28
Apr
2010

Epicèdio sentimentale della bicicletta senza casco

Ci stanno portando via tutto. Non ce ne accorgiamo ma ci stanno portando via tutto. Legge dopo legge. Codicillo dopo codicillo. Emendamento dopo emendamento. Senza troppo chiasso. Perché quando si tratta di dar del danno non c’è uno straccio di opposizione, non c’è un surrogato di corrente (né antica né moderna), non c’è un facsimile di movimento: niente. Ci stanno portando via tutto. Non soltanto parte significativa del nostro tempo, non soltanto quasi metà del nostro reddito, non soltanto il 49% della nostra libertà. Ci stanno portando via tutto. Non soltanto il nostro presente fatto di quotidiani affanni burocratici, di continue batoste fiscali, di onnipresenti insensati divieti e obblighi. Ci stanno portando via tutto. Non soltanto il nostro passato fatto di valori, tradizioni e consuetudini troppo genuine per essere compatibili con spietati programmi ministeriali di solidarietà pubblica e dunque laica. Ci stanno portando via tutto. Non soltanto il nostro futuro e quello dei nostri figli che dovranno vedersela con uno dei debiti pubblici più grandi del mondo, un sistema previdenziale insostenibile e in generale un’economia (e quindi una società) al collasso.

Ci stanno portando via tutto. Non soltanto ciò che abbiamo. Ci stanno portando via tutto. Anche ciò che siamo. Siamo stati creati intelligenti, capaci di badare a noi stessi, in grado di valutare i rischi e le insidie della vita. E ora stiamo forzosamente diventando stupidi, pavlovianamente dipendenti dallo Stato, senza facoltà di discernimento. Dio ci ha creato responsabili; il parlamento ci sta facendo irresponsabili. Per legge non possiamo anzi non dobbiamo più pensare alla nostra salute. Siamo tenuti invece a sottoscrivere una polizza in bianco al sistema sanitario nazionale. Pagando un “premio” che si fa sempre più alto in funzione degli insaziabili appetiti dei nostri governanti. Prima è stata la volta dell’obbligo di cintura in macchina; e superficialmente abbiamo detto: “sì, in effetti ci sono tanti incidenti, forse vale la pena di patire sempre quel terribile fastidio al collo: tanta gente avrà salva la vita e forse anch’io”. Poi è toccato all’obbligo di casco sui motorini; e abbiamo ancora giustificato l’imposizione riflettendo: “eggià, quanti ragazzini potrebbero farsi male e perfino lasciarci la pelle: son pur sempre veicoli motorizzati che possono raggiungere 50-60 Km/h…”. Quindi a essere finito nel mirino dei legulei salutisti è stato il fumo e ancora abbiamo supinamente concluso: “beh sì, il fumo è cancerogeno, non è poi così grave che nei locali (privati!) destinati al pubblico non si possa fumare, lo si può sempre fare fuori senza troppi incomodi”.

Ma adesso a essere bersaglio del parlamento è pure la bicicletta. Anche per guidare il caro vecchio velocipede a pedali l’uso del casco sarà coatto a pena di sanzione. E allora pensiamo alla nonna che ci accompagnava all’asilo sul portapacchi della “Graziella” con in testa solo un coloratissimo “mandillo” fiorito (che le aveva insegnato a portare sua madre e che non aveva dismesso perché aveva avuto la fortuna di andare a scuola solo fino alla terza elementare). Pensiamo a come allora ci sentivamo sicuri: di certo più sicuri di quanto ci potremo sentire con tutti i caschi omologati del mondo. Pensiamo poi alle prime scorribande adolescenziali che nella bicicletta hanno trovato non solo un mezzo ma anche una filosofia, quella dei primi allontanamenti senza la presenza talvolta ingombrante dei genitori, che in futuro saranno seguiti da contravvenzioni e sgridate. Pensiamo agli amori della gioventù, a quanto era bello portare “in canna” la fidanzatina che si è amata come nessuna poi mai, affrontare insieme l’aria che si infrangeva fra i capelli e la vita che ci si mostrava per la prima volta nella sua compiuta bellezza. Pensiamo all’importanza di potersi muovere privi dei soldi per la benzina o per il biglietto della corriera senza la paura ansiosa di dimenticare o vedersi rubato un ignobile elmetto di plastica. Pensiamo a tutto questo, e anche ad altro. Pensiamo a quanto siamo stati fortunati a non appartenere alle generazioni che verranno dopo di noi, vittime innocenti della insensibile dittatura del codice della strada. E ci prende un’assurda nostalgia. Vorremmo gridare, berciare, vomitare qualche mala parola verso i responsabili della fine di tutto questo. Ma noi -uomini qualunque che non sappiamo cosa significhi qualunquismo e non ci importa punto nemmeno di saperlo- non lo faremo. Perché sarebbe cedere ai loro facili costumi. Sarebbe dargliela vinta.

You may also like

La correttezza sbagliata
Consigli di lettura per il 2024 (seconda parte)
Consigli di lettura per il 2024 (prima parte)
Punto e a capo

21 Responses

  1. Sono d’accordo su tante cose che scrivi ma lamentarsi, a mio modestissimo parere, oltre ad essere lo sport nazionale in Italia, impoverisce noi stessi, ci toglie la “responsabilità” ossia l’abilità a rispondere. Per come la vedo io, senza voler insegnare niente a nessuno, solo quando smettiamo di incolpare gli altri (lo stato, le tasse, la burocrazia, ecc…) e capiamo che siamo noi stessi che dobbiamo cambiare per poi trasformare ciò che ci circonda, ricominciamo a prendere in mano il nostro destino e non siamo in balia di qualcuno o qualcosa che non possiamo controllare.

  2. Pietro M.

    Filippo B.: non capisco di cosa stai parlando. Ogni singola persona può fare più o meno la differenza nella sua vita privata: lavoro, famiglia, amici. Ma quando si tratta di rapportarsi al Leviatano, l’individuo non vale nulla, l’elettore non è che una goccia nell’oceano e non c’è difesa che tenga se non i pochi diritti costituzionali che limitano il dispotismo della classe dirigente. La società è completamente in balia di una piccola elite di parassiti sociali, e non è che appellandosi alla trasformazione di ciò che ci circonda può risolvere qualcosa: non è ciò che ci circonda il problema, ma ciò che non abbiamo gli strumenti per controllare e limitare.

  3. carlo

    massì. tutto bello. personalmente faccio 8000 km in bici all’ anno tra bici da corsa e mtb.il casco non me lo levo neanche a tremila metri sul monte bellino dove le probabilità di incontrare un civich sono remote.giusto l’ altro giorno un ‘amica è stata investita da un auto che ha bruciato uno stop. salto mortale e atterraggio di testa sul casco .porta il collare ma è viva. vedete un pò voi.visto che libertà deve essere faccio una proposta.testa libera per tutti. ma chi arriva al pronto soccorso ed era senza il casco le spese sanitarie se le paga di tasca. così indirizziamo la spesa pubblica verso le teste piene lasciando perdere quelle vuote

  4. quello che intendo? che forse è più produttivo lavorare a migliorare le storture nel nostro piccolo che lamentarsi di tutto quello che non va (che sappiamo tutti essere tanto…). In alcuni casi poi ci sono punti di vista diversi che fan pensare “forse l’idea non è poi così deprecabile”, come il commento di Carlo…

  5. bill

    Non esiste. Se il discrimine è che sale la spesa sanitaria, siamo al ridicolo. Allora, proponete un trentennio di esistenza obbligatoria in un convento benedettino: si fa vita sana, si è lontani dallo smog, si mangiano cibi naturali..ma proibite il vino, perchè fa male al fegato.
    E’ inutile: c’è sempre chi vuole imporre al prossimo come stare al mondo. E purtroppo trova anche chi gli dice “bravo”.

  6. Sale la spesa sanitaria? A quando la “dieta di stato”?

    La cosa triste è che tutto ha un suo filo logico ineludibile, è la regola della ciliegia: fatta una regola ne occorre subito un’ altra.

  7. Caber

    dispostissimo a pagare le spese sanitarie in caso d’incidente…
    ma in tal caso allora lo stato deve smettere di farmi fare il mezzadro e prelevarmi in busta paga “l’assicurazione sanitaria obbligatoria”. giusto carlo?

    se si vuol fare qualcosa di utile allora è un bel corso su come ci si comporta in bici, con adeguata presentazione dei rischi a cui si va incontro: solo in tal caso la gente metterà il casco, anche a napoli, senza nemmeno essere obbligata…

  8. AndreaPN

    Concordo con Carlo. Sono libero di pagare le conseguenze delle mie azioni o omissioni. D’altra parte è quanto sovente in questo blog si va evocando, a volte anche sconfinando in un’anarchia che di liberale ha ben poco.
    L’argomento della spesa sanitaria è calzante e rende bene l’idea. D’altra parte qualunque libera assicurazione contro il rischio infortuni e/o malattia si premura di chiedermi se fumo o se pratico attività pericolose o qualche hobby stravagante … è il mercato bellezza!

  9. Don

    Perfettamente d’accordo sull’idea di fondo e sulla compressione sempre più evidente della libertà individuale… Capisco il taglio anche provocatorio dell’articolo…
    … ma – discorso sulle spese sanitarie a parte – se ti facessi un giro nei reparti di traumatologia ed ortopedia dei principali ospedali milanesi, romani, napoletani (ecc…) e chiedessi alla maggior parte dei degenti cosa è capitato loro, forse non solo abbandoneresti la poetica visione del vento tra i capelli, ma forse pregheresti anche per le protezioni obbligatorie ai motocilisti…

  10. marco

    l’articolo rispecchia in pieno il mio pensiero di questi ultimi tempi; ormai non passa u giorno senza riempire di insulti queste teste d’uovo e nel conto io metto anche i blocchi del traffico e le zone antiinquinamento! 🙁

  11. Silvano_IHC

    La vita è il primo sintomo della morte. Aboliamola per legge.

    @i preoccupati dei costi del ssn: se si ritiene desiderabile/accettabile un intervento statale anche minimo in ambito sanitario questo non deve essere il pretesto per determinare gli stili di vita individuali fino al parossismo. La mamma degli stolti è sempre pregna, come lo erano la nonna e la bisnonna e continuerà ad esserlo la figlia e questo è inevitabile. Anche in uno stato minimo, un’assistenza minima garantita non deve avere come fine la salute obbligatoria. Ma non vi preoccupate il prossimo passo sarà la tassa sulla nutella, guardate il mondo anglosassone: abbonda di proposte di tasse sullo junk food.

    @luigi: hai omesso il monopolio statale sulle strade. In linea di principio il proprietario può dettare le regole, è l’assenza di un contesto in cui è permessa la competizione che rende il monopolista di diritto limitatore della libertà. Inoltre: se tua madre cascava di bicicletta perchè non aveva visto una buca, tornava a casa e si disinfettava. Oggi scattano 30 foto col cellulare, chiamano i vigili e chiedono i danni al comune. I litigation costs e i confini della responsabilità civile influiscono sulla produzione normativa, per quanto maggiormente efficiente sarebbe così anche in un contesto privato. Ci sarebbero più libertà di scelta e responsabilità individuale, non certo un’anarchia del tipo “faccio quello che mi pare dove mi pare”.
    Sotto il profilo pratico sono contrario al fatto che il codice della strada diventi strumento di esazione per rimpinguare le casse dei pubblici uffici. Ma è inevitabile che questo contenga delle prescrizioni e sanzioni. Ad ex. è vietato guidare a sinistra, (anche se sono le due di notte e la strada è vuota).
    Emotivamente però condivido il tuo amarcord: erano belli i tempi in cui se ti sbucciavi un ginocchio la colpa era tua e non del sindaco.. E questo è sicuramente un indicatore di come si siano evoluti in senso “deresponsabilizzante” gli individui ed il corpo sociale.

  12. Alberto

    Io personalmente vorrei conoscere questo “genio” che ha avuto questa idea. Tra un po’ mi aspetto il ddl sul Sesso degli Angeli…
    Fuggir fia il meglio…non v’è speranza oramai..

  13. armando

    in italia hanno inculcato la teoria del comunismo dalla culla alla bara
    per cui qualunque cosa succeda e lo stato che e responsabile e deve provvedere

  14. Icks

    NON VOGLIO IL CASCO IN BICICLETTA!!
    MI RITENGO ADULTO, RESPONSABILE E CONSAPEVOLE DEI RISCHI CHE CORRO, AMO I MIEI GIRI IN BICI E NON SOPPORTO QUEL PEZZO DI PLASTICA SULLA TESTA, SALVO USARLO NEI TRATTI CHE RITENGO PIU’ PERICOLOSI!
    OSO ALMENO SPERARE CHE L’OBBLIGO SIA PREVISTO SOLO SU STRADA PERCHE’ VORREI MANTENERE IL SANO DIRITTO DI DECIDERE SE RISCHIARE DI SPACCARMI LA TESTA PERCORRENDO UN SENTIERO STERRATO IN MONTAGNA COLLINA O PIANURA!E LI’ LE AUTO NON C’ENTRANO, C’ENTRANO LA MIA COSCIENZA E LE MIE CAPACITA’ E NON SOPPORTO CHE LE DEBBANO VALUTARE I NOSTRI GOVERNANTI!
    E NON PARLATEMI DI TESTE PIENE E TESTE VUOTE…A QUANDO IL SALVAGENTE OBBLIGATORIO PER FARE IL BAGNO AL MARE, IL GPS OBBLIGATORIO PER NON PERDERSI IN MONTAGNA, IL GIUBBOTTINO CATARINFRANGENTE OBBLIGATORIO PER QUATTRO PASSI IN CENTRO E LE SCARPE ANTINFORTUNISTICHE PER PORTARE A CASA LA SPESA?
    OGNI ATTIVITA’ HA I SUOI RISCHI, MA LO STATO NON PUO’ PENSARE DI IMPORSI SU TUTTO! UN MINIMO DI VALUTAZIONE SUL RAPPORTO RISCHI/BENEFICI LO LASCIAMO AL SINGOLO O NO??
    SCUSATE LO SFOGO.

  15. La logica conclusione è -siccome ti può pur sempre cadere un mattone in testa mentre cammini, o il ciuccio in bocca- IL CASCO A VITA, dalla culla alla tomba (incluse?)

  16. Mauro G

    Stato liberale e la motocicletta.
    In alcuni stati americani (solo alcuni purtroppo) vige l’obbligo per i motociclisti di indossare gli occhiali protettivi, non il casco. Il che sta per: – Se vuoi spaccarti la testa sono cavoli tuoi ma se ti entra un moscone in un occhio e perdi il controllo ammazzi me, e questo lo Stato non te lo consente -. Questa è la miglior definizione di Stato Liberale. Il resto è Stato Etico variamente camuffato. Dio ce ne liberi ma, ahimè, sta vincendo dappertutto.

  17. Articioch

    @Mauro G
    Trovo che quello che ha riportato sia un esempio da seguire. I nostri legislatori, nei confronti dei cittadini che sono chiamati a governare, hanno fin troppo spesso un atteggiamento paternalistico, e la differenza fra paternalismo e fascismo è sottile…

  18. liberal

    Concordo che non ha senso obbligare a mettere il casco, la cintura di sicurezza, ecc ecc. Indispone anche chi si mette il casco…senza obbligo! E’ un classico. La cosa obbligatoria crea disagio……………….
    Però chi si procura un trauma cranico perchè senza casco o senza cintura allacciata, si paga di tasca tutte le spese sanitarie. E se svolge un lavoro dipendente la Ditta non deve pagargli lo stipendio, finchè non torna al lavoro. ok? Così và bene per i liberisti all’amatriciana che abbondano in questo sito? Riguardo al fumo il discorso cambia. Esempio pratico: in un bar chi non fuma non disturba nessuno, chi fuma, ammorba l’aria e sfiata fumo su chi si stà bevendo un cappuccino. La libertà mia finisce dove comincia la libertà del mio prossimo, o sbaglio? Sono cose che dovrebbero essere precisate bene e meglio, prima di sparare pseudo istinti di libertà personale che sono soltanto maleducazione ed arroganza verso il prossimo.

  19. Antonio Alfio

    Come dico sempre il casco in bici deve essere obbligatorio prima per il buonsenso e poi per la legge. Le multe purtroppo non salvano le vite, il buonsenso si. Proprio per questo quando qualcuno cerca consigli sulle bici (specialmente da corsa: http://upsport.it/bici-corsa-prezzi-marche-caratteristiche/) mi impunto e faccio acquistare per forza il casco perché credetemi che molti non lo vogliono indossare per le velocità “moderate”. In realtà basterebbe un urto a 30 Km/h per provocare già gravi danni. A voi le considerazioni.

Leave a Reply