15
Lug
2011

Le infrastrutture no pasaran

Il governo del fare, il governo che “noi faremo le infrastrutture“, è riuscito a inserire, nella manovra, una norma che è il sogno proibito di qualunque comitato del no. C’è chi dice sia stato fatto per raccogliere qualche euro di gettito addizionale; c’è invece chi sostiene sia stato un dispetto a persone non gradite. Non so chi abbia ragione. Le intenzioni non mi interessano. Mi interessano gli effetti.

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15
Lug
2011

Ok il saldo è giusto (tutto il resto invece no)

Pagellino sintetico della manovra di Tremonti.

Aspetti oggetto di valutazione: quantità, qualità, timing, metodo (esposti in ordine decrescente di valutazione)

Quantità: voto 8

E’ l’unico aspetto con voto sufficiente. L’importo complessivo è rilevante: si tratta delle seconda manovra nella storia della Repubblica dopo quella presentata nel lontano 1992 dal governo Amato; inoltre, se sommiamo la manovra di quest’anno, pari a regime a 48 miliardi, con la manovra di soli 14 mesi fa, pari a 25 miliardi, otteniamo un valore quasi identico alla manovra Amato:  90 mila miliardi in vecchie lire 1992 per le due manovre Tremonti contro 92 mila miliardi per quella dell’epoca. Si può quindi dire OK IL SALDO E’ GIUSTO, dopo la manovra che punta a conseguire il pareggio del bilancio. In realtà l’obiettivo è persino eccessivo, dato che per indirizzare la finanza pubblica sul sentiero che porta all’obiettivo richiesto da Maastricht di un rapporto debito/pil al 60% è sufficiente che il fabbisogno annuo non superi il 60% della crescita del pil nominale. Nel 2010 il pil nominale è cresciuto di 29,1 miliardi di euro (da 1519,7 a 1548,8) e se il fabbisogno fosse stato pari al 60% di 29,1 miliardi, quindi 17,5 miliardi, l’obiettivo sarebbe stato perfettamente conseguito nell’anno trascorso. Nel 2011, invece, se ipotizziamo una crescita del pil nominale pari al 2,5, più prudente rispetto al 2,9% indicato dal MEF, avremmo un valore nominale del pil di circa 1588 mld, più alto di 39 mld. rispetto al 2010. Nell’anno in corso, pertanto, il sentiero del 60% ci permetterebbe un fabbisogno sino a 23,5 mld. La mia prima domanda è pertanto la seguente:

(1) Perchè puntare al pareggio di bilancio quando l’economia italiana continua a crescere poco o nulla e un fabbisogno di 20-25 miliardi all’anno possiamo permettercelo senza derogare da Maastricht?

Ad essa si aggiunge la seguente:

(2) Se l’obiettivo del pareggio di bilancio è così importante (come in effetti è) perchè Tremonti non lo ha perseguito all’inizio del suo primo mandato quando era effettivamente alla portata  del nostro paese e non vi era nessuna grande recessione alle spalle, davanti e neppure di fianco? (Nota: nel 2000 il disavanzo era sceso al di sotto dell’1% del pil) Read More

14
Lug
2011

Nessuno tocchi i privilegi

Riceviamo e volentieri diffondiamo il testo di un volantino che un lettore di Chicago-blog ha appeso nella propria parafarmacia. La sorte dei due emendamenti alla manovra – quello sulla liberalizzazione delle professioni e quello sui costi della politica – è un segnale indicativo di quanti sia forte la resistenza da parte di caste e corporazioni. Sono proprio queste caste e corporazioni, però, col loro peso, a rallentare la crescita economica italiana. Finché non sapremo intervenire con forza, ci saranno poche speranze di miglioramento.

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14
Lug
2011

Chi l’ha detto a proposito di chi? Concorso a premi

Il primo che trova la soluzione, riceverà una copia omaggio del libro di Richard Epstein, Mercati sotto assedio.

Dicono che l’onorevole G. sia uomo di poche letture. Del che si deve dargli molta lode perché i grandi pensatori ed i grandi statisti mai sempre si curarono poco di inutili ed ingombranti letture, remora al pensiero ed impedimento all’azione. Talvolta però lo scarso leggere induce lo statista, assai più del pensatore, a credere d’aver fatto cosa che sarà giudicata mirabile dagli storici dell’avvenire come quella che precorreva i tempi nuovi ed incanalava su nuove vie la politica ed il movimento sociale del tempo. Oggi si chiama grande ‘fatto storico’ la chiamata di un socialista a dar parere sulla situazione politica (…) Si consenta ad un dottrinario di confessare candidamente il suo smarrimento mentale a sentir dire che quello dell’onorevole G. fu un atto od un desiderio destinato a rimanere nella storia. Poiché fatto storico pare che sia soltanto quello dello statista grande, che figge lo sguardo nel futuro e chiama a sé i rappresentanti delle idee nuove destinate a rivoluzionare il mondo, a gittare un germe di rinnovamento in una società in dissoluzione. Invece l’onorevole G. ha guardato indietro, verso il passato, ed ha chiamato o desiderato di chiamare a sé il rappresentante di idee, che ignoro se siano mai esistite, ma che adesso sono ben morte.

13
Lug
2011

Il debito e i cialtroni

E vi stupite che i mercati scommettano contro l’Italia? Nel pomeriggio di oggi il governo ha svelato i suoi due “piani” per tornare a privatizzare e liberalizzare. Due tardivi ritorni di fiamma, della serie: non sappiamo più che pesci pigliare. Privatizzazioni e liberalizzazioni, però, non si fanno di norma perché l’ha ordinato il dottore. Si fanno perché, perdonate la frase da libro Cuore, uno ci crede. Si fanno perché rientrano nella visione complessiva che del futuro di un Paese hanno le forze politiche cui è toccato in sorte di governarlo. Si fanno perché si è capito che a frenare la crescita non è quanto sopravvive in Italia di un’economia privata, ma il socialismo introdotto surrettiziamente nel sistema. Read More

13
Lug
2011

Dice Der Spiegel: punire l’Italia è del tutto ragionevole

Istruttiva intervista dello Spiegel a Hans-Peter Burghof. I politici italiani farebbero bene a leggerla. La tesi è chiara: punire l’Italia è del tutto ragionevole. Il premier? E’ lui il primo a indebolire l’Italia con le sue “reckless chatters”. Tremonti? Convincente quando parla incessentamente per primo di tagli alla spesa e riforme, un po’ melodrammatico quando identifica il suo destino personale con la solidità dell’Italia, ma…

It doesn’t make Italy any more credible when Berlusconi cracks jokes about him.

Aiutare la Grecia sì e l’Italia no? Ha senso, proprio perché l’Italia è un’economia grande e forte di un proprio solido apparato industriale. Ma anche Schauble dice che non è come la Grecia? Ha torto il superministro tedesco, perché l’Italia ha un debito pubblico al 120% e ora il mercato fa bene a chiedersi se prestare soldi alla Repubblica Italiana abbia senso. Ma non è tutta colpa della speculazione? Niente affatto, sono i politici a cedere che il mercato sia fatto da bambini capricciosi che qualche parolina basta a sedare, ma sbagliano i politici perché il mercato evidenzia ragionevolmente le sue preoccupazioni, come fanno le persone adulte. Ma l’euroarea non va difesa in quanto tale? No, ogni Pasese risponde del suo debito, e finché sarà così tutto il mondo fa bene a distingere ogni singolo Paese dell’euro dall’altro. Semplice, lineare, e tagliente come un coltello. Non so dirvi se il rafforzamento della manovra in corso, con le annunciate liberalizzazioni e privatizzazioni che giudicheremo solo quando ci saranno note, sia da considerare davvero adeguato. Né come vada letta politicamente l’espressione usata usata da Tremonti, quando ha detto di una manovra rafforzata “accompagnata da chi l’ha varata”, parole ben diverse da quelle di Berlusconi che vuol restare in sella fino al 2013.  Ma il giudizio dello Spiegel dovrebbe essere scolpito nella testa dei politici italiani, in queste ore decisive. Altrimenti ogni persona ragionevole non potrà avere dubbi. Tra la continuità del governo e un governo diverso, se i mercati bocceranno clamorosamente la neomanovra, bisogna preferire un governo diverso, se naturalmente nascesse sulla base di misure più adeguate di ciò che non fosse bastato.

13
Lug
2011

Liberalizzazione del commercio: 8 italiani su 10 favorevoli

Un interessante sondaggio di IPSOS su un campione di 1000 persone (margine di errore compreso fra +/- 0,6% e +/- 3,1) rivela che 8 italiani su 10 sono favorevoli alla liberalizzazione del commercio, di cui ci siamo occupati a più riprese.

Le persone sarebbero quindi liete di poter scegliere quando fare acquisti, di “negoziare” implicitamente con i commercianti le ore migliori della giornata in cui alzare le saracinesche e, se turisti, di poter avere un servizio aggiuntivo al loro svago, mentre, se residenti, di poter fare la spesa in orari più comodi. Read More