme per rendere efficiente il sistema giustizia. E’ questione, più ampia, di rispetto della libertà di impresa e della capacità che la stessa ha di promuovere crescita, benessere e mobilità sociale.

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