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2 Responses

  1. giorgio arfaras

    La spiegazione delle cose centrata su un’unica causa sembrava avesse fatto il suo tempo. Eppure ha ancora degli adepti. L’avidità dei petrolieri (naturalmente solo quelli occidentali) è all’origine dei mali. Tolto il dente, ecco che si vive meglio. Il dente però consente il muoversi, il concimare, lo stare al caldo, eccetera. Va beh, fermi, affamati ed infreddoliti, ma almeno che i plutocrati non facciano profitti. Una banale obiezione di natura empirica. La BP è il quattro per cento circa della borsa inglese, ed il sette per cento circa dei dividendi distribuiti dalle imprese della perfida Albione. I dividendi della BP sono una quota molto importante dei ricavi dei fondi pensione. Dunque oltre che immobili, affamati ed infreddoliti, alcuni avrebbero pure la pensione decurtata. Va beh che non potendo far nulla salvo stare intorno al caminetto, non avrebbero modo di spenderla.

  2. Stefano

    Caro Gengis, caro Stagnaro, non ho ben capito a cosa punto il pezzo del dott. Navarro Valls. Vi si colgono tratti di ecologismo sessantottino: parafrasando Celentano, “Chissà perché, continuano, a perforare..!”; accuse dirette al sistema economico-industriale mondiale; ecologismo di stampo leninista (neanche Marxista!). Cito: “Ed è proprio questo il nodo che Obama deve sciogliere: cambiare la politica, oppure rassegnarsi ad essere un gracile strumento, trascinato dalle onde del potere”. Ma cos’è la politica, se non l’amministrazione del potere? Il mercato ha gli strumenti per punire BP che, come sembra, non ha applicato procedure di sicurezza adeguate per il suo pozzo esplorativo. Esiste un’etica anche nel mercato, e questa etica può essere anche cristiana. E’ un’utopia che “organismi internazionali” riusciranno a dettare “regole valide per tutti” in campo etico. Iniziamo a punire i tecnici e i manager incapaci, e a sensibilizzare le persone sull’uso che fanno del petrolio. Ci vuole meno fatica rispetto al cambiamento tout-court dell’economia internazionale.

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