13
Mag
2011

Un asilo fondato sul lavoro

Nicolò si avvia ormai verso il compimento del primo mese di vita, e continua purtroppo a fare le sue esperienze di suddito.
Per cominciare a conoscere il Paese nel quale gli è capitato di nascere, ha pensato fosse una buona idea partire dalla Legge Fondamentale locale. Alcune norme – ma bisogna compatirlo, ancora è un infante – non le ha proprio capite. Ad esempio cosa voglia dire fondare la Repubblica sul lavoro gli risulta piuttosto oscuro; né i numerosi e autorevolissimi interventi che hanno illustrato il concetto nei giorni scorsi gli sono valsi a dissipare le nebbie
Ma ha presto scoperto che altre norme, che credeva di aver ben capito e che gli erano piaciute, non sono affatto rispettate.
Vicino casa sua c’è un bell’asilo nido che affaccia su un parco e sulle Terme di Traiano. Nicolò, che per quanto piccolo non è affatto stupido, ha subito pensato: è così bello che costerà un occhio della testa; chissà se potrò permettermelo. Poi gli hanno detto che l’asilo nido è pubblico, per la precisione comunale. Bene, ha pensato, ci sarà una qualche gara e io potrò concorrere alla pari con gli altri. Quale il suo sconcerto quando gli è stato spiegato che – in barba al divieto di discriminazioni basate sulle condizioni sociali, di cui aveva letto nella Legge Fondamentale e che gli sembrava di aver ben compreso – egli non sarà ammesso all’asilo proprio in virtù delle condizioni sociali dei suoi genitori!

Dal che Nicolò si è fatto convinto che sebbene la costituzione formale non sia quel gran capolavoro che dicono (vedi la pretesa di fondare la repubblica sul lavoro), la cosiddetta costituzione materiale è sicuramente peggio.
Un po’ deluso dalle scienze giuridiche, che non lo aiutavano abbastanza a capire dove è capitato, Nicolò si è quindi rivolto alle scienze economiche. E gli è stato subito chiaro che se lui non viene ammesso all’asilo nido comunale perché i suoi genitori pagano per finanziare quell’asilo più di quanto paghino i genitori degli altri pretendenti, c’è davvero qualcosa che non funziona.
Per cercare di capire come porvi rimedio ha preso in mano un po’ di libri editi dall’IBL.

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12 Responses

  1. Andrea

    Basta con la storia che i “più ricchi” non possono accedere agli asili comunali! I punti assegnati per la graduatoria sono tanto maggiori quanto maggiore è il tempo lavorativo dei genitori. Ci sono poi altri fattori che determinano l’assegnazione (handicap, situazioni familiari particolari – bambini orfani, figli di separati, bimbi adottati – numero dei fratelli, convivenza con portatori di handicap, ecc.), e solo a parità di punti ha la precedenza il bambino con il nucleo familiare che ha il reddito minore.
    Per esempio, se sono disoccupato (e quindi non guadagno!), o se lavoro part-time, ottengo meno punti di chi lavora a tempo pieno. Queste, almeno, sono le regole che riguardano la città di Roma.
    Capisco la polemica, ma l’esempio non è corretto. Informatevi.

  2. Fabio

    Beh, Andrea, non so date come siano le regole, ma ti assicuro che dalle mie parti (Veneto) funziona come per Nicola ….

  3. Rino

    Io ho rifiutato la mensa imposta dal mio Comune (100 euro circa al mese per un isee di due normalissimi impiegati) ed ho risolto il problema rivoglendomi ad analogo servizio offerto da una “volenterosa” mamma … a metà prezzo!

  4. Giovanni Bravin

    Il neonato si troverà a dover far fronte ad un debito pubblico, sempre crescente. Da sabato scorso è aumentato di Euro 13 a persona! Malgrado i nostri politici si fossero impegnati con la EU di farlo scendere, hanno assegnato altre NOVE poltrone ad altrettanti nuovi sottosegretari, poverini anche costoro avevano bisogno di un posto dove sedersi! Siamo a metà legislatura, ma si comportano come se fossimo agli inizi….

  5. Giusto e corretto! Guadagno di più perche ho la fortuna di avere un lavoro stabile e redditizio, mia moglie lavora duro, la nonna si occupa del rampollo. Una vita, la nostra relativamente agiata e tranquillamente borghese. Sia io che mia moglie ci siamo guadanati e ci guadagnamo lo stipendio, spesso facciamo tardi per lavoro, usciamo poco, vita sociale normale. Abbiamo in mente di comprarci un “Buco”, fuori città per portarci Nicolò e col tempo un fratellino o una sorellina. Chissà. MA come è giusto paghiamo le tasse, paghiamo anche per chi non può permettersi un asilo, paghiamo ancora tutte le indirette, le addizionali: le tariffe di luce, gas, telefono ec. ec. aumentano ed i nostri stipendi no (lavoro duro il nostro, sente la crisi). Ci saremmo aspettati che proprio perchè con le nostre tasse paghiamo anche per altri meno fortunati, (oltre che per noi stessi), Nicolò avesse diritto al posto.
    Siamo fuori graduatoria. Nicolò starà ora a casa e in giro on con la nonna, poi si vedrà
    Nel frattempo stiamo pensando di trasferirci altrove, il lavoro l’abbiamo. A Nicolò spiegherò che la costituzione è l’unica al mondo che non mette l’essere umano al centro del sistema. Già, perchè senza le persone il lavoro non c’è ergo nemmeno la Repubblica Italiana, appunto….
    Auguri a Nicolò di crescere sano e libero di mente i nostri asili e scuole gli saranno di poco aiuto.
    Fine dell’episodio!
    S

  6. Piu’ chiaro di cosi’… persino un ignorante d’economia come il sottoscritto capisce perche’ lo statalismo e’ sbagliato, quando viene spiegato in maniera cosi’ chiara..!

  7. Andrea Chiari

    Sono fiducioso che il bravo Nicolò da grande comprenda anche quello che i suoi pur affettusi genitori non gli avranno insegnato. Una repubblica fondata sul lavoro vuol dire (vedi art.4) che il lavoro è il fondamento del benessere e della democrazia. Che è un diritto ma anche un dovere e che è molto più dignitoso svolgere un lavoro modesto che vivere agiatamente di rendita. Aggiungo: che il lavoro va rispettato e adeguatamente retribuito e che gli scansafatiche sono da biasimare. Che poi questo stato non riesca a metter in pratica i suoi buoni (e per anche ovvi) principi fondativi, è un altro discorso e dovrebbe essere il tema del dibattito politico. Riguardo agli asili comunali (ma ci sono anche quelli pubblici statali) ogni osservazione critica può essere utile. Intanto hanno pochi posti e quindi fanno selezione (che non è solo basata sul censo ma su un panel, comunque sempre opinabile, di parametri. In consiglio comunale se ne possono proporre altri. Dalle mie parti c’è stato un dibattito). Sono costosi (ma nella mia città anche di ottima qualità) e sono pagati in parte con le rette. In quale proporzione? Questo è il punto. Non ci sono meccanismi contabili adeguati ma certamente li pagano anche quelli che non li usano, come il servizio tranviario viene pagato anche da chi va sempre in bicicletta. Fare chiarezza su quanto costano e chi li paga è una richiesta legittima. Fare il nichilista per vincere la gara a chi è più liberista, è un atteggiamento che non mi sembra costruttivo.

  8. Già, ora èancora piccolo e non sa che tra non molto tempo ci trasferiremo. Mia moglie ed io ci siamo attivati ed abbiamo promosso le nostre competenze e capacità, ovvero quanto sappiamo e siamo capaci di fare con le nostre mani guidate dal nostro cervello.
    Torneremo nel bel paeseper le vacanze, come turisti. Ci sarà possibile perchè nel posto dove abbiamo trovato disponibilità,opportunità ed interesse per noi, la paga è più o meno la stessa, aumentano solo i benefici, e la pressione del fisco è ragionevole ( il 34%). Là, se evadi o esci dal consentito, la punizione è pesantissima. Lo stato è amico e vicino a chi paga. Nicolò crescerà libero di pensare a quello che gli pare, rispettoso del pensiero altrui.
    All’asilo ci andrà senza problemi perchè là, considerano i figli i semi del futuro e come tali da tenere e coltivare con grande cura nel tempo.
    Arrivederci, auguri ed ogni bene a chi resta, un salutino anche da Nicolò.

  9. Borderline Keroro

    @Andrea Chiari
    Infatti, l’atteggiamento non è costruttivo.
    Qui non si tratta di vincere la gara a chi è più liberista.
    Qui si tratta, come dici tu, di “fare chiarezza su quanto costano e chi li paga” e perché, se vogliamo.
    Il discorso è che finché lo spreco e le regalìe restano in ambito “fisiologico”, si può anche fare a finta di niente e andare avanti, ma quandi hai una pressione fiscale tipo la nostra per poi doverti anche pagare tutto, specialmente se paghi già molto in tasse, ti girano i cosi.
    Quindi la gente si ribella. Si fa due conti e dice: “ma io chi sono? Servo solo a pagare le spese degli altri? Dico, se non posso avere, poniamo, l’asilo, nemmeno lo voglio pagare, però”
    Quelli che vengono usati come bancomat, alla fine, si stancano.
    Ma non ti preoccupare, è solo la corda che si sta spezzando.

  10. Alberto Poloni

    Carissimo Signor Chiari,

    Prendo atto della sua difesa del principio fondante della nostra costituzione. Appare invero cervellotica ed infatti avrei preferito, e tanti come me, che al centro fosse posta la persona umana e la sua libertà ma, che dire, non si può avere tutto. Tornando agli asili che lei afferma essere certamente di ottimo livello nella sua città, come suppongo, debbano esserlo, per definizione, anche nella mia visto che, mi par di capire, è retta da una amministrazione di orientamento pari alla sua, le debbo purtroppo fare notare che vi è almeno una cosa che rende il quadro un pochino meno idilliaco di quanto lei abbia la bontà di descriverci e, dato che non è di poco conto, sembrerebbe essere dello stesso tipo che ha cosi’ colpito la fantasia dell’ottimo Nicolò. Nella formulazione della graduatoria, da parte del panel democratico e popolare, nato dalla resistenza, viene tenuto conto del fatto se il reddito della famiglia è prodotto da lavoro autonomo o da lavoro dipendente. Nel primo caso, non si considera per nulla l’ammontare di tale reddito e la relativa famiglia, voglio dire il Nicolò di turno, scende cosi’ di default all’ultimo posto nel punteggio relativo al dato reddituale. Inutile dire che, nella stragrande maggioranza dei casi, il punteggio finale, cosi’ penalizzato dal dato di reddito, è tale da precludere al ns. Nicolò virtuale ogni accesso all’asilo comunale. L’equazione, mio caro Signor Chiari, è molto semplice: lavoratore autonomo ? Evasore fiscale. Insomma, si vive un po’ cosi’, come dhimmi.

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