19
Lug
2010

Bugiardi e mentitori

Oggi il Forum dei movimenti per l’acqua ha consegnato in Cassazione oltre un milione e quattrocentomila firme per i tre quesiti referendari contro la “privatizzazione” dell’acqua. Secondo gli organizzatori, “nessun referendum nella storia repubblicana ha raccolto tante firme”. In un contesto normale parlerei dei tre referendum, del loro contenuto e delle ragioni per cui sono contrario (qui Luigi Ceffalo e qui Piercamillo Falasca e Rosita Romano spiegano le nostre posizioni sul decreto Ronchi e dintorni). Oggi non lo faccio. Oggi faccio qualcosa che normalmente non farei: parlare degli organizzatori. Perché penso che le firme raccolte siano firme estorte.

Quasi un milione e mezzo di persone hanno firmato contro la “privatizzazione” dell’acqua, sulla scorta di slogan del tipo “l’acqua non si vende” o “l’acqua non è una merce”. Mi dispiace per questo milione e mezzo di persone – statisticamente, 2,5 italiani su cento – ma sono stati fregati, ingannati e presi per il culo da gente senza scrupoli. A me sta bene il dibattito politico, anche violento: mi piace, mi diverte e generalmente non mi sottraggo. Ma deve esserci un minimo di onestà intellettuale da parte di tutti. Non capisco perché un’azienda deve essere punita (giustamente) se fa pubblicità ingannevole, e un’organizzazione politica no.

Ecco come gli organizzatori descrivono le ragioni dei referendum:

Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Ora, io non so se l’acqua sia un bene comune e un diritto umano universale, e non sono neppure sicuro di sapere cosa ciò significhi. So che non c’è nulla, nella normativa attuale, che in principio contraddica queste posizioni; nulla che impedisca a ciascuno di avere accesso all’acqua; nulla che tolga l’acqua agli assetati. Non so neppure cosa voglia dire che nessuno può appropriarsene, visto che, ogni volta che bevo un bicchiere d’acqua, ho la sensazione di appropriarmene senza per questo provare sensi di colpa. So però che “l’attuale governo” non ha deciso un tubo che abbia l’effetto di consegnare l’acqua “ai privati e alle grandi multinazionali”. So però che, se passassero i referendum, come dicono gli stessi organizzatori,

Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione.

Ora, se i promotori dei referendum fossero persone oneste, direbbero che questo significa tornare all’Italia del passato, un’Italia nella quale gli attuali problemi sono germogliati e cresciuti e hanno raggiunto la dimensione attuale. Direbbero che tornare alla gestione pubblica pura significa tornare alla gestione truffaldina e clientelare delle cricche o, nella migliore delle ipotesi, a una onesta e inefficiente gestione da parte di gente che nella vita non ha alcuna competenza nella gestione di un servizio industriale quale è quello idrico. Direbbero che gli investimenti o si fanno o non si fanno, e se si fanno in qualche modo vanno finanziati. Dunque, tariffa oppure tasse poco cambia (se non sotto il profilo redistributivo e dell’efficienza, e in entrambi i casi con una netta preferenza per le tariffe). Direbbero che, se gli investimenti non si fanno, non è che i cittadini non paghino nulla: pagherebbero, come pagano oggi, un pesante tributo alle perdite e all’illegalità degli allacci abusivi. Direbbero che tutte le storie che quotidianamente leggiamo sulle cricche e sul malaffare e sulle tangenti e che giustamente ci fanno provare schifo per una classe politica incapace e corrotta e composta non da ladri gentiluomini ma da ladri di polli, semplicemente le ritroveremmo – all’ennesima potenza – anche nel settore idrico.

Direbbero che a loro non gliene frega un cazzo dell’acqua e delle merci e dei diritti, ma che gliene frega solo di perseguire l’obiettivo della politicizzazione della vita economica, sociale e civile del paese, e che hanno trovato nell’acqua il ventre molle di una inesistente cultura delle liberalizzazioni. Direbbero onestamente che loro vogliono la gestione pubblica non perché vi sia alcuna evidenza che sia migliore o più efficiente o più economica, ma solo perché per loro il pubblico è bene, il privato è il male e il profitto è lo sterco del demonio.

Direbbero tutto questo se fossero onesti, ma poiché onesti non sono, e in nulla si differenziano dalle cricche se non nel fatto che le cricche tangentare fanno meno danni, non lo dicono e non lo diranno. Fottendosene bellamente del fatto che il paese va e andrà sempre più a puttane anche grazie al loro generoso contributo.

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36 Responses

  1. Flavio

    Che articolo ridicolo, partito da un postulato sbagliato,
    minimizzando le cifre per poi rivoltare la frittata.
    Non parlare di esperienze estere e nostrane sulla privatizzazione dell’acqua e di cosa hanno portato…
    Senza contare che parlare dell’acqua, come fosse un bene qualsiasi e’ quanto di piu’ sciocco si possa fare.

    Oltretutto tutto questo rientra nel grande piano di svendere tutto lo stato, di smantellamento generale… “ridurre i costi a tutti i costi”.
    Dopotutto cosa c’è da aspettarsi quando c’è l’antistato al governo.

    Complimenti veramente, a breve potremo leggerti su libero o il giornale.

  2. Luciano Pontiroli

    @Flavio
    Magari, se avesse letto i contributi citati da Stagnaro, avrebbe evitato di manifestarsi per un ideologo estremista e imparato qualcosa.

  3. dave

    Mi ricordano la situazione dell’anno scorso quando nella mia universita’ qualche “ribelle” per protestare contro la riforma Gelmini e spaventare gli studenti attacco’ dei cartelli nelle bacheche con scritto

    SE LA RIFORMA GELMINI PASSA
    L’ANNO PROSSIMO PAGHERAI 15.000 EURO
    DI TASSE UNIVERSITARIE
    VIENE A MANIFESTARE CON NOI

    Inutile dire che 15 mila euro forse non si pagano neanche a Cambridge…

  4. secondo me la logica del GIOCO è questa:

    senza acqua non c’è vita.
    senza i privati si vive lo stesso.
    alla gente interessa l’acqua.
    ai privati interessa il profitto.
    dove c’è odore di soldi ci sono quei maiali di ladri banchieri.
    l’acqua è prima del popolo, poi dello stato.

    ogniuno tragga le sue conclusioni…
    senza acqua il popolo diventa molto cattivo.

  5. Partendo da un dato di fatto, l’impianto idrico in Italia perde la metà dell’acqua, direi che sarebbe il caso di fare qualcosa prima che l’acqua diventi una risorsa rara e preziosa.
    Se questo qualcosa è privatizzare la gestione degli impianti e pretendere un piano degli investimenti (sul modello autostrade) aumentare la concorrenza e diminuire i costi saremmo tutti felici e contenti.

    Da quanto ho visto finora le bollette sono solo levitate, quindi se qualcuno mi spiegasse cosa mi conviene mi muoverò di concerto in sede elettorale.

  6. Caber

    @ dave 15k € non si pagano neanche in Bocconi (esperienza personale) o al S. Raffaele.

    @ flavio per esperienze nostrane rientrano anche gli acquedotti pubblici che perdono tipo metà dell’acqua che trasportano?
    o è elemento di successo del pubblico perchè è comunque un record (per quanto negativo)?

  7. dave

    Ma infatti, la tattica degli statalisti e’ sempre la stessa: spaventare la gente con scenari drammatici per spingerla a supportare le loro iniziative strampalate.

    Sono falsi e bugiardi, certo, ma almeno non si autodefiniscono “liberali” come il Re dei Bugiardi italiani.
    Chi ha orecchie per intendere…

  8. marco esposito

    Sono e rimango un liberista convinto, ma la privatizzazione della distribuzione dell’acqua non mi convince per niente: è un monopolio (non si può scegliere il distributore) e i prezzi li fisserà massimizzando il profitto, l’esatto opposto del mercato.
    Oppure c’è qualcuno che mi convince che un monopolio privato e migliore di quello pubblico.
    Ovviamente l’acqua rimane pubblica, ma è la sua distribuzione monopolistica a essere privatizzata, peraltro solo nelle reti urbane, mentre è l’agricoltura il maggior consumatore di acqua.
    Discorso lungo, ma sono contrario ai monopoli, sic et simpliciter, vedere un liberista come Carlo, a favore di un monopolio mi sembra quasi assurdo.

  9. Caber

    comunque l’unica opposizione sensata alla “privatizzazione dell’acqua” l’ho sentita da parte di un mio amico.

    in sostanza egli si dice contrario, in quanto, in seguito ad una eventuale liberalizzazione e privatizzazione del settore, l’amministrazione pubblica si libererebbe di un costo (il finanziamento del servizio tramite fiscalità generale) che SICURAMENTE non corrisponderebbe ad una diminuzione di tasse ma ad un semplice trasferimento di risorse in qualche altra ridicola voce di spesa (o di spreco).
    d’altro canto come cittadino pagherei di più l’acqua in quanto la tariffa rappresenterebbe il vero costo di gestione.
    risultato= stesse tasse e aumento dell’acqua, quindi preferisco rimanere dove sono.

    ora tale discorso è fortemente sensato in un meccanismo politico statalista, malato e clientelare come quello italiano

    insomma un paradosso del tipo “meno male che lo stato è inefficiente… altrimenti sprecherebbe ancora più risorse”

  10. Alessio Civitillo

    @dave

    Con calma. E’ vero che si sono dette e si dicono scemenze sui vari decreti Moratti e Gelmini, ma è anche vero che è abbastanza logico, essendo un laureando, manifestare contro questi abomini.

    Io alla fine mi turo il naso e, quando posso, partecipo alle iniziative contro questi decreti. Purtroppo, è anche vero che si continua a lasciare questo tipo di cose in mano ai collettivi. Se qualcuno con più sale in zucca si facesse vivo, forse ci sarebbe la possibilità di manifestare con annunci più sensati.

  11. dave

    @Alessio Civitillo
    Ognuno dev’essere libero di manifestare e protestare contro quello che vuole e quando vuole, ma non disseminando notizie false (su acqua e universita’) per spaventare la gente e quindi raccogliere piu’ adesioni.

    Sai qual e’ stato l’effetto di questo scellerato comportamento da parte di questi ragazzotti che lasciavano in giro volantini di quel tipo?
    I leader della famosa Onda?
    Li’ per li’ hanno visto le loro assemblee svuotarsi di partecipanti; poi sono stati incapaci d’elaborare una qualsiasi proposta alternativa al decreto Gelmini; ed infine hanno miseramente perso le elezioni studentesche qualche mese fa…

  12. Alessio Civitillo

    @dave

    Figurati se ti do torto. Ma rimane il fatto che quei ragazzotti siano stati gli unici a far qualcosa e che se le son sentite dire di tutti i colori.
    Inoltre, le alternative devono essere discusse in parlamento, io avrei visto abbastanza patetico il tentativo di fare proposte. Sicuramente si poteva discutere in linea teorica, ma proposte concrete sarebbero state un atto di presunzione.

    Alla fine questi tagli arriveranno così spalmati che molti studenti, presi con gli esami e non interessati a nulla, non si renderanno nemmeno conto del torto che gli si sta facendo.

  13. dario

    Grazie Stagnaro per i due contributi proposti che fanno chiarezza sull’argomento e consentono ad ognuno di farsi un’idea sulla normativa in essere.
    Mi permetta, comunque, un piccolo suggerimento; la prossima volta aspetti 5 o 10 minuti prima di scrivere, si rilassi un attimo.
    Ha visto che casino ha generato?
    Mi raccomando, non faccia l’idvvino di ritorno, lo lasci pure fare ad altri! è una banale moda che durerà poco!!
    Un simpatico saluto

  14. Graziano

    @dario
    Non sono d’accordo, quando ci vuole ci vuole, qui ogni giorno si sposta il limite del ridicolo e della decenza, Staganro è stato anche troppo signorile.

  15. stefano tagliavini

    L’autorità garante del mercato e della concorrenza invitato a Ballarò a rispondere sul tema della privatizzazione dell’acqua è stato molto chiaro. Non viene privatizzato un bene che è tutti, se così fosse l’autorità si sarebbe fatta sentire. Viene privatizzato il sistema di distribuzione dell’acqua sicuramente in grado di garantire un livellamento in basso dei prezzi, soprattutto se si realizzasse un libero mercato con più attori in concorrenza tra loro.
    Interpellato isull’effettiva presenza di un mercato libero in grado di garantire un sana concorrenzando obbligata nella distribuzione di questo preziosissimo bene, il Garante ha dato risposta negativa, allo stato attuale non esiste un mercato in grado di permettere ai consumatori di scegliere il fornitore dell’acqua potabile con la possibilità di optare per quello che applica le tariffe più basse. In questo contesto il consumatore passerà dalla padella alla brace essendo obbligato a sottostare alle condizioni economiche che verranno imposte da un solo soggetto. Se l’alternativa alla cricca è il soppruso mi sembra che ci sia abbastanza per riflettere sugli effetti di questo ricatto economico prima di fare delle scelte.

  16. Flavio

    @Luciano Pontiroli Il troll e’ chi scrive questo articolo e da dei coglioni a 1.400.000 persone che hanno firmato il referendum.
    Il pieno B style… le masse se non ti appoggiano sono dei coglioni.

  17. Carlo Stagnaro

    @Flavio: non mi permetto e non mi sogno di dare dei coglioni a nessuno. Dico semplicemente che gli è stato venduto un prodotto difettoso, che gli è stato chiesto di firmare contro l’inesistente “privatizzazione” dell’acqua quando stavano in realtà firmando per restituire alla casta e alle cricche – più di quanto non lo mantengano già adesso – il controllo sul settore.

  18. gio

    Scusate, troll gnomi e folletti a parte (comunque non dategli cibo o non se ne vanno più): ma si potrà dire che a fronte di un milione e passa persone che, ignoranti nella quasi totalità ritengo – e ritengo a ragione, perchè le cose qui scritte io le trovo solo dopo estenuante ricerca su internet – votano a favore di qualcosa, ce n’è 60: sessanta milioni che non votano? E che magari tra quei 60: sessanta milioni ce n’è uno sparuto gruppo – che non mi sognerò di dire superiore a quel milione e quattro, ma pensatelo pure se volete – a cui a. della cosa non frega niente; b. hanno notato i questuanti ma per non ben saper cosa davvero avrebbero firmato si sono astenuti; c. magari, sapendolo, voterebbero CONTRO? Si potrà pensare che ad un referendum-anti, i numeri potrebbero essere ben superiori a quelli di costoro che hanno firmato, di nuovo, mi permetto, nella buona parte ignoranti nel merito del VERO contenuto di ciò che andavano a supportare? Si?
    E’ facile adescare un passante con la fiaba del ‘governo_cattivo_firma_o_moriamo_e_comunque_lo_vuole_abberluscone’; però diciamola qualche verità di base, e PRIMA di chiedere la firma di chicchessia, la verità essendo che non si privatizza un tubo se non la gestione delle acque, come cioè le portano a noi, e che appunto come detto il sistema distributivo idraulico italiano fa buchi da tutte le parti?
    Bene: se prima di far firmare e raccogliere esultanze si dice questo, e altro, e vincono i si, allora nessun problema. Altrimenti, cioè per come (al solito) sono messe le cose, mi si permetta qualche dubbio, a me come a Stagnaro e gli altri a qui concordi, su come (al solito) obliquamente si conducono queste cose.
    Anche se naturalmente lo vuole abberluscone, quindi de facto è cosa malvagia, e va combattuta finchè c’è fiato. No?

  19. Vincenzo

    Io invece avrei una domanda: qualcuno mi puo’ segnalare un testo in cui si parla di come e perche’ sono stati statalizzati certi servizi come l’illuminazione pubblica? A fine ‘800 – inizio ‘900, se non sbaglio, l’illuminazione pubblica e vari altri servizi erano in mano a societa’ private. Che e’ successo poi?
    Vorrei capire meglio la storia e il dibattito dell’epoca.

  20. davide

    Scusate tanto, io non intervengo mai, ma mi diletto a leggere gli articoli, ma più di tutto mi diverto a leggere i commenti…
    Ora chi ha solo un minimo di informazione in materia di tentate privatizzazioni dell’acqua in paesi esteri, non può che farsi delle domande, a cui mi piacerebbe che qualcuno rispondesse. Mi sorge spontaneo domandare, ma se la distribuzione diventasse privata avremmo ancora le fontanelle nei parchi dove rinfrescarci e bere quel sorso d’acqua dopo aver preso il sole o giocato a pallone, o non ci saranno più? o dovremmo mettere 50 cent tipo distributore delle palline matte fuori dal panettiere? Un’altra domanda che mi sorge spontanea, conoscendo l’iter della privatizzazione dell’acqua in Bolivia, è questa, succederà anche qui che se per puro caso un poveraccio non potesse pagare l’acqua e cercasse di raccogliere l’acqua piovana per dissetarsi, il tutto gli sarebbe negato? perchè questo succedeva in Bolivia…mettiamoci una mano sulla coscienza per una volta senza per forza fare i “tifosi da stadio”, forza Keynes abbasso Friedman o viceversa…

  21. Caber

    @ davide

    non viene privatizzata l’acqua, quindi la raccolta di acqua piovana ad usi strettamente personali non avrebbe nessuna rilevanza.

    per quanto riguarda le fontanelle sono come un qualunque servizio pubblico: basta che l’ente che lo vuole fornire (ad esempio il comune, ma potrebbe essere una società sportiva privata…) paghi il servizio fornito (in questo caso penso che probabilmente si andrebbe a forfait).

    @ vincenzo
    da quel che ricordo aver letto per la tesi (sulle public utilities) le voci a favore della nazionalizzazione vertevano su:
    1 il voler garantire a tutti il pieno accesso al servizio (bisogna considerare che in buona parte questa argomentazione non sussiste più, cento anni fa l’uomo più ricco era più povero dei poveri di oggi)
    2 il volersi appropriare dei profitti derivanti da queste attività (questo punto non merita commenti)
    3 possibilità di pianificare gli investimenti da parte del settore pubblico (non è che prima mancassero gli investimenti, solamente erano effettuati secondo logica prettamente economica e non politica)

    tra l’altro rileverei il fatto che i meccanismi di concorrenza nel mercato e per il mercato un secolo fa erano decisamente più farraginosi di adesso…

  22. Flavio

    @Carlo Stagnaro
    Beh immagino che da bravo giornalista tu hai parlato con tutte le 1.400.000 persone, tra cui me (anche se non ricordo di aver parlato con te)
    Se non hai dato dei coglioni, nella migliore delle ipotesi hai dato dei boccaloni/ignoranti e penso che questo assunto, sia abbastanza fascista/ridicolo per mandare a puttane tutte le considerazioni che ne seguono.
    Evidentemente per quelle persone è meglio come stanno le cose adesso piuttosto di come potrebbero andare in mano ai privati.
    Siamo in democrazia baby, vediamo come va a finire questo referendum.

  23. Flavio un'altro

    @ Flavio
    ho letto l’articolo, e i pdf in esso contenuti. Mi è parso una critica verso gli organizzatori e i loro slogan, che potrebbero aver tratto in inganno molti dei 1,4 milioni di persone che hanno firmato. Come è vero che probabilmente ci sono state molte persone che come lei, hanno firmato in modo consapevole sorvolando gli slogan ma credendo nelle proposte (che io e altri riteniamo sbagliate), ma ognuno è libero di pensarla come vuole e di dire ciò che vuole.
    Saluti

  24. davide

    @Caber
    Scusa eh Caber, porta pazienza, cosa vuol dire, verrà privatizzata la distribuzione dell’acqua e non l’acqua? In Boliva fu privatizzato il sistema idrico, il che penso equivalga a dire la distribuzione dell’acqua…eppure la Bechtel Corporation di San Francisco, la multinazionale che ebbe il monopolio a Cochabamba, impose il divieto di raccolta dell’acqua piovana per usi personali.
    Altra cosa che non capisco è come possa un comune o altro ente locale voler distribuire ancora acqua alle fontanelle pubbliche se non vi ha libero accesso, ma come dici tu, da quanto ho capito, debba pagare la bolletta…gli enti locali sono sommersi da spese, non credo che abbiano l’intento un domani di aggiungerne altre…in modo particolare in questo momento d austerity….perciò addio fontanelle…

  25. dario

    @davide
    lasciamo la bolivia ai boliviani, se, gentilmente, leggessi, oltre agli articoli anche i contributi in essi riportati, forse ti divertiresti anche di più pur senza, necessariamente, cambiare opinione.
    Prova, lì ci sono alcune risposte alle tue domande e timori.
    Poi tutto è migliorabile con il contributo di tutti, ma se fermi si rimane………

  26. Paolo

    Non dott. Stagnaro. Non condivido affatto; e sarebbe troppo lungo confutare puntualmente le Sue affermazioni. Mi limito pertanto alla sintesi di alcuni concetti.
    Su questo tema ci sono aspetti ideologici ed aspetti pratici.

    Sul piano ideologico l’acqua è un bene comune “indisponibile” così come l’aria oppure il sangue. Possiamo ad esempio accettare che una società installi un filtro in un parco e poi, giacchè filtra l’aria che respiriamo, ci imponga una bolletta perché respiriamo dell’aria più pulita? Possiamo eticamente e moralmente accettare di fare profitti economici sulle trasfusioni di sangue? Per quanto mi riguarda la risposta è no; per quanto riguarda Lei mi aspetto che sia diversa.

    Sul piano pratico il servizio idrico è gestito da delle Spa (vedi Hera, ad esempio) che sono pure quotate in borsa. Quindi il loro principale obiettivo non è tanto quello di gestire un servizio (quello idrico appunto) ma di garantire la redditività dell’investimento degli azionisti. Il risultato è che la tariffa dell’acqua che paghiamo in bolletta è la somma del costo di gestione del servizio e della quota di remunerazione del capitale investito. Il risultato è che paghiamo l’acqua più cara d’europa (1) a fronte di un pessimo servizio in quanto, operando i gestori in regime di monopolio, essi tendono a massimizzare i profitti riducendo i costi di gestione: manutenzione ed investimenti strutturali in primis.
    L’attuale esperienza di privatizzazione ha pertanto fallito totalmente l’obiettivo fondante di migliorare il servizio e ridurre le tariffe, ed è quindi giusto correggere l’errore all’epoca fatto (che è poi quello che quotidianamente si chiede alla politica). Tornare ad una gestione pubblica significa solo che le tariffe in bolletta dovranno tener conto dei soli investimenti infrastrutturali (che devono essere fatti e che le attuali spa non fanno) e dei costi di gestione del servizio (solo uno sciocco può pensare che l’acqua esca gratis dal rubinetto), MA NON DELLA RUMUNERAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO DAGLI AZIONISTI.

    Per quanto riguarda poi la consegna di un settore alla casta ed alle cricche osservo che il pubblico, rispetto al privato, ha un grosso vantaggio: quello del voto. Se l’acquedotto non è gestito bene o il servizio idrico è pessimo, il sindaco viene mandato a casa alle prossime elezioni; cosa che non avviene con il presedente del consiglio di amministrazione, a Lei tanto caro.

    (1) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/08/31/bologna-acqua-piu-cara.html

  27. davide

    @dario
    Dario, non capisco proprio la tua risposta, cosa significa lasciamo la Bolivia ai boliviani? E’ come se ti dicessi lasciamo gli States agli statunitensi allora…se ho scritto è perchè di risposte non ce ne sono e perchè non si parla mai delle esternalità negative che si verificano quando ci sono di mezzo multinazionali che operano in monopolio…condivido quello che dice Paolo, se devono operare in monopolio, tanto vale lasciare il monopolio statale, almeno un’arma contro l’inefficienza ce l’abbiamo : il voto…

  28. dario

    @davide
    Benissimo, approfondiamo la lettura della nostra normativa, non quella della Bolivia, per vedere se sia possibile che le multinazioni possano entrare in questo mercato e che a che tipo di controlli possano essere soggetti.
    Poi con il contributo di tutti si propongano le volute e eventualmente dovute integrazioni legislative.
    Così costruiamo qualcosa con l’intervento delle diverse sensibilità e posizioni culturali, in sostanza si cementa, o forse sarebbe meglio dire per l’Italia, si crea una casa comune, una società.
    Per quanto riguarda il voto dove sono stati tutti questi attenti cittadini elettori se da sempre il nostro sistema idrico è un colabrodo tanto da sprecare almeno il 50% di acqua?
    O c’era bisogno anche qui di un referendum?

  29. davide

    @dario
    dario concordo con te che sia uno scempio sprecare il 50% dell’acqua e forse non si è fatto una dovuta informazione su questo. Per quanto riguarda le multinazionali, è possibilissimo o meglio probabilissimo che entrino a far parte del mercato, esempio di Acea.
    La società serve il Lazio, una parte della Campania, l’ Umbria, e 4 Ato su sei della Toscana. È il primo operatore nazionale del circuito idrico (ha il 10% del mercato). È controllata al 51%dal Comune di Roma, al10%circa dalla FRANCESE GdF-Suez e al 5% dal costruttore Caltagirone. come vedi multinazionali sono già presenti sul territorio, oltre alla Gdf-Suez c’è anche l’altra francese Veolia. Purtroppo con la privatizzazione del sistema idrico non si va incontro a nulla di buono, “si assiste – per usare le parole dell’Antitrust – alla sostituzione di monopoli pubblici con monopoli privati”, e non credo che questo sia l’obbiettivo ne dei post-keynesiani ne dei sostenitori del laissez-faire.

  30. gio

    @Flavio

    Grazie caro. So benissimo come funziona la Democrazia in Italia, e proprio perchè la conosco mi permetto di assentire l’ignoranza del popolo nella grande maggioranza sul tema in questione.
    La mia valutazione ha base empirica: semplicemente in giro vedo solo menestrelli che alzano lai sulla disperazione dell’acqua rubata. Cattivi, cattivi ladri d’acqua. Niente reale controinformazione al riguardo, cioè le parole di Stagnaro e chi per lui. Non solo: la mia valutazione è anche riproducibile. Continuo a incontrarli quei menestrelli, anche oggi purtroppo, e di nuovo vedo solo perlopiù farneticazione – come farneticante sa essere la realtà senza contraddittorio – e zero controinformazione, reale, al riguardo.
    Possiamo quindi attribuire carattere scientifico alla faccenda, se mi passa l’immodestia. Come si dice: dalle mie parti facciamo prevalere i fatti sulle fiabe; o almeno lo diciamo, che fiabe sono.
    Uso inoltre con oculatezza le parole: ignoranti significa ignoranti, né più né meno. Non sapenti, mancanti di – reale – informazione. Non so dove abiti lei, ma a casa mia, in Italia, le parole hanno significati precisi. Si documenti, prima di attribuire recondite disarmonie ad altrui per errata interpretazione. Da Totò l’avrei accettato; lei, mi scuserà, ma nemmeno ci conosciamo.
    Noto piuttosto, questo breve scambio mi ha purtroppo obbligato a notare, il suo fare uso del termine ‘fascista’. Caro e vecchio, sempre utile clichè, vero? Ciò mi basta, per desumere abbastanza improbabile, in difetto, un dialogo sensato tra me e lei, che quindi escludo a priori se permette. Mi scuserà, ma identifico in un solo modo chiunque ancora adopri quel termine, e tutti gli altri a seguire naturalmente della stessa famiglia, che magari conosce, e usa, e magari no. Non importa: uno basta.
    Da cui restiamo pure sulle specifiche posizioni di personale convincimento e continuiamo a ignorarci come prima di questo breve scambio, ok? Ignorarci: notata la chiusa circolare?

    Una buona giornata a lei.

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