10
Ago
2009

L’ABI tedesca è più sincera, il profitto non fa primavera

Sempre a proposito di sincerità commendevole, nell’interpretare i dati e proporli al dibattito dell’opinione pubblica, due esempi freschi di giornata. Guardate qui: Andreas Schmitz, presidente della germanica Associazione Federale delle Banche, alla domanda se siamo in un credit crunch e se a suo giudizio ne esiste ancora comunque il rischio di aggravamento, onestamente ammette che si tratta di un grande pericolo assolutamente non sventato e dunque non si sente affatto di escluderlo, perché sarebbe del tutto irrealistico. Viene da sorridere, allineando questa semplice risposta di buon senso alla cortina fumogena pervicacemente diffusa da 10 mesi a questa parte da parte dei vertici e degli iscritti all’ABI italiana.

Tenete conto che i dati della contrazione tedesca dell’economia reale sono solo di pochissimo peggiori di quelli italiani, ma a differenza del nostro caso il governo tedesco ha stanziato la bellezza di 100 miliardi di euro per il Mittelstand. A conferma poi che la stagione delle buone trimestrali USA non è per questo solo fatto un credibile e solido preannuncio di primavera, come ho più volte argomentato, l’esemplare sincerità di questo editoriale ospitato dal WSJ. Ci si aspetterebbe che il quotidiano-manifesto della corporate America sostenga naturalmente che profitti delle aziende migliori del previsto sono un segno totalmente rasserenante. Invece, Zachary Karabell correttamente fa presente i precedenti storici di profitti aziendali in aumento a doppia cifra mentre l’economia andava male, così continuando a procedere anche dopo. Se realizzi profitti maggiori in proporzione di quanto ti cali il fatturato è comunque un bene perché testimonia che sei diventato più efficiente: ma in ogni caso ciò che resta in concreto è che il tuo profitto è calato. Dopodiché i profitti più alti delle attese si devono al fatto che le imprese USA hanno da 10 mesi a questa parte la possibilità di tagliare durissimamente i propri costi fissi domestici – prima sarebbero incorse in bias molto aspri – concentrandosi, quando multinazionali, sui mercati che tengono meglio, a più basso costo e a consumi meno frenati. Ma ciò non significa affatto che a breve la disoccupazione USA non salirà ancora di molto, e che i consumi interni troveranno propellente finanziario che oggi e per i prossimi anni continuerà a mancare loro, nel reddito disponibile delle famiglie che deve riequilibrarsi verso il risparmio.  La sublime punta di onesta soddisfazione del WSJ è di prendere le distanze in questo persino dall’abitualmente iperpessimista Nouriel Roubini, che su tale dato ha iniziato a dire che le tenebre si dissipano e torna la luce. Quando si dice: parlare chiaro e senza abbellimenti pro governo in carica.

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