16
Lug
2010

Sulla Consob e le critiche di Giavazzi

Stamani finalmente si è riletto sul Corriere della Sera un editoriale del professor Francesco Giavazzi. E diciamo finalmente perché, con ogni sincerità, preferiamo di gran lunga i suoi – anche se non sempre li condividiamo in tutto – rispetto a quelli recenti di altri editorialisti che indicano la via del “tutto pubblico” per uscire dalla crisi. Crisi in cui ci troviamo perché, secondo gli stessi, l’Italia si è arresa al crac del capitalismo anglosassone. Cioè “l’idea che la mera privatizzazione dell’economia potesse restituirci un’etica pubblica”. Evidentemente c’eravamo addormentati e ci siamo persi il film. Detto questo, stamattina Giavazzi ha fatto il contropelo alla Consob. Ma poiché siamo sensibile al tema affrontato, abbiamo voluto approfondire.  A dire la verità, qualcosa non ci quadra nel ragionamento del professore e abbiamo alcune osservazioni da fare. L’editoriale esordisce puntando il dito sul fatto che l’Autorità della Borsa da un mese è senza presidente. E su questo concordiamo pienamente: il governo dovrebbe preoccuparsi perché così non si tutela il mercato. Poi passa ad attaccare l’Autorità che esercita il suo ruolo di garante “in modo solo formale e burocratico”.  Ed ecco l’esempio: “Un’eccellente media impresa bergamasca, un caso di imprenditoria di qualità, la Gewiss, quotata in Borsa, è stata recentemente oggetto di un’offerta pubblica di acquisto (Opa) da parte del socio di controllo. A un investitore interessano soprattutto due cose: le motivazioni dell’offerta e il prezzo. Nelle 89 pagine del documento di offerta, approvato dalla Consob, queste informazioni non ci sono”.Prima osservazione. Le informazioni ci sono eccome e si possono trovare nel documento d’Opa facilmente rintracciabile sul sito gewiss.it. Del prezzo d’Opa si parla a pag 47 dove, tra l’altro, viene specificato che il prezzo offerto di 4,20 “incorpora un premio del 43,5% rispetto alla media aritmetica ponderata dei prezzi ufficiali registrati di borsa registrati nel corso degli ultimi 12 mesi”. Le carte parlano e del resto non si è mai visto un documento d’offerta che non indichi il prezzo d’offerta. Non solo. Per quanto riguarda le motivazioni a base dell’Opa, sono contenute nelle pag. 53, 54 e 55. Tra queste si legge ” È intenzione dell’Offerente, infatti, attraverso la promozione dell’Offerta ed il conseguimento della revoca delle Azioni dalla quotazione, far sì che l’Emittente possa concentrare i propri investimenti sul rafforzamento della posizione nel proprio mercato di riferimento nonché operare, a tal fine, con maggiore flessibilità ed efficienza nell’ambito della propria attività, così come descritto nel successivo Paragrafo G3. Poiché tali obiettivi di rafforzamento competitivo sono perseguibili nel lungo periodo, ciò potrebbe influenzare negativamente la redditività di breve-medio periodo dell’Emittente con un impatto negativo sul corso del titolo Gewiss (già caratterizzato da un ridotto volume medio giornaliero di scambi), eventualmente amplificato dalle poco favorevoli condizioni dei mercati borsistici. L’Offerente ritiene che tali obiettivi di sviluppo e riorganizzazione possano essere più agevolmente ed efficacemente perseguiti con un azionariato a base ristretta piuttosto che con un azionariato diffuso ed in una situazione caratterizzata da minori oneri e maggiore flessibilità gestionale e organizzativa”. Linguaggio da prospetto, ma le informazioni non mancano. L’editoriale prosegue  sottolineando i “legittimi sospetti” degli investitori che la società, tolta dalla Borsa, verrà venduta in blocco con un premio sul prezzo dell’Opa: “nel Bel Paese succede spesso”, ci spiega Giavazzi. “Un investitore istituzionale scrive all’offerente per chiedergli se il dubbio è fondato, e informa la Consob. Risposta dell’offerente: leggete il documento, nel quale però di spiegazioni non vi è traccia”. Giavazzi si riferisce alla lettera indirizzata al manager-imprenditore Domenico Bosatelli (e per conoscenza a Consob) da Nextam Partners che ha aderito a denti stretti all opa Gewiss. Nelle scorse settimane la sgr aveva contestato diversi aspetti dell’offerta finalizzata al delisting del gruppo milanese di installazioni elettriche. E nella missiva  la societa’ di gestione aveva chiesto piu’ chiarezza sui motivi dell’offerta e sui rischi impliciti legati al mantenimento di Gewiss a Piazza Affari. Non solo. Nextam aveva messo in discussione il prezzo di offerta, considerato troppo basso. Ma la risposta di Bosatelli c’è stata. Secondo l’imprenditore il prezzo di 4,2 euro sarebbe “congruo”, visto che per definirlo sarebbe stata condotta un’analisi dei multipli di mercato. L’azionista di maggioranza ha inoltre rassicurato gli azionisti sulle prossime mosse escludendo la possibilita’ che l’Opa sia preliminare a un successivo passaggio di proprieta’. Alla fine Nextam ha deciso di aderire all’Opa, pur ribadendo le proprie perplessita’ di fondo. Ma le spiegazioni sono comunque arrivate. E hanno lasciato traccia. Non si capisce quindi perché, come contesta più avanti il professore, Consob dovesse chiedere che all’investitore venisse data una risposta piùarticolata e più seria. Più in generale, ci preme inoltre ricordare che dichiarare l’equità del prezzo di un’Opa non spetta alla Consob, il cui ruolo non è dire se il prezzo è giusto ma evitare il ripetersi di terremoti come quelli di Cirio e Parmalat. L’esempio citato nell’editoriale per dimostrare, scrive l’autore, “l’incapacità di tutelare davvero gli interessi dei risparmiatori” ci lascia dunque perplessi. Noi di Chicago-Blog che amiamo tanto l’America ricordiamo al professor Giavazzi che a Wall Street quando parte un’ Opa la si saluta “Democracy at work“ direbbero loro. Perché anche l’azionista più potente della società è trattato alla pari di quello più piccolo.

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4 Responses

  1. giorgio

    Complimenti. Chi crede nel libero mercato non può che essere d’accordo con quanto scritto nel post

  2. andrea

    Non è del tutto esatto quello che dite e un po’ semplicistico, come a volte si tende quando dal Mercato si pretende troppo: non sempre tutti i partecipanti al libero mercato hanno gli stessi mezzi per gestire situazioni complesse ed il Prof. Giavazzi ha posto l’indice su una piaga.

    E’ vero che non spetta a Consob stabilire la bontà o meno del prezzo di un’OPA, ma sulla base delle ultime esperienze e del compito a lei affidatole in fase di OPA residuale ( dove alla Consob viene chiesto di fissare un prezzo congruo ), è giusto che l’autorità di vigilanza dia delle indicazioni.
    Rammento a tutti voi quello che fecero i Caltagirone su AcquaMarcia.

    Portare in Borsa società a multipli alti come Tesmed ( senza senso ) e toglierle dal mercato quando un successivo compratore puo’ ricomprare la società con un cospiquo sovrapprezzo, non mi sembra un buon modo per tutelare il mercato.

    La fiducia dei risparmiatori bisogna guadagnarsela e a me sembra che un certo tipo di finanza stia giocando con la voglia di investire di piccoli e grandi investitori.

    Pensate anche al caso Abertis, dove le mire di una persona ( Perez ) su una societa’ (Iberdrola) potrebbero portare, tramite un LBO, ad accrescere la leva di un concessionario di autostrade al punto che il debito rischia di perdere l’Investment Grade.

    E allora forse è un bene che qualcuno, e sono sempre troppo pochi, intervenga a spiegare quello che c’è in gioco: non una questione di equità di un prezzo ma, piu’ ampiamente, una visione delle regole di buon governo del mercato dei capitali.

  3. Ludovico

    @andrea

    Caro Andrea, toglimi una curiosità. Se ti capita di parcheggiare l’auto davanti ai cassonetti, la multa chi te la commina il vigile, in forza di una norma di legge, o lo spazzino a cui la legge, di norma, non attribuisce tale potere? Io dico che se lo spazzino apre bocca l’ipotetico contravventore gli fa un bel pernacchione.
    Scusa la parafrasi ma era solo per sottolineare che o alla Consob, come nella residuale, si da il potere (ex lege) di fissare il prezzo delle opa (vorrei vedere però in questo caso chi le lancerebbe con un prezzo fissato da altri e chi ancora prima quoterebbe un azienda) altrimenti nulla può ed il prezzo lo fissa l’offerente. Se lo ritieni congruo aderisci altrimenti non lo fai. Del resto quando applichi o esponi un prezzo sul book non è la stessa cosa?
    Ma perché la gente non si vuole mai assumere responsabilità e cerca sempre qualcuno che decida per lui?

  4. andrea

    Ciao Ludovico,
    a me piacerebbe che nessuno parcheggiasse davanti ai cassonetti o sulle strische, ma vivo in Svizzera ed ho un certo strabismo su queste cose.
    Non sono certo io a negare la buona norma dell’assunzione di responsabilità, ma la Borsa di Milano assomiglia piu’ a una porta girevole di un supermercato che a uno stock market dove le società si quotano al fine di ottenere capitale per investimenti a lungo termine.
    Interessante il caso di Gewiss, dove un investimento a lungo termine diventa la causa dell’uscita dal mercato dei capitali.

    Si puo’ anche dire che l’auto in doppia fila fa tanto folklore italico.

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