20
Ago
2010

Due dubbi su Bankitalia, forse “inopportuni” ma tant’è

Diranno molti tra voi: ma come, con questo spettacolino che ci propone la politica, ti metti  criticare la Banca d’Italia? Avete ragione, infatti ci ho pensato molto e moltissimo, prima di prendere la penna e scrivre quanto segue. Però è anche vro che se uno fa il rompiscatole nel merito lo deve fare tutte le volte che ha un dubbio, senza mettersi a far scale comparative di oppurtnità. Quel metodo, del tutto legittimo, lo lascio ai politici e all’informazione “orientata”, cioè dominante. E alloa, pensandola così, devi dirvi che sul caso del Credito Cooperativo Fiorentino, e della Banca Popolare del Meridione, qualche mal di pancia mi è venuto e tanto vale dirlo, in modo da vedere com la pensate e con amplissima facoltà di dirmi che sono un cretino. Basta che non mi si dica che i miei dubbi sono appunto “politici”: perché non lo sono per niente.Per cultura, formazione e valori, non sono tra coloro che usano o amano criticare la Banca d’Italia. E’ anch’essa un’istituzione che cammina sulle gambe di uomini, ed è dunque soggetta come tutto ciò che è umano a imperfezioni ed errori. Ma non c’è dubbio. Nel quadro insoddisfacente delle istituzioni italiane, essa ha dato un contributo di grande valore alla stabilità, ordine e progresso del nostro Paese. Oltre ad aver rappresentato una delle poche sedi in cui si selezionava classe dirigente secondo criteri di eccellenza, in un Paese privo di scuole superiori di alta formazione come l’ENA in Francia. Tanto sono di questo convinto, che due anni fa, alla formazione dell’attuale governo, in piccolissimo tentai di adoperarmi perché tra il ministro Tremonti e il governatore Draghi il rapporto fosse migliore. Non ho avuto successo, vista la piega che ha preso il clima a via XX settembre. E ancora mi chiedo se non fosse più utile il contrario, al Paese e non solo al Paese.  Proprio per questo, mi turbo ogni qualvolta l’operato della Banca possa dare adito a polemiche.

Siamo in un Paese bancocentrico, senza eguali tra le Nazioni avanzate. Da noi, le banche sono in pressoché totale controllo dell’offerta di capitale di debito e di rischio alle imprese, controllano pressoché totalmente anche il risparmio gestito con le loro SGR. In un Paese siffatto, la vigilanza della Banca d’Italia deve essere esercitata senza guardare in faccia a nessuno, con accuratezza e rigore. Perché grandi e piccole banche hanno l’abitudine di servire e salvare grandi gruppi che storicamente sono intrecciati nei pochi patti di sindacato che più contano nell’asfittico capitalismo italiano. Perché a controllare le grandi banche sono patti di di sindacato con soggetti atipici, le fondazioni bancarie private e insieme pubbliche, senza eguali in Occidente e che rischiano di essere autoreferenziali loro, come autoreferenziali diventano i manager alla testa per decenni di grandi istituti creditizi.

Vengo dunque al punto. Vorrei vivere in un Paese in cui la vigilanza di Bankitalia non commissariasse istituti come il Credito Cooperativo Fiorentino di cui era presidente Denis Verdini, coordinatore del Pdl, solo all’indomani di una vicenda giudiziaria che lo coinvolge, e di una politica che lo delegittima. Quella banca da molti anni è affidata alla gestione su cui la vigilanza ora avanza 800 pagine grevi di irregolarità. Nulla si era trovato sino all’anno scorso, quando pure vi era stata un’ispezione. Le cointeressenze sospette con alcuni soci e i buchi sull’antiriciclaggio sono tutti degli ultimi mesi? Così facendo non si finisce per alimentare l’improprio sospetto che anche Bankitalia adotti una prassi tutta italiana, dare letture e giudizi diversi dei fatti a seconda che chi li ponga in essere sia divenuto più debole per ragioni che con la sana e prudente gestione bancaria nulla hanno a che vedere?

Il mio punto non è difendere Verdini. Da liberita senza partito, vorrei anch’io un Paese in cui ai politici, a tutti i politici, sia inibita la presidenza di una banca. Ma fatto sta che la legge vigente invece oggi lo consente, se la banca è appunto un istituto di credito cooperativo. Dunque soggettivamente Verdini  presidente non mi piace in quanto politico, ma oggettivamente per impedirglielo bisogna cambiare la legge, come ha onestamente riconosciuto anche Massimo Mucchetti sul Corriere dell sera.

Vorrei poi anche vivere in un Paese in cui, a maggior ragione dopo tre anni di crisi finanziaria, non avvengano vicende pazzesche come quella della Banca Popolare Meridionale, di cui già qui ci siamo occupati mentre la stampa nazionale non la degna inspiegabilmente di una riga, una vicenda che ha visto un tal Cacciapuoti, sedicente principe di Montebello, raccogliere milioni di euro da centinaia di soci per poi involarsi nel nulla, come in un film di Totò. Non aveva richiesto la licenza a Bankitalia. Ma perché, quando la Consob lo autorizza pubblicamente alla raccolta del capitale, non muoversi immediatamente e accertare che c’era puzza di truffa lontano miglia?

Non dirò che prestare denari a gruppi “amici” – cvedo il caso Zaleski, ma potrei enumerarne a iosa – al di là del merito di credito è prassi italiana bancaria invalsa, e dunque se vale per i grandi debba valere per tutti. Al contrario, proprio perché son di quelli che non vorrebbe valesse per nessuno, a maggior ragione non voglio pensare che ciò che oggi colpisce Verdini avviene solo perché politicamente da per bene è diventato birbone.

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20 Responses

  1. Vorrei capire, in questo sistema “Bancocentrico”, come lo ha fantasticamente definito Lei, quali siano le competenze (ed,in definitiva, l’utilità), di questo Istituto di interesse pubblico ma di proprietà privata. Se si occupa di controllare il sistema bancario, mi sembra che Bankitalia abbia un conflitto d’interesse gigantesco, considerato che il proprio pacchetto azionario di maggioranza è detenuto dalle maggiori banche italiane, che dovrebbe controllare! Se controlla solo le piccole o quelle che non sono azioniste di Bankitalia…avrebbe tutto l’interesse a farle sparire e non sarebbe certo un arbitro imparziale. Della moneta oramai si occupa la Banca Centrale Europea. Della Borsa si dovrebbe occupare la Consob (con gli “ottimi” risultati che abbiamo visto). L’ultimo Governatore si può dire che sia stato Fazio (lui si che i poteri ce li aveva ancora…e li usava…si che li usava!). Ma Draghi, che ci sta a fare ancora a Via Koch…..pensa che sia un passaggio obbligato per ambire alla carriera politica di un Dini o, meglio ancora, di Ciampi?

  2. Gianluca Brenna

    Condivido assolutamente i dubbi. Segnalo un altro bell’articolo ancora più dubbioso pubblicato dal Foglio un paio di giorni fa a firma del professor Forte.

  3. antonio

    Purtroppo, devo concardare con le sue conclusioni.
    Di più: vorrei ricordarle, anche se parliamo di un altro mondo, che alcune emissioni di bond Parmalat furono autorizzate sullo stesso bollettino della Consob nel quale, al contrario, si rinvia in attesa di chiarimenti emissioni della BEI (cito a memoria, potrei sbagliare, ma non credo proprio).
    “L’intensità del controllo”, l’adeguatezza dei sistemi di controllo richieste alle banche varia da controllato a controllato e, come direbbe Orwell “qualcuno é più controllato di altri ( o meno)”.

  4. Oscar, le tue osservazioni sono corrette ed alcuni dubbi sono comprensibili. Certamente qualcosa non funziona a dovere, se casi eclatanti come queli citati scontano i ritardi d’intervento che abbiamo visto: in particolare, mentre la situazione BPM potrebbe esser frutto di sottovalutazione – e mi aspetterei che un responsabile ne patisca le conseguenze, ma probabilmente m’illudo dal momento che siamo in Italia, dove il termine accountability sembra sconosciuto …… – per quanto rigusada CCF mi sembra credibile che la longa manus della politica abbia avuto gran peso, suscitando un timore di scontri. E questo è inaccettabile.

    D’altra parte, il vero problema di fondo è quello che accennavi all’inizio: l’eccessivo peso del sistema bancario che, particolare non irrilevante e decisamente deleterio, si caratterizza anche per troppa collateralità con la mano pubblica.

    Ma allora occorre intervenire a monte, cioè spingendo le imprese di finanziarsi in modo piú simile a quanto avviene altrove, con opportune azioni di tipo normativo e fiscale. Ad esempio, esentando da tassazione gli utili non distribuiti – che, peraltro, non costituiscono reddito – cosa che non incontra sicuramente il favore di chi teme di perdere influenza e risorse da gestire.
    Collateralmente, anche stabilire talune incompatibilità avrebbe un effetto positivo ma, ancora, una classe dirigente che non si cura dei conflitti d’interesse – che sono molti, a partire dal quello straordinario del premier – non pare voler intraprendere quella strada.

    In fondo, si tratta di chiedere a chi occupa ruolii decisionali di rinunciare a parte del potere che ne deriva e, dunque, non si può pensare sia facile ottenere risultati in tal senso. Credo sia, comunque, irrinunciabile dirlo. Con instancabile continuità.

  5. Marco Redaelli

    Devo ammettere che anche a me ha fatto una pessima impressione la notizia della richiesta di commissariamento in un momento come questo. Nutro la massima stima e fiducia nel governatore (e spero siano entrambe giustificate), ma resta che la tempistica non è delle migliori.
    Quanto al commento di Gulliver, la struttura di Bankitalia è tale, almeno in teoria, che le banche socie non hanno alcun potere sul governatore e dunque il conflitto non c’è.

  6. Nicole Kelly

    Com’è che se ne accorge solo adesso?
    Vogliamo scavare nel baule in soffitta?
    Quante volte gli organi di vigilanza sono arrivati in ritardo?
    Praticamente la storia bancaria italica è piena di quasi-fallimenti, di salvataggi in articulo mortis.
    La veritâ è che forse devono intervenire sono in casi molto estremi, perché se dovessero intervenire spesso, alcuni grandi gruppi industriali, assicratvi, editoriali, ormai più debiti che guadagni, dovrebbero essere dichiarati falliti e con loro le banche che li tengono in vita in una specie di coma depasse’.
    Gli organi di vigilanza fanno politica, magari obtorto collo, ma la fanno.

  7. LUIGI ZOPPOLI

    E’ reso chiaramente il senso del suo intervento. Fossi il capo della vigilanza, andrei immediatamente a verificare il rapporto relativo alla precedente ispezione tanto per capire cosa possa essere successo/cambiato da allora ad oggi

  8. Marcello

    Finalmente qualche accenno al Padre di tutti i conflitti d’interesse: la chiamerei banca all’italiana invece che d’Italia, ma il vizietto travalica i nostrani confini!

  9. pietro

    Da ingenuo come sono mi chiedo appunto, non tanto perchè Verdini sia stato toccato adesso, quanto perchè , se tutte le osservazioni fatte sulla gestone della banca in questione sono vere, perchè non sia stato fermato prima.
    L’impressione poco gradevole che PRIMA fosse un “intoccabile” e una volta caduto in disgrazia anche solo parzialmente sia diventato sacrificabile.
    Solo che adiffrenza di Giannino anche se la cosa mi schifa abbastanza la spiegazione mi sembra la più semplice e plausibile.
    Il discorso sulla tempistica mi sembra estremamente inflazionato, TUTTE le volte che si tocca un politico c’è qualcuno che parla di giustizia ad orologeria anche a sproposito, nel caso in questione la spiegazione che ne dà l0espresso è che molte delle intercettazioni che “inguaiano”Verdini siano nate de un indagine sui suoi rapporti d’affari, in cui guarda caso è coinvolta la banca commissariata, quindi una logica sulla coincidenza delle due cose c’è , ed è evidente senza bisogno di attacarsi ad ipotesi di complotto tirate fuori dai difensori più appassionati di Verdini.

  10. Luca Salvarani

    Io non so dare una risposta, anche perchè bisognerebbe avere molti elementi in più!
    Una cosa però mi è chiara: non è possibile presiedere una banca e fare il politico! A maggior ragione se si tratta di una banca con regole di governance tutte strane come quelle cooperative, non quotata, e se il politico in questione ha cosi tanto potere come aveva Verdini che non era il primo che passava per strada, e se il politico in questione non ha una gran esperienza/formazione/capacità specifiche per guidare una banca (faceceva il macellaio)! Robe del genere te le puoi aspettare in Africa ma non in Italia..e’ una cosa inaccettabile e indegna di una paese “normale”! Questo è il vero scandalo altrochè Banca d’Italia!!! Anche solo per questo motivo è molto molto positivo che non sia più al suo posto!
    Caro Giannino se aspettiamo che la politica fermi le sue ruberie etc… campa cavallo.. meno male che c’è qualcun altro potere esterno (quei pochi rimasti) che le evidenzia e interviene dove/quando può! La sua osservazione sarebbe condivisibile in un paese normale con un equilibrio tra i vari poteri; ma da noi abbiamo un governo in enorme conflitto di interessi, pluralismo/libertà di informazione scarse (non detto da me ma da classifiche intrernazionali), giustizia completamente bloccata ad uso e consumo dei politici, norme ad personam e ad aziendam…davvero possiamo permetterci un altro scandalo finanziario in casa proprio in questo periodo: meglio un eccesso di prudenza! Se lo immagina un ex macellaio, deputato, far i leader del suo partito, che allo stesso tempo presiede una banca in America e Inghilterra??? Credo proprio di no! Io apprezzo tantissimo la sua preparazione tecnica e la sua onestà intellettuale però non mi soiego tutto questo amplomb di fronte a robe come questa!

  11. Marcello

    Ritorno sulla questione della pseudo-banca: com’è stato possibile svincolare i soldi da un conto Vincolato ad hoc presso una banca? forse quei fondi non sono stati mai versati su quel conto, ma consegnati al presidente del comitato promotore? Se fosse così la banca d’Italia avrebbe poche resposabilità…

  12. Vittorio

    Sono d’accordo con Lei Dott. Giannino, però se si va a ben vedere la Banca D’Italia è sempre intervenuta “quando i buoi sono scappati dalla stalla” se si va a ritroso nel tempo ne abbiamo la conferma. Credo che di vigilanza ce ne sia molto poca mentre dal lato “della stabilità e ordine del nostro sistema economico” non cè niente da dire.
    Sarei curioso di sapere quali sono i veri bilanci delle banche (aziendalmente parlando il vero Stato Patrimoniale e il conto profitti e perdite), perchè si potrebbero avere tante sorprese.

  13. Enrico

    @ Gulliver Nemo

    Bankitalia non è di proprietà privata e non ha un “pacchetto azionario”. Non esistono “azioni” della Banca d’ Italia, ma solo “quote” (che sono ben altra cosa). Non è un caso se Bankitalia è un ente di diritto pubblico (non privato), se è il Primo Ministro (non un ente privato che detenga la maggioranza delle quote) a deciderne il Governatore ed altri membri del Direttorio, se gli utili di esercizio vengano distribuiti per la maggior parte allo Stato italiano (anzichè in base alla quantità di quote possedute) etc. Non esiste quindi alcun conflitto di interessi nel controllo del sistema bancario, perchè i detentori delle quote della banca centrale di fatto non hanno alcun potere decisionale (al contrario di quanto avverrebbe con i detentori delle azioni di una società privata).

  14. Carlo

    Non sono d’accordo. Se la Banca d’Italia ha avviato accertamenti sul comportamento del presidente del Credito Fiorentino a seguito di segnalazioni della magistratura, era suo dovere farlo. La tempistica non dimostra che la Vigilanza abbia chiuso un occhio prima: questo è tutto da dimostrare, non è possibile affermarlo apriopristicamente. Sospetti di questo genere andrebbero espressi solo se si è minimamente certi della loro fondatezza, e non mi sembra questo il caso. Per quanto riguarda la costituenda Banca Popolare Meridionale, è a tutti noto che nella fase di raccolta del capitale iniziale il comitato promotore non è una banca e la Banca d’Italia non ha alcuna competenza. La competenza è della Consob. Ma la verità è che quando si organizza una truffa come quella del Cacciapuoti, non c’è vigilanza che tenga: non è questione né di trasparenza né di stabilità, semplicemente qualcuno è scappato con la cassa. Chiamate i Carabinieri invece di disturbare le autorità monetarie e di mercato!
    Insomma, caro dott. Giannino, mi sembra che abbia sprecato una buona occasione per tacere.

  15. stefano tagliavini

    Non capisco tutto questo stupore caro Giannino! In un paese dove la violazione delle regole, le leggi ad personam e ad aziendam sono il pane quaotidiano, dove le tasse sono considerate un furto, non ci trovo nulla di strano che un ex macellaio faccia il banchiere e il politico. Non vorrete una società comunista? Lei vorrebbe vivere in un paese che non c’è. L’Italia di cui parla lei non esiste. L’Italia in cui viviamo è quella di Berlusconi, dei paradisi fiscali, dei mafiosi che sono degli eroi, della Fiat che dagli anni settanta si diverte a prendere in giro gli italiani,dei furbi che in quanto tali vanno ammirati e beatificati. Esiste una parte che lavora, che si impegna, che paga le tasse, che crede nell’onestà, ma di questa Italia interessa qualcuno?

  16. stefano

    @Vittorio
    quoto.
    Tra l’altro imho sulla banca centrale bisognerebbe applicare l’idea di Ron Paul, traducendo il suo “ban the Fed” in “ban Bankitalia e BCE”.

    Per quanto riguarda il furto fiscale di cui sopra (Tagliavini), vorrei chiedere: chiedere la valanga di soldi attuale ai cittadini per un corrispettivo di “servizzi” (con 2 z) da incubo come quelli che ci propala il nostro amorevole Stato, non è un furto? Tutti i soldi che paghiamo a cosa servono, se non ad aiutare i politici professionali a comprarsi la casetta in Canadà? Sul resto, caro Stefano, possiamo anche essere d’accordo. Sulle tasse no.
    Bisogna che ti metta in testa che lo Stato non è un entità superiore, ma una sovrastruttura sociale che anche, ma non solo, attraverso una tassazione oncologicamente pervasiva, ha consentito ai suoi burocrati (elettivi o meno) di toglierci parecchie libertà. Lo Stato, se non è al tuo servizio, ti rende suo schiavo. E credimi, se uno sostiene che le tasse sono bellissime, è probabile che le stia solo contemplando.

  17. Roberto Amati

    sarebbe molto bello se in Italia si indagasse sulle molte questioni ambigue delle banche, delle imprese e delle holding private. ma la logica del “vivi e lascia vivere” che anima il nostro paese da troppo tempo non lo permette. salvo, invece, agire quando ci sono le condizioni favorevoli. è tutta una lotta per il potere.

  18. liberal

    Non capisco, sinceramente, il disagio di Giannino sulla banca di Verdini. Cioè capisco il dubbio ma, in quest’Italia, non mi sembra una cosa da far stupire. A Campi Bisenzio, dove ha sede la Banca in questione, l’ex macellaro, ex socialista craxiano (ma và…..) divenuto banchiere e coordinatore del PDL, viene chiamato “il Banchiere Supercazzola” e non ha grandi ammiratori. Ma si sà, il Paese è piccolo, la gente mormora…….. Sarebbe bello confrontare la prima ispezione dell’anno scorso e quella ultima, sotto l’occhio vigile della Magistratura. Io sospetto che la seconda, e non lo dico “per politica”, sia stata fatta con maggior attenzione ai particolari e quindi più credibile.

  19. stefano

    L’Istituto Mobiliare Italiano (IMI) -banca pubblica a medio lungo termine ora confluita in Intesa Sanpaolo- venne fondata nel 1933. Lei sa quando Banca d’Italia vi mandò per la prima volta gli ispettori? 60 (diconsi sessanta) anni dopo e cioè nel 1992. Durante questi 6 decenni si ritennero superflue ispezioni perché il Vice Presidente dell’IMI era -dapprima ufficialmente e poi ufficiosamente- un rappresentante di Banca d’Italia: alla faccia della necessità che i controllori non si confondano con i controllati.
    Io ho chiesto a Banca d’Italia secondo quali direttive si svolgesse la sua vigilanza nei confronti dell’IMI durante gli anno ottanta in quanto la cosa mi interessava e mi toccava personalmente. Sa cosa mi ha risposto Banca d’Italia: sia pure con cortesia mi ha detto che la cosa non mi riguarvava; come dire: la vigilanza è cosa nostra.
    Se vuole sapere ulteriori dettagli sulla questione, mi contatti pure.
    Saluti cordiali

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