9
Gen
2010

Berlusconi rilancia la riforma fiscale.. anzi la “sogna”

Immagino abbiate letto o saputo dell’intervista di Berlusconi a Repubblica di oggi. Stamane all’inizio ho dubitato che si trattasse non dico di un’invenzione ma di una forzatura del quotidiano debenedettiano, tanto per godersi le divisioni inevitabili tra il premier e il ministro dell’Economia, dopo che Paolo Bonaiuti il giorno della befana ha dovuto smentire indiscrezioni secondo le quali il premier aveva rilanciato il tema della riforma fiscale come priorità per il 2010. Ma Claudio Tito che firma l’intervista è un giornalista serio. Dunque – anche se singolarmente il premier ha scelto Repubblica per confermarlo – è vero che per Berlusconi una riforma fiscale “come quella del 1994” resta prioritaria. Mi limito a dire: vedremo. Tremonti ha ragioni purtroppo serie, per essersi “dimenticato” della legge delega approvata nel 2001, che prevedeva un’elevata no tax area e poi due sole aliquote per l’Irpef, il 22% come ipotesi di convergenza anche per il prelievo su redditi e impieghi finanziari e il 33% solo oltre i 100mila euro di reddito annuo. Berlusconi, vi faccio notare, esordisce affermando che “sogna” una simile riforma fiscale. Come a dire chiaramente che la forza di convincere Tremonti non ce l’ha. Tradotto, significa che non ha la forza per ordinargli non una riforma in deficit, ma tagli di spesa coerenti con il minor gettito nel breve, visto che nel lungo – come prova non Arthur Laffer che solo a citarlo si fa la figura degli eretici, bensì le serie storiche Ocse che comprovano puntualmente come il gettito cresca al diminuire dell’aliquota media e marginale – il gettito addirittura aumenterebbe. Tremonti non sbaglia a impedire la crescita ulteriore del debito, ma non ha ragione nell’ipotizzare ormai anch’egli un riforma fiscale a gettito invariato per soli interventi sul versante delle entrate. Berlusconi ha ragione a rilanciare sul taglio delle tasse per crescere di più, ha meno ragione nell’essere diventato così ragionevole ai veti degli altri da non imporre tagli energici nel breve per scommettere sugli effetti di crescita a lungo. Non voglio poi dire che cosa provo, di fronte a Stefano Fassina neo responsabile politica economica del Pd che sfida Berlusconi a cancellare gli studi di settore… Perché non lo dice al suo amico Visco?

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40 Responses

  1. Caro Oscar, finchè non capiranno che una decisione del genere sarebbe determinante per le sorti del nostro paese, faranno sempre manovrette di compromesso per non scontentare nessuno, o per scontentare un pò tutti…
    Speravo che qualcuno li illuminasse facendo seguire allo scudo una rivoluzione fiscale, di quelle che incentivano il 100 % dei contribuenti a pagare le tasse interamente, invece…

  2. Claudio Formenti

    Caro Giannino, è il solito gioco delle 3 carte in vista delle elezioni regionali.
    Se fossero seriamente intenzionati a fare quello che io e lei vorremmo che facessero, lo avrebbero già fatto in tempi migliori.
    Per fare l’esempio più banale… la RAI e il canone sono sempre lì, mentre un governo liberista e col deficit italiano avrebbe già fatto cassa da un pezzo.
    Inutile illudersi. Berlusconi era ed è un socialista della razza peggiore, e lo schemino a metà pagina di questo [URL=”http://it.wikipedia.org/wiki/Agorismo”]sito[/URL] fa ben intuire quale sia la sua collocazione per i liberisti estremisti… e non solo quelli.

  3. irene ricci

    Non ci trovo nulla di male nel mantenere il punto, anche se a livello di “sogno”, che poi non è altro che una dichiarazione d’intenti confermata, nonostante lo stato attuale della mini-forsenonancoraconfermata-ripresina, anche questa insomma in stato di gestazione-sognante, e rammentata a tutti, compreso un ministro dell’economia che finora non si è certo dimostrato nè passivo, nè fallimentare, nè demagogico, nè dannoso al paese (come invece Visco ha dimostrata di essere), e al quale, giustamente, conferma la fiducia a prescindere. Berlusconi semplicemente conferma i suoi obiettivi: si può sapere perchè un atteggiamente da “I have a dream” si accetta da un Obama che prende il nobel per la pace e poi minaccia l’apertura di un altro fronte di guerra (roba da chiedere la restituzione), e non si accetta da un Berlusconi che perlomeno ha le credenziali e l’esperienza per poterlo enunciare? Dove sta la pregiudiziale? Cosa ha confermato finora Obama, ad esempio? Che ha varato una riforma sanitaria strapromessa, ma i cui effetti si valuteranno da qui ai prossimi cinque anni, per potere stabilire fino a che punto è o sarà stata valida e ben studiata.

  4. Il punto è che in democrazia si sceglie il programma e gli uomini migliori per realizzarlo , dopo 15 anni e dopo che abbiamo fornita all’On Berlusconi 100 deputati di vantaggio non può e non si deve “sognare” , ma realizzare e se deve tagliare , tagli ! ,è per quello che lo abbiamo votato , altrimenti , l’esercizio del diritto dovere di voto rimane pura retorica e si finisce per alimentare l’antipolitica e peggio la lotta extraparlamentare , perchè se non si governa , (nel senso di assumere decisioni anche molto impopolari ,ricordo Margaret Thatcher )con 100 deputati di vantaggio , senza la zavorra di Casini , senza A.N a come concorrenza interna all’area di centro dx , quando si deve governare ? .
    Governare vale anche per le riforme..
    Berlusconi è al bivio o dimostra ora o mai più .

  5. @irene ricci
    Irene: il mio dubbio nasce dal fatto che (come per altre cose) avesse voluto, avrebbe potuto.
    Su Obama non commento, dovrei/vorrei essere americano per avere un punto di vista sensato … da qui si puo’ solo parlare dell’effetto mediatico di Obama (che e’ ottimo !) … checche’ ne dicano gli esperti.

  6. Non per essere pignoli, ma Obama non ha ancora varato alcunché. C’è un bill della Camera dei Rappresentanti, ed uno del Senato. Poi ci sarà la reconciliation tra i due, e il risultato arriverà sul tavolo di Obama. Si tratterà anche di una riforma “strapromessa”, ma lo è da quando Obama ha iniziato la campagna elettorale, cioè due anni, non dal 1994. E Obama è alla Casa Bianca da 12 mesi, dopo tutto.

  7. E’ ora il momento della Riforma fiscale, ‘se si continua a fare sempre le stesse cose, le cose non cambiano’, l’impulso economico che darebbe tale riforma sarebbe di sicuro aiuto all’economia italiana, che riuscirebbe ad attrarre capitali esteri, infatti non illudiamoci l’economia italiana subira una inevitabile trasformazione da economia di produzione a economia di servizi… quindi come fanno le grandi imprese cerchiamo di cedere gli asset statali in perdita per fare cassa e cercare che gli stessi diventano redditizi in mano a imprenditori ‘intelligenti’.

  8. Ermes

    @Mario Seminerio

    12 mesi per il “sistema Usa” sono anche troppi, specie con il controllo assoluto delle camere, cosa che pochissimi hanno potuto vantare……. annunci a iosa ma poi……la riforma sanitaria che sta portando avanti (che va riconciliata vista che diversa tra le due camere) non porta vantaggi ma solo costi per gli assicurati.

  9. Ermes, vorrei avere le sue certezze. Quello che a me appare, però, è che la Casa Bianca è lungi dal controllare alcunché, e men che mai il Congresso, dove predominano considerazioni che vanno ben oltre il puro e semplice schieramento nominalistico di partito (Blue Dogs Democrats, ecc.). Sui costi, il tempo dirà, ma forse occorrerebbe anche raffrontare i costi della riforma a quelli dello status quo, che avrebbero portato il numero degli uninsured (ad esempio i drop-outs dai piani aziendali) a livelli altissimi, con conseguenti maggiori oneri per copertura sanitaria pubblica ex post.

    Per restare on topic, diciamo allora “ben” 12 mesi prima dell’implementazione per gli Stati Uniti, e “solo” 16 anni per il chiacchiericcio in Italia. Una scala di equivalenze piuttosto singolare, non trova?

  10. irene ricci

    Sono d’accordo sui tempi, ma vogliamo mettere le differenze fra Italia e Usa? Soprattutto sulle classi amministrative e dirigenti, sebbene anche in Usa non siano esenti da scandali. Intanto noi abbiamo già una sanità pubblica, costosissima e che esiste da sempre. Questo fa una bella differenza in costi, considerando che non siamo ricchi come gli Usa, crisi comprese. Poi Obama avrà certamente il controllo dell’impianto politico americano più alto della storia, e Berlusconi pure, ma diciamo che i sodali nostrani non hanno quelle caratteristiche di affidabilità che sembrano avere gli americani. O anche solo di presenza alle votazioni. Dicamo anche che se si trattasse di far votare tutti quanti i componenti della maggioranza, tanti problemi sarebbero già risolti. Berlusconi, oramai, l’esperienza l’ha fatta e conosce i suoi polli: non è un caso che richiami sempre la voglia di fare tutto lui…noi prendiamo in giro un personaggio che in quanto a fare non è secondo a nessuno, se non gli riesce è perchè glielo impediscono. Io questo lo credo fermamente, non mi sembra che finora sia stato con le mani in mano davanti a nulla.

  11. Stefano Feltri

    Che ci voglia una riforma fiscale è chiaro. Che Berlusconi adesso, dopo che la sua “rivoluzione liberale” l’ha promessa e smentita per un quindicennio, riesca a farla mi sembra più improbabile. Vi ricordo che ci sono i soldi dello scudo fiscale prorogato da spendere e io sono pronto a scommettere che alla fine la “riforma” sarà solo un taglietto una tantum finanziato dai soldi pagati dagli evasori (che, probabilmente, beneficeranno anche del taglio fiscale). Una misura non certo di sistema che verrà annunciata giusto prima delle regionali…

    E comunque non è un buon biglietto da visita per una riforma ambiziosa ripubblicare sul sito del MEF lo stesso piano del 1994. Vi segnalo questo interessante posti di Noise from Amerika per farsi un’idea:

    http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Note_introduttive_sulla_riforma_fiscale#body

  12. bony

    Berlusconi si proclama liberista che non liberalizza. Fa tante promesse che non mantiene(vedi contratto con gli italiani). Alla fine del quinquennio non le ha mantenute però si è ricandidato. E’ assolutamente inaffidabile. Se proprio vuole i due scaglioni (sempre l’occhio rivolto ai ricchi) perchè alla fine il gettito aumenterebbe, allora
    deve prima creare le premesse con l’inasprimento delle sanzioni per evasione, poi ripenalizzare i falsi in bilancio, poi deve eliminare le province come da programma e fare tanti tagli di spesa(compreso gli aerei di stato) per evitare che il debito aumenti e poi può tagliare le tasse. Se risulterà vero che le tasse aumentano dopo i tagli, disporrà di un tesoretto. Se solo si rischia di aumentare il debito, schizzeranno in su i costi perchè si pretenderà di aumentare il prezzo del rischio Italia. Saluti.

  13. microalfa

    Trovo sempre simpatico, in senso affettivo di folcloristico, lo scatto epidermico fazioso che ormai costantemente avviene in Italia su temi che anche solo marginalmente sfiorino un significato politico, personalizzandolo all’istante. Anche in questa sede ove si potrebbe presumere una più decisa imparzialità o almeno un maggior distacco intellettuale. Elemento simpatico, dicevo, ma non certo produttivo.
    Da un punto di vista logico, rientrando in tema, i casi sono due. O il sogno del presidente Berlusconi, che è poi quello di chiunque abbia un briciolo di confidenza con la realtà socio-economica, non si è realizzato per una sua scarsa convinzione, oppure non ne ha avute la possibilità mancandogli, di fatto, quell’enorme potere numerico e carismatico che ai nostri occhi esprime.
    Se la seconda ipotesi è quella giusta, nutro seri dubbi che questa fiscale, come altre riforme inderogabili, giungano mai a compimento, lasciandoci in mezzo ad un ristagno strutturale che ci affosserà sempre più.
    Felice di sbagliarmi, of course.

  14. Claudio Formenti

    @microalfa
    Non si è realizzato perchè lui non vuole. E ciò lo si capisce prendendo atto che non sono state fatte tante piccole riforme liberiste a costo zero come RAI e Alitalia. E i dipendenti pubblici sono aumentati. Usano lo stato per fare i capitalisti; nulla a che vedere col liberismo antistatalista.

  15. Luca Salvarani

    Trovo incredibile che ci sia ancora qualcuno che crede alle televendite di Berlusconi. E’ dal 1994 che lo promette….a questo punto ho più fiducia in Vanna Marchi.

  16. Alessandro

    Caro Oscar, anche il sottoscritto “sogna” un riforma fiscale del genere, in questi anni ho dedicato il mio tempo a viaggiare ed osservare gente che ha impiantato attività all’estero beneficiando di politiche liberali, dopo questa esperienza personale per ora sono arrivato alla conclusione che l’Italia nonostante i suoi problemi ha un enorme potenziale ancora da sviluppare sotto molti punti di vista (turistico, produttivo, agroalimentare, tecnologico, trasporti), ma purtroppo la spesa inefficiente statale insieme ad un burocrazia lenta e complessa e con una giustizia altrettanto lenta e quindi inefficiente ingessa il sistema Italia e fa si che perda quote di mercato a livello internazionale senza dimenticare che allontana investitori internazionali. Nonostante sia il primo a criticare aspramente tutto ciò che non funziona nel mio paese in cuor mio spero sempre e che chi ci governa lavori per un efficienza dello stato.

  17. Michele Antonelli

    Bufale pre-elettorali. Balle spaziali. Fantozzi avrebbe detto: ……..è una cagata pazzesca

  18. microalfa

    Cari Salvarani e Antonelli, devo confessarvi di essere personalmente molto sensibile al rumore e di carattere particolarmente umorale, per cui allocuzioni come le vostre mi giungono istintivamente come un attentato terroristico premeditato ai diversi decenni passati a comprimere con dedizione e metodo le passioni innate in nome della ricerca della Ragione. Sul risultato, non posso, ahimé, definirmi sostanzialmente ottimista.
    Purtuttavia, vi prego caldamente di non reiterare espressioni come le presenti: se anche non fosse per buon senso o galateo o rispetto del civile confronto, fatelo per amor mio.
    Grazie infinite.
    microalfa

  19. E’ fantastico notare come in questo disgraziato paese il “liberismo a chiacchiere” continui ad emozionare e a convincere masse discrete ad andare alle urne. Nemmeno i fatti – spietati ed evidenti grazie alla cronaca – creano quel sano distacco della gente dalle promesse politiche di qualche leader bontempone, a volte tarato Forza Italia, a volte An o Lega.
    Io non ci credo dunque alla riforma fiscale, tantomeno se c’è di mezzo Tremonti. Non credo a questo “slogan elettorale” che il più grande dei venditori mai apparsi in Italia, Silvio Berlsuconi, ha rilanciato su Repubblica. Eppure non mi meraviglio più (e come contropartita preferisco agire individualmente contro sia contro il Fisco sia contro lo Stato). Del resto, questa è la penisola famosa per avere qualche Wanna Marchi sempre pronta all’uso ed all’abuso. Grazie, comunque, ad Oscar Giannino, assai puntuale nel dire pane al pane e vino al vino!

  20. Luca

    @marco:

    sono anni che fa le stesse promesse, mai mantenute (una su tutte, il milione di posti di lavoro, è dal ’94 che lo dice) e ancora i suoi elettori lo vedono come il messia in terra. Ah, io ricordo pure che aveva promesso che se non rispettava il contratto con gli italiani non si sarebbe ripresentato in politica.
    Son tutti liberali con i soldi degli altri.

  21. nessundorma

    Lavorare in italia con questo sistema fiscale é come correre sul tappeto. Corri corri e rimani sempre fermo. Ormai gli italiani lo hanno capito e se ne stanno fermi risparmiando energie per momenti migliori. Cosa farà lo stato senza le entrate? Forse quello che berlusconi ha capito é che forse é meglio accontentarsi e acchiappare ancora qualcosa.

  22. mario fuoricasa

    Caro Giannino,
    non c’e’ che fare un post su questioni fiscali o simil tali per avere numerosi commenti.
    Può controllare. Infatti tra i post più commentati sono quelli in cui la sua tastiera affresca il blog con le tue osservazioni su agomenti tributari.
    La cosa interessa ancor più delle sue irrinunciabili valutazioni di teoria economica.
    Perciò le chiedo qui e pubblicamente di aprire un forum o una seconda pagina nello stesso blog tematicamente agganciata alle riforme tributarie. Così facendo consentirà lo svogersi di una discussione che sono sicuro porterà ad una stratificazione di proposte che metteranno in secondo piano le solite lagnanze.
    Non si tratta di fomentare un comitato di azione politica, ma pittosto, con lo spirito di ricerca, aprire alla creatività che può venire da un leggero grid-thinking pittosto che da un oscuro chiuso e prono al lobbismo think-tank. Ci si può permettere di disegnare nuovi scenari e come questi possano impattere la realtà senza necessariamente pensare al ritorno elettorale che obnubila ogni mente professionalmente politica.
    Il suo giornale bidirezionale (questo e’ in realtà Chicago-Blog) necessita di più pagine specializzate (a mio avviso).
    Per quanto attiene al suo post penso che il difetto dell’approccio di qualsiasi ministro delle finanze alle riforme fiscali consista nel fatto che non potendo, per ragioni di bilancio, incidere drasticamente sulle dinamiche fiscali, il grado di libera manovra residuo induca a porre in atto numerose riforme marginali sperando di ottenere una mutazione organica e più funzionale dell’ordinamento e della sua conseguente efficacia.
    Io e più di un lettore del suo blog preferiremmo subire i rigori di un illuminato arbitrio
    che incida l’arto da amputare per evitare l’incedere della cancrena dello sfascio; una misura drastica che porti le conseguenze al minimo dato lo stato delle cose.
    Il problema è come far accettare la perdita di status, di sedie e anche di posizioni di mera sopravvivenza per coloro che non hanno ne arte ne parte ma hanno un posto, una posizione guadagnata nella palude relazionale del pubblico impiego.
    L’unica modalità che e’ rimasta per attuare una riforma e’ di tipo non convenzionale mantenuta segreta fino all’ultimo, concordata tra le direzioni di partito della maggioranza, fatta passare per decreto legge e convertita a forza. Insomma un colpo di mano. Una riforma di tal guisa sarebbe necessariamente squilibrata, ma consentirebbe la ricostruzione della scala dei diritti e dei doveri su fondamenta non scardinabili ad ogni cambio di maggioranza. Insomma un reset e riconsiderazione di tutti i diritti acquisiti. Introdurre un taglio fiscale o una semplice riduzione di aliquote non sarebbe la soluzione da auspicare con l’attuale architettura ed impianto di norme.
    Va bene… farebbe comodo a tutti! Ma non e’ un percorso sostenibile nemmeno nel medio termine. Nella partita ci sarebbe anche il federalismo fiscale. Il trasferimento di sovranità impositiva e (si spera) della connessa responsabilità alle regioni è un atto di equilibrismo incredibile.
    Per cui ceduta a monte la sovranità monetaria alla SEBC ceduta pure a monte la sovranità sulle imposte indirette iva accise e dazi doganali all’Europa e ceduta a valle la sovranità sulle materie di competenza esclusiva regionale non resta che modulare le aliquote entro i limiti possibili. Così non si può andare da nessuna parte per chiunque occupi lo scrano di ministro o presidente del consiglio.
    Saluti.
    Mario Fuoricasa

  23. liberal

    Vedo dai vari interventi degli amici sul sito, che finalmente chi ha lo spirito realmente liberista, comincia a capire che Berlusconi è l’antitesi del liberismo e del liberalismo! Si è ingrassato appoggiandosi ai potentati politici del momento e lottare lealmente in un clima di vera concorrenza non sà neppure cosa sia. Sceso in politica soltanto per difendere i propri interessi personali e per scansare i vari processi che lo aspettavano, grazie al momento propizio, ha preso il potere soltanto per continuare a fare il..suo !
    Dopo 3 Governi continuare a pensare che possa mantenere gli impegni elettorali, mai mantenuti, è più rassegnazione che ingenuità.

    Scusa Oscar, ma questa volta non capisco, quando dici che Fassina del PD dovrebbe dire a Visco, riguardo a togliere gli studi di settore. Quando Visco era ministro, il PD non era ancora nato e se viene riconosciuto l’errore e addirittura Fassina sfida Berlusconi a eliminarli, perchè non accettare immediatamente? La cosa l’ha già detta anche Bersani, quindi non è una “boutade”.
    Eppoi perchè ignorare che le sole liberalizzazioni tentate in Italia, portano la firma di Bersani e non certo di Tremonti ?
    Sicuramente tu hai capito bene che se la Destra liberale (quella xenofoba e fascista non appartiene a noi) non si scrolla di dosso Berlusconi, non ha futuro.
    E allora perchè mettersi a fare giochi di parole invece di puntare al sodo?
    E ottenere quello che è possibile ottenere? Berlusconi e Tremonti gli studi di settore, dovrebbero averli già soppressi. E’ un loro dovere e non un favore che ci fanno. Lo hanno promesso per anni in ogni campagna elettorale e non hanno mantenuto neppure un impegno.
    Berlusconi ha dimostrato che quando una cosa gli preme davvero, riesce ad ottenerla. Il Governo, per salvare rete 4 dal satellite, ha anche deliberato in seduta notturna. Stessa cosa per le leggine ad personam.

    Cosa deve fare una classe politica ( o non fare) per essere rimandata a casa?

  24. bill

    Cari amici, personalizzare le cose serve ad un certo punto.
    Perchè, magari la realtà di questo paese va guardata tutta, a cominciare dai suoi abitanti. E allora prima considerazione: Berluska non governa da ’94, perchè ci sono stati in mezzo due (in realtà di più) governi di sinistra. E non diciamo stupidaggini sulle liberalizzazioni: quei pazzi hanno aumentato di un tot la pressione fiscale, e le loro liberalizzazioni sono carta straccia (tranne che per i parrucchieri che aprono al lunedì..).
    Seconda considerazione: il centrodestra una riforma seria, eccome, l’aveva fatta, e cioè quella costituzionale. E’ stata bocciata con un referendum, perdendo un’occasione storica. Voi, dove eravate quel giorno? Dire che non è stato fatto nulla è quindi non totalmente veritiero: diciamo che, visto quel referendum, una bella fetta di italiani se ne strafotte.
    Terza considerazione: AN e Udc, ed anche una bella fetta di FI, nella scorsa esperienza di governo fecero di tutto per non abbassare le tasse (vi ricordate che Berlusconi, per far passare un taglietto in extremis, dovette fare fuoco e fiamme?). Ora: lui potrebbe anche dire che se non si vara la riforma fiscale se ne va in vacanza (e credetemi, si divertirebbe molto). E poi? Cosa volete scrollarvi di dosso, per fare una cena in quattro gatti in pizzeria? Allora, non ci rimane che sperare che riesca a far passare il suo progetto, perchè dall’altra parte ci sono solo degli statalisti e partitocrati, con un particolare rispetto a quelli di centrodestra: lo rivendicano pure con orgoglio. Ce ne ha tanti anche il berluska, ma il paese offre questo.
    Ultima considerazione: voi sapete, vero, che si scatenerà (Dio lo voglia..così fece la Dama di Ferro) un pandemonio grazie a sindacati e sinistri vari? Sapete che ci saranno scioperi a catena. Sapete che a Calderoli, che non sarà liberista ma che almeno ci ha provato, non è riuscito di mandare a casa neanche un burocrate di quei buffoni che sbafano a spese nostre? Ribadisco: questo è il paese in cui viviamo, questa è la realtà. Mezzo paese vive di sovvenzioni e di leccaculate ai partiti e alle corporazioni, e non vuole cambiare un bel niente: è colpa del cav, che non è liberale?

  25. rugantino

    Che bufala!! Non esiste una sola evidenza empirica a favore della curva di Laffer. Ancora questi miti senza fondamento…

  26. rugantino

    @marco: leggiti Greg Mankiw “Principles of microeconomics”, pagine 166-167 (lo trovi anche su google books) e capirai che l’effetto di Laffer non c’è stato neanche con Reagan. “Subsequent history failed to confirm Laffer’s conjecture…”. E ricorda che Mankiw è dichiaratamente repubblicano (è stato nell’amministrazione di G.W. Bush).

  27. rugantino

    Questa citazione di Mankiw è ancora più chiara:

    An example of fad economics occurred in 1980, when a small group of economists advised Presidential candidate, Ronald Reagan, that an across-the-board cut in income tax rates would raise tax revenue. They argued that if people could keep a higher fraction of their income, people would work harder to earn more income. Even though tax rates would be lower, income would rise by so much, they claimed, that tax revenues would rise. Almost all professional economists, including most of those who supported Reagan’s proposal to cut taxes, viewed this outcome as far too optimistic. Lower tax rates might encourage people to work harder and this extra effort would offset the direct effects of lower tax rates to some extent, but there was no credible evidence that work effort would rise by enough to cause tax revenues to rise in the face of lower tax rates. … People on fad diets put their health at risk but rarely achieve the permanent weight loss they desire. Similarly, when politicians rely on the advice of charlatans and cranks, they rarely get the desirable results they anticipate. After Reagan’s election, Congress passed the cut in tax rates that Reagan advocated, but the tax cut did not cause tax revenues to rise.

  28. marco

    confermato, resta la schifezza, almeno per un altro anno 🙁
    @#]+§|\@*§%$@#!!!!!!!!!! (scusate se non si capisce, mi sono censurato!)

  29. rugantino

    La schifezza resterà ancora per molti anni. Ma le tasse vanno abbassate. Solo che occorre ridurre anche la spesa per farlo. Scorciatoie come invocare la curva di Laffer ci faranno fare poca strada verso una riduzione doverosa del carico fiscale.

  30. marco

    @rugantino
    allora parliamo la stessa lingua! cioè anche io sostengo (forse non mi ero spiegato bene) che la spesa pubblica va diminuita o il debito va su (è una cosa ovvia…), solo che per me l’unico modo efficae è affamare la bestia, come si dice.
    Voglio dire che con meno risorse a disposizione lo stato deve scegliere cosa è essenziale e cosa no e le spese deve diminuirle per forza!
    a quel punto la curva di laffer non è poi un’utopia, credo!

  31. marco

    comunque ormai non ho più dubbi: destra e sinistra qui da noi, sulle tasse, fanno schifo esattamente allo stesso modo!

  32. rugantino

    @marco
    Sono d’accordo con te, marco, tranne nella possibilità adottare la strategia di affamare la bestia. Credo che oggi i mercati non ci lascerebbero attuare una riduzione delle tasse senza una contestuale riduzione della spesa.

  33. duilio pogliaghi

    bah, credo che il nodo debba necessariamente essere affrontato nell’arco della legislatura e, se non lo fosse, segnerebbe il tramonto della sostanziale ragione della presenza di Berlusconi nella politica.

    Ho la sensazione che, in coerenza con quanto detto da molti altri, la riforma fiscale così come immaginata possa essere conclusa se accompagnata da un cocktail che sia composto pure da riforma della giustizia (riforma vera della giustizia), lotta alla criminalità organizzata e liberazione del sud dal doppio stato ed infime riforma della P.A. per efficientarla e ridurne il costo.

    I conti ci obbligano di guardare con un occhio alle riforme e con l’altro, ahinoi, al debito con l’attenzione che scenda in termini relativi sul pil.

    Mi pare facile, no?

  34. antonio

    L’unico modo per uscire dalla crisi è proprio questo doppia aliquota fiscale. Con qualche motifica 10% per redditi fino a 50.000,00 euro e 25% oltre i 50.000,00 euro. Tutti i dipendenti statatali devono capire che ii loro stipendi vengono pagati dagli autonomi e se nn si giunge ad una soluzione immediata gli autonomi saranno sempre di meno. Se si reiducesse l’aliquota minima gli stipendi aumenterebbero e secondo me si raddoppierebbero le entrate con un regime fiscale equo e non quello odierno che è una vera rapina per tutti. Per fare questo basterebbe una tassa uantantum ed un ultimo condono fiscale che potrebbe portare circa 5000 mln di euro nelle casse dello stato . Dico qst perchè nn basta una riforma fiscale serve anche un aiuto alle famiglie che perdono il lavoro a ipensionato che prendono 250/450 euro mensili e riforma inps. Speriamo bene per tutti. Immaginate i nuovi investitori stranieri nuovi posti di lavoro. Saluti a tutti.

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