23
Dic
2011

2012: Benvenuti nella fattoria degli animali – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

Si osservino i grafici riportati sotto,elaborati dalla società di ricerca macrotrend Gavekal. Entrambi offrono una rappresentazione efficace dell’andamento dell’economia italiana.

Il primo descrive l’andamento della produzione (linea rossa) rispetto al PIL(linea grigia).

Dal primo grafico emerge che dal 2000 la produzione italiana cresceva parallelamente al reddito nazionale. Dopo il 2000, cioè da quando l’euro è entrato in funzione ha cominciato a ristagnare. Dopo il 2008 l’indice è crollato più velocemente del PIL scendendo al di sotto del livello degli anni precedenti.

Il secondo grafico mostra il tasso di espansione della spesa del governo rispetto al PIL.

Per ragioni di spazio abbiamo omesso i grafici dell’andamento delle altre economie dell’eurozona ma presentano tutte lo stesso andamento, Germania inclusa: E’ in atto un declino industriale in tutti i paesi dell’eurozona ed in alcuni una deindustrializzione accelerata. Stime OCSE e FMI confermano gli stessi andamenti. La spesa dei governi dopo la crisi è cresciuta dappertutto a scapito dei sistemi industriali.

Ciò conferma un fatto che ha il valore di un teorema: o cresce lo stato o l’economia. Entrambi non possono crescere allo stesso tempo.

Ricordiamo, per inciso, che l’eurosistema era stato pensato e costruito come area in grado di riparare da shock esterni. In realtà li ha assecondati (la BCE attraverso il sistema bancario ha indirettamente finanziato la bolla americana) e ha prodotto contemporaneamente shock interni da spesa e debito incontrollato.

I leader europei affermano perentoriamente che la ripresa, deve passare per l’Europa. Ma ci dovrebbero spiegare come, sommando aree che contemporaneamente si impoveriscono si ottengano aree che miracolosamente si arricchiscono. La “soluzione europea” è imperniata su maggiore integrazione fiscale, maggior accentramento dei poteri statali per ricostituire una nuova capacità di indebitamento e, allo scopo, si servirà di maggiore tassazione aggravando il declino industriale. Questo sarà il terzo shock che l’eurosistema ci regalerà.

Rendere i governi sempre più forti e gli individui sempre più deboli, ecco l’essenza della scienza economica europea.

In Italia l’antica lotta tra il principio del governo o di autorità e il principio di libertà ha raggiunto il suo acme. L’eccessiva imposizione sta divorando con rapidità spaventosa redditi e capitali e la spoliazione collettiva al limite del diritto ormai vieta che si possa seminare per raccogliere fra qualche anno. Essa ha creato artificialmente le condizioni dell’esaurimento delle energie lavorative ed imprenditoriali senza le quali nessuna risorsa può essere valorizzata ed accresciuta. I sicari dell’economia, anno dopo anno, mese dopo mese, hanno annientato piccole e medie imprese, cioè il sistema industriale e la competitività del paese. Al regime fiscale più punitivo del mondo si accompagnano tutti gli altri fattori dello scenario del distruttivismo: le istituzioni inaffidabili, l’incertezza del diritto, la lentezza della giustizia amministrativa, l’elevato grado di conflittualità di un paese di fazioni in perenne guerra civile. I capitali esteri se ne stanno alla larga e quelli interni emigrano.

La prosperità delle nazioni e degli individui dovrebbero crescere in un solo e medesimo modo. Maggior produzione significa maggior reddito e crescita del capitale. Il capitale di un paese, al pari di quello di un individuo non è che uno strumento messo in mano alla sua industria per abilitarla a cavarne ricchezza. Senza capitali, zero produzione e zero crescita.

Putin nel 2000 attuò un ampio programma di riduzione della pressione fiscale e seguendo i dettami di Milton Friedman  introdusse una flat tax del 13% sui redditi, la più bassa nel mondo, e ridusse il reddito delle società private. Questa riforma stabilizzò il corso del rublo e stanò tutta l’economia sommersa, decriminalizzandola. La borsa esplose e capitali affluirono dall’estero. L’economia crebbe lo stesso anno dell’8% dando luogo miracolo economico definito post cold miracle economy simile a quello goduto dalla Germania negli anni 50.

In Italia, l’ignoranza economica, le remore ideologiche e il nanismo intellettuale della attuale nomenclatura tecnico-politica che si è degradata con quella misura da miserabili pitocchi sulla tracciabilità dei pagamenti sopra i 1000 euro (neppure Stalin sarebbe arrivato a tanta mediocrità) vorrebbero salvare l’Italia! Perfino “l’antidemocratico” Putin potrebbe rappresentare un modello di eccellenza economica e democratica, per loro e per l’intero paese dove il divario fra Nord e Sud è lo stesso di quello di 50 anni fa.

La stampa ha ragione a condannare i privilegi delle caste ma rischia di alzare il grado di conflittualità sociale e distogliere l’attenzione dal problema cruciale: la gigantesca mattanza industriale in atto e la catastrofe che ne seguirà. E non vorremmo più sentire dire che se tutti pagassero le tasse, tutti pagherebbero meno tasse. Ma: se le tasse fossero basse le pagherebbero tutti. Le invocate liberalizzazioni non servono a nulla se poi i capitali sono divorati dal fisco. La prima vera grande liberalizzazione la si fa liberando i capitali dal peso da cui sono gravati.

La forma a “D” dell’economia europea 

Dall’inizio della Grande Crisi gli economisti ci hanno spiegato gli scenari futuri dell’economia perfino con le lettere dell’alfabeto. Chi diceva che l’andamento economico sarebbe stato a “L”, una lunga recessione con ritorno allo sviluppo dopo diversi anni. Chi diceva che sarebbe stata a “V” (un breve declino seguito da un rapido sviluppo; chi una “U” (una recessione più lunga seguita da sviluppo come avvenne nel 1973-1975) ed infine chi ha ipotizzato un andamento a forma a “W”, cioè una economia che cala e entra in recessione per poi risollevarsi e infine ripiombare in recessione.

A noi invece, più semplicemente sembra che la lettera che esprima meglio lo stato dell’economia, sia una grande lettera “D”.

D come Depressione. Il commentariato economico evita di usare questo termine per non urtare le persone non insensibili alla drammatica iconografia della Grande Depressione e usano quello più mite di recessione inventato nel 1937 dal responsabile della comunicazione dell’amministrazione Roosevelt.

Ma cambiando le parole non si cambia la realtà. Siamo entrati in questa fase che, purtroppo, non indebolirà il ruolo dei governi ma lo rafforzerà regalandoci quel tipo di ordine sociale intuito più di 170 anni fa dal politologo Alexis de Tocqueville.

Vale la pena di riportarne un ampio brano:

Credo che la forma di oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che le hanno precedute nel mondo.

Le antiche parole, dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla poiché non è possibile indicarla con un nome… Al di sopra degli uomini si eleva un potere immenso e tutelare … è assoluto e particolareggiato, regolare, previdente e mite. Lavora volentieri al loro benessere ma vuole essere l’unico agente e regolatore. Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in un più piccolo spazio e toglie a poco a poco ad ogni cittadino persino l’uso di se stesso. Così dopo aver preso volta a volta nelle mani sue potenti ogni individuo ed averlo plasmato a suo modo, il “sovrano” estende il suo braccio sull’intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa: esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi della quale il governo è il pastore.

Ho sempre creduto che questa servitù regolata e tranquilla possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo (Alexis de Tocqueville, Democrazia in America) 

Sostituite la parola “sovrano” del testo a piacere o con Europa o con establishment politico e il significato del brano è attualizzato alla situazione che si prepara: i governi europei hanno ormai ripreso ovunque gli attributi naturali del potere del sovrano assoluto. Stiamo scivolando verso una brutta situazione senza nemmeno accorgercene. La generale incapacità dell’opinione pubblica di percepire questa evoluzione o di sottovalutarla potrebbe farle accettare passivamente l’accentramento estremo del potere politico che l’emergenza richiede cioè la forma stabile e perenne di tutte le economie dirigiste e liberticide.

Nel 1947 George Orwell nel racconto La Fattoria degli Animali aveva espresso concetti simili a quelli di Tocqueville, in chiave satirica ma non meno inquietante. I Maiali (politici e burocrati), più ricchi di risorse organizzative, in apparenza lavorano per ristabilire l’ordine, la crescita ed il bene comune ma in realtà assumono il controllo della situazione togliendo la libertà a tutti gli altri animali. Il romanzo, come è noto, è una allegoria del socialismo.

Una sfida attende i popoli europei: lottare contro questo tipo di servitù e rovesciarla per evitare di diventare “mandrie di animali timidi”. Altrimenti per loro si spalancheranno le porte della fattoria degli animali.

Buon Natale

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49 Responses

  1. Marco Tizzi

    A dire il vero il grafico dice che fino all’introduzione dell’euro crescevano sia lo stato che la produzione industriale.
    Non mi pare un’analisi molto azzeccata.

  2. ALESSIO DI MICHELE

    Le consiglio di guardare anche alle pendenze (inclinazioni delle tangenti dei punti di pari data): non solo da inizio 2000 la linea rossa è COSTANTEMENTE più alta, ma è pure più ripida, cioè, oltre ad essere maggiore cresce pure più rapidamente (con piccola inversione dopo inizio 2009).

  3. fr4nk18

    Analisi quanto mai azzeccata e fosca il giusto …
    Sempre in Italia si e’ cercato di eliminare l’individuo in omaggio a concezioni pauperistiche e greggistiche della chiesa e collettivistiche dei comunisti … mai come ora si ci avvicina
    Occorrerebbe il coraggio di reagire energicamente non certo con la violenza (per giunta anche inutile) ma semplicemente con l’obiezione fiscale di massa e magari l’indebitamento massimo deliberato seguito dall’insolvenza.
    Sono sempre piu’persuaso che per costruire qualcosa nel futuro bisogna distruggere le strutture che ci legano e ripeto la parola distruggere … Gli statali dovrebbero subire decurtamenti della meta’ del loro stipendio per proteggere i pensionati (non baby) .. temo che per la dimensione e la forza dello stato golem esso non sia riformabile
    Spero che cio’ che scrivo appaia sufficientemente folle dall’essere una possibile via di uscita allo stritolamento individuale

  4. Andrea Chiari

    “E’ in atto un declino industriale in tutti i paesi dell’eurozona ed in alcuni una deindustrializzione accelerata”. Più forte in Gran Bretagna che da noi, che pure è una economia più “liberista”

    “O cresce lo stato o l’economia. Entrambi non possono crescere allo stesso tempo”. Pare che al tempo di Roosvelt o durante il “miracolo economico” sia invece avvenuto proprio questo.

    “Il sistema bancario ha indirettamente finanziato la bolla americana”. La bolla americana? E quale perverso socialismo l’ha prodotta? Non sarà mica per caso figlia di un liberismo finanziario senza regole?

    “Rendere i governi sempre più forti e gli individui sempre più deboli, ecco l’essenza della scienza economica europea”. In questi ultimi settant’anni mai c’è stata tanta libertà per i cittadini europei.

    “Le istituzioni inaffidabili, l’incertezza del diritto, la lentezza della giustizia amministrativa, l’elevato grado di conflittualità di un paese di fazioni in perenne guerra civile. I capitali esteri se ne stanno alla larga e quelli interni emigrano”. Questi sono mali cronici che in larga misura prescindono dall’orientamento economico dei governi. Forse un governo liberista avrebbe la ricetta per risolverli?

    “Senza capitali, zero produzione e zero crescita”. Come direbbe Bonanni, questo lo sa anche suo zio

    “Putin”. Bell’esempio di liberalismo e democrazia

    “flat tax del 13% sui redditi, la più bassa nel mondo”. Rinunciando alla progressività della tassazione è un altro modo per dare più soldi ai ricchi. I repubblicani americani lo dicono apertamente. Anche i seguaci italiani dovrebbero avere la stessa franchezza.

    “Tracciabilità dei pagamenti sopra i 1000 euro”. Risolve poco, d’accordo, ma è come dire al vigile urbano che ti fa la multa per il divieto di sosta “dovresti occuparti dei delinquenti”. Un piccolo strumanto che può avere la sua utilità ma da solo non serve.

    “Se le tasse fossero basse le pagherebbero tutti”. La solita scusa. Si può ribaltare: se tutti pagassero, le tasse sarebbero più basse.

    “Il romanzo, come è noto, è una allegoria del socialismo”. Come noto, scritto da un socialista

  5. Gerardo Coco

    @Tizzi e Di Michele
    Vi siete soffermati sul primo grafico senza considerare il secondo. Nel primo, fino al 2000 sia l’indice di produzione industriale che il pil crescono insieme anche se con passi diversi; successivamente, dopo l’invenzione dell’euro si ha una brusca discesa della p.i.del 15%.
    Nel secondo grafico si vede chiaramente che sia a destra che a sinistra dello “snodo” del 2000, pari a 100, l’indice della crescita della spesa è sempre superiore al pil, il che significa proprio che lo stato aumenta a detrimento della p.i e anche in modo drammatico.

  6. armando

    sarebbe interessante vedere il grafico della germania
    quello che e chiaro dal grafico e che l euro ha bloccato l ascesa della
    produzione industriale condannandola alla sopravvivenza e al declino

  7. Piero

    che economie americana/europea/italiana ultimi 20/30 anni siano drogate da debiti pubblici/privati+base monetaria (cioè da statalismi) è fuor di dubbio..

    il punto su cui divergo sia da te (liberista) sia dagli statalisti è che ci potesse essere una soluzione al declino capitalistico/occidentale ..

    esso è determinato da fattori strutturali di fatto non gestibili nè dallo stato nè dal mercato : invecchiamento=wellfare + concorrenza emergenti + sovracapacità produttiva + aumento concentrazione reddito=consumi cetomedio a debito ..

    i risultati degli statalismi li abbiamo sotto gli occhi.. se in ottica liberista politici mondiali (i Maiali di Orwell) non avessero “comprato consenso” il declino sarebbe semplicemente partito prima nel tempo..

    la teoria (o teorema come speri te) che se non espandevano lo stato (ed ahimè le tasse che sicuramente addormentano spirito iniziativa) sarebbe aumentata la produzione privata in modo più che proporzionale (altrimenti sarebbe un giuoco a somma zero) è a mio parere (oggi.. in queste condizioni) infondata : non si spiegherebbe come mai il TASSO DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI PRIVATI cala da decenni sia in Europa che in America… la verità è (a mia opinione) semplice = NON SAPPIAMO PIU’ COSA PRODURRE.. cambiamo la cover ai cellulari.. prima o poi doveva finire..

    Buon Natale

  8. kasparek

    Bello il pezzetto di Tocqueville.
    Io di solito parlo di “scimmie ammaestrate”: è questo il genere di sudditi che vogliono.

  9. Marco Tizzi

    @Gerardo Coco
    Io mi sono fermato al teorema: “o cresce lo stato o l’economia”. Questo non è vero, nei grafici, fino al 2001. Quindi non è un teorema. In un esame di maturità l’autore verrebbe bocciato. Anche alle medie farebbe fatica.
    Bisogna smettere di plasmare l’evidenza ai propri scopi: se volete dirmi che, SECONDO VOI, diminuendo lo Stato aumenta l’economia posso anche essere d’accordo, entro certi limiti. Ma da lì al teorema passano alcuni oceani.
    Ribadisco che gli stati Nordeuropei crescono nonostante un forte Stato.
    Inoltre sarebbe ora di smettere di utilizzare il PIL come driver per il benessere di un Paese. E non lo dico io adesso, lo diceva Robert F. Kennedy prima di essere ucciso (sarà un caso?), 43 anni fa (http://www.jfklibrary.org/Research/Ready-Reference/RFK-Speeches/Remarks-of-Robert-F-Kennedy-at-the-University-of-Kansas-March-18-1968.aspx)

  10. Marco Tizzi

    @Piero
    Concordo pienamente, il problema è tutto lì: nonostante le aziende si ingegnino per produrre merce che si rompa o diventi obsoleta al più presto, siamo alla cima.

    Non c’è più niente da produrre.

    Inoltre una crescita industriale oltre questi livelli va ad intaccare le risorse finite talmente tanto che rischiamo di rimanere senza o comunque di avere un’inflazione costante ed indipendente dalla moneta, quindi completamente incontrollabile.

    O si riesce a creare una nuova economia completamente sostenibile, basata sulle risorse, oppure gli economisti non serviranno più a nulla.

  11. axel

    Nell’articolo ci sono anche delle ragioni che condivido, tuttavia su una sono in disaccordo, se le tasse fossero basse le imposte verrebbero comunque evase in modo direttamente proporzionale alla loro riduzione.
    Cordialmente.

  12. Carlo Ghiringhelli

    Il nostro è il tempo del potere assoluto che ha ‘finanziarizzato’ il mondo (60000 mld $ è il Pil mondiale, mentre il giro d’affari virtuale ammonta a 10 volte tanto!) e si serve dei neomandarini della conoscenza che: -con la stampa disinformano; -con la scuola della parola passivizzante infantilizzano; -con la burocrazia ingabbiano; -con la politica tentano di ridurre al minimo lo stato di diritto; -con la giustizia ritardata la negano; -con le armi di distruzione di massa spaventano; -con la tecnologia informatica controllano; -con la tecnologia bio e nano manipolano la materia vivente; -con l’intrattenimento stordiscono (in primis i giovani). Inoltre per il nostro Paese vale quanto scritto da P.Ostellino sul ‘Corriere della Sera’: ‘(…)le istituzioni politiche , economiche e sociali sono più quelle di una società bloccata che aperta. Il nostro capitalismo -sottocapitalizzato, sussidiato dalla mano pubblica, strutturato in un sistema societario per eludere il mercato e scongiurare la scalata di aziende governate da patti di sindacato- è tra i peggiori cel mondo industrializzato. L e grandi organizzazioni sindacali, nell’età del terziario avanzato, sono ferme alla contestazione del fordismo della grande fabbrica, L a società civile è chiusa in una rete di corporazioni che penalizzano il merito e rallentano il ricambio generazionale. Sono carenti i due pilastri sui quali si regge la democrazia americana (proprio quella studiata dal Tocqueville nell ‘Ottocento-la nota è mia): organismi intermedi che integrano, con la sussidiarietà, la funzione pubblica; media autonomi dai facili luoghi comuni (…)’. Dunque l’Italia sta peggio perchè non è riuscita a modernizzarsi. Tuttavia anche l’Europa delle patrie -cosa ben diversa dalla patria europea- , dei popoli, delle regioni, lascia a desiderare… Ora se la modernità ha una natura ambigua e spinosa, il medioevo prussimo venturo sarà feroce e disumanizzante. Si salvi chi può; del resto l’economista Sapelli ha rilevato il carattere diverso di questa crisi in quanto non colpisce tutto ma a macchia di leopardo… Chi vivrà vedrà. Auguri ad maiora.

  13. Angela

    @Marco Tizzi
    LO STATO NON E’ UN’ENTITA’ INDIPENDENTE. PUO’ SOLO CRESCERE ATTINGENDO ALLA ECONOMIA PRIVATA SENZA LA QUALE NON ESISTEREBBE.
    PUO’ QUINDI CRESCERE SOLO TASSANDOLA E PIU’ LA TASSA E MENO L’ECONOMIA CRESCE. OPPURE SI INDEBITA FACENDO RICADERE L’ONERE DEL DEBITO SOPRA LE SUE SPALLE. COME VEDE SI TRATTA PROPRIO DI UN TEOREMA.
    E’ LEI CHE NON PASSEREBBE L’ESAME DELLE MEDIE, NON L’AUTORE.

  14. Francesco P

    I grafici mostrano come la spesa pubblica sia costantemente cresciuta tranne il periodo 92-97 e gli ultimi due anni in cui si è stabilizzata. Nessuno dei partiti e delle formule politiche che hanno governato l’Italia ha saputo arginare realmente il fenomeno.

    Quanto alla produzione industriale si notano gli effetti combinati dell’introduzione dell’euro che ha diminuito fortemente la competitività del nostro sistema industriale e della comparsa di veri competitor nelle produzioni industriali di media e alta qualità e complessità. La Cina, il Viet-nam, la Tailandia, ecc., sono in grado di sfornare prodotti ben diversi dalla paccottiglia di fine secolo scorso. I prodotti di bassissimo prezzo, contenuti tecnologici e qualità (vestiario, giocattoli, gadgets, ecc.) che invadono le bancarelle non rappresentano più la voce principale dell’export degli emergenti.

    La mia preoccupazione circa la possibile deindustrializzazione del nostro Paese (questo vale per tutto il “continente suicida”) trova una triste conferma dalla lettura dei grafici.

  15. Marco Tizzi

    @Angela
    Far ricadere l’onere del debito sulle spalle è una scelta, non un obbligo, è proprio quello che i grafici dicono: finché avevamo la nostra moneta, potendola stampare, le curve sono salite entrambe. Quando non abbiamo più potuto stampare moneta, lo Stato ha cominciato a crescere usando solo tasse.
    Questa è la questione. Questo dicono i grafici. Il teorema “o cresce lo Stato o cresce la produzione industriale” è una bufala, stante i grafici pubblicati. Perché fino al 2001, nei grafici, sono cresciuti entrambi.
    Se poi vogliamo dire che è MEGLIO non stampare moneta, perché il rischio di inflazione è troppo alto e/o i perché i politici inetti non sono capaci di controllare la massa monetaria, allora apriamo una discussione su questo tema, sapendo, però, che è solo l’Euro che funziona così.
    E non mi pare funzioni molto bene, con tutta sincerità.
    Ma non c’è nessun teorema, sono scelte. Se prendiamo dollaro, sterlina, yen ed euro, solo quest’ultima moneta non consente il deficit. Quindi siamo in netta minoranza. E non ci sono teoremi.

  16. Trevisani Giuseppe

    Bene!! Speriamo che, la dove non è riuscito Berasani col governo Prodi 2
    e dove, sembtra, non riuscire Passera, col governo Monti,riesca BABBO NATALE!!!!

  17. Salvatore Pinizzotto

    Il primo grafico ci dice solamente che è in atto nel nostro paese una forte de-industrializzazione e cioè che il peso contributivo dell’industria sul totale della ricchezza prodotta nel nostro paese è fortemente in diminuzione. Il nostro sistema è forse più esposto a rischi rispetto a quello tedesco il cui tessuto industriale è per lo più costituito da grandi imprese. Per quanto riguarda la correlazione esistente tra più/meno stato e maggior/minor crescita mi pare di poter dire che la correlazione non sia molto stretta.

  18. Suggerisco, il modello “entropia”.
    Il secondo principio della termodinamica ci viene in aiuto per comprendere il fenomeno. Storicamente, le guerre, hanno contribuito ad abbassare un livello di Entropia dei sistemi sociali. Dopo la distruzione, la ricostruzione.Oltre alla ricostruzione la crescita dovuta alla diffusione delle tecnologie usate durante i conflitti. Esempio ne siano le tecnologie usate oggi nelle automobili, vedasi visori notturni ec. I passato anche le varie epidemie, invasioni, malattie varie, contribuivano a riportare verso il basso l’entropia.
    L’entropia del sistema Italia, vola verso il massimo, il potenziale verso lo zero. V’è uno squilibrio tra risorse (serbatoio superiore), e impieghi. Il serbatoio delle risorse è al minimo, la macchina ‘impieghi continua a girare al massimo, come se guidando continuassimo ad andare al massimo con il serbatoio in riserva. Questione di buonsenso.
    La riduzione dei consumi porta recessione che a sua volta porta disoccupazione.
    I consumi e gli sprechi della nostra Clepto-politico-burocrazia eccedono la produzione di quelli della classe produttrice. I paesi ricchi di risorse naturali, vedasi ex Russia, hanno mantenuto la casta burocratica, la nomenclatura, svendendole. Noi Italici, di risorse non ne abbiamo.
    Il Modello Termodinamico non scherza.
    Per gli interessati consiglio la consultazione di “Entropy of economical systems”. La curva di ARMEY, (www.Armey.com, DOPO LE FESTE, per non rovinarvi l’umore.
    Buone, feste a tutti.

  19. alberto

    @Andrea Chiari
    Sarebbe anche suggestivo il suo post se solo non fosse infarcito di abissali corbellerie e luoghi comuni. Se avesse scelto altri esempi, che nemmeno io saprei suggerirle, per la verità, si potrebbe pure avviare una discussione seria e proficua.

    Deindustrializzazione: nel 2002 la ns. produzione di automobili ci poneva al 4° posto tra i paesi europei (dietro, per l’appunto, a Inghilterra). Nel 2010 siamo scesi al 9°, davanti alla sola Slovacchia, mentre l’Inghilterra è ancora al 3° posto (dati ACEA – Ass. Costruttori Europei di Automobili).

    Stato/Economia: forse lei è piu’ giovane di me e semplicemente non sa. Durante il cosiddetto miracolo economico (durato fino a metà degli anni ’60; per inciso fino all’avvento, guarda caso, dei governi di centrosinistra) lo stato semplicemente non esisteva. Non esisteva una sanità pubblica e le mutue private fornivano un servizio migliore di quel che lo stato fornisce oggi. Ha mai sentito parlare lei di legge Vanoni e dell’avvento dello stato accertatore di redditi e dei disastri che ha introdotto nel nostro sistema, fino ad allora sostanzialmente in crescita “cinese” e in pareggio di bilancio ?

    La bolla americana: è stato un tentativo, appoggiato da tutti i partiti, per dare una casa agli americani. In tutto simile, mutatis mutandis, al tentativo europeo di dare un’assistenza sanitaria gratuita a tutti i cittadini (gratuita per modo di dire, visto quel che si prende lo stato). Se gli italiani sapessero che, con quel che viene dato allo stato sotto la voce assistenza sanitaria, ci si potrebbero pagare un’assicurazione che li porterebbe gratis in una clinica svizzera ad ogni malanno di stagione, forse l’opinione comune di regime sull’argomento muterebbe.

    Istituzioni inaffidabili, incertezza del diritto etc.: si’, un governo liberista risolverebbe il problema. Sto parlando di un governo liberista, non di un governo Tremonti/Berlusconi, cascami di un socialismo che ha governato l’italia negli ultimi 40 anni.

    Senza capitali, zero produzione e crescita: si, forse lo sa lo zio di Bonanni. Peccato non lo sappia lui.

    Putin: non sarà un esempio specchiato di liberalismo e democrazia, come dice lei, ma lo è almeno nei confronti dell’Europa cosiddetta libera e democratica. Di certo.

    Flat tax al 15% : certo che lo diciamo e anche da molto tempo. Forse lei è sordo.

    Se tutti pagassero le tasse: mantra falso e propagandistico, tipico di un regime allo sbando che vuole nascondere la sua incapacità a fornire servizi decenti in cambio. Le tasse le pagano in tanti, tantissimi; è lo stato che le spreca. E se non si capisce, com’è il suo caso, che non può che essere cosi’, è difficile che ci si possa un giorno riprendere. Purtroppo ci impoveriremo sempre di piu’, perderemo sempre piu’ libertà e procederemo lentamente verso il paradiso mao-social-capitalistico che lei sembra evocare.

  20. Marco Tizzi

    @alberto
    Senza offesa, ma quante stupidaggini!!!

    Sanità: parlo della mia regione, la Lombardia, e non sambierei il sistema sanitario lombardo con nessuno al mondo. Nessuno. E se tutte le regioni spendessero quanto la Lombardia, saremmo in avanzo secondario positivo da anni. Io ho un’assicurazione sanitaria privata perché sono un libero professionista e solo per avere la diaria spendo 2500 euro l’anno. Ed è revocabile, quindi se mi prendo (toccando ferro) qualcosa di serio mi prendo la diaria per un anno al massimo e poi muoio di fame. E’ il sistema che lei preferisce?

    La bolla americana non è stata affatto un “tentativo di dare la casa a tutti”. Questa è pura ignoranza. Si guardi “The inside job” e capirà molte cose.

    Sul governo liberista gradirei degli esempi nel mondo vero di paesi che funzionano meglio. Nel frattempo le riporto alcuni Paesi NON liberisti dove le cosa funzionano davvero: Austria, Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia.

    Se le piace Putin può andare a farer un giro a Mosca in questi giorni: troverà molta gente pronta a spiegarle bene come funzionano le cose.

    Che lo Stato Italiano sprechi è una cosa assolutamente fuori di dubbio. Che lasciare tutto in mano ai privati sia una ricetta mi pare un’opinione poco comprovata dai fatti: vogliamo regalare qualcos’altro ai soliti noti oppure ci è bastato il giochino con Telecom e Autostrade?

    Il vostro problema, col massimo rispetto, è che non riuscite proprio a mettervi in testa che è necessario guardare a modelli MIGLIORI dell’Italia.

  21. Alberto

    @marcotizzi

    E io parlo del SS dell’Emilia Romagna che, per inciso, non dev’essere molto diverso dal suo. Per avere una visita oculistica : mesi 4 di attesa. Per avere una RM : mesi 2 di attesa etc. etc. etc. Sono libero professionista anch’io e, al di là delle favole, tutti ci facciamo l’assicurazione sanitaria proprio per questi motivi. E, per carità di patria, non parlo dei medici. Lei è mai stato ricoverato ? Spero di no.

    La bolla americana è”di fatto” il tentativo di dare casa agli americani.

    Austria e Germania hanno ben altre tassazioni ed organizzate in ben altro modo (si legga “Paying Taxes 2011” di World Bank). Non parliamo poi dell’Olanda. Per quanto attiene Svezia e Norvegia, sarebbe ora di piantarla di parlare di questi paesi: la Norvegia vive di sussidi statali grazie al petrolio del Mare del Nord e la Svezia è ricchissima di minerali strategici e non che ne fanno un paese ricchissimo. Senza contare che la Norvegia ha 4 M di abitanti e la Svezia 9. Le sembra serio citare questi paesi ad ogni piè sospinto ?

    Dico che l’Italia non è tanto diversa, oggi, dalla Russia di Putin. Sic et simpliciter.

    Trasporti locali, asili, scuole elementari deve proprio gestirsele la mano pubblica ? A quali soliti noti potrebbero andare ?

  22. Andrea Chiari

    Vengo stasera dal reparto geriatrico dove è ricoverato mio padre. L’ospedale di Reggio Emilia è un gioiello. Il servizio sanitario universale è la più importante conquista dello stato moderno. Che al sud ci mangino sopra è una cosa che mi urta assai, ma non è inevitabile se si considera il buon livello che questo servizio ha raggiunto nei paesi e nelle regioni civili d’Europa. Per il resto, contento che l’estremismo e l’ideologismo abbiamo abbandonato la sinistra (tranne patetici residui), li riscopro, divertito e stupito, dalla parte dove mai me lo sarei aspettato: quella dei liberali. Di fronte al disastro del mercato selvaggio trovo ridicolaggini come la bolla americana nata dal desiderio di dare una casa ai poveretti (devono aver fatto male i conti, come minimo). Se siamo nella merda lo dobbiamo all’infatuazione finanziaria che se non facevi utili a due cifre percentuali eri un fallito e a politici disgraziati come Reagan e Bush e ai professori che hanno dato loro corda. Che si rassegnassero di fronte al disastro ad ammettere che hanno sbagliato….

  23. Marco Tizzi

    @Alberto
    Non ha risposto all’unica domanda che le ho fatto: mi dia un Paese da prendere ad esempio.
    Io gliene ho forniti un po’, che Lei reputa inconfrontambili per la solita idiozia della bassa popolazione. Cosa deve fare la Germania per cominciare ad essere presa ad esempio? Quanto deve essere superiore agli altri Paesi del mondo prima che voi sostituiate il vostro sogno americano con un sogno teutonico?
    Io in Germania ci ho vissuto e pagavo le stesse tasse che pago in Italia. L’unica differenza era che lo Stato le sapeva spendere e che qualsiasi centesimo era messo sotto la lente di ingrandimento del cittadino. Per un tedesco pagare le tasse è un segno d’orgoglio, ogni anno a Colonia pubblicano la classifica di chi paga più tasse e chi vince viene premiato e per la cittadinanza è un eroe.
    Allora io dico: dichiariamo guerra alla Germania e poi arrendiamoci. Diamogli la gestione delle nostre scuole. Forse fra qualche generazione saremo anche noi in grado di pensare come una Nazione e non come tanti individui che cercano di fregarsi l’un l’altro.

    Per quanto mi riguarda, se mai avessi un figlio non vorrei mai farlo studiare in una scuola privata, per il semplice motivo che nelle scuole provate si paga per essere promossi. Trasporti locali privati? Non mi risulta funzionino granché da nessuna parte al mondo. Forse in Inghilterra, ma comunque fanno molta fatica a stare in piedi.
    E ribadisco che il sistema sanitario lombardo è il migliore al mondo, purtroppo ho dovuto testarlo spesso. In Romagna proprio non so, ma mi pare strano che ci sia tanta differenza.

    I soliti noti sono quelli che hanno favorito della prima ondata di privatizzazioni massicce, quelle del buon Bersani, che dovrebbe per qualche motivo rappresentare la Sinistra nel parlamento italiano.

    P.S.
    Quella dei mutui subprime come un tentativo di dare a tutti una casa è davvero la più grande stron…a che abbia mai sentito. Penso che a questo punto nemmeno Greenspan avrebbe il coraggio di dirla. Ma faccia pure, per carità.

  24. giancarlo

    una cosa è innegabile: il mondo occidentale va verso la decadenza. non solo l’italia, che è più debole. sappiamo come funziona l’economia di mercato: minimo mezzo e massimo risultato! è giusto così! oggi noi stiamo attraversando una fase di decadenza (deindustrializzazione da cui discende calo pil). come noi anche tutto l’occidente, che prima o poi dovrà fare davvero i conti con i paesi emergenti, non foss’altro che per il fatto che noi siamo centinaia di milioni mentre loro sono miliardi ed aumenteranno più di noi. la germania stà al momento galleggiando sull’onda, stà in parte riuscendo a surfare e conquistando mercati esteri (intendo mercati veri come i BRICS, non infreUE). Se sono bravi durerà, ma non possiamo pensare che 550 milioni di europei + altrettanti USA e altri (insomma il vecchio G7) possano tutti campare di servizi e prodotti per le classi ricche dei BRICS. Solo una cosa: assodato che a fronte della crescita BRICS il nostro calo è inevitabile. Solo una cosa ci può salvare: fare in modo che il ns calo sia lento e non da default come rischia di capitarci. e poi? Il mondo è sempre andato cosi. fra 50 anni anche la cina sarà troppo costosa e le ricchezze fluiranno verso altri paesi come per esempio in africa: il principio è sempre lo stesso: produrre il massimo risultato col minimo mezzo. E’ l’economia, non è un mostro, è solo l’economia. ha funzionato così in passato, funziona cosi oggi e funzionerà sempre così, anche domani.

  25. Alberto

    @Andrea Chiari

    Dopo la sesquipedale sciocchezza sulla presunta deindustrializzazione dell’Inghilterra rispetto alla ns. Italia, mi aspettavo stesse zitto. Vedo che insiste. Vabbè.
    Però pretendere che mi beva il suo panegirico sul sol dell’avvenire che illuminerebbe l’ospedale di Reggio Emilia è decisamente un po’ troppo. Io le ho citato dati e ne ho omesso un quantitativo piu’ che discreto: tutte le richieste di visite specialistiche vengono evase in tempi insopportabilmente lunghi. Provi a trovarsi nella necessità di accudire un famigliare con l’Alzheimer (patologia in crescita esponenziale), per esempio, oppure un famigliare disabile o con patologia neuropsichiatrica, e badi che le cito casi molto comuni. Non voglio scendere in casistiche piu’ rare come lo stato vegetativo. E’ mai stato in un pronto soccorso ? Le ho citato la condizione dei medici ospedalieri, per lo piu’ demotivati e scarsamente professionali ma mi pare che a lei interessino di piu’ i muri imbiancati di fresco.

    @Marco Tizzi

    Paesi ad esempio: mi pareva non ve ne fosse bisogno, tanto è semplice la risposta. La Svizzera le basta ? E’ qui dietro l’angolo. Lei ha mai vissuto in USA ? A Singapore ? In Malaysia ? In Giappone ? (e badi che il Giappone è paese a tassazione altissima, anche se a 20 punti percentuali meno che da noi).

    Germania : verissimo, si pagano le stesse tasse che da noi. Con una differenza, però, si guadagna 3 volte tanto. Ma forse lei non ci ha vissuto e racconta palle.

    Paesi del Nord: mi prendo volentieri dell’idiota ma non so che farci se la Norvegia ha solo 4 M di abitanti e vive del petrolio del Mare del Nord e noi siamo 60 M e l’unico petrolio che abbiamo è una stilla in Basilicata (per di piu’ costosissimo da estrarre).
    Idem per la Svezia che possiede vastissime riserve di minerali strategici (come la Finlandia) e, su un territorio grande quasi 4 volte l’Italia ci vivono solo 9 M di persone. Se a lei sembrano differenze da poco …
    L’Olanda è addirittura considerato paradiso fiscale (e lo è veramente).

    Scuola e Sanità privata: vedo che non ha figli (sono tante le cose che sembrano mancarle …) e pertanto è facile arguire che non sappia bene cosa sia la scuola oggi, vista con gli occhi dell’adulto. Un posto di alunno alla scuola elementare pubblica, costa allo stato in ragione di 8,000 Euri/anno. Lo stesso posto nella scuola privata ne costa 4,000. Cominciano, faticosamente, a sorgere scuole private che non sono quelle che, grossolanamente, menziona lei. Nonostante le rette siano sull’ordine di quei 4,000 Euri/anno che le dicevo, c’è la fila per entrare e tantissimi non sono accolti. Forse questo significa che c’è una domanda assai forte per scuole private. Quello che noi si chiede è il famoso bonus per le scuole private, da parte dello stato. Lo capisce anche lei che se lo stato versa 4,000 Euri per allievo/anno alla scuola privata, ne risparmia 4,000 e il cittadino ha la libertà di scegliere. O le dà fastidio che ci sia la libertà di scegliere ?
    Stesso discorso vale per la sanità. Se il 50% dei servizi sanitari fosse erogato da strutture private vi sarebbe piu’ concorrenza e il cittadino potrebbbe scegliere, a tutto vantaggio del servizio. E non parlo dei costi: esisterebbe, allora si’, un vero benchmark di riferimento per la sanità pubblica, altro che costi std misurati sulle regioni virtuose. O le dà fastidio anche questo ?

    Tutto ciò si chiama sussidiarietà, il cui fine ultimo è dare sempre maggiore libertà all’individuo. Ma quelli come lei hanno in mente solo schemi ideologici che, evidentemente, devono avere un qualche effetto anche sulle arterie.

  26. Andrea B.

    Solo una considerazione sull’ intoccabile tabù della progressività delle imposte: sia essa debole o accentuata, essa è la base fondante di quella “redistribuzione del reddito”, che altro non è che un furto dei risultati dei meritevoli.

    Comunque vedo che, nonostante tutto, c’è a chi piace la fattoria degli animali…forse perchè aspira per sè al ruolo del maiale.

  27. Marco Tizzi

    @Alberto
    “quelli come me” non hanno dogmi religiosi e si guardano intorno per cercare qualcosa di meglio.
    Io non sono un socialista e credo fermamente che il nostro Stato debba snellirsi, riducendo il numero di dipendenti statali. E il resto deve guadagnare in efficacia e in efficienza, deve essere misurato e pagato per i propri risultati, deve poter essere licenziato come, a mia opinione, dovrebbe poter essere licenziato chiunque. A fronte di un reddito di cittadinanza, però.
    Ma credo che ci siano alcune parti dello Stato che debbano rimanere pubbliche e gratuite per tutti: istruzione, sanità e welfare in particolare.
    Sul resto mi vanno benissimo i privati, anche se per quanto riguarda le infrastrutture preferirei rimanessero Statali come proprietà, ma gestiti da privati in comodato d’uso tramite serie gare con regole precise. Lo stesso si potrebbe fare con il patrimonio artistico, che per noi è un asset pesante.

    Continuo, però, a non avere dogmi, perché ho la testa abbastanza aperta per valutare tutto. Al contrario di lei.
    Il fatto che in Germania gli stipendi e i salari siano più alti è già stato oggetto di un altro post, non mi dilungo oltre.
    Le faccio solo notare che Svizzera e Singapore fanno la loro ricchezza rendendo legali cose che sono illegali nel resto del mondo: segreto bancario e regole portuali. La Malaysia non mi pare proprio un gran posto in cui vivere, ma de gustibus… Non mi pare proprio che il Giappone sia un Paese liberista nel senso che intende lei e la spesa pubblica giapponese è lì a dimostrarlo.
    In Olanda la tassazione non mi pare affatto da “paradiso fiscale”: le tasse sul lavoro sono simili alle nostre. Forse si riferisce alla tassazione sull’impresa che mi pare sia al 20%.

    Per il resto, essere insultato da chi pensa che i mutui subprime siano un tentativo di dare la casa a tutti lo considero un complimento.

  28. Dino Dariol

    L’articolo puo’ anche non essere strettamente analitico. Tuttavia lo trovo di un rinfrescante e stimolante eccezionale. Credo che stiamo vendendo il nostro cervello all’ammasso del “common wisdom” imposto, propagandato, istituito dalle Autorita’ Governative. Non sono ne’ un estremista ne un rivoluzionario. Trovo queste idee estremamnte utili a restare attaccati ai fondamentali.

  29. Alberto

    @Marco Tizzi

    Io chiedo la libertà di mandare i miei figli alla scuola che voglio io e lei mi impone la scuola pubblica. Io chiedo di curarmi in un ospedale che vorrei scegliere io e lei mi impone il lazzaretto pubblico. Io chiedo di farmi la pensione per i fatti miei e lei mi impone l’INPS. Io chiedo che vi sia libera scelta: non chiedo lo smantellamento del pubblico ma chiedo che sia lasciata libertà anche ai privati di fornire servizi in una suddivisione ottimale di 50 e 50. Lo capisce anche lo zio di Bonanni (e forse … chissà … forse anche Bonanni stesso) che sarebbe la soluzione ottimale; ottimale anche per il pubblico, che ridurrebbe i suoi costi e migliorerebbe i suoi servizi. E poi mi dice che lei non ha dogmi. Mi dice che la Svizzera è un paese fuorilegge ed incivile. Lei è uomo con la testa aperta (parole sue) e molto rispettoso delle libertà altrui.

    Per inciso, non ho mai detto che il Giappone sia un paese liberista. Ho detto che pur avendo una tassazione altissima (che però è di circa 20 punti inferiore alla ns. – vedere Paying Taxes 2012 di World Bank) è un paese con servizi sociali che noi manco immaginiamo e dov’è di gran lunga piu’ facile vivere che non in Italia. Persino la Svezia, paese che non amo e dove non vivrei nemmeno dipinto, ha una tassazione che è circa 15 punti percentuali piu’ bassa della ns. Per l’Olanda siamo a quasi 30 punti in meno rispetto all’Italia. Parlo di tassazione delle imprese.

    Ho riportato solo considerazioni di buon senso comune, non ho parlato di liberismi: ho detto che avere una scelta è meglio che non averla, che avere il pubblico in competizione con il privato è bene per tutti e che avere tasse piu’ basse fa bene all’uomo ed alle imprese. E’ un linguaggio che quelli come lei, che non hanno dogmi e vivono con la testa aperta faticano a comprendere. Faccia una cosa, allora: visto che è aperta, guardi se dentro c’è rimasto qualcosina.

  30. Cristiano

    Ma la spesa pubblica è proprio tutto vero valore aggiunto? Come sapete, la componente pubblica del PIL si misura al costo (= stipendi dei pubblici dipendenti) poiché, non essendo scambiata sul mercato, non esiste altro metro facile di misura. Così accade che quando la produzione di mercato crolla, la quota del PIL pubblico esplode perché i pubblici dipendenti non si possono licenziare ed hanno stipendi relativamente alti (leggete i dati ISTAT!) aggiornati con ricchi rinnovi contrattuali. Mentre i terribili lavoratori in regime di mercato perdono il lavoro e fanno la fame (loro però se lo meritano, perché sono liberisti).
    Io ho l’impressione che se i servizi pubblici fossero messi sul mercato crollerebbero di valore, facendo la fine della possente Germania Est che, caduto il muro, si è scoperto sapeva produrre solo la Trabant contro fiammanti Mercedes e BMW. Pensate chi pagherebbe spontaneamente una giustizia che produce sentenze definitive dopo 15 anni, ed è disegnata per mandare tutto in prescrizione se si paga un buon avvocato; oppure una sanità con liste di attesa di 3 mesi per casi urgentissimi di vita o di morte; o una istruzione universitaria che produce diplomi inutili e inflazionati da parte di un corpo docente riconducibile a 3 o 4 famiglie di baroni che piazzano parentele fino al 6° grado. Per non parlare della Camera dei deputati, che costa 1.000 (mille) milioni /anno e produce una trentina di leggi (calcolate voi con una semplice divisione il costo di un singolo provvedimento). Mi dispiace, ma questo assetto lo ritengo più vicino alla estorsione che alla libera scelta degli individui. Purtroppo il sistema tende a questo disequilibrio non ottimo a causa dell’interesse individuale immediato connesso al voto di scambio (la spesa pubblica piace solo ai destinatari diretti dei favori della clientela politica, che tendono ad essere sempre più numerosi in assenza di principi chiari costituzionali).
    Ora qulcuno risponderà che la spesa pubblica serve a far pagare le tasse ai ricchi e redistribuire il reddito: me se fossimo tutti più ricchi senza questo immenso meccanismo di distruzione del valore?
    Dimenticavo: il vero vantaggio del meccanismo di mercato e della disciplina che impone è la straordinaria crescita della produttività, non della produzione. Potremmo pure decidere che la produzione ci basta e vogliamo spendere la maggiore produttività smettendo di lavorare a 45 anni, o lavorando 3 giorni su 7; ora invece ci tocca lavorare 6 giorni su 7, di cui 3 per mantenere un’orda di parassiti che hanno la produttività di 100 anni fa, quando non rubano.
    Chi demonizza il mercato lo paragona alle mega truffe finanziarie, allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, tutti concetti non correlati: lo stato deve soprattutto far rispettare le regole, ed in particolare la concorrenza, e non ci sarebbero mega truffe, o casi di schiavismo, ecc ecc.

  31. Marco Tizzi

    @Alberto
    Allora:
    1- il sistema sanitario lombardo è un misto pubblico/privato che, ripeto, funziona benissimo e che lascia la possibilità di scelta. Poi però succede il caso San Raffaele e voi dovete un attimo spiegarmi come cavolo facciamo noi a fidarci della nostra imprenditoria privata. Il sistema sanitario mal si adatta all’imprenditoria privata pura perché il concetto di “profitto” è antitetico alla salute dell’essere umano. Si guardi questo documentario http://www.youtube.com/watch?v=XLE8ORIDU9o e forse aprirà un po’ la mente. Se ce la fa senza piede di porco. Quello che a me non piace è la gestione tramite assicurazioni delle spese sanitarie, perché questo entra in cortocircuito con la salute umana, dato che all’assicurazione conviene far morire un paziente malato grave piuttosto che farlo guarire.
    2 – per quanto riguarda l’istruzione non è per me concepibile che un attestato internazionalmente valido possa essere rilasciato da un ente privato, che prende soldi per rilasciarlo. E’ lo stesso conflitto di interessi delle società di rating o delle società di revisione dei conti. Probabilmente lei ama entrambe. Io NO.
    3- la Svizzera consente cose che in gran parte del resto del mondo sono illegali. Non è illegale, ogni stato è sovrano. Anzi, se devo essere sincero fino in fondo su alcune cose sono pienamente d’accordo (droghe, prostituzione). Ma non si può tapparsi gli occhi e non vedere. La Svizzera ha però una organizzazione Statale splendida, invidiabile, unica al mondo. Non mi piace la gestione dell’istruzione in alcuni cantoni e non mi piace l’assicurazione sanitaria obbligatoria, ma se potessi votare un referendum che annetta l’Italia alla Svizzera voterei sicuramente sì.
    4- Lei ha cominciato col dire che senza Stato si sta meglio. E come punto di riferimento mi cita Paesi dove lo Stato è fortissimo, con le uniche eccezioni di Svizzera e Stati Uniti. Sulla prima mi sono già espresso. Per quanto riguarda i secondi, ho il sospetto che sia un sistema che nel 2008 è finito e che viene tenuto in piedi artificiosamente tramite un polmone d’acciaio di liquidità.

    Gli insulti continuano ad essere un complimento detti da chi ha sparato la più grande idiozia che abbia mai sentito: dire che la crisi dei mutui subprime è stato un tentativo per dare casa a tutti è come dire che l’olocausto è stato un tentativo di redistribuire la ricchezza.
    Vada pure avanti ad insultare, la prego, fa piacere.

  32. Claudio Di Croce

    @Alberto
    Lei parla da uomo che ama la libertà e che vuole essere considerato un cittadino mentre moltissimi italiani – tra cui molti che scrivono su questo blog – amano essere sudditi di uno stato di polizia, ladro e corrotto,

  33. giancarlo

    alberto.
    scuole private.
    se siamo tutti d’accordo che la privata costa meno, perchè non fare in modo che la pubblica costi quanto la privata? e cioè 4.000 euro anno in luogo di 8.000?
    così facendo otteniamo un abbattimento di costi del settore scuola pubblica, che poi significa riduzione strutturale di costi in bilancio. invece la sua proposta di sussiedarietà non mi convince, in quanto se è pur vero che consente la libera scelta, non aspira a raggiungere l’altro obbiettivo: l’abbattimento oneri in carico al bilancio dello stato. Anzi per via delle maggiori esenzioni fiscali ai privati e/o trasferimenti alle scuole private che lei propone, si avrebbe nell’immediato un aggravio di uscite. Cosa ne pensa?

  34. giancarlo

    alberto.
    lei propone delle tesi nelle quali è presente un intimo conflitto. se si è liberisti lo si deve essere fino in fondo e non solo per ciò che fa comodo. Intendo dire che lei non può anelare la possibilità di una libera scelta in tema scolastico o sanitario (correttissimo principio libertario), ma pretende che sia lo stato a sostenerne l’onere almeno parzialmente. Se lei è liberista e vuole scegliersi la sua clinica privata, faccia pure, ma non pensi a Pantalone nel momento in cui le viene presentato il conto! Altrimenti si è liberisti per un verso e poi si torna allo statalismo subito dopo. Sbaglio?

  35. giancarlo

    insisto.
    in germania, francia, le scuole pubbliche funzionano? SI. E allora perchè da noi non può accadere la stessa cosa? forse che le scuole pubbliche francesi sono ispirate a principi diversi dai nostri? E’ possibile che qui da noi non sia possibile far funzionare la cosa pubblica e le uniche riforme inmerito non tendono al miglioramento ma tendono sempre alla negazione della cosa pubblica? Vorrei che notaste il fatto che non ho parlato di scuole russe, cinesi o DDR!!

  36. giancarlo

    @Claudio Di Croce
    lo stato ladro è corrotto non è un’entità astratta. è costituito da persone e regole. Lei potrebbe affermare gli stessi epiteti per lo stato francese, tedesco, olandese come per l’italia? Credo proprio di no. E allora non è da confutare il significato generico di ‘stato’ , piuttosto è il ns cosiddetto ‘significante’ e cioè quello che noi Italiani intendiamo come ‘stato’. Siccome proviamo generalmente scarsa attenzione per la cosa pubblica, o uno scarso rispetto delle regole scritte o non scritte che tutelano la collettività, il risultato è il ns sfascio. Si parte dalle cose più semplici: quando andiamo a Lugano notiamo subito la pulizia e l’ordine. Dista pochissimo da noi ma è così diversa. La diversità non nasce a caso: quell’ordine è figlio di una mentalità che pervade i suoi abitanti in ogni cosa e che richiede purtroppo una certa limitazione di quelle che noi italiani viviamo come libertà personali inlienabili. Per esempio imbrattare le mura con scritte, attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali, buttare cicche e sigarette in spiaggia…. In Svizzera ci sono nato e vissuto molti anni, tutt’ora ci vivono miei parenti stretti. Conosco le differenze fra loro e noi. Il punto è che il ns livello di libertà non si addice allo scarso autocontrollo e controllo esterno(nel senso che noi ci sentiamo responsabili di nulla e di nessuna ns azione e, contemporaneamente, nonesiste un reale sistema sanzionatorio ). Noti bene anche lei che non ho portato ad esempio nè la russia, nè la cina. Francia e germania non mi paiono paesi comunisti o dove vige un gretto e virulento statalismo.

  37. valerio

    Marco Tizzi :A dire il vero il grafico dice che fino all’introduzione dell’euro crescevano sia lo stato che la produzione industriale.Non mi pare un’analisi molto azzeccata.

    Sacrosanto. L’euro è nato male e sta crescendo peggio

  38. Andrea Chiari

    I fanatici hanno questo che li caratterizza: non si arrendono mai, nemmeno
    davanti all’evidenza, come si diceva dei Carabinieri in una brutta
    barzelletta. Che l’Italia sia il secondo paese europeo nella graduatoria
    della manifattura, dopo la Germania e prima dell’Inghilterra (che ha puntato
    invece sui servizi e la finanza) lo sanno tutti, compreso il mitico zio di
    Bonanni. Ma lo stupidario ideologico raggiunge l’apice quando il disastro
    della bolla immobiliare americana, che ha infettato tutta l’economia del
    mondo, sarebbe dovuta, benevolmente, a un piano per “dare una casa agli
    americani”. Se avessero affidato questo “piano” non a dei banchieri
    delinquenti e senza regole ma a un onesto seguace di Amintore Fanfani,
    “statalista” che ha costruito case per milioni di Italiani nel dopoguerra
    con il piano INA Casa, sarebbe stato molto meglio per loro e per noi.

  39. Federico

    Vedo che molti (Marco Tizzi, tra gli altri) insistono nel rilevare che lo statement “o cresce lo stato, o cresce l’economia” sarebbe contestato dalla prima fase del grafico. Leggendo il posto a me è parso chiaro che il senso fosse un altro: e cioè che SUPERATO UN CERTO LIMITE la crescita dello Stato finisce per inibire del tutto la crescita dell’economia. Sia chiaro: la crescita dello Stato (delle burocrazie) è sempre dannosa, dato che avviene a scapito del privato (dei ceti produttivi). Ma in una prima fase, e cioè al di sotto di un certo livello di pressione fiscale e regolamentare, l’economia può ancora reggere. La bestia da soma riesce a camminare e cammina. Ma dopo una data soglia cambia tutto. Noi siamo lì. E difatti – come l’articolo spiega assai bene – stiamo stramazzando (anche quanti sono parvasi da ideologia statalista non vogliono capirlo).

  40. Andrea Chiari

    E’ evidente a tutti che la macchina burocratica degli enti pubblici deve essere alleggerita. Io stesso che ci lavoro dentro potrei citare casi a bizzeffe. Il problema è nei modi e nelle misure. Si fa però fatica a ragionare con quelli “pervasi da ideologia” che qui abbondano con ricette prese dalla destra repubblicana americana che non portano da nessuna parte, o meglio hanno portato ai disastri che sappiamo.

  41. Giuseppe

    L’articolo e’ molto interessante ma leggermente fuorviante. Il fattore principale dell’effetto sulla curva della produzione industriale e’ avvenuto l’11 Dicembre 2001: l’entrata della Cina nel WTO (OMC in Italiano).

    Da quella data e in soli 5 anni la Cina ha raddoppiato la propria quota sul mercato globale, passando dal precedente 3,9% all’attuale 7,7%.

    Poi mi piacerebbe ricordare che tra le voci di spesa di uno stato vi sono principalemente: Stipendi, Pensioni, Assistenza Sanitaria ( includendo gli stipendi dei dipendenti della sanita’), investimenti diretti e indiretti (infrastrutture, beni e servizi acquistati dalla PA, ecc) e Interessi sul debito.

    Di queste 5 voci solo gli interessi sul debito non ricadono direttamente sul mercato, e quindi sui contribuenti, dato che il debito e’ almeno al 50% in mano a istituzionali esteri.

    In un’economia chiusa le prime 4 voci, ricadrebbrebbero comunque sul mercato interno alimentando la domanda per beni e servizi, prodotti in loco.

    In un mercato aperto una parte di queste spese statali finisce all’estero in primo luogo per l’acquisto di materie prime, energia e tecnologia di cui l’Italia non dispone.

    Concludo che nonstatante la tassazione sia molto elevata, e l’allocazione delle risorse prelevate ai cittadini, sia di fatto molto poco efficace, non sono questi 2 fattori a spiegare la curva dei grafici sopra ed il loro punto di flessione.

    Saluti,
    Giuseppe

  42. Claudio Di Croce

    @giancarlo
    Certo che i sudditi italiani sono meno ” civili ” della maggior parte dei paesi europei e lo sono da decenni . Allora lei cosa propone ? Eliminiamo la democrazia e facciamoci governare dai saggi, dagli onesti , dai civili . E chi sarebbero ? , chi li nomina ? sempre un vecchio comunista che è in politica da altre sessantanni e non ha mai chiesto scusa per essere stato un fautore di un regime criminale , che ha causato milioni di morti e un disastro economico e civile senza precedenti nella storia moderna . E che se gli italiani non avessero votato contro cosa saremmo noi ? Churchill ha detto che la democrazia è la peggiore forma di governo , ad eccezione di tutti gli altri sistemi .
    Con fatica, senza scorciatoie autoritarie si deve spingere per rendere più civili noi italiani – scuola e famiglia sono determinanti . Poi leggo dei botti di fine anno e mi viene un magone.

  43. Marco Tizzi

    Federico :
    Vedo che molti (Marco Tizzi, tra gli altri) insistono nel rilevare che lo statement “o cresce lo stato, o cresce l’economia” sarebbe contestato dalla prima fase del grafico. Leggendo il posto a me è parso chiaro che il senso fosse un altro: e cioè che SUPERATO UN CERTO LIMITE la crescita dello Stato finisce per inibire del tutto la crescita dell’economia. Sia chiaro: la crescita dello Stato (delle burocrazie) è sempre dannosa, dato che avviene a scapito del privato (dei ceti produttivi). Ma in una prima fase, e cioè al di sotto di un certo livello di pressione fiscale e regolamentare, l’economia può ancora reggere. La bestia da soma riesce a camminare e cammina. Ma dopo una data soglia cambia tutto. Noi siamo lì. E difatti – come l’articolo spiega assai bene – stiamo stramazzando (anche quanti sono parvasi da ideologia statalista non vogliono capirlo).

    Questa è un’analisi molto interessante. Ma è una sua intuizione, io nel post non l’ho colta.

    Comunque temo, purtroppo, che il nostro sistema industriale era (ed è) abituato a fare guerra sui prezzi e una moneta forte non lo ha più consentito. Quindi la produzione industriale è scesa perché noi ci siamo erroneamente messi in concorrenza con i paesi low-cost invece che darci la spinta per fare concorrenza alla Germania.
    E qui torno al mio mantra: il problema di questo Paese è la classe dirigente, pubblica o privata che sia.

  44. guiodic

    Francamente sostenere che questi due grafici dimostrino il teorema per cui più stato vuol dire meno crescita è come sostenere che il sole gira attorno alla terra, confondendo la causa con l’effetto.
    Se la spesa privata cala, è ovvio che troveremo che la componente pubblica è cresciuta, visto che il PIL è dato proprio dalla somma di spese private (consumi, investimenti) più quelle pubbliche. Perché invece non mostrate i grafici che mettono in rapporto il PIL con la spesa pubblica negli anni 30 in America? Scoprireste che fu proprio la spesa pubblica e gli stimoli fiscali agli investimenti e alla spesa privata a far risollevare il PIL. Compreso, ovviamente, il periodo della guerra.

  45. marcantonio

    ma dove hai sentito dire che non c’è più niente da produrre? Il probleme è che con la maledetta globalizzazione ci siamo convinti che è conveniiente far produrre agli altri. Ma ci rendiamo conto che gran parte di quello che consumiamo viene prodotto in paesi emergenti? Questo è il vero problema insieme a quello che lo statalismo depaupera le ricchezze dei cittadini. Lo statalismo ed i paesi emergenti livelleranno i redditi di tutti i paesi. Qualcuno sarà felice che questo avvenga ma ricordiamoci che il livellamento avverrà, per noi, verso il basso.

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