17
Giu
2011

W la Grecia

Nicolò ha uno speciale legame con la Grecia. Ha trascorso le sue prime settimane dopo il concepimento fra le isole di Patmos, Lipsi e Rodi. Ovviamente non poteva vederle. Ma ha ancora nelle narici i profumi  forti della macchia mediterranea, conserva la memoria dela frescura che gli arrivava quando la mamma faceva il bagno in acque che lui immaginava cristalline, ricorda la senzasione di ebbrezza che si accompagnava a un acuto odore di anice quando la mamma – che non sapeva ancora di recarlo in grembo – sorseggiava l’ouzo.

Per questo Nicolò vive le vicende greche con forte partecipazione. E per questo prova a capire quel che succede, e quel che si sta provando a fare perché le cose vadano un po’ meglio o almeno non evolvano verso il peggio. Sarà perché a due mesi di vita non si può capire tutto, ma Nicolò non è affatto convinto di quel che vede.

Non lo convince la stessa architettura dell’euro. Nicolò sa che quando 70 anni, sul finire della guerra, molti stati si vincolarono negli accordi di Bretton Woods evitarono di serrare i meccanismi fino al punto di darsi una moneta unica; mantennero margini di oscillazione fra le singole monete. Ma nonostante avessero mantenuto un po’ di flessibilità al sistema, si resero ben conto che sarebbe prima o poi qualcuno non sarre stato in grado di tenere il passo; previdero che in questo caso l’anello debole della catena potesse svalutare la sua moneta; e previdero che  intervenisse il Fondo Monetario Internazionale per finanziare il Paese in difficoltà fin quando non avesse recuperato l’equilibrio.

Sembra a Nicolò che i costruttori dell’Euro siano stati molto meno saggi. Hanno serrato i bulloni privando il sistema di ogni gioco. Non hanno previsto che un paese possa non reggere il passo, e hanno escluso che qualcuno si possa chiamare fuori, anche momentaneamente, dalla moneta unica. Soprattutto non hanno previsto nessun meccanismo di aiuto finanziario per il Paese chiamato a riaggiustare la propria economia per riprendere un passo simile a quello dei partners.

Ora Nicolò vede che nella crisi ci si da molto da fare per correggere gli errori. In tutta fretta si mettono insieme istituzioni chiamate a finanziare i paesi che non reggono il passo. Si chiama in aiuto il Fondo Monetario Internazionale, dopo che sdegnosamente si era detto che se ne sarebbe fatto a meno. Ma la crisi non aiuta la lucidità del ragionamento.

Si considerino i finanziamenti europei concessi alla Grecia. Nicolò, che comincia a sbrigarsela un po’ con l’algebra elementare, sa bene che alla lunga un paese non può sostenere un tasso d’interesse sul suo debito superiore al tasso di crescita della propria economia. Ma i finanziamenti concessi alla Grecia sono a un tasso molto alto; di gran lunga maggiore di qualunque tasso di crescita che anche a voler essere molto ottimisti è possibile ipotizzare per la Grecia nei prossimi anni. Così, lo capisce anche un bambino, il debito greco, se anche non lo fosse già, diviene insostenibile. I mercati non saranno perfetti, ma non sono neanche stupidi. E se il debito è insostenibile, son sono disponibili a prestare i propri soldi alla Grecia. Ne’ a rinnovare i prestiti già concessi.

A Nicolò, nella sua beata innocenza, sembra che i paesi forti dell’Europa avevano due alternative: o accettare che la Grecia ristrutturasse il proprio debito, facendo sostanzialmente default, ovvero, se pensavano che questa scelta fosse per loro stessi, per le loro banche, per la Banca Centrale Europea troppo costosa, accettare di scommettere sulla Grecia, finanziandola a un tasso d’interesse aleatorio, pari al tasso di crescita che l’economia greca sarà capace di conseguire nei prossimi anni.

La scelta di finanziare sì la Grecia, ma malvolentieri, con la lesina e a tassi troppo alti sembra a Nicolò – che ha letto il post chiarissimo di Oscar Giannino su questo blog – portatrice di ulteriori disastri futuri.

Ma Nicolò può fare ben poco; solo scegliere un’isola dove andare a trascorrere le prossime vacanze, e così dare il proprio contributo al risanamento dell’economia greca.

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9 Responses

  1. scusate ragazzi, ma questo post è una caduta di stile; le altre avventure di Niccolò erano bellissime: qui salta qualunque aggancio con la vita e l’innocenza del bambino!
    … e la media si abbassa 🙁
    Forza e coraggio!
    Non vedo l’ora di leggere la prossima disavventura del piccolo Nicolò

  2. trementina

    il primo post era il top, nicolò è diventato suo papà, non è più lui: ha perso la vena

  3. Non dimentichiamo che l’Europa unita è un’altra belle storia che si vuol far bere alla gente.Francia e Germania si stanno spartendo bellamente l’Europa, arrivando a gestirne le utilities e le banche. Il nostro governo non esiste e lascia che il paese venga spolpato bellamente senza sapere che pescipigliare. Abbiamo la Francia che oggi si interessa bpm che è entrata in banca d’Italia che ci compra il latte e, se non ci fosse stato il referendum, si sarebbe impadronita della centrali. Tutti tacciono nella beata ignoranza pensando alle prossime vacanze, alla macchinino, alla tv. Pure gli americani si sono accorti
    Dei giochi dei vicini e per non essere esclusi dalla divisione della torta hanno prestato ( mi fa ridere ) denaro al FMI, accappatandosi di fatto il diritto a qualche briciola. In Spagna ci sono gli indignati, da noi i narcotizzati… Signori la favola è finita, e dopo una crescita inesistente x 10 anni, una politica assente grazie al disinteresse generale x la cosa pubblica, a breve ci troveremo a non avere lavoro, denaro, il risparmio privato è stato eroso del 30% in 5 anni, energia, latte, mozzarelle e tutto il resto. Qui stiamo a pensare alla destra e alla sinistra, inesistenti entrambe, chiacchierone e chioccianti, inebetite come il nostro popolo che davanti agli scandali del calcetto milionario chiude gli occhi e spegne il cervello. La vera partita è chiusa, l’Europa, l’Italia hanno perso, alla Germania va l’Europa dell’est, alla Francia quella del sud. Agli Usa qualche briciolina. Noi, senza fabbriche, coltiveremo pommarola e suoneremo il mandolino ai nuovi nostri padroni. W l’Europa quindi!

  4. Scrivi: «non sarebbe stato in grado di tenere il passo». Ma non mi sembra che il problema greco sia da addebitare all’economia, ma piuttosto ai governi che l’hanno depredata, con un “falso in bilancio” da 15 punti di Pil.
    Mi sbaglio? E’ “furto” o debolezza?
    Altra domanda: negli anni ’80 non è stata fatta un’operazione simile anche in Italia? L’indebitamento di quegli anni non è servito (anche) a pagare consenso elettorale con i soldi degli elettori?

  5. Sulla situazione in Gracia, segnalo questa breve intervista. Cosa ne pensate?

    Solo gli Eurobond possono salvarci
    Collooquio con Yannis Varoufakis

    Parliamoci chiaro: il cosiddetto piano di salvataggio della Grecia è quello che il diavolo avrebbe messo a punto se avesse voluto peggiorare la crisi dell’Eurozona.
    Yannis Varoufakis, uno dei più autorevoli economisti greci, docente a Cambridge e all’università di Atene, non usa mezzi termini per commentare le scelte di Unione europea e Fondo monetario internazionale.

    D – Professor Varoufakis, ora si parla di una ristrutturazione del debito greco e di un ulteriore prestito da 50-60 miliardi. Cosa ne pensa?
    R – Che sono misure inevitabili, ma non risolveranno il problema. Perché i tassi dei prestiti sono alti, e i soldi non raggiungono l’economia reale. Pensate a cosa succede: i contribuenti tedeschi, olandesi, finlandesi, italiani pagano denaro per garantire i prestiti che vanno alla Grecia. Cosa fa il governo greco, li investe per rinvigorire l’economia? No, perché non è permesso dal meccanismo: li usa per ripagare le banche tedesche e francesi che hanno in pancia il debito pubblico greco. Queste stesse banche sono in difficoltà, sono state salvate, hanno un sacco di derivati in portafoglio. Quindi questo denaro non lo prestano, ma lo tengono. È come energia che viene sprecata: dai contribuenti tedeschi al governo greco, dal governo greco al buco nero delle banche.

    D – Cosa ne pensa di un’eventuale uscita della Grecia dall’euro?
    R – Se il governo annunciasse una misura del genere in poche ore i cittadini correrebbero a ritirare i loro risparmi dalle banche e il sistema collasserebbe. Non ci sarebbe neanche il tempo materiale di arrivare a stampare nuova moneta, andremmo a gambe all’aria pnma.

    D – E allora che cosa propone?
    R – Di mettere in comune il debito europeo. Oggi ogni centesimo appartiene a un Paese diverso. Se mettessimo in comune il debito potremmo emettere obbligazioni comuni, i cosiddetti Eurobonds, che andrebbero a ruba, perché i cinesi non vedono l’ora di diversificare rispetto ai dollari. E con questi soldi potremmo rifinanziare a tassi bassi i paesi in difficoltà: Irlanda e Portogallo, ma anche Spagna e Italia, che tra poco saranno investiti sicuramente dall’onda.

    D – Perché, secondo lei, non si fa?
    R – Perché così nessuno potrebbe più uscire dall’euro. La Germania, che ha i conti in regola e potrebbe farlo in qualsiasi momento, vuole tenersi aperta questa strada. E poi c’è una questione politica. Facciamo un’ipotesi: se ci fosse un bottone e schiacciandolo si potesse cancellare totalmente la crisi, voi pensate che Angela Merkel lo farebbe? lo non ne sono sicuro. perché la situazione attuale le consegna un potere molto forte: tutti dipendono da lei.
    (Espresso del 2/6/11, p. 140)

  6. pietro27

    @laura
    al tuo bellissimo commento che condivido, aggiungerei che ci stanno inculcando l’idea che lo stato può fallire e quindi che gli uomini non valgono più niente; solo i soldi che messi sotto terra, germogliano e danno frutti. Ormai non esiste più lavoro, più attenzione all’uomo, alla terra, all’ambiente, dove dobbiamo vivere. I grandi banchieri si stanno impossessando di tutto e noi lavoriamo per loro. diciamo che è una grande tragedia di cui pochi se ne rendono conto.

  7. CLAUDIO DI CROCE

    @Laura

    @pietro27
    A leggere i vostri commenti verrebbe voglia di suicidarsi . Poichè ritengo siate giovani vi chiedo di non essere così pessimisti L’Italia ha passato drammi veri durante e dopo la seconda guerra mondiale che voi nemmeno lo potete immaginare e quelli attuali sono leggerissimi in confronto. Vorrei solo aggiungere che sono rimasto sconcertato dalla frase ” ci stanno inculcando l’idea che lo stato può fallire e quindi che gli uomini non valgono più niente ” Ma davvero voi credete che gli uomini valgono perchè c’è lo stato ? Lo stato è una istituzione dell’uomo e come tale può nascere , cambiare e morire e gli esseri umani non esistono in funzione delle istituzioni da loro create. Vi ricordo inoltre che dal punto di vista economico gli stati sono sempre falliti , a decine , e l’umanità è andata avanti lo stesso . Avete presente l’Argentina di pochi anni fa ? Sono inoltre falliti nel secolo scorso due volte la Germania ( sì , proprio la Germania, ) e il Giappone . La stessa Grecia è già fallita più volte nel xix e xx secolo.
    Non siate così statalisti , si può lavorare anche nel privato .

  8. pietro27

    @ claudio
    non si suicidi la prego. la vita è ancora bella. dicerva bernard show “dio ci ha dato un mondo che solo la follia degli uomini non può tradurre in paradiso”. Detto questo, non mi vergogno per quello che ho scritto ho voluto semplicemente rappresentare l’idea che la centralità dell’uomo sta finendo lasciando il posto alla centralità del denaro con i suoi mille trucchi di nascondere il problema e far credere che il denaro cresce basta fare le operazioni giuste. Si è mai chiesto come mai la borsa sale se licenziano la gente e si mostra indifferente alla qualità del prodotto? Tanto per citare un esempio. Lei conosce il signoraggio? anche se non condivide dovrebbe analizzarlo per comprendere la dinamica di come sta andando il mondo. come mai nessuno ne parla? paura che si dica che noi lavoriamo per le banche? paura che si dica che la moneta e la sua emissione dovrebbe appartenere al popolo? sbaglio o la repubblica italiana è fondata sul lavoro? e questo non significa che la centralità doveva investire la crescita umana e sociale dell’uomo? le posso ricordare che senza libertà economica non c’è nessuna libertà? allora al di la del fallimento dello stato servono regole nuove, come il salario minimo garantito, che permette la circolazione del denaro tra un numero grande di persone e quindi di uno stato mentre il denaro in mani a pochi porta a catastrofi planetarie. Forse ho vissuto invano i miei 66 anni ma anch’io ne ho visti di colori che cambiavano….. comunque sia su questi grandi temi, ci dovrebbe essere un grande confronto e una lezione di verità che purtroppo manca. Qui non è un problema di statalismo o liberismo è un problema di qualità di persone che manca nello stato. ma questo è un altro discorso.

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