24
Nov
2011

“Pareggio di bilancio, si parte malissimo”

L’onorevole Giorgio Stracquadanio ci scrive da Montecitorio

Ieri è iniziata alla Camera la discussione sulla riforma dell’articolo 81 e l’introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione. Ed è iniziata nel peggiore dei modi. Intanto perché il testo che le due commissioni competenti – Affari Costituzionali e Bilancio – hanno adottato come testo base non contiene nemmeno l’espressione pareggio di bilancio. Secondo la proposta delle commissioni approvata con il voto pressoché unanime dei partiti, la Costituzione dovrebbe fissare l’obbligo per il Parlamento all’equilibrio di bilancio, un concetto ignoto alla dottrina economica e al diritto.

Come spesso accade lo Stato, il potere pubblico, riserva a se stesso quello che vieta a cittadini ed imprese. Provate a depositare in tribunale un bilancio di impresa in equilibrio come quello dello Stato italiano e vedete se non vi troverete dritti dritti alla sezione fallimentare.
Eppure questa discussione era iniziata il 14 agosto, con la convocazione straordinaria delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e Senato, alle quali l’allora ministro Tremonti aveva annunciato l’esistenza della lettera della Bce al governo italiano e la necessità di mettere mano immediatamente alla Costituzione per adempiere al patto Europlus approvato dai Capi di Stato e di Governo della zona euro nella riunione dell’11 marzo scorso, su impulso franco-tedesco, e condiviso dal Consiglio europeo del 24-25 marzo.

La straordinarietà degli eventi e della convocazione parlamentare poteva illudere sul fatto che il sistema dei partiti acquisisse consapevolezza del fatto che il fallimento politico rappresentato dall’enorme debito pubblico fosse innanzitutto conseguenza della scientifica elusione della disciplina di bilancio fissata dalla Costituzione, dove è scritto qualcosa che da più di quarant’anni non avviene, e cioè che “con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese” e che “ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”.

Bastava sentire l’intervento di Peppino Calderisi per rendersi conto del fatto che il parlamento non ignora la propria responsabilità storica: “È indubbio che nelle intenzioni dei nostri padri costituenti l’articolo 81 avrebbe dovuto assicurare la naturale tendenza al pareggio di bilancio. Così, del resto, si espressero testualmente sia Ezio Vanoni, firmatario dell’emendamento che sarebbe poi diventato norma costituzionale, sia Luigi Einaudi. Peraltro, se assai rigorose furono le intenzioni dei costituenti, affatto diversi furono gli esiti dell’applicazione della previsione costituzionale. […] Tanti sono i modi con i quali sono stati aggirati i vincoli dell’articolo 81 della Costituzione: copertura delle leggi di spesa solo per il primo anno; l’indebitamento considerato come una forma legittima di copertura, legittimità sancita da una sentenza della Corte costituzionale, la n. 1 del 1966; sentenze della Corte peraltro che, in applicazione del principio uguaglianza, hanno esteso benefici ad una platea enorme di cittadini senza nessuna copertura finanziaria; finanziarie con deficit a doppia cifra negli anni Ottanta, anche superiori al 20 per cento del PIL, con le relazioni di minoranza dell’allora Partito Comunista Italiano che dicevano che queste finanziarie erano recessive; finanziarie modificate con i meccanismi degli emendamenti vol au vent di Cirino Pomicino, ma questa è già altra questione; finanziarie per le quali ogni navetta parlamentare costava dai mille ai duemila miliardi di lire, con emendamenti votati a scrutinio segreto”.

Eppure nella discussione di ieri questa ricostruzione storica veniva letta con tutt’altro giudizio di valore dal deputato del Pd, costituzionalista prodiano, Gianclaudio Bressa, che ha sostenuto la tesi sociale della sinistra (e non solo): “L’articolo 81 è stato scritto da Mortati e Vanoni con l’importante tutoraggio di Luigi Einaudi. Mortati e Vanoni erano due costituenti favorevoli all’introduzione in Costituzione dei diritti sociali, ma erano anche preoccupati per programmi realistici di attuazione degli stessi […] La definitiva riplasmazione dei principi dell’articolo 81 della Costituzione è stata opera, sul piano della dottrina negli anni Sessanta, di Valerio Onida, nel suo fondamentale libro Le leggi di spesa nella Costituzione. È cambiato il tempo e la cultura politico-economica. L’articolo 81 della Costituzione non intendeva incorporare il principio del pareggio di bilancio e nemmeno quello della tendenza al pareggio. La sua logica è rivolta a permettere una gestione della politica finanziaria statale, impostata dal Governo e consentita dal Parlamento, ma condotta in maniera ordinata secondo un piano prestabilito. La legge di bilancio ha un valore sostanziale, può disporre provvedimenti nuovi, incisivi sugli sviluppi futuri della finanza, e può prestabilire fondi speciali in previsione dell’approvazione di future leggi. I fondi non cadono sotto il divieto del terzo comma dell’articolo 81 della Costituzione di nuove spese, perché non predispongono una spesa attuale. Quando la copertura è garantita dai fondi speciali il quarto comma è rispettato. La copertura si fa sul disavanzo legittimamente. La sentenza n. 1 del 1966 della Corte costituzionale conferma la tesi di Onida. Questa diventa la lettura ortodossa dell’articolo 81 della Costituzione. Qui nasce il problema che porterà, alla fine degli anni Settanta, allo sfondamento sistematico del bilancio. Nel 1979 più del 40 per cento della spesa era finanziato con il ricorso al debito”.

Non c’è dibattito politico in cui non si affermi che il problema dei problemi è la dimensione del debito pubblico e la sua apparentemente inarrestabile tendenza a crescere. Il contatore del debito presente sulla home page di questo blog cerca di ricordarlo a tutti.

Eppure quando si tratta di predisporre una regola elementare di bilancio, quella del pareggio, il sistema politico cerca di scrivere norme di facile elusione. Come ha ben documentato Serena Sileoni nella audizione parlamentare e in un recente focus IBL (PDF), solo le proposte firmate da Nicola Rossi al Senato e Antonio Martino alla Camera sono in grado di determinare una effettiva disciplina di bilancio, con cui almeno stabilire criterio restrittivi e straordinari per contrarre debito. Esse inoltre hanno l’ardire di volere stabilire un limite alla dimensione della spesa pubblica in rapporto al Pil.

Oggi la Repubblica Italiana fagocita più del 50% della ricchezza prodotta dai suoi cittadini, con il risultato che si produce sempre meno ricchezza. Nicola Rossi e Antonio Martino hanno proposto di ridurre del 5% questo gigantesco importo, fissando al 45% (una percentuale comunque enorme) il limite alla spessa pubblica. Ma questa idea di ragionevole salute pubblica è stata del tutto espulsa – per ora – dalla discussione sull’equilibrio di bilancio.

Nelle prossime settimane si dovrà dare battaglia sugli emendamenti, per evitare che una riforma gattopardesca venga approvata, con il solo scopo di somministrare narcotici al popolo inquieto. Un piccolo drappello ha firmato la proposta di Antonio Martino, lo stesso piccolo drappello può avviare una battaglia parlamentare. E se non sarà possibile introdurre il principio del pareggio di bilancio e il limite alla voracità della Repubblica, allora è meglio non toccare nulla, altrimenti il debito potrebbe crescere più velocemente.

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11 Responses

  1. Scott

    Ma questo potere politico, lo Stato, non dovrebbe esserlo il “popolo sovrano”, a sua volta rappresentato da deputati e senatori? Sicuramente, se i “padri fondatori” avessero avuto la sfera di cristallo, avrebbero avuto dei ripensamenti…Ottimi ( e rarissimi) maestri http://www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs hanno illuminato la mente dando delle risposte coerenti e fattive riguardo a queso degrado e menefreghismo politico che ha tenuto l’Italia tra i vertici mondiali nella corruzione e in fondo per l’istruzione, infrastrutture, etc. Con l’Italia commissariata dai creditori grazie a questa ultra-cinquantennale classe politica, ancora si va discutendo? Ma l’attuale Parlamento si è reso conto che le faziosità sono (con)causa di continui stress sui BTP/BOT ( leggasi SPREAD-OLTRE-I 480-PUNTI) ?

  2. Non riesco ad inviare il mio commento, potete gentilmente spiegarmi perche’ inviando
    la gradita risposta come commento a “www.segesufossetremonti.blogspot.com’?
    Grazie

  3. Un Pater Noster per l’Italia
    Stante la situazione politica/economica/finanziaria attuale tra un golpe bianco (nel senso descritto da Sansonetti nell’articolo su Gli Altri), la Germania che trae vantaggio dalla crisi attuale (si veda Il Giornale), la Francia che non ha capito da che parte stare, gli USA che si dicono molto preoccupati per l’Europa come se non avessero alcuna responsabilita’/interesse per quanto sta avvenendo,
    mi sembra che, oltre a lavorare di piu’ (ma sopra tutto meglio,dico io), come giustamente incita a fare Oscar Giannino che aggiunge giustamente di non rinchiudersi solo nel angusto spazio famigliare ma di avere anche orizzonti ed ambizioni piu’ ampie per non rischiare il nichilismo, oltre a studiare di piu’, imparare le lingue straniere e viaggiare non come pacchi postali o “turisti con macchina fotografica” ed attivare movimenti liberisti bottom-up, non resti altro che intonare;
    Padre nostro,
    ……………..
    dacci oggi il nostro pane quotidiano
    rimetti a noi i nostri debiti
    ……………..
    liberaci dal male
    Amen
    Per chi volesse conoscere meglio il mio pensiero sono disponibili sul web
    “Se Gesu’ fosse Tremonti…”, scritto oltre un anno fa ma ancora attuale togliendo il Tre e gli altri

  4. giuseppe caiazza

    ho 50 anni, tempo determinato, 3 figli moglie con contratto a progetto.
    adesso spiegatemi qual’è il mio futuro.
    monti non ha parlato di lavoro. di futuro. di opportunità. ed è stato come l’innominabile rimandato a settembre (faremo i compiti a casa).
    dove è il conclave che lo ha eletto per purificarsi.
    non parla più nessuno.

  5. Giovanni Bravin

    @giuseppe caiazza
    Io a 60 anni sono disoccupato, non vedo rosa nel mio futuro ma questa è un’altra storia. Invece, nel Governo Italiano, non sanno ancora come definire un pareggio di bilancio, più altre promesse. Monti dovrà dimostrare, assieme alla sua squadra, MOLTO PRESTO, cosa intende fare e cosa farà! Abbiamo avuto un Berlusconi che ha portato una lettera lacunosa e piena di promesse all’EU. Tanto lacunosa che costrinse l’EU a chiedere delucidazioni ed impegni su ben TRENTANOVE punti….
    Mario Monti è stato messo al suo posto di PdC dai vari finanziatori dell’Italia che non vogliono vedere il nostro debito pubblico ripagato al 50% come in Grecia.

  6. RiccardoR

    Ma è lo stesso Giorgio Stracquadanio che appoggiava il governo Berlusconi IV, che ha portato il debito/PIL dal 104 al 120% in 3 anni?

    Se è lui è in malafede, affermando quello che scrive in questo articolo e facendo tutt’altro.

  7. marcantonio

    Avete voluto Mario Monti! O godetevelo. Certamente se la manovra che ci ha appioppato l’avesse fatta Berlusconi a quest’ora ci sarebbe la rivoluzione. Sicuro che anche Berlusconi avrebbe toccato le pensioni ma sicuramente non avrebbe avuto il coraggio di dare ai lavoratori una batosta di questo genere.
    Ma pensate un po’ ci raccontano che ci sono 150 miliardi di evasione, 70 miliardi di corruzione (se non ci fosse corruzione ci sarebbe anche meno evasione altrimenti come potrebbero essere pagate le bustarelle, si chiamano ancora bustarelle!!)e poi si va a strapazzare chi ormai non arriva più alla fine del mese.
    Ci hanno appena tolto l’Ici e ci appioppano l’IMU, nessuno ha detto che con l’aumento del 60% della rendita catastale aumenterà anche l’Irpef relativa al reddito stimato per lacasa in cui abitiamo. Ci manderanno in pensione qualche giorno prima di tirare il calzino, con pensioni anche più basse delle attuali.
    Questi tecnocrati sono convinti che l’economia riprenderà, ma come può esssere che l’economia cresca, se la popolazione ha meno soldi da spendere, i prezzi, per effetto dell’aumento dell’iva e altri vari balzelli saliranno vistosamente.
    Ma possibile che questi signori professori della Bocconi , insieme a Napolitano, non sappiano che stanno bastonando coloro che, se sono fortunati, vivono con poco più di 1000 euro al mese?
    State tranquilli se avete portato i vostri risparmi in Svizzera, avete raddoppiato o triplicato il vostro capitale e lo avete al sicuro dalle traversie monetarie che stiamo attraversando.
    Cari ragazzi che esultavate 20 giorni fa, ve l’avevo detto di rifornirvi di vaselina, adopratela altrimenti vi brucerà il c….

  8. marcantonio

    la manovra che i professori ci hanno propinato è difficilmente digeribile. Per di più ci raccontano che la manovra è di circa 30 miliardi.
    A mio parere questi signori non sanno nemmeno fare le somme.
    Proviamo a fare un po’ di conti:
    La botta sui carburanti ci costerà circa 4,0 miliardi
    l’IMU a regime circa 11,2 miliardi
    mancata indicizzazione pensioni circa 3,0 miliardi non sarà mai recuperata per gli anni dopo il 2013 perciò diverrà strutturale
    mini patrimoniale sugli investimenti circa 4,0 miliardi
    Addizionali varie circa 2,2 miliardi
    scudo fiscale circa 2,0 miliardi
    Aumento di due punti sull’Iva circa 20,0 miliardi
    altre imposizioni su auto, barche ecc 0,5 miliardi
    Anche se ho elencato tutto, ma sicuramente c’è qualche altro balzello da quantificare, siamo già a 46 miliardi
    A quanto sopra vanno aggiunti i risparmi che si verificheranno per l’innalzamento dell’età pensionabile e per tutti al contributivo che solo con calcoli molto difficili da fare si possono quantificare, ma sicuramente sono molto consistenti.
    E’ ora che tornino a scuola questi signori, o non comincino anch’essi a prenderci per i fondelli.

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