30
Lug
2022

Quali interventi per metano ed elettricità?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Ivan Beltramba

Sembra che il metano serva SOLO a fare energia ELETTRICA ma non è così, il metano serve per riscaldamento civile e, soprattutto, per usi termici nell’industria, e un po’ per autotrazione. Con sprechi notevoli. Quindi concentrarsi solo sulla generazione di EE è un po’ riduttivo e criminalizza un uso efficiente e non preponderante.

Ma in realtà quanto metano russo è usato per fare elettricità, quanto va negli usi domestici e quanto nell’industria energivora? Ho fatto qualche ricerca. L’Italia importa circa 76 mld di mc, di cui il 38% dalla Russia. Il 50% circa dell’energia elettrica proviene da centrali termoelettriche, che utilizzano metano per circa l’83%. Secondo il portale ARERA nel 2020 per produrre elettricità se ne sono usati alla fine 30 mld di mc (quindi dalla Russia poco più di 11 mld), per usi industriali 10 mld, domestici 20 mld, commercio e servizi (sarebbero?) 7,5 mld, altri usi 1,5 mld.

Peraltro, produrre elettricità con il metano nelle centrali a ciclo combinato Brayton-Joule + Rankine (che hanno un rendimento intorno al 60%) è il modo migliore di produrla da fonti fossili, dato che le centrali a olio e carbone sono solo tradizionali (ciclo Rankine) ed arrivano al massimo al 38% di rendimento.

Per quanto mi riguarda il 18 marzo ho spento il riscaldamento (metano, a condensazione) e avendo una discreta coibentazione ed il riscaldamento a pavimento consumo comunque poco.

In ufficio devo addirittura tenere il ventilconvettore chiuso perché il “nuovissimo” impianto di regolazione (del 2009) del palazzo non si riesce a regolare decentemente e piuttosto che tenerlo acceso e la finestra aperta (come fanno in tant*), tengo il maglione, se necessario. Altri invece hanno freddo, e lo posso confermare.

Simile discorso per la luce in ufficio: di solito la tengo spenta, ma il sensore di presenza collegato quando esco dall’ufficio per 5 minuti al mio rientro la riaccende automaticamente. e io di nuovo a spegnerla, ma che rottura! E che spreco di energia. A volte si accende da sola anche quando l’ufficio è vuoto e qualcun* passa in corridoio…

Propongo quindi alcuni interventi che, anche se non risolutivi, possono dare un contributo sensibile

INTERVENTI A BREVE

  1. Cottura cibi a casa: usare il metano o il GPL solo per cucinare, oltre alla scomodità, ha ormai un costo spropositato. Conviene passare subito al piano di cottura ad induzione, si risparmia e con un po’ di cautela si fa anche a meno di passare il contratto a 4,5 kW, ed è molto più sicuro e con meno rischi di ustioni. Se poi si usano le piastre elettriche di una volta il consumo si ridurrà a circa 1/3 di quello precedente, con una rapidità di cottura addirittura superiore al gas, ma senza i suoi pericoli diretti.
  2. Rinnovabili-sole: il sole c’è di giorno, quando c’è più domanda, ma quando è brutto tempo? e d’inverno? Con il 110% si potevano fare sui tetti dei condomini degli impianti grandi (un condominio a Modena su 1500 mq di tetto piano poteva ospitare un impianto da 1000 mq, che con il 20% di rendimento faceva 200 kW, equivalente al consumo elettrico del condominio+privati). MA LA NORMA LIMITA GLI IMPIANTI DEI CONDOMINI A 20 kW! Questo sembra il problema più urgente e facile da modificare.
  3. Teleriscaldamento a metano o gasolio: spesso le centrali del teleriscaldamento usano il metano o il gasolio semplicemente bruciandolo per produrre calore. Una bestialità energetica. Si può usare il metano (in parte anche il gasolio) per fare la COGENERAZIONE, ossia produrre inizialmente energia elettrica (con un buon impianto a ciclo Otto siamo sul 28% di rendimento, a ciclo Diesel sul 33%) ed usare il calore di risulta per il riscaldamento, con il vantaggio di avere questa elettricità d’inverno quando la rinnovabile-sole fa poco. Una piccola indagine speditiva: nel 2019 in Italia c’erano circa 9100 MW di potenza termica di teleriscaldamento (fonte GSE 2017, con alcuni aggiornamenti a ottobre 2019), ma solo 1/3 con cogenerazione (di cui marginali gli inceneritori di rifiuti), e 600 MW a biomasse, quindi i restanti 5500 MW termici con un gruppo cogenerativo di rendimento 25% possono fornire circa 1400 MW elettrici nella punta invernale, circa due centrali a carbone in meno, e proprio quando c’è più richiesta elettrica, e con l’EE prodotta si possono far andare le pompe di calore (ma sotto i -5° le vedo male); Questa è una modifica che si può fare in pochi mesi, dato che non altera sostanzialmente le emissioni dell’impianto.
  4. Riscaldamento domestico 1: le caldaie a condensazione (che hanno un rendimento intorno al 110%, cioè circa il 30-40% superiore ad una tradizionale) sono ora in crescita, ma in passato gli idraulici erano scettici e molti hanno dovuto faticare a convincerli. Si può usare anche con i termosifoni ed anche se la fonte primaria è il bombolone del GPL, ma va regolata bene. E con il microaccumulo si può sfruttare la condensazione anche per la produzione di acqua calda sanitaria.
  5. Riscaldamento domestico 2: in molte zone si usa la legna prodotta localmente, ma di solito in stufe e camini a basso rendimento (e con rischi per la produzione di CO). Si possono incoraggiare ed incentivare le stufe ad alto rendimento (oltre 85%) che ormai sono disponibili ovunque.
  6. Solare termico per acqua calda sanitaria: grazie alla cessione del credito di imposta si sta lentamente diffondendo, ma avrebbe un potenziale enorme, soprattutto nei condomini con impianto centralizzato. Una pubblicità martellante no? Il sole è gratis!
  7. Superbonus 110% e vani scale. L’ENEA, su specifico interpello, ha stabilito che la coibentazione di vani scale dei condomini, non essendo ambienti riscaldati, non rientra nel 110% ma solo nel 50%. Risultato è che la parete del vano scale NON viene coibentata e le finestre non sostituite. Per pochi mq e una finestra per piano. Ma estremizzando il ragionamento, si potrebbe coibentare la parete delle Unità Immobiliari verso il vano scale, quindi decine e decine di mq, a spese del contribuente. Geniale no? Se ne può parlare?
  8. Usi termici industriali del metano 1. Molte industrie usano il metano per i forni o per il riscaldamento del capannone. Per potenze termiche da riscaldamento, da 100 kW in su, si può installare un gruppo cogenerativo e produrre elettricità ed usare il calore residuo per gli usi termici. Con qualche incentivo economico si fa in pochi mesi. Probabilmente qui si nascondono potenziali di qualche migliaio di Megawatt, con consumi di gas solo di qualche % superiori a quelli attuali, e se parte dell’elettricità è usata per far funzionare una pompa di calore, vi è un risparmio apprezzabile.
  9. Pubblica Illuminazione. Ultimamente va molto di moda criminalizzare la pubblica illuminazione. Peccato che sia accesa in orari in cui vi è abbondanza di produzione perché, soprattutto d’estate, si accende in orari di bassissima richiesta e molte centrali non si possono fermare come spegnere il motore di un’automobile, ma vallo a spiegare ai giornalisti. Probabilmente in qualche città (sicuramente Bologna e Modena, che conosco) l’accensione e lo spegnimento avvengono con orologi (mal) regolati dagli umani anziché con un interruttore crepuscolare. Succede così che d’estate si accende quando è ancora chiaro mentre al mattino si spenga quando è giorno. D’inverno invece succede spesso che si accende quando è già buio. Peccato che serva a pedoni e ciclisti, gli automobilisti non ne hanno bisogno. Smettiamo di diffondere false idee di risparmio.

INTERVENTI A MEDIO E LUNGO TERMINE

  1. Teleriscaldamento a biomasse: in molte località di montagna (l’Alto Adige ne è pieno) sono state installate reti di teleriscaldamento che utilizzano il cippato di legno che arriva come scarto dall’industria del legno. Dato che i forni di queste centrali hanno temperature sui 1000°, perché non dotarle anche di un generatore di vapore surriscaldato e di una o più turbine a ciclo Rankine, ottenendo così energia ELETTRICA oltre al calore con un rendimento sul 30%? Non sembra difficile. Queste centrali nel 2017 erano in totale circa 600 MW di potenza termica e ragionevolmente a oggi sono 700 MW, costruite tutte con cofinanziamento pubblico. Vuoto per pieno altri 200 MW elettrici.
  2. Teleriscaldamento dalle Grandi Centrali Elettriche. Molte centrali elettriche sono vicine ai centri abitati (Tavazzano, Sermide, Ostiglia, Piacenza, Civitavecchia, etc.) e sono ormai a ciclo combinato. Però hanno comunque bisogno di una “sorgente fredda” per condensare il vapore della turbina. Allora perché non usare come sorgente “fredda” una rete di teleriscaldamento a bassa temperatura (mandata 50°, ritorno 25°), anziché un fiume o il mare?
  3. Usi termici industriali del metano 2. Molte industrie usano il metano per i forni o per il riscaldamento del capannone. Per esempio, per le piastrelle, i mattoni, il vetro, nei forni sono richieste temperature superiori ai 1000° C. Però all’uscita del forno i fumi hanno un notevole calore residuo e potrebbero passare in una caldaia di recupero producendo vapore da mandare in una turbina a ciclo Rankine (rendimento sul 30%) e produrre elettricità. Non ho notizie che si faccia. Lo scorso inverno passando in quel di Sassuolo si vedevano i camini delle ceramiche che buttavano fuori il classico fumo bianco del vapore che poi condensa, ma alla bocca del camino si capiva che erano caldissimi. Per potenze termiche da riscaldamento, da 100 kW in su, si può installare un gruppo cogenerativo e produrre elettricità ed usare il calore residuo per gli usi termici. Con qualche incentivo economico si fa in pochi mesi.

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