23
Ott
2012

Tobin tax: falso ideologico ed effetti collaterali – di Davide Grignani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Davide Grignani.

In tempi non sospetti avevamo previsto le dinamiche innescate dalle nuove regolamentazioni del mercato bancario e finanziario europeo:ritenevamo altamente probabili fenomeni crescenti di arbitraggi regolamentari. Appariva già plausibile che – per la crescente “balcanizzazione” dei mercati finanziari provocata dai fallimenti bancari ed assicurativi negli Stati Uniti e nel Regno Unito – si sarebbero sviluppati fenomeni di “autarchismo” delle politiche fiscali nazionali, forzate a drenare denaro dal settore privato per “rifondere” i governi chiamati al salvataggio dei loro sistemi bancari.

In questo contesto l’Italia recitava una parte a sé: lo Stato sotto il peso del suo vincolo di bilancio e del suo enorme stock di debito pubblico- dopo aver annunciato che si sarebbe fatto carico di ogni eventuale insolvenza bancaria – in realta’ non aveva bisogno di drenare ulteriori risorse dei contribuenti per salvare i nostri istituti bancari data la loro scarsa esposizione alla finanza tossica (i numeri parlano chiaro: ce la siamo cavata con una frazione minima di quanto la “finanziarizzazione” delle banche è costata al resto d’Europa, Germania compresa).

L’abbiamo scampata nel 2007 – 2009 e la successiva gravissima crisi dell’economia reale – quella che stiamo passando ora – non era né stata diagnosticata né posta sotto urgenti “curve preventive”.

Ed arriviamo ad oggi: tasse, tasse, ed ancora tasse! E così nel “tritatasse” dei governi europei adirati contro i comportamenti inverecondi dei loro banchieri entra forzosamente anche il grande James Tobin, premio Nobel per l’economia nel 1981 per il suo rivoluzionario lavoro sul funzionamento dei mercati finanziari e le relazioni con le decisioni di investimento, consumo, con l’occupazione, la produzione ed i prezzi. Nel 1978 Tobin tratta in un suo saggio(*) per la prima volta di quella che ai posteri è passata poi come “Tobin Tax”, in occasione di un dibattito sulle politiche di stabilizzazione dei mercati valutari colpiti dai primi tsunami della speculazione finanziaria: a che fine? In sostanza Tobin, colpito dall’accelerazione con cui l’economia globale favoriva una sempre maggiore circolazione dei capitali rispetto allo scambio di beni e lavoro, suggerì che i governi studiassero la possibilità di introdurre un’imposta finalizzata e riequilibrare questa asimmetria e poter così realizzare e favorire quelle riforme sociali e fiscali del mercato del lavoro che appariva allora ancora troppo frammentato e locale colpendo allo stesso tempo l’eccesso di speculazione finanziaria a breve termine (“proponendo di gettare qualche granello di sabbia nelle ruote di un sistema monetario internazionale eccessivamente efficiente”).

Stridente appare oggi la preveggenza di Tobin con le deboli ragioni ideologiche con cui si giustifica l’introduzione di questa nuova ennesima “gabella”nell’attuale contesto italiano: la così detta “Tobin Tax” (di oscura origine lessicale per la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani) colpisce ancora una volta il nostro tartassato risparmio (di cui tra alcuni giorni si celebrerà la Giornata Mondiale a Roma!) determinando una serie di effetti collaterali negativi.

Un’imposta indiretta, che andrebbe ad affiancarsi alla patrimoniale sui rendiconti bancari di tutti gli investimenti (il “super-bollo”dell’1,5 per mille dal 1 gennaio 2013, già dell’1 per mille nel 2012), all’aumento di un punto dell’IVA, alla pesante “tosatura” su detrazioni e deduzioni previste dal Piano di Stabilità e che nulla ha a che fare con le sue “nobili origini”. Colpisce invece in modo differenziato (con uno 0,05 per mille sugli scambi di azioni di tutte le società e di derivati – forse con aliquota inferiore – quando almeno uno dei due contraenti è residente italiano e sia scambiato un titolo italiano) il libero trasferimento del capitale nelle diverse forme di investimento, in sfregio a quanto previsto ed auspicato dall’architettura legislativa europea. Colpisce anche la già ridotta velocità di circolazione della moneta nelle sue diverse forme di investimento temporaneo, il già asfittico mercato azionario italiano (di cui si lamenta all’unisono la mancata crescita in alternativa alla quasi totale intermediazione bancaria e governativa dei nostri risparmi), i già esangui intermediari nazionali e… “surprise, surprise” alimenta ancora una volta in modo pro-ciclico rischi sistemici, arbitraggi regolamentari ed effetti recessivi sulla nostra economia reale.

Dato che molti paesi finanziariamente più sviluppati dell’Italia non intendono minimamente seguirci su questa strada (la tassa sarà operativa dal prossimo gennaio ma non verrà adotta né negli USA né in Asia né in UK), gli scambi dei valori mobiliari colpiti dalla nuova tassa si riverseranno su altri mercati, più opachi e difficili da tassare (quali quelli su cui si opera “Over The Counter”) sottraendo ulteriore ricchezza dal nostro paese. Dato che la nuova imposta avrà aliquote identiche per tutti i mercati, centralizzati o meno (OTC) ma colpirà solo gli intermediari italiani e non quelli stranieri per le azioni di emittenti nazionali, è evidente che: 1. James Tobin qui non c’entra per nulla trattandosi piuttosto di una nuova forma di “falso ideologico” fiscale finalizzato ad accrescere a dismisura il gettito senza diminuire con vigore la spesa pubblica e 2. muovendosi in coda alla Francia (che peraltro sta adottando una formula applicativa molto diversa da quella prospettata per l’Italia) a favore di questa nuova imposta, il nostro Governo compie un ulteriore errore: presume un gettito che – come per moltissime altre ridicole gabelle nostrane – deluderà ancora le aspettative (a fronte di un gettito previsto di circa un miliardo di euro, potrebbe generare “solo” 175 milioni dal mercato cash e 50 milioni dal mercato dei derivati sul mercato ufficiale italiano), aggraverà di costi ed incombenze gli operatori e gonfierà ulteriormente i costi frizionali della nostra inefficiente macchina amministrativa. Effetti collaterali certi: impoverisce i risparmiatori già colpiti sulle attività “classiche” del paese, titoli governativi ed immobili; discrimina il nostro sistema finanziario a favore delle piazze estere (“surprise, surprise London again!”); aggrava gli effetti prociclici recessivi sulla nostra economia.

….e la chiamano Tobin Tax!

(*) A proposal for International Monetary Reform, Eastern Economic Journal, IV July-October 1978

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38 Responses

  1. Bene fa Grignani a chiarire, come prima Giannino per altri versi, sia il tradimento della stessa ipotesi che aveva generato l’idea negli anni ’70 sia di che pasta sia fatta la versione all’Italiana: insomma un nuovo balzello mascherato da novità antiriccastri (tipica demagogia cattocomunista italica), che in realtà ricade su tutti e malamente.
    Giusto due parole sulle banche italiane. Esse sono pre capitalismo moderno, in quanto non svolgono mai il ruolo teorico del capitale nella generazione dell’impresa positiva e innovativa.
    Siamo rimasti ai Paschi ed alla lettera di cambio ed alle relazioni interpersonali di vassallaggio e affiliazione (leggetevi il buon vecchio Calasso…)

    Non posso adesso non ripetere qui quanto detto prima là:

    Ogni tassazione, esazione, pressione iniqua produce nero, ombre… apparizioni, sparizioni, come diceva Ezio Greggio anni fa…
    E’ ovvio che al limite una Tobin tax dovrebbe essere mondiale.
    Ma qui non è nemmeno europea…

    Di nuovo replico quel che ho scritto altre volte, per vari argomenti comunque inerenti a fisco e politiche economiche in generale…
    A me pare si vada oltre la demagogia, che pure da un ipotetico governo tecnico non ci aspetteremmo (io abbastanza, però)…
    qui c’è un “cui prodest?” grande ormai come una casa!!!
    E porca vacca Lucio Anneo Seneca era mediterraneo e latino e cordovano, come il famoso cuoio amato da Giannino, credo… e da me 🙂

    Ma dalla sparizione dei capitali, dall’impossibilità di fare impresa, dalla disoccupazione galoppante, dalla morte del mercato immobiliare, dalla fine del finanziamento bancario (già in Italia tradizionalmente azzoppato), dalla incessante crescita dela spesa pubblica, dalla lentezza e invadenza giudiziaria, dalla distruzione insomma del ceto medio basso, medio alto e semplicemente medio… ma chi se ne giova???
    Vogliamo iniziare a ragionare secondo logica???
    Possiamo davvero credere che Grilli insista in buona fede sul benefico effetto di aumentare l’IVA e ridurre l’Irpef così come sta facendo?
    Ma possiamo immaginare che Monti non sappia che UK e Svizzera si lisciano il pancino pensando a queste scelte?
    Ma possiamo immaginare quel che vediamo tutti i giorni senza uno scopo finale occulto?
    Non vorrei esagerare con la dietrologia, ma quel che a noi tutti pare folle evidentemente folle non sarà… Ma perchè??? Per chi???

    Possiamo continuare a dibattere all’infinito, per ogni topic che Giannino manda in terra, dei medesimi difetti fondamentali, mutatis mutandis, nell’approccio legislativo ed amministrativo?
    Insomma è possibile un tale livello di incompetenza, dagli esodati all’ILVA all’Alitalia alla tobin tax?
    Oppure possiamo intravedere degli scopi celati, dei masters of puppets?
    Il bene della collettività non si fa, OK, claro. Ma il “bene” di chi si fa???

    Vi prego, la mia è una posizione seria e son domande serie, credo.
    Affrontiamole per una volta, su.

  2. Sig. Ernesto

    Beh! A leggere la sua breve biografia Sig. Grignani (nFA) capisco il disappunto per questa tassa. Anzi, le dirò di più; il suo forte disappunto ne conferma implicitamente la validità.

    A fronte di un aumento del gettito certo (detto da lei la prendo come confortante conferma) vengono contrapposte stime campate su supposizioni. C’é sempre da capire poi se Londra sia effettivamente così felice. Pagherà a casa sua e paghera in 11 paesi europei(per ora…) se in essi vuole investire e\o speculare. Di contro, 11 paesi europei potrebbero decidere che si può fare a meno del Regno Unito. Vedremo cosa accadrà, per ora sono felice di leggere reazioni di questo tipo da esponenti della finanza in palese conflitto di interessi.

    Mi da serenità nel giudizio, estremamente positivo, che personalmente attribuisco ad una tassa mirata a regolare una finanza sregolata.

    Saluti,

    Sig.E

  3. Una nuova tassa ideologica sul modello di quella sulle imbarcazioni. Chi opera già non farà una piega perchè è già fuggito all’estero (operativamente parlando). Pagheranno i soliti vecchietti che comprano quote di fondi comuni o obbligazioni bancarie che gli rifilano i vice-direttori (perchè il vecchietto si rivolge sempre al vice direttore così si sente più importante) di filiale delle banche italiane (già tecnicamente fallite). Amen

  4. Francesco_P

    Le imprese che hanno la capacità di imporre i prezzi al mercato, come le banche, non avranno difficoltà a ricaricare sui clienti finali i costi della tassazione; le banche non avranno neppure difficoltà ad operare sui mercati non soggetti a questa imposizione di sapore medievale (chissà perché mi sembra la versione moderna del pedagico o del rotatico applicata alla finanza anziché agli sventurati passanti).

    C’è un disperato bisogno di fare cassa, ma nessuno osa pensare di ridurre le spese inutili. Anzi si punisce la buona gestione del danaro proprio attraverso la tassazione dei depositi bancari e in conto titoli; in fondo la patrimoniale (anche se mascherata da bollo è una patrimoniale vera e propria) serve proprio per punire chi ha messo da parte qualche soldino per la vecchiaia oppure per fare degli investimenti nella propria piccola attività. Chi non può spostare facilmente i capitali all’estero rimane vittima di una spoliazione sistematica a vantaggio di chi vive alle spalle della collettività. Chi invece può trasferire i capitali e le attività oltre confine … beato lui!

    Da un punto di vista culturale siamo alla distruzione sistematica del domani, vale a dire il passo immediatamente precedente al collasso totale della società.

    P.S.
    Quanto vorrei sbagliarmi sull’ultima frase, ma quello a cui assisto quotidianamente assomiglia proprio alla ricerca del punto di rottura che innesca il collasso dell’intero sistema economico e sociale.

  5. fra

    @Abate di Thélème

    Il problema non è tassare i ricchi ma al contrario crearne dei nuovi. Se la finanza fosse stata neutrale nel funzionamento del sistema economico non ci sarebbero stati problemi. Invece oltre ad essere un elemento che impedisce la generazione di ricchezza si è dimostrata talmente vorace da distruggere anche quella già accumulata e che ciò è stato impedito solo dall’intervento delle banche centrali, BCE e FED per prime. E non possono stampare moneta all’infinito, visto che già si fanno carico nella loro missione della stabilità dei prezzi e della lotta all’inflazione.

  6. Salve.
    Io sono un trader indipendente.
    Mi sa che qui mi tocca trasferirmi in UK o in Svizzera.
    Cosi, come me, faranno in molti.
    Magari tra qualche anno ci ripenseranno ma intanto il mercato in italia lo avranno ammazzato.
    Davvero uno schifo.
    Un cordiale saluto.
    Arduino Schenato

  7. @fra

    Sono d’accordissimo. La necessità di non inflazionare è anche alla base del famoso problema di non erogare liquidità direttamente a Stati, imprese, cittadini, ma sterilizzarle nelle banche.
    Le quali però in Italia non affiancandosi mai all’impresa sana che vive di mercato ma solo a chi fa parte della propria cordata, in cui non è facile nascano sempre e solo talenti commerciali, non generano sviluppo di economia reale. Già schiacciata da tutti i motivi che sappiamo e di cui su Chicago Blog facciamo tristemente ogni giorno il censimento.

    @ Francesco_P

    Non a caso ho citato Calasso, il grande umanista autore del “medioevo del diritto”. Effettivamente queste tasse andrebbero chiamate balzelli, essendo fini a sè stesse e generate, per così dire, dal mero fatto di esistere.
    Equivalenti come dici tu del rotatico e del pontatico et similia.
    Insomma una versione finanziaria dei vigili che si appostano dietro le edicole per beccarti quando vai a 59 all’ora su di una strada sgombera in piena luce… E il limite è a 50…
    🙂

    @ Arduino

    La faccenda pare proprio questa. E’ perciò che insisto come un matto sull’esigenza di capire che c’è dietro per proporci diversamente, anche politicamente.
    In caso contrario ci sarà solo da scappare. E di corsa.
    Con l’oro negli slip, se se ne ha ancora, alla maniera ROM.

  8. Valerio Lucchinetti

    @Sig. Ernesto
    Magari servisse a dare una regolata alla finanza sregolata. Invece serve solo a far chiudere coloro che vivono facendo trading intra-day e per questo motivo adios al gettito. Premesso che non appartengo alla categoria costoro, che in genere non sono pesci grossi, sono quelli che danno liquidità ai mercati, che fanno si che quando lei vuole disfarsi di qualcosa per qualunque motivo trova puntualmente un compratore.

  9. ALESSIO DI MICHELE

    Bene ! Ecco i novelli untori: gli speKulatori ! Un po’ come il diavolo, i Catari, i gruppi demoplutogiudo, ecc. ecc.; è fantastico notare come, addirittura nella lingua italiana ed anche su questo sito, gli speculatori siano gente nobile se riflette sull’ immanenza dell’ anima, e spregevole se compra qualcosa a 100 sperando di rivenderla ad almeno 101. Peccato che, poi, sia quello che TUTTI facciamo ogni mattina al lavoro: spendiamo in rette e libri per acquisire una bella laurea che ci permetterà di meglio portare le pizze col motorino, compriamo della merce da rivendere, ecc. ecc..

    Gli spekulatori: gente santa quando i CCT li compra, esecrabile quando si accorge che sono i pagherò di uno Stato già fallito, che da almeno 20 anni contrae nuovi debiti anche per pagare quelli vecchi (e di rimborsare il capitale non si ragiona nemmeno), e quindi li vende. Squallidi che, anzichè esercitare il diritto a scommettere su tutto, con gli onori e gli oneri correlati, devono “non eccedere” (chi deciderà l’ eccessività ? Beppe Grullo ?) Gente doppia, che artatamente spinge banche candide a sottoscrivere contratti arzigogolati, le stesse banche che poi i politici dovranno controvoglia papparsi coi soldi nostri, con la scusa di salvarle. E poi si sa, la scommessa è cacca del diavolo: si figuri che i derivati valgono mille millanta di volte le merci reali (già, perchè noi, “ragioniamo” sui nozionali !), e ne influenzano il corso anche se il 97% dei contratti non viene adempiuto con la consegna fisica, ma con il pagamento di una differenza (e, ad esempio, sugli indici, la percentuale è necessariamente del 100%) e sono così perfidi che impauriscono persino soggetti, tipo le agenzie di viaggio, che ne dovrebbero acquistare più spesso del pane. Cosa fare per punire costoro ? Il rogo a Campo de’ Fiori ? No, aumenta l’ effetto serra. Campo di lavoro a Tomsk ? No, con l’ effetto serra sta diventando un luogo di villeggiatura. Viaggio premio a Dachau ? No, si incoraggerebbe il PIL del perfido alemanno. Cosa fare, cosa fare ?! Ideona: UNA TASSA !

  10. Valerio Lucchinetti

    @ALESSIO DI MICHELE
    Ahi, susciti un vespaio. Lo speculatore mangia i bambini. E poi non lo sai che di speculazione c’è quella buona, quando compri i BTP, i futures sui BTP, la borsa, le salamelle, in poche parole tutto ciò che gli altri hanno in portafoglio. Poi c’è la speculazione cattiva, che compra tutto ciò che tu non hai, e vende quello che hai prima che l’abbia venduto tu 🙂
    Che la finanza sregolata esista, perchè assume delle leve assurde e poi tutti bisogna andarli a salvare, è vero. Ma guarda un po’ il caso è sempre la più connessa con il potere politico che gli permette di farlo, banche in primis. Ti ricordi nel 1998 quando Bankitalia fu trovata con LTCM in portafoglio ?

  11. ALESSIO DI MICHELE

    @ Valerio Lucchinetti:

    C’ è la finanza sregolata ? Una volta tanto va bene l’ omeopatia: aboliamo la regola che dice “too big to fail”; quella che ti permette di acquistare rendimenti greci avendo (o pensando di avere) garanzie germaniche, tanto se va bene gli utili sono i tuoi, se va male le perdite sono della collettività. Per cui “sì, fichissime le obbligazioni argentine, ci metto tutta la liquidazione”. Il “too big to fail” è uno dei classici casi in cui è il rimedio a causare il male: hai sbagliato ? Fallisci, soprattutto dopo che, su questo stesso sito, è stato pubblicato un escamotage che permette di salvaguardare dal tracollo della banca il depositante tranquillo, facendo però saltare chi ha rischiato. Ed, al posto del soggetto fallito, un bel take away cinese: almeno è la collettività a mangiarci sopra.

  12. Sig. Ernesto

    Valerio Lucchinetti :
    @Sig. Ernesto
    Magari servisse a dare una regolata alla finanza sregolata. Invece serve solo a far chiudere coloro che vivono facendo trading intra-day e per questo motivo adios al gettito. Premesso che non appartengo alla categoria costoro, che in genere non sono pesci grossi, sono quelli che danno liquidità ai mercati, che fanno si che quando lei vuole disfarsi di qualcosa per qualunque motivo trova puntualmente un compratore.

    Questa folgorazione, la teoria che “i traders intraday” diano liquidità ai mercati, l’ha letta dal barbiere su qualche giornale scandalistico? Il senso della frase “quando lei vuole disfarsi di qualcosa trova il compratore..(per merito dei trader intraday immagino…)” vale per mia suocera? Per le bollette che si accumulano sulla scrivania? Per gli interessi che puntualmente paga chi accede al credito d’impresa? Per i debiti? Per i contributi INPS? Mi permetta e non lo prenda per il verso sbagliato, ma di esperti di finanza formatisi su Zagor non se ne sente il bisogno.

    Rifletta per cortesia. La situazione è seria, la campagna elettorale si appresta ad entrare nel vivo ma questo non giustifica alcuno a prese di posizione cosi miopi in un momento così difficile. Saluti,

    Sig.E

  13. Prof. Sassaroli

    Sig. Ernesto, ci faccia capire.
    Un trader le ha rubato la fidanzata? Le ha rigato l’auto? La prendeva in giro quando era piccolo?

  14. DFumagalli

    Sig. Ernesto :
    C’é sempre da capire poi se Londra sia effettivamente così felice. Pagherà a casa sua e paghera in 11 paesi europei(per ora…) se in essi vuole investire e\o speculare. Di contro, 11 paesi europei potrebbero decidere che si può fare a meno del Regno Unito. Vedremo cosa accadrà, per ora sono felice di leggere reazioni di questo tipo da esponenti della finanza in palese conflitto di interessi.
    Mi da serenità nel giudizio, estremamente positivo, che personalmente attribuisco ad una tassa mirata a regolare una finanza sregolata.
    Saluti,
    Sig.E

    Sicuro, facciamo a meno del Regno Unito. Possiamo anche eliminare il cuore dal nostro corpo, chi ne ha mai bisogno?

    Cosa? Il Regno Unito non è un cuore? Bene, allora vediamole queste belle piazze operose, vediamo il transato su Olanda, Spagna, Italia…. Persino la Germania, quelli fanno persino fatica a scrivere un sito non in tedesco, altro che cuore finanziario europeo.

  15. DFumagalli

    ALESSIO DI MICHELE :
    @ Valerio Lucchinetti:
    C’ è la finanza sregolata ? Una volta tanto va bene l’ omeopatia: aboliamo la regola che dice “too big to fail”; quella che ti permette di acquistare rendimenti greci avendo (o pensando di avere) garanzie germaniche, tanto se va bene gli utili sono i tuoi, se va male le perdite sono della collettività. Per cui “sì, fichissime le obbligazioni argentine, ci metto tutta la liquidazione”. Il “too big to fail” è uno dei classici casi in cui è il rimedio a causare il male

    Esatto e Obama ha fatto un errore epocale, di quelli che distruggono un’intera architettura economica. I suoi scellerati salvataggi hanno introdotto in America l’italianissimo e marcio concetto che “se rubi poco ti mettono dentro, ma se rubi miliardi la passi liscia”.
    Nessuno vede che quella è la radice della corruzione? Il disaccoppiamento tra responsabilità nel crimine e le sue conseguenze sono una cosa molto nota da noi e vedete come siamo messi!

  16. Sig. Ernesto

    @Fumagalli : guardi, giocare all’allegro chirugo deve essere stato divertente (io ho sempre prefito dottore ed infermiere mie amichette) ma non ccredo che la sua allegoria anatomica sia cogente alla riflessione costruttiva.

    @Sassaroli: quando ero piccolo non c’erano i traders via web. ma gli interessi in conflitto sì. Poco è cambiato. Sia meno curioso e maggiormente propositivo.

    Saluti ad entrambi.

  17. Prof. Sassaroli

    @ Sig. Ernesto

    allora, vediamo cosa fa un trader.
    Un trader è una piccolissima impresa che rischia i suoi soldi (senza prendere contributi pubblici, o in ogni caso sovvenzioni statali) e su cui lo stato preleva le imposte in caso di utili.
    Fra l’altro, visto che le banche fanno da sostituto di imposta, è forse l’unico caso in cui lo stato è certo di riscuotere le tasse su utili derivanti da capitale di rischio.
    Di questi tempi ci si potrebbe aspettare un cesto regalo per Natale, da parte dell’Agenzia delle Entrate!!
    E invece no! Perchè i professoroni hanno inventato la Tobin Tax all’italiana che, se confermata nei termini attuali, oltre a spazzar via la categoria dei traders-on-line (dall’Italia…), creerà nuova disoccupazione fra gli addetti del settore e visto che questi lavoratori non fanno parte dei mitici metalmeccanici, della loro sorte importerà ben poco a nessuno.
    Sorvolando sul fatto che una tassa analoga è stata provata in Svezia negli anni ’80 e si è rivelata un totale fallimento in termini di gettito, vediamo quello che immediatamente potrà dare in Italia.
    In prima battuta uno scadimento dei rendimenti di tutti i prodotti finanziari, come conseguenza dell’aggravio dei costi, che le banche “gireranno” immediatamente alla clientela.
    A pensar male, poi, questa è un’occasione d’oro per le banche per scaricare sui clienti altri costi con la scusa della TT.
    In sostanza ci rimetteranno i soliti, perchè i pesci grossi potranno sempre a loro discrezione prendere a calci Euro e BTP, anche se mi immagino già i vari Vendola e Fassina festeggiare la tassa che colpisce i biechi speculatori.
    Per quanto mi riguarda, infine, mi sto già adoperando per cercare altri paesi che sappiano apprezzare i miei sforzi per fare rendere al meglio il denaro.
    Cordialità

    p.s.: Fermiamo il declino!! FORZA OSCAR!!!

  18. Massimo74

    @Prof. Sassaroli

    Non sapevo che che le attività di trading fossero tassate alla fonte.Ma questo significa che non è necessario compilare alcuna dichiarazione dei redditi da spedire all’agenzia delle entrate?E’ tutto a carico della banca che fornisce il servizio di trading online?

  19. Prof. Sassaroli

    C’è la possibilità di scegliere il regime amministrato, dove la banca fa da sostituto di imposta, oppure il cliente può optare per il regime dichiarativo e allora sarà lui a mettere nella dichiarazione dei redditi i proventi del trading.
    I più scelgono il regime amministrato.

  20. L'ostetrica di Ernesto

    @Prof. Sassaroli
    Credo che così spocchioso ci sia nato ,già all’ostetrica pare abbia detto “”lei sappia che è una ignorante …e la smetta di fissarmi il sederino””.

  21. Valerio Lucchinetti

    @Sig. Ernesto
    Premessa: non ho ricevuto folgorazioni sulla via di Damasco, ma essendo sempre campato a forza di titoli, di fondi, gestioni e mercati dopo 30 anni di lavoro ho la presunzione di averne capito qualcosa. E di Zagor ricordo solo vagamente il nome. Sulla questione tecnica le ribadisco quello che penso: la Tobin Tax, così come tutte le imposte di bollo (tipo quella che hanno in Svizzera, per esempio) non da nessun fastidio pratico a coloro che girano poco i portafogli come il sottoscritto, mette fuori gioco coloro che fanno dentro e fuori dalla mattina alla sera con margini minimi. Io non so quali siano i numeri esatti per costoro sulla percentuale del volume trattato a Piazza Affari, ma a Wall Street ci aggiriamo intorno al 70%. Le conclusioni su gettito e liquidità dei mercati le tragga lei, ma non in modo arrabbiato come si è sembrato di percepire dalla prima parte del suo post.
    Ma ciò che ho a cuore è risponderle sulla seconda parte, le bollette che si accumulano sulla scrivania, ecc.ecc. Io ho fatto in vita mia un mestiere lecito, faticoso, che oggi non è tanto popolare in società, che mi dato dei buoni soldini ma che mi ha fatto passare moltissime notti insonni non per senso di colpa. E me le fa spesso passare tuttora, anche se rispetto a miei amici (piccoli imprenditori, debiti, clienti che falliscono, banche che non ti finanziano il circolante, fisco che ti strozza) ho il tempo di scrivere su un blog. Ieri ho scritto a Giannino che questa per la Tobin Tax è una battaglia persa, e questo perchè purtroppo i guai attuali stanno portando a una contrapposizione sociale che mi fa paura. I soldi per gli ammortizzatori sociali sono finiti, chi ha è ovviamente restio a dare e se appena può se ne va, e se resta ha più paura di quando nel 1975 temeva Berlinguer al governo, chi non ha oggi ha non solo una tremenda e ritrovata fame ma anche dei debiti (roba peggiore della fame se c’è onore). Quando anche riuscissimo a riprendere tutti gli averi dei saccheggiatori (casta, banchieri e manager che cadono sempre in piedi, non i day-traders 🙂 ) quanto avremmo riequilibrato la cosa ?.
    Mi creda, dalle elezioni non mi attendo nulla di buono. Da liberale trovo sensate le proposte di FiD ma dato che non vedo magie all’orizzonte temo seriamente il risultato: temo Vendola perchè sta contro di me e perchè secondo me le sue idee sono idiozie allo stato puro ma faranno presa, temo Grillo perchè è un mistero e temo tutti gli altri (FiD escluso, ma siamo troppo minoritari e forse anche un po’ … spocchiosi) perchè sicuramente andranno avanti allo stesso modo dando un colpo al cerchio e un colpo alla botte grattando spesso qualcosa per se stessi. Temo sommamente Monti e Grilli (il gatto e la volpe) perchè sono sempre vestiti di scuro 🙂 e credono di essere depositari della virtù e della verità (Monti è stato mio professore e Grilli era un anno avanti a me all’università nello stesso corso). E in tal modo ovviamente il declino continuerà.
    E continuando il declino a questo modo lei sarà sempre più incazzato, e io anche, e tutti anche, e un qualche giorno l’incazzatura uscirà dai blog per finire sulle strade.
    Buona notte, sig.Ernesto, e mi perdoni se sono stato prolisso.

    PS: ho anche delle idee sul futuro che ci aspetta, prossimo, futuro e per i nostri figli, ma dato che quando le esprimo mia moglie mi cazzia, evito.

  22. ALESSIO DI MICHELE

    @ Valerio Lucchinetti:

    non la conosco, ma paludo a sua moglie che la cazzia: infatti dove lo vede un futuro per l’ Italia ?

  23. Valerio Lucchinetti

    @DFumagalli
    Non e’ solo Obama, secondo me lo spartiacque è il 1995. Allora c’era Clinton, poi è venuto il Bush scemo, poi Obama. Ma non vi è stata soluzione di continuità. Con Alan.com a fare da grande regista e l’Europa a bersi tutte le scemenze che la FED proponeva.
    Amici, le banche dovrebbero fallire, ma non possono fallire per lo stesso motivo per cui gli impiegati pubblici assunti in modo clientelare che non fanno niente alla mattina e che alle 14:00 vanno a fare gli idraulici in nero non vengono licenziati. Perchè le loro passività sono le attività di tutti coloro i quali votano. Non le attività del padreterno, ma le attività del sig.Rossi, buon padre di famiglia, che fa fatica a pagare il mutuo della casa. E se adesso obbligano anche le vecchiette di 90 anni ad aprire i conti figuratevi un po’.
    Quando le banche fallivano i depositi erano solo dei ricchi. Ma questo sistema bastardo è ormai talmente ben congegnato che i banksters ne possono fare di cotte e di crude perchè sanno che sono garantiti indirettamente da tutti i sig.Nessuno che valgono più per il loro voto che per la dimensione del loro conto.

    Per gli addetti ai lavori: che disastro prezzare il denaro al di sotto del suo valore.

  24. Prof. Sassaroli

    Caro Valerio,
    il problema è che in Italia l’ultimo vero liberale è stato Luigi Einaudi.
    Magari ci fosse stato da noi un De Gaulle o un Kohl.
    Siamo stati governati da una destra cialtrona e una sinistra catto-comunista.
    I risultati li stiamo vedendo.

  25. Sig. Ernesto

    Prof. Sassaroli :
    @ Sig. Ernesto
    allora, vediamo cosa fa un trader.
    Un trader è una piccolissima impresa che rischia i suoi soldi (senza prendere contributi pubblici, o in ogni caso sovvenzioni statali) e su cui lo stato preleva le imposte in caso di utili.
    Fra l’altro, visto che le banche fanno da sostituto di imposta, è forse l’unico caso in cui lo stato è certo di riscuotere le tasse su utili derivanti da capitale di rischio.
    Di questi tempi ci si potrebbe aspettare un cesto regalo per Natale, da parte dell’Agenzia delle Entrate!!
    E invece no! Perchè i professoroni hanno inventato la Tobin Tax all’italiana che, se confermata nei termini attuali, oltre a spazzar via la categoria dei traders-on-line (dall’Italia…), creerà nuova disoccupazione fra gli addetti del settore e visto che questi lavoratori non fanno parte dei mitici metalmeccanici, della loro sorte importerà ben poco a nessuno.
    Sorvolando sul fatto che una tassa analoga è stata provata in Svezia negli anni ’80 e si è rivelata un totale fallimento in termini di gettito, vediamo quello che immediatamente potrà dare in Italia.
    In prima battuta uno scadimento dei rendimenti di tutti i prodotti finanziari, come conseguenza dell’aggravio dei costi, che le banche “gireranno” immediatamente alla clientela.
    A pensar male, poi, questa è un’occasione d’oro per le banche per scaricare sui clienti altri costi con la scusa della TT.
    In sostanza ci rimetteranno i soliti, perchè i pesci grossi potranno sempre a loro discrezione prendere a calci Euro e BTP, anche se mi immagino già i vari Vendola e Fassina festeggiare la tassa che colpisce i biechi speculatori.
    Per quanto mi riguarda, infine, mi sto già adoperando per cercare altri paesi che sappiano apprezzare i miei sforzi per fare rendere al meglio il denaro.
    Cordialità
    p.s.: Fermiamo il declino!! FORZA OSCAR!!!

    Caro Sassaroli, un “trader” è un’impresa tanto quanto la massaia che gioca al gratta e vinci o alla slot machine del monopolio.

    E per trader mi riferisco alla categoria che tanto scoda e sbraita per una tassa pari allo 0.05% complessivo del transato (acquisto e vendita), ovvero coloro che piazzano scommesse multiple in una giornata puntando ad un profitto medio basso con alta frequenza di realizzazione. Detto ciò e assicurandola con la nulla influenza della Tobin Tax su “investitori e\o risparmiatori”, mi permetta di esimermi dal leggere integralmente il suo scritto…appena vedo nominare la Svezia, che impose in un contesto ben preciso una tassazione similare in un mercato già illiquido di suo, pari a 10volte quella prevista negli 11 paesi della cooperazione..subisco la comparsa di un eritema cutaneo violento, accuso un prurito diffusi che mi costringe ad un parossistico grattare. Da sempre sono intollerante ad approssimazioni, inesattezze e\o concetti utilitaristici in periodi di propaganda.

    Si studi la crisi svedese, il contesto economico, le modalità di imposizione della tassa, poi torna e ne parliamo.

    Saluti

    Sig.E

  26. Sig. Ernesto

    @Valerio Lucchinetti

    Il suo pensiero è stimolante. Rifletta, quale percentuale del decremento nel transato ipotizzata dal governo italiano possiamo attribuire a software automatici? Ci rifletta e ci incontriamo su queste pagne prossimamente.

    Un saluto,

    SIg.E

  27. Prof. Sassaroli

    @Sig. Ernesto
    Dal tono della risposta deve essere un professorone anche Lei…
    Peccato che i dubbi riguardo alla TT, oltre ai traders, poverini, stiano cominciando a venire anche alla Consob e alla Confindustria cioè tutta gente che ha ben presente i problemi che creerebbe al mercato italiano.
    saluti

  28. Sig. Ernesto

    @Sassaroli.

    La CONSOB gli scrupoli se li faccia venire in merito al compito istituzionale che la vede interessata..ovvero il controllo delle società quotate.

    Pensi a svolgere con diligenza il compito preposto. La regolamentazione e la tassazine di un mercato complesso come quello mobiliare necessitano di competenze specifiche. Sassaroli, cerchi di stupirmi con qualcosa di nuovo ed interessante a supporto del suo essere contrario all’unica tassa eticamente condivisibile dell’intero panorama. Grazie.

    Saluti,

    Sig.E

  29. trading libero in libero stato

    L’elemento cruciale e’ spostare l’asse di riferimento.
    Ormai da parecchio tempo, e le ultime vicende lo hanno dimostrato, l’intero il dibattito sulle ‘faccende economiche’ ruota attorno ad un modello pseudoideologico per cui l’economia con le sue semplicistiche varianti, finanziaria e reale, e’ diventata il punto di congiuntura dei dibattiti pubblici.
    Un modello culturale di riferimento che ha preso il posto ed escluso dal dibattito sociale ed individuale altre discipline come ad esempio l’etica, la filosofia, il diritto. Discipline dai contenuti trascurabili?
    E’ alquanto paradossale leggere frasi del tipo: ‘piuttosto sarebbe meglio..aumentare l’aliquota ecc’…quasi fossimo dei bambini sorpresi con le mani nella marmellata in attesa di una auspicabile punizione.
    Non siamo piu’ abituati a pensare cio’ che e’ giusto e cio’ che non lo e’. Se schiacciando un tasto con una tastiera movimento un euro legittimamente guadagnato o posseduto e la transazione generatosi senza utili e’ soggeta all’arbitrio di un potere ‘altro’, si tratta di una questione di mera politica fiscale o si tratta di un qualcosa di piu’ complesso e meritevole di tutela?

    E’ dalle qualita’ delle domande che vanno cercate le risposte.

  30. Franco

    L’operatività minima per un trader intraday, cioè apertura di una posizione in acquisto ed una in vendita per il valore percentuale dello 0,05% l’una e per un totale di uno 0,10% al giorno costringererebbe il trader intraday a guadagnare il 24% annuo solo per compensare la tassa, senza considerare commissioni bancarie, eventuali loss ed il 20% del capital gain che Boccia ( PD) vuole alzare al 23%.

    Una follia….percentuali del genere già si fa fatica a guadagnarle, figuriamoci solo per compensare la Tobin Tax.

    Piazza affari sarà ANNICHILITA, i bancari precipiteranno ed il credit crunch si aggraverà.

    Il PD, Bersani e Boccia dovranno essere ricordati per questo scempio…..non dimenticateli mai.

  31. Franco

    Ernesto lei parla chiaramente sollato dalla realtà del mercato globale.
    Se intende criminalizzare la libera circolazione dei capitali, cosa che la Tobin di fatto causerà in Italia rendendola incredibilmente onerosa, o il trading si cerchi un paese comunista, quando lo trova fa un fischio.

    Di operatività lei non capisce una mazza come non capisce una mazza di quel valore, chiamato liquidità, che l’investitore estero riconosce, anche per posizioni di lunga scadenza, che il trading crea.

    Giocatore di azzardo sarà lei, ed anzi, visto che parla così sarà sicuramente uno della stessa pasta di quei tanti parassiti di sistema che hanno ridotto l’Italia in queste condizioni, dato che nè conosce, nè riesce ad apprezzare la bellezza di una professione di chi rischia in proprio.

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