2
Lug
2013

I grillini, i calabroni e la mentalità dell’alveare

E’ abbastanza sorprendente che durante la lettura di un bel romanzo italiano ci si imbatta nel nome di Bruno Leoni. Questo “incontro” accade a pagina 45 di La mentalità dell’alveare di Vincenzo Latronico. Come ha spiegato l’autore in un’intervista, si è trattato di una sorta di “gioco”: mostrare il protagonista impegnato in un “dibattito di idee” (un protagonista tuttavia critico nei confronti del liberalismo leoniano). Ma i riferimenti “sorprendenti” non si fermano a Leoni, dal momento che a pagina 99 si cita anche Ayn Rand e uno dei personaggi del romanzo (il giornalista del Guardian) si chiama Roark, come l’Howard della Fonte meravigliosa.
Latronico ha scritto un romanzo assai particolare (e non solo nella scelta della citazioni), lui stesso lo ha definito come “un pamphlet di intervento politico in forma narrativa”.
Il libro prende spunto dalle elezioni politiche del febbraio 2013, e racconta una storia “interna” alla Rete dei Volenterosi, nome dietro il quale c’è il Movimento 5 Stelle. Ogni riferimento ai grillini è chiaro e voluto, anche se l’autore preferisce imbastire una storia di fiction per toccare alcune questioni di grande importanza nel dibattito politico. E’ lo stesso Latronico ad esplicitare il tema del libro: la democrazia digitale. Niente di meglio quindi che parlarne attraverso il M5S, che proprio della democrazia diretta, tramite l’uso di Internet, ha fatto la propria bandiera.
Beppe Grillo prende così le sembianze di Pino Calabrò, ex presentatore televisivo di successo grazie a una trasmissione che ricorda “Mi manda Lubrano”. Dopo l’apertura di un blog (chiamato l’ape), Calabrò fonda un movimento e giunge al governo del Paese. I suoi seguaci sono chiamati “calabroni” e “l’alveare” è il loro luogo virtuale di raccolta e di confronto.
La storia intreccia pubblico e privato, i protagonisti sono due ragazzi che, dopo essersi sposati, vivono in prima linea la militanza nella Rete dei Volenterosi. Per alcuni versi si tratta anche di un romanzo generazionale: fra le righe compaiono le questioni “giovanili” del lavoro e della casa. Ma il fine dichiarato del libro è un altro, e la storia è funzionale a mettere in evidenza le criticità del rapporto fra individui e democrazia diretta. Un romanzo che vuole riflettere sulla “filosofia di fondo” che anima il M5S e sulle possibili derive di tale esperienza.
La portata innovativa di tale movimento è infatti innegabile, e ha stravolto le tradizionali modalità del “fare politica”. Latronico cala tale nuovo modello (la democrazia digitale) nella vita quotidiana delle persone. Persone in carne ed ossa, con i loro egoismi e le loro ambizioni, ma anche con il loro altruismo e il loro idealismo. Sono le dinamiche “umane” a costituire il succo del libro. Dinamiche sollecitate dalla struttura organizzativa e dalle idee fondanti del movimento.
Come ad esempio quella del “dipendente dei cittadini” o del “cittadino-eletto”. Nel libro si scrive: “i cittadini assumono, i cittadini licenziano”. Gli eletti devono rendere conto quotidianamente alla base dei militanti, godere della loro approvazione ed essere i portavoce dei voleri e delle idee della base. Qui ritorna il tema del “vincolo di mandato”, sancito dalla nostra costituzione e contro il quale il movimento 5 stelle ha espresso, logicamente (dal proprio punto di vista), forti critiche. Un organicismo e una compattezza interna che non ammettono prese di posizioni isolate (cioè posizioni che non rispettino la “volontà della rete”). La sanzione, come stiamo vedendo, è l’espulsione.
Appellandosi ai “cittadini” e alla “rete”, si chiamano in causa due concetti collettivi capaci di schiacciare le individualità. Il volere di una maggioranza si fa legge e silenzia il dissenso (di qui l’importanza di una costituzione, cioè di argini per frenare il potere di una maggioranza: un documento che limita rigidamente le competenze dei poteri pubblici). E sono proprio le modalità con cui sorgono le maggioranze che Latronico mette bene in evidenza, le modalità attraverso cui “in rete” si formano le opinioni. Qui subentrano le nostre caratteristiche “umane”: i nostri gesti razionali e irrazionali: le dietrologie, le paranoie, la sindrome dell’“infiltrato” e della mela marcia, la ricerca del capro espiatorio, la facilità di accusare e la difficoltà di difendersi (“bastano due righe per un’accusa ma ne servono venti per una difesa”), il dover fronteggiare un processo costante.
Il libro di Latronico colpisce proprio perché ci dice qualcosa in più rispetto alle centinaia di articoli e di ricerche realizzate sino ad ora sul M5S, quel qualcosa in più che è difficile da descrivere e da spiegare, ma che solo un’opera narrativa forse poteva raccontare.

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