24
Nov
2011

L’Europa allo sbando

Le elezioni spagnole, tenutesi lo scorso weekend hanno stabilizzato la situazione spagnola. La vittoria di Mariano Rajoy, con una schiacciante maggioranza assoluta, era prevista e prevedibile, dopo i grandi problemi economici irrisolti dal Governo Zapatero. Nonostante questo lo spread spagnolo rimane molto elevato nelle ultime settimane.

E non solo dalla Spagna arrivano grandi preoccupazioni. Il contagio della crisi del debito sovrano è ormai una questione europea. Il Belgio e la Francia hanno visto il loro spread esplodere nella scorsa settimana in un clima di sfiducia totale nei confronti dell’Euro e dell’Europa.

Proprio l’Unione Europea è l’anello debole dell’euro. Mentre la Banca Centrale Europea  fa il possibile per immettere liquidità sul mercato, acquistando il debito di Italia e Spagna, le istituzioni europee non riescono a trovare un accordo sul fondo salva Stati, o almeno sul suo rifinanziamento, e su una politica economica più coordinata.

Che sia chiaro: più coordinazione non significa avere una politica economica unica dove si aumentano le tasse, ma si può pensare ad un modello di federalismo competitivo come accade negli Stati Uniti d’America o Svizzera dove esiste un’unica moneta.

Allo stato attuale in Europa si dibatte solo di eurobond, come se questi potessero risolvere tutti i mali dell’Unione Europea. Ovviamente la Germania si oppone. Giustamente perché la cancelliera Angela Merkel difficilmente può accettare un accordo per il quale il paese teutonico si accolla a pagare maggiori interessi sul debito a causa del cattivo comportamento dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna).

La crisi dell’euro è dunque molto forte e di difficile soluzione, ma non sembra che questi leader europei abbiano le capacità di risolvere le problematiche; anche perché sono gli stessi leader che hanno creato un enorme debito pubblico con spese keynesiane assurde per cercare di fare uscire inutilmente dalla recessione i loro rispettivi Paesi.

L’esito è stato scontato e tragico al contempo. I Paesi europei si sono trovati sul “groppone” un enorme debito pubblico che adesso devono cercare di ripagare aumentando le tasse e di fatto andando verso ad una distruzione dell’Euro.

Lo spread dunque, così come il declassamento del debito da parte delle agenzie di valutazione internazionali, non è dunque un accanimento della speculazione finanziaria internazionale, ma una giusta conseguenza di politiche economiche molto allegre, per non dire folli.

E proprio sullo spread vi è un’analisi interessante riguardo gli ultimi mesi fatta da Tito Boeri per lavoce.info.

Si può effettivamente notare che il differenziale dello spread rispetto ai bund tedeschi di Italia e Spagna ha avuto dei cambiamenti molto repentini negli ultimi mesi. Fino all’agosto di questo anno la Spagna scontava una situazione peggiore rispetto al nostro paese, ma proprio durante l’estate la situazione è cambiata repentinamente. Mentre in Spagna si andava verso le elezioni e la scontata vittoria del Partito Popolare che si impegnava a  fare i tagli necessari, in Italia, la situazione politica diventava sempre più incerta.

Le continue manovre finanziarie non venivano prese sul serio dal mercato, che le puniva continuamente con un peggioramento dello spread sui bund tedeschi. L’apice è stato raggiunto ad inizio novembre, quando poi si è arrivato al cambio di Governo e ad una maggiore stabilità politica dell’Italia.

Nelle ultime settimane la crisi si è allargata a quasi tutta l’Europa, fino a raggiungere ieri, con l’asta deserta dei bund tedeschi anche la Germania. D’altronde i tassi d’interesse pagati erano estremamente bassi e l’eventuale fallimento dell’euro avrebbe molte conseguenze negative anche sul paese guidato da Angela Merkel.

I problemi europei sono dunque enormi e non sembra che la classe dirigente attuale sia in grado di risolverli.

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6 Responses

  1. Francesco P

    La Spagna sta peggio di noi per alcuni parametri come la produzione industriale, la disoccupazione, ecc., ma sta meglio di noi come rapporto debito/PIL (poco più del 60% contro il 120%), come pressione fiscale e soprattutto come serietà della classe politica.

    A pagina 49 del Taxation trends in the European Union ( http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/taxation/gen_info/economic_analysis/tax_structures/2011/report_2011_en.pdf ) c’è una bella mappa che mostra i livelli di tassazione nei Paesi EU.

    Se poi confrontiamo la diminuzione del PIL nel 2009 (vedere pag. 17 dello stesso report) non ci si deve meravigliare che il sistema Italia appaia meno robusto di quello Spagnolo.

    La grande differenza che penalizza il nostro Paese è la credibilità della politica, viziata da un partitismo ipertrofico, iper rissoso e di corte vedute, che costituirà un pesante handicap anche per il governo Monti, pur fortemente sponsorizzato nella UE e ben accetto agli investitori istituzionali.

    Sarà difficile ridurre drasticamente il costo e migliorare l’efficienza della macchina pubblica con questo sistema politico. Una maggiore pressione fiscale non otterrebbe altro che un effetto recessivo, aggravando i problemi italiani. Gli interventi sulle pensioni e sulla spesa sociale penalizzano i consumi se spinti oltre certi limiti. Le dismissioni, indispensabili per abbattere una quota del debito accumulato, sono a rischio “burocrazia” e “veti”. Questi due aspetti si sommano ad una pressione fiscale e ad un costo dell’energia che scoraggino i nuovi investimenti esteri, mentre stimolano le multinazionali ad abbandonare il Paese.

    I grandi investitori internazionali stanno di fatto quotando la debolezza del sistema Paese e del suo sistema politico, nonostante l’euro-autorevolezza del nuovo primo ministro.

  2. Dan.Ca.

    Compatibilmente con le norme europee sugli aiuti di Stato, penso che un’autentica competizione fiscale all’interno dell’UE sarebbe un’ottima cosa. Io la proporrei anche all’interno della nostra Penisola, ovviamente in presenza di una struttura davvero federalista.

  3. puffoquattrocchi

    un appunto inutile: dal punto di vista matematico fa ridere parlare di “differenza tra spread”, cioè di differenza tra differenze.

    (x – a) – (y – a) = x – y

  4. giancarlo

    solo pochi concetti per dire che i cosiddetti mercati, pur se in possesso di ampie informazioni, sono del tutto irrazionali. mi spiego. faccio una previsione.
    gli investitori si liberano dei btp. i btp calano mentre spread e tassi scendono. le banche nostrane hanno problemi di founding e l’italia salta per aria. nel frattempo la germania stà a posto o almeno il differenziale resta a 500. poi, il contagio colpisce la francia a causa delle sue banche piene di btp carta straccia. la germania continua stare ok mentre vola lo spread oat/bund. dopo il tracollo gallico la crisi si trasmette alla germania.
    c’è qualcosa che ho sbagliato? domando a chi è vero esperto. Domando se ho sbagliato qualcosa.
    Se non ho sbagliato e, più o meno, il susseguirsi dei default è questo, mi domando come facciano oggi i mercati a prezzare il ns rischio con btp al 7,7% mentre la germania continua a rimanere al 2%. se i mercati ipotizzano un ns crollo, va da se che la germania ci seguirà a stretto giro. O sbaglio? E se non sbaglio, perchè i bund continuano a viaggiare al 2% mentre i ns btp sono al 7%? non voglio dire che i ns bilanci pubblici siano uguali alla germania. mi rendo conto che la causa del problema ora siamo noi. ma che differenza ci sarà fra un investimento in btp o in bund, dopo che l’italia sara fallita? nessuna! entrambi i titoli non verranno onorati. e dunque perchè il bund oggi contunua a stare al 2%: dovrebbe stare almeno al 5 oppure 6%!

  5. Fernando Fedele

    LE ULTIME VOCI DICONO CHE CI DOVREBBE ESSERE UN PRESTITO ( internazionale ) di 600mld di EURO al TASSO del 4,5% !! SAREBBE LA SOLUZIONE per bloccare la SPECULAZIONE DEFINITIVAMENTE !! QUI ENTREREBBE IN BALLO LA CREDIBILITÀ DEL GOVERNO e della NAZIONE, che spero sia DISPONIBILE ad ONORARE il DEBITO !!!

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