9
Ago
2009

Mercati efficienti: nunc et semper Lucas pro nobis

Per chi se lo fosse perso o non avesse abitudine settimanale all’Economist, segnalo il magistrale intervento di Bob Lucas sul corrente numero. È un maestro per noi di Chicago (nell’infinitamente piccolo: anche mio), dunque non lo chioso ma mi limito a  diffonderlo. Imparando, come sempre. Tratta l’Economist come merita, cioè a pesci in faccia, per il suo report sulla dismal science in cui echeggiavano toni che erano quasi italiani, in merito alla solita storia sugli economisti inutili visto che non hanno saputo prevedere la crisi. Tante volte abbiamo anche nel nostro piccolo polemizzato sull’argomento, smentendo innanzitutto proprio la balla relativa alla presunta assenza di allarmi precedenti. Proprio chi non si riconosce in politiche monetarie lasche, aveva più volte inutilmente levato la voce rispetto alla formula Greenspan + high yields = systemic risk.  Ma l’intervento di Lucas è apprezzabile innanzitutto perché sbaracca con il giusto disprezzo chi vorrebbe invece accostare l’origine della crisi alla teoria dell’efficienza cognitiva dei mercati, uno dei maggiori contributi venuti alla finanza moderna dalla scuola di Chicago. E’ stato Eugene Fama- allievo del genialissimo Benoit Mandelbrot – in un famosissimo articolo pubblicato nel 1969 sull’International Economic Review dal titolo The Adjustment of Stock Prices to New Information, a porre le basi della cosiddetta EMH, Efficient Market Hypothesis. La sua teoria comprende tre diversi sub modelli di efficienza – debole, semi forte e forte – nella riflessione dei prezzi degli asset alle informazioni note, ed è accompagnata  dalla dimostrazione che l’efficienza di mercato non può essere respinta senza confutare insieme una qualunque ipotesi di modello di equilibrio del mercato. L’EMH non ha MAI voluto significare che i prezzi siano in sé intrinsecamente “razionali” se all’aggettivo si attribuisce il significato di evitare instabilità, e tanto meno eticament “giusti”: comporta solo che essi esprimano e scontino i dati e gli andamenti noti.  I behavioristi da una quindicina d’anni hanno attaccato duramente la EMH in nome del bias infomativo e cognitivo. E questo ci sta, in un mondo di informazioni finanziarie assolutamente “troppo” asimmetriche come quello in cui viviamo. Ma l’attacco dell’Economist  sapeva invece di mera burletta keynesiana alla finanza intrinsecamente instabile, per questo meritava di essere bastonato. La conclusione di Lucas, su questo, al momento è per me pressoché de-fi-ni-ti-va (anche se non bisognerebbe mai dirlo, in alcuna scienza umana): «The main lesson we should take away from the EMH for policymaking purposes is the futility of trying to deal with crises and recessions by finding central bankers and regulators who can identify and puncture bubbles. If these people exist, we will not be able to afford them». Lucas ora e sempre, per quello che mi riguarda.

2 Responses

  1. Proprio per il rispetto che le porto, mi lasci essere cattivo.

    La verità è che quasi nessuno ha VERAMENTE lanciato l’allarme per l’arrivo della crisi.

    Sicuramente molti hanno lanciato qua e la avvisi e avvertimenti, gliene do atto (spesso su paper per gli addetti ai lavori). D’altra parte, perfino leggendo i bollettini mensili della Banca d’Italia del 2007 si trovano spesso dei semi-allarmi.
    Ma pochissimi (quasi nessuno) ha veramente detto “CI SARA’ LA CRISI E IL SISTEMA RISCHIA LA DEPRESSIONE PERCHE’ LE FAMIGLIE SONO TROPPO INDEBITATE” (linguaggio che tutti avrebbero capito).

    Non sono un economista. Probabilmente, se lo fossi, avrei paura anch’io ad uscire con tali previsioni perchè se sono sbagliate ci rimetterei la reputazione.

    Eppure anch’io, interessato a certi argomenti avevo avuto già nel 2006 più che l’impressione, direi la quasi certezza che qualcosa non andava.

    Il deficit USA maggiore del surplus di bilancio di Cina, India e Sud America…
    Indebitamento delle famiglie superiori o vicine al 100%….
    Assets vs capitalizzazione degli Istituti finanziari del 200-300-400 %…..

    Non c’entrano nè i chicago-boys, nè i marxisti, nè keynesiani o neo-keynesiani che dir si voglia…
    Bastava avere la visione di un buon padre di famiglia, avere onestà intellettuale e buon senso…direi, per chi gestiva il sistema…. “buon senso” mandelbrotiano…

    La prego…non me ne voglia…
    Suo
    azimut72

  2. Paolo_PD

    Errore!!! Il noto senatore Lindon LaRouche la crisi la paventava da anni…sarà forse che è antipatico a molti e che molti lo passano per un pazzo, ma già dal 96 sosteneva che l’andamento degli impegni finanziari, le privatizzazioni selvagge, la deregolamentazioni, lo scollamento dell’oro dal dollaro operato da Nixon, l’abolizione dei controlli sulle attività bancari e sui sui derivati erano la premessa dell’attuale situazione. Altro che balle!!
    Non si tratta di essere pessimisti o catastrofisti, ma essere realisti e quando in periodi di crisi alcune strutture finanziarie ricavano enormi guadagni a spese degli altri, come ha anche evidenziato Oscar Giannino, le cose vanno non solo dette, ma bloccate sul nascere. E no come hanno fatto in tutto il mondo a foraggiare il sistema finanziario a spese del settore privato.

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