7
Mar
2012

TAV, Brindisi etc: la natura mistico-identitaria della scelta altero-civiltaria

Stamane a radio24 puntata dedicata all’addio all’Italia di British Gas, dopo 11 anni attesi invano per far partire il rigassificatore di Brindisi su cui si era impegnata. Nel Galles un impianto analogo, di cui nello stesso 2001 è iniziata la procedura autorizzativa, è attivo da 5 anni. Puntuali, da coloro che hanno obiettatato all’impianto tra VIA, impugnative e inchieste amministrartive e giudiziarie, le osservazioni di non capire che il problema era “ben altro” di quello da me sollevato. Cioè dell’impossibilità per un Paese serio di poter continuare a decidere con un complesso di norme tanto scassate, senza tempi certi, con la tutela dei terzi aperta a qualunque grado del procedimento. E’ un argionamento che vale anche per la TAV, come pert tutte le diverse 331 opere pubbliche di ogni tipo a cui nelle diverse regioni italiane si dice no no e poi no da anni e anni. Sono tra coloro che negli anni hanno indicato la necessità di una procedura diversa per l’ascolto pubblico preventivo alla realizzazione di opere infrastrutturali. Con la Fondazione Res Publica, insieme ad Astrid guidata da Franco Bassanini e a Italia Decide da Luciano Violante, tutte e tre associazioni bipartisan volte a offrire soluzioni ai colli di bottiglia italiani, partendo dalle migliori pratiche straniere. Il governo Monti e Corrado Passera hanno fatto proprie le indicazioni del débat public francese, che prevede tempi certi e inderogabili – sei mesi – per il coinvolgimento dei cittadini, e poi limiti precisi alle impugnative amministrative, alle varianti di costo e progetto, agli oneri compensativi. Senza tempi certi di realizzazione e senza ritorni precisi sul capitale e sulle modalità di copertura degli oneri – tra tariffe amministrate, prezzi di mercato e apporti pubblici a ritorno differito – l’Italia non è in grado né di attirare i capitali privati necessari a sanare il suo gap infrastrutturale, né di placare – a finanza pubblica commissariata – la fame di opere aggiuntive che ogni comunità tenta di incardinare su un progetto nazionale.

Ma sulla TAV in Val di Susa non sarà il débat public a risolvere il problema. Significherebbe ricominciare ancora una volta da capo. Dopo 15 anni. Dopo 3 progetti diversi. Dopo il cambio di marcia effettuato proprio per l’ascolto territoriale, con l’osservatorio guidato dall’architetto Mario Virano: 6 anni fa. La questione NO TAV da anni non ha più a che vedere coi costi-benefici dell’opera – su quello, abbiamo dubbi anche noi liberisti dell’Istituto Bruno Leoni, come vedete dai post in questi giorni di Arrigo come in tutti quelli accumulati sul tema.

La TAV è divenuta tanti anni fa strategica – e come tale considerata da tutti i successivi governi in carica, anche dall’attuale – perché altrimenti il corridoio 5 Lisbona-Kiev della rete TEN europea passa sopra le Alpi. L’impegno pubblico iniziale italiano nel primo decennio è sceso a 2,7 miliardi. Comunque non pochi. Ma da tempo non è più su questo, il confronto.

Il movimento NO TAV non è omogeneo, è sempre un errore generalizzare. Ma nel più delle figure di riferimento del movimento, in valle come fuori, da anni ha il sopravvento una piega ormai mistico-identitaria. Il no all’opera sfidando i limiti posti dalla legge, ogni elementare preservazione del diritto ad aprire i cantieri previsti, a effettuare le prospezioni in ritardo di anni, a svolgere il proprio onesto mestiere senza essere scambiati per odiate giacche blu che espropriano i nativi americani dei loro monti sacri. C’è del calcolo, nella mistica identitaria. Contro la logica capitalista, l’unica regola è non avere regola. Il che non significa essere terroristi. Anche se frange insurrezionaliste ci sono, è miele per loro ogni scontro “altero-civiltario”. Significa che a un “pubblico” che si fa garante del mercato va opposta l’imprevedibilità di tempi e azioni. Ciò che fa saltare ogni  logica di mercato, visto che lo sconto di risorse e tempo è il modo in cui il mercato funziona, l’unico per allocare risorse certe a scopi che devono essere realizzati entro limiti ragionevoli di prevedibilità. L’irragionevolezza è programmatica. E’ la vera alternativa al mercato. La via dei sentimenti e del cuore. L’eterna presa altero-civiltaria, per chi pensa che l’uomo debba restare fermo alle sue radici, non farsi manipolare da ciò che ne snatura l’essenza. Auguri al governo Monti. Spero di sbagliare, ma come tutti i governi precedenti da 10 anni, finirà prima dell’irragionevolezza mistico-identitaria dei NO TAV.

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35 Responses

  1. giovanni

    Grazie Oscar,
    oggi le ho chiesto con sms di postare il suo intervento e in parte lo ritrovo qui.
    Mi piacerebbe però avere il testo integrale, soprattutto perché evidenziava che chi ritiene -unico in Europa- che l’impatto economico ambientale della TAV non sia sostenibile evidentemente pensa anche che Francia, Inghilterra, Spagna siano governate da criminali sconsiderati.
    E’ il gap che ci distacca dagli altri paesi (culturale, politico, sociale: torino > lione oggi è un viaggio da macchina del tempo -e torino è una delle situazioni migliori) che ci fa più male…
    giovanni, milano

  2. adriano

    “Non significa essere terroristi.”Forse ma significa essere furbi.Come quell’esponente dell’area antagonista che ,parecchi anni fa quando avvertì l’esaurirsi del movimento,candidamente dichiarò che era il momento di tramutare e trasportare la lotta sul fronte ambientale.A questi personaggi poco importano i problemi.Seguono la bussola delle loro visioni e basta.Non vedo la soluzione in organismi tecnici aggiuntivi.Manca una condivisione delle scelte di decisione su base maggioritaria e il tutto è complicato da una assenza drammatica della politica.L’unico espediente ,non soluzione ma palliativo,è,a mio avviso,l’introduzione nel sistema di forme costituzionali di democrazia diretta che avrebbero almeno il pregio di zittire le pretese di prevaricare la maggioranza.Si modifichi l’articolo 1.”La sovranità appartiene al popolo.”Se si ha paura del giudizio dei cittadini meglio rassegnarsi a chiudere bottega.

  3. Temo che la molla dell’azione dei noTav sia più miserella di quanto descritto e meno meritevole di comprensione. Quella faccenda ricorda molto da vicino il caos prodotto da altre, innumerevoli pazze piazze della recente storia di questo Paese. Ognuno porta la propria, personalissima (e generica) rabbia. A sfogarla da soli, c’è in attesa il manicomio. A sofgarla in tanti la si passa liscia e ci si diverte pure. E’ necessario un punto focale. Oggi è la Tav, domani sarà qualcosa d’altro. Per conferma, chiedere a chi manifesta in città poste a centinaia di chilometri dalla Val di Susa dove esattamente si trovi quest’ultima.

  4. Marco Tizzi

    Questione rigassificatore di Brindisi: dato che sono completamente ignorante sulla faccenda, le indiagini giudiziarie, in particolare l’inchiesta per corruzione, coinvolge la BG o no?

  5. claudio

    Per me, che la TAV la facciano pure… ma se è vero che è tanto indispensabile, perché non si trova una cordata di imprenditori che rischia di suo nella certezza di rientrare con i pedaggi? O magari nella certezza di guadagnare rivendendo la propria quota una volta che “la piramide” dimostra di essere utile..
    Perché sono tutti in prima fila a spiegarci quanto sia necessaria, ma tutti vogliono rischiare con i soldi degli altri?
    Anche se da una posizione visceralmente e diametralmente opposta io guardo questi annoiati anti-progressisti che giocano agli indiani senza preoccuparmi di chi avrà la meglio…

  6. Stefano Parodi

    Caro Giannino,
    ho appena finiti di ascoltare la sua trasmissione su radio 24, come faccio tutte le mattine. E mi viene da piangere. Non so se di rabbia, delusione, impotenza. Non so, ma so che non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sopportare tutto quello che mi obbligano a fare (e a non poter fare) e pensare, contro ogni logica umana. Non ce la faccio più a sottostare a tasse, balzelli, imposte, leggi, regolamenti, prescrizioni, tavoli di confronto, VIA DIA SCIA e un’infinità di altre procedure astruse inutili dannose e inconcludenti.
    Non ce la faccio più a pensare che ciò che legittimamente guadagno con il mio lavoro viene nella più parte sottratto (sarà anche il 52% ma fatti due conti in tasca se ne va quasi il 70%) per pagare gente nulla facente e nulla pensante il cui unico scopo nella vita e impedirmi di fare correttamente il mio lavoro, per poter perpetrare per secula la loro condizione di censori e controllori della mia vita. BASTA!
    Ormai credo di essere pronto a tutto, veramente a tutto, e come me credo lo siano tanti, tantissimi.
    Ma quello che fa più salire la rabbia è il sentimento di totale, completa impotenza. Io letteralmente non so più cosa fare per cambiare questo stato di cose e non mi va neanche bene accettare un processo lento e graduale che non si sa quando e come possa portare a un sostanziale cambiamento.
    La sensazione di impotenza è pericolosa, molto pericolosa, porta a scelte radicali, a pensare con violenza, porta a pensare che la violenza reale o mediata sia l’unica via possibile per far sentire la propria voce, per uscire dalla melassa e dall’ipocrisia in cui mi costringono a vivere. Combattere o fuggire sono le uniche due opzioni quando tutte le altre vie sono precluse, scriveva Henry Laborit.
    Ma combattere contro chi e soprattutto, CON CHI?!
    Siamo tanti, ne sono sicuro, ma siamo soli, sfiduciati, scollegati, allo stremo delle forze fisiche e psichiche.
    E’ necessario che persone come lei, come quei pochi che ancora hanno il coraggio di pensare e di dire le cose come veramente sono, che più di noi e meglio di noi sanno, ci dicano COSA possiamo, COME possiamo fare, concretamente, immediatamente.
    Non mi basta ascoltarla tutte le mattine e incazzarmi, indignarmi, picchiare i pugni sul tavolo e poi tornare a far finta che tutto va bene, che tutto passa, che tanto quello che conta è far bene il proprio lavoro.
    Perché NON E’ VERO, non è più vero.
    Ho bisogno di FARE qualche cosa, di CAMBIARE qualche cosa, di avere ancora un minimo di speranza.
    Lei può. Lei DEVE aiutarci. Adesso. SUBITO!

  7. claudio

    @Stefano Parodi
    OK, l’Italia non è il posto migliore dove investire i propri soldi e magari se avessimo un minimo di certezza del diritto, una Stato più frugale e un contesto un po’ più liberista i privati disposti a tirar fuori i soldini per le opere necessarie non mancherebbero… ma l’hai letto questo? http://www.brunoleonimedia.it/public/BP/IBL_BP_41_TAV.pdf

    Al di là dello specifico ti consiglio di non prendere troppo a cuore la situazione dell’Italia. Meglio scappare che diventare violenti: il mondo ha sempre un posto per chi ha voglia di investire e di lavorare, basta scegliere bene dove andare 😉

  8. Giovanni

    Egr. Dott. Giannino
    vorrei raccontare a Lei e agli ospiti del suo blog una storia “incredibile” che stà sconvolgendo la vita di sessanta padri di famiglia.
    La vicenda è ambientata a Roma e precisamente nella megadiscarica di Malagrotta.
    Siamo nel Lazio, come noto a tutti, in piena emergenza rifiuti con la sopracitata discarica ormai al limite dell’esplosione fisico-chimico-biologica e con le istituzioni che non sono assolutamente in grado di trovare in breve tempo una soluzione.
    Noi siamo sessanta tecnici specializzati nella gestione e nella conduzione dell’impianto di termogassificazione del CDR che è stato realizzato all’interno del comprensorio di Malagrotta.
    Tale impianto è considerato assolutamente all’avanguardia mondiale grazie a delle specifiche tecniche che lo rendono estremamente performante sia in termini ambientali che in quelli energetici.
    Dopo i canonici tre anni di start-up è tutto pronto ,ingegneristicamente parlando, per completare la realizzazione dell’impianto attraverso la realizzazione delle ulteriori linee termiche e portarlo a “regime” e cioè smaltire 500 tons al giorno di CDR.
    Ora, se consideriamo che Roma produce 4000 – 4500 tons al giorno di rifiuti, che la differenziata e il riciclo sono ancora agli albori (e l’esperienza insegna che per organizzare un ciclo integrato dei rifiuti occorrono anni e non mesi) si considerava il gassificatore come un giogliellino della città “intoccabile” e visto gli ottimi risultati questa visione appariva più che plausibile .
    BENE, IL 10 OTTOBRE 2011 PER NON BENE DEFINITE MOTIVAZIONI L’IMPIANTO E’ STATO SPENTO E MESSO IN SICUREZZA E LE MAESTRANZE TUTTE SCARICATE E MESSE ALLA PORTA.
    La politica, i giornali gli enti…a nessuno frega niente !
    IO NON RIESCO A RASSEGNARMI AL FATTO CHE IN PIENA EMERGENZA RIFIUTI SI RINUNCI ALL’UNICA COSA CHE STAVA FUNZIONANDO E CHE POTEVA ESSERE PARTE DELLA SOLUZIONE.
    Viva l’Italia e che Dio ci protegga.

  9. Marco Marci

    Caro Giannino, premetto che non sono una fautore della “rivolta contro il mondo moderno” nè un nostalgico di quei sistemi che si sperava definitivamente archiviati con gli sconvolgimenti del 1989. Detto questo, però, sento il bisogno di sottolineare che non mi sento di condividere neppure la visione del mondo che traspare dai suoi sensati, appassionati e godevolissimi articoli. Non voglio fare naturalmente un discorso troppo astratto in quanto caertamente le non saprebbe cosa farsene, ma desidero limitarmi alle due questioni del TAV e del rigasificatore di Brindisi.
    Si, queste due opere si devono fare, ma non perchè siano coerenti con un modello di sviluppo ragionevole, si devono fare perchè abbiamo preso degli impegni internazionali e non possiamo uscircene dicendo “abbiamo scherzato” e perchè abbiamo un disperato bisogno di energia. Si tratta di due frittate già fatte e l’unica cosa sensata è portarle a compimento.
    Detto questo, pensiamo all’avvenire. Rendiamoci conto che qui in Occidente non c’è più una prospettiva di sviluppo costante e sicura, anzi è prevedibile una decrescita determinata dal riequilibrio globale determinato dallo sviluppo inarrestabile delle economie di Cina, India, Brasile, Turchia ecc. In un simile assetto le grandi opere diventeranno in gran parte insostenibili per evidenti ragioni economiche. I governi, venuto meno l’accumulo della ricchezza determinato dalla crescita, dovranno impegnarsi nel “governare la decrescita” come paventa Massimo Fini. Ci attende, in buona sostanza, una società che dovrà essere più frugale in cui sarà già tanto limitare i danni e mantenere l’esistente.
    La gente che pensa come lei e i politici che ci governeranno dovrebbero cominciare a farci capire questa sgradevole prospettiva e ad attrezzarci per farcela accettare.

  10. Marco Marci

    … Nello scrivere rigassificatore mi è mancata una S. Giuro che è colpa dell’iPad

  11. Nico

    Caro Giannino
    mi è capitato spesso di ascoltarla alla radio o in televisione e mi sembra una persona che pensa con la propria testa. Mi scuso anticipatamente se la domanda che sto per farle le sarà già sta posta altre volte, in ogni caso mi piacerebbe sapere da lei perché bisogna fare questa TAV. Mi sembra di capire che anche lei abbia dei dubbi sull’economicità dell’opera ma invece sostiene che sia strategica per evitare che il corridoio 5 passi al di sopra delle Alpi. Ho letto un po’ di argomentazioni dei No-TAV e molte mi sembrano sensate per cui vorrei sapere che cosa ne pensa di:
    1) La linea è per le merci o per i passeggeri? Se è per le merci la linea attuale è sfruttata per meno del 40% della sua capacità a fronte di un traffico che dal 2004 si è ridotto costantemente, quasi dimezzando. Se è per i passeggeri, che senso ha spendere 8 miliardi di euro per metterci 1 ora di meno tra Milano e Parigi (quando tutti prendono l’aereo).
    2)Non ritiene che le merci che vanno da Kiev a Lisbona più facilmente ed economicamente lo faranno via mare? Non sarebbe meglio potenziare i collegamenti con i nostri porti ed eventualmente mettere su rotaia le merci in arrivo e partenza da questi ultimi? Del resto per le merci la velocità non è un fattore.
    3) Mi spiega con parole comprensibili e sensate che cosa vuol dire: ‘l’opera è strategica perché rischiamo che il corridoio 5 passi al di sopra delle Alpi’? A parte il fatto che all’Europa potrebbe andar bene anche la linea attuale, non pensa che ormai i traffici di merci siano sull’asse nord sud pensiamo a tutto quello che arriva dalla Cina attraverso Suez, piuttosto che Est-Ovest e viceversa?
    4) Non ci sarebbero altre opere più importanti da realizzare con i miliardi che si dovrebbero spendere? Quanti posti di lavoro si potrebbero creare con tutti quei soldi? O meglio quante infrastrutture si potrebbero realizzare?
    5) Non vale lo stesso ragionamento fatto per le Olimpiadi di Roma? In questo particolare momento storico non c’è nulla di male nel dire: non c’è trippa per gatti, si fa solo ciò che darà un ritorno certo e possibilmente duraturo. Si dovrebbe potenziare il nodo di Torino dove c’è il vero collo di bottiglia e più avanti ci sarà sicuramente il tempo per ridiscutere il progetto, magari cercando di convincere l’UE a finanziare non solo le tratte transfrontaliere (ecco il perché del tunnel a tutti i costi) ma anche quelle nazionali.
    Le risparmio tutte le motivazioni sociali ed ambientali sulle quali si rischia di discutere all’infinito (anche se a me non sembrano proprio peregrine, più che altro alla luce di tutte le altre motivazioni economiche).
    Secondo me la TAV non si è ancora fatta perché non serve e non perché in Italia chi vuole investire non abbia certezze. Per altre opere potrà essere così ma non per la Torino-Lione.
    Grazie
    Nico Torino

  12. Aldus

    @Nico, ma no la Tav serve. Galleria vecchia troppo in quota (1500 metri) e troppo stretta, non passano i moderni container. E poi la vuole la Francia, nostro vero Padrone che possiede 450 miliardi del nostro debito pubblico!
    Giannino, grazie di tutto, per quello che fai e per ciò che dici.
    Io, per parte, invio periodicamente un piccolo sostegno al vostro Istituto Bruno Leoni.
    Facciamolo tutti, facciamolo in tanti! Evviva le nostre idee caro amico S Parodi, anche se saranno perdenti!

  13. Francesco

    Caro Giannino
    il modello dei veti incrociati rappresenta l’emblema dell’immobilismo italiano, adesso che la soluzione dipende solo ed esclusivamente dalla compensazione economica derivata dai danni provacati dall’intervento di progetto, domani possiamo redistribuire i benefici derivita dall’intervento per quell’area territoriale recuperando i risultati verso aree svantaggiate?

  14. Massimo

    La puntata di ieri di “9 in punto” è stata forse la più caratterizzata ideologicamente tra quelle che mi è capitato di sentire. Non mi sono arrabbiato però (pareva che lui si vantasse di far arrabbiare i militanti del regresso come il sottoscritto), non mi arrabbio con Giannino cui riconosco una passione sana, umana. Ho sentito lui sì molto nervoso, quando ha urlato come un indemoniato il suo anatema contro chi lo accusa di essere un “servo”. Salvo che il suo interlocutore del momento non gli aveva affatto mosso simile accusa… lo aveva tacciato di ideologia, sì, che non è sinonimo di servilismo.
    Il pensiero che le “grandi opere” o “grandi infrastrutture” vadano fatte a prescindere in quanto elevate a simbolo di sviluppo o progresso, l’accusa a chi non vuole l’infrastruttura “X” di essere mistico altero-civiltario, peggio d’essere un militante del regresso, è ideologia.
    Mi si dice che in Italia 350 nuove infrastrutture non riescono a partire? Perdonate se la cifra né mi impressiona né mi interessa. Da italiano mi impressiona e interessa di più aver verificato che per qualità media del manto stradale (quello delle strade locali che percorriamo tutti tutti i giorni, non quello delle grandi infrastrutture) ce la giochiamo col Marocco… per qualità media dei treni locali no, non ce la giochiamo: il Marocco ci surclassa. Mi impressiona e interessa di più lo scandalo della Salerno-Reggio Calabria, i paesi che franano e le case che si spostano se piove più del solito, le cattedrali nel deserto, gli ospedali terminati e inutilizzati, avere una Capitale in cui una spanna scarsa di neve diventa un’emergenza nazionale. Vivere in una città, Brescia, non molto grande eppure accreditata come una delle più inquinate d’europa, insieme ad alcune città est europee… posso continuare se volete. Scusatemi se il concetto di “sviluppo” legato alle “grandi opere”, mi lascia quantomeno perplesso, scusate se ho un altro concetto del termine “priorità”. Perdonatemi se l’Italia che vuol far le grandi opere mi pare un baraccato che vuol dotarsi di un enorme, altissimo, cancello telecomandato.

  15. Dario

    Egr dott Giannino
    Ascolto sempre in podcast la sua trasmissione e condivido tutte le sue opinioni a partire dallo stato L a d r o !!!!!!!!!!!, ma la puntata di oggi mi tocca da vicino dato che opero nel settore energia producendo TWh in centrali da 1000 MW e mi diletto in piccoli impianti di cogenerazione max 1 Mw da fonti rinnovabili in particolare biomasse e olio vegetale.
    Ebbene su queste piccole centrali che per la normativa basta una PAS ovvero una procedura abilitativa semplificata dove deve valere il silenzio assenso di quello che il progettista dichiara, sotto sua responsabilità di cui ne rispondere civilmente e penalmente, la durata media è di 2 anni ……………… anziché 30 giorni come di Legge. Il motivo che tutti i responsabili al rilascio di una autorizzazione non decido mai per paura di perdere la sedia dove hanno messo tonnellate di colla. Risultato che l’investimento non rispecchia nessun valore del business plan redatto a suo tempo a supporto dell’investimento, senza contare che nel frattempo il Governo di turno modifica in corsa le regole,,,,,,,, Mi dica lei se uno in Italia ha voglia di lavorare ed investire in un settore redditizio come le rinnovabili ! che in questi anni di crisi ha aumentato i posti di lavoro E’ uno schifo……….. e capisco quegli imprenditori che pagano le mazzette dicendo che è l’unico modo per lavorare ed essere pagati da uno stato LADRONE
    Organizziamoci e rivoltiamo l’ITALIA come un calzino, buttiamo a mare caste castine con stipendi milionari a far nulla ecc ecc, oppure tra poco la gente che ora è senza un futuro , ma quando arriverà alla fame, ci sarà una primavera araba anche da noi.
    Saluto cordialmente, sempre con Lei

  16. marco

    @Aldus La linea è stata recentemente ammodernata spendendo oltre 100 milioni di Euro http://www.trail.unioncamere.it/scheda_intervento.asp?id=722.
    La sagoma B1 permette il passaggio di praticamente tutti i tipi di container. Una sagoma più ampia non cambierebbe nulla perchè il resto delle ferrovie sia italiane che francesi non permettono il transito di conteiner superiori alla sagoma B1. Il problema dell’altezza di 1500 m si risolve con due locomotori per un tratto di qualche decina di KM, di certo una scelta più ecomonica che non forare la base delle alpi per 60 km…

  17. marziano

    @Massimo

    è quindi? non capisco il nesso tra le strade maladate e il non volere la TAV.
    preferisce strade asfalatate meglio?
    per averle ci vogliono meno tasse, meno gente che mangia nel pubblico impiego e meno PA. per ottenere queste cose serve sviluppo, cioè anche la TAV.

  18. Trevisani Giuseppe

    Gentile Sig. Giannino:Questo non è un preblema ,è una piaga infetta del nostro paese, che, in virtù di un cumolo di interessi rappresentanti in um parlamento elefantiaco. Incapace di fare il bene del paese,ma molto capace di polemizzare, inventare stupidaggini e finti litigi al solo scopo di protrarre lo scranno su cui sono seduti i “Rappresentanri del popolo”, continueremo a doverla subire.
    C’è qualcuono che conta nel paese che andra a dire:- Bravo!! Al discepolo del parolaio rosso ” orecchino d’oro”: – Cosa vai a dire a quei tuoi, mille, cittadini che, per le velietà di presunti ecologisti (utopisti sciocchi del possesso dela verità assolute),non avranno più un lavoro stabile!
    Ma le istituzioni dove sono? Perchè latitano? Ed infine perchè l’apparato mediatico dell’intero paese non ha svolto il suo ruolo, in questo caso, denunciando all’opinione pubblica ciò che stava accadendo???
    Come vede caro amico: Chi è senza peccato……….!!!

  19. Massimo

    @marziano

    non parlavo della TAV in particolare. Siccome si fa molta antropologia in questi giorni sui motivi che spingono alcune persone a dire no ad alcune infrastrutture, mi sono permesso di fare un po’ di filosofia sul rapporto tra sviluppo e grandi infrastrutture. Non sono contrario di principio alle grandi infrastrutture. Mi lascia perplesso il valore simbolico che qualcuno gli attribuisce. Non sento mai dire che se ci sono luoghi in Italia dove le case si mettono a camminare a seguito di una forte pioggia, siamo di fronte a un caso di sottosviluppo. O che se una città posta in una zona sismica, nel 2010, crolla per un terremoto del 5° grado siamo di fronte a un caso di sottosviluppo. Sento dire che saremmo di fronte a un caso di sottosviluppo se non accettassimo di avere un tunnel di 57 KM, di dubbia utilità, che attraversa le Alpi. Questa delle grandi opere mi pare un po’ un’insegna pubblicitaria. Con tutte le cose urgenti che avremmo da fare, l’urgenza la vediamo lì. Secondo me questo è il retaggio di una visione del progresso un po’ ammuffita, da rivoluzione industriale. Il progresso in senso infrastrutturale secondo questa visione è fare opere di grande impatto, poter snocciolare grossi numeri. E fare sempre cose nuove, perché a sistemare e adeguare ciò che già c’è, quando si può, sembra quasi di non far nulla. Ribadisco: non sono contro le grandi opere, sono contro l’ideologia delle grandi opere.

  20. Ugo Pellegri

    Dott. Giannino,
    ha presente l’atteggiamento dei magnifici tre (Angeletti,Bonanni, Camusso) rispetto alla “pretesa” del prof. Monti e del prof Fornero di concludere la discussione sul mercato del lavoro in tempo predefinito?
    Bene questo è il modello che i politici, specialmente a livello locale, supportati da una certa magistratura con il quale pensano di risolvere i nostri problemi.
    Se questi signori non si danno una regolata, imparando a valutare quando si deve dire si alle richieste della “gente” e quando dire no, in tempi brevi e comportandosi di conseguenza, vedremo sempre più l’Italia regredire.

  21. Il Paese sta andando a fondo. Questo è evidente. E più ci inoltreremo lungo la discesa, più crescerà il numero di disperati che si attaccheranno alla ciambella di salvataggio pubblica, rendendone l’equilibrio sempre più precario. La politica continuerà ad ingrassarsi intermediando processi di redistribuzione oramai fuori controllo, mentre le persone saranno costrette a tornare al baratto, per sfuggire agli artigli di un fisco assassino. Chi potrà, cercherà la sopravvivenza all’estero. Gli altri finiranno prigionieri di esistenze misere. Il sistema Italia si affievolirà fino a spegnersi definitivamente, come succede alla fiammella disperatamente attaccata ad un residuo di candela. Con tanti ringraziamenti a decenni di michiate socialiste.

  22. Claudio Di Croce

    Io credo che la ragione di fondo che spinge tanti italiani ad opporsi a qualunque opera pubblica e/o privata che comporti disagi agli abitanti delle zone interessate risieda nel fatto che abbiamo la pancia piena , stiamo molto bene economicamente e non abbiamo nessuna voglia di sopportare questi disagi . E’ la stessa ragione dei giovani che rifiutano lavori ritenuti non ” adeguati ” mentre abbiamo oltre QUATTRO MILIONI di stranieri in maggioranza giovani che lavorano . In fondo è meglio così. Dalla fine della guerra e fino all’inizio degli anni ’80 gli italiani erano poveri o comunque erano disposti a sacrifici per migliorare la loro situazione economica . Adesso non è più così e quindi ci comportiamo di conseguenza ; altro che non si arriva a fine mese o altre menzogne del genere .

  23. Massimo

    @Claudio

    lei crede che negli altri paesi “occidentali” invece i giovani svolgano di buon grado lavori manuali? secondo lei, in francia, chi fa il muratore? e in germania chi lava i piatti nei ristoranti? secondo lei tutti i turchi che ci sono in germania che ci stanno a fare? e, in ogni e qualsiasi caso, negli altri paesi europei gli stipendi dei lavoratori manuali non sono i nostri stipendi. il lavoro manuale è anche e soprattutto svalutato da stipendi indegni… ma sa che abbiamo ragazzi che vanno a londra a fare i lavapiatti? sa che sono le nostre retribuzioni a renderci una sorta di terzo mondo europeo? e il lavoro in fabbrica… non mi dica… vada a vedere una fabbrica tedesca, e chieda anche agli operai quanto guadagnano.

  24. @Massimo. Il Paese cade a pezzi. Ma se le case vengono giù con il fango il più delle volte è perchè la gente costruisce dove non dovrebbe. Ma anche se ciò non accadesse, dove troviamo i soldi per ristrutturare l’intera penisola, se prima ci tagliamo fuori dai canali di transito delle merci, senza i quali la possibilità di produrre e scambiare sarebbe minima? Non si tratta di ideologia, ma di priorità.

  25. Antonio TT69

    Ho ascoltato la trasmissione (come sempre) ma devo dire che questa volta non sono d’accordo su come è stata gestita la discussione. Mi spiego meglio. Sono perfettamente conscio del fatto che in Italia ci vogliono mesi/anni in iter assurdi laddove in altri paesi ci si impiega meno e in maniera semplice e chiara. Spesso però ci si dimentica che tutto ciò è “voluto” dalla classe politica perchè così in detti iter può far sentire il proprio peso ed influenza. In teoria in un iter autorizzativo non servirebbe affatto che l’assessore di turno ci metta in becco; o no? Conoscete delle procedure in cui invece non sia così?
    Brindisi. Ho solo sentito la trasmissione e non ne so molto di più. Ma siamo sicuri che BP, sapendo come funzionano le cose in Italia, non abbia cercato scorciatoie politiche? Perchè (da quanto ho capito) non ha presentato la VIA sin dall’inizio, salvo poi farlo dopo a fronte dei rilievi della Comunità Europea?
    Roma, situazioni rifiuti, che conosco meglio. L’esaurimento di Malgrotta era previsto da anni. Si è fatto qualcosa? No. Selezione di nuovi siti? no. Raccolta differenziata? no. L’attuale proprietario di Malagrotta ho acquistato dei terreni nei dintorni di Roma e la regione ha deciso che uno di questi sarà la discarica “provvisoria” di Roma. E’ normale che – se detto sito si trova a qualche centinaio di metri da Villa Adriana -qualcuno possa protestare (nota. Non abito in quella zona per cui non è un problema “personale”). Per non parlare delle viabilità della zona, assolutamente non adeguata già ora figurarsi dopo. Il problema allora è il fatto che qualcuno protesta per un sito scelto con i criteri sopra descritti o il problema è che non si sono pianificate (che parolaccia) le azioni e le procedure per selezionare e realizzare un sito utilizzando dei criteri oggettivi e ingegneristici ????
    E’ vero che esiste il fenomeno NIMBY, ma ho la sensazione che spesso, non dico sempre, la localizzazione di certi impianti avvenga in territori deboli politicamente, ovvero dove non ci sono esponenti di peso che possano far sentire la propria voce. Spesso capita che – viste le logiche seguite – i siti non siano idonei per l’insediamento di certi tipi di impianti. Chi è contro il progresso, i cittadini locali che protestano perchè c’è il rischio che ad esempio si inquini una falda o i costruttori e politicanti vari che non rispettano le procedure e le norme?

  26. Paolo

    Finché gli italiani non decideranno cosa fare da grande, non si va da nessuna parte. Il Paese non ha mai superato la disfatta meno che onorevole subita durante la seconda guerra mondiale. Scrollarsi di dosso il complesso di inferiorità sempre latente nei rapporti internazionali è basilare per un Paese che continua a vivere “in transfert”, in una sorta di “time warp” dove il muro di berlino non è mai caduto e dove la politica è rimasta ferma agli anni della guerra fredda.
    Ma poi, a pensarci bene, che se ne farebbe mai uno Stato “denuclearizzato” e “demo-proletario” di infrastrutture moderne come la TAV? Tutta questa fretta, poi, per andare dove e far che cosa? Se il Paese avesse almeno qualcosa da dire. Ma no, non è l’Italia che deve adeguarsi al resto del mondo, è il contrario, non è così Oscar?

  27. Giovanni Russo

    Giannino, su Brindisi e regole ha ragione.
    Ma TAV e’ gigantesco spreco danaro pubblico. Non serve a nulla. Argomentazione di non essere tagliati fuori da corridoio 5 non regge ad attenta analisi. Investimenti in infrastrutture inutili sono economicamente peggio che non fare nulla, come pagare gente per scavare buche per poi ricoprirle.
    Tanti tra i 331 progetti sono sprechi. Quello che totalmente manca e’ un sistema democratico-economico per fare scelte. Nessuno ha mai protestato per passante Mestre, o Mose o passante di valico.

  28. Giovanni Russo

    Aggiungo che anche Adriatic Lng e’ stato fatto da Exxon, Qatar e Edison senza grossi ritardi/problemi.

  29. Luigi Sessarego

    Caro e preciso Giannino, scrivo oggi perchè ieri non riuscivo e mi complimento per quanto, da Lei commentato oggi nella prima parte di trasmissione su radio 24 rigurado al commento sull’editoriale del giornale, condivido tutto!
    Ma Le vovrei dire, a proposito di quanto sopra, che il débat public, a cui io ho partecipato due volte: Gronda di Genova e Colonie Bergamasche di Celle Ligure (SV) coordinatori Bobbio e Morisi, non lascia nessun segno positivo e non tiene minimamente conto delle osservazioni dei partecipanti. In entrambe le procedure non si sono prese minimamente in considerazione le “ipotesi zero” proposte dalla stragrande maggioranza dei peartecipanti, ipotesi che non erano “contro” in modo preconcetto ma prendevano in esame possibilità molto alternative ma pur sempre possibilità.
    E’ sembrato a tutti proprio una “gestione del consenso” concedendo qualcosa. Capisco che in materia urbanistica/infrastrutturale non sia percorribile la pratica del referendum, ma ….
    Un consiglio per migliorare questi procedimenti: NON DEVREBBERO ESSERE PROPOSTI QUANDO I PROGETTI SONO GIA’ IN FASE MOLTO AVANZATA PERCHE’ L’INVESTITORE HA GIA’ SPESO MOLTO PER RINUNCIARE/CAMBIARE TROPPO IL SUO INVESTIMENTO. Forse non dovrebbe esserci neanche ancora un soggetto investitore: esiste un problema/oppurtunità, si chiede ai cittadini, si ipotizza una soluzione di massima …. e solo alla fine si apre agli investitori: Grazie Luigi (3495060836)

  30. Claudio Di Croce

    @Massimo
    In sostanza lei dice che è giusto che i nostri giovani non vogliano svolgere i lavori che fanno gli immigrati e che preferiscano continuare a farsi mantenere dai genitori , dai nonni , dai contribuenti . Dato che, secondo lei ,le retribuzioni non adeguate non possono essere accettate dagli italiani , ma solo dagli immigrati . Immagino che lei si definisca di sinistra ma non pensa che questa sua convinzione sia un tantinello razzista ? Il fatto che anche in altri paesi europei ci sia una situazione simile cambia il problema ? Infine lei dice che nelle fabbriche tedesche gli operai sono più pagati . Ma lei la conosce la riforma del mercato del lavoro fatta in Germania ? Crede che in Germania ci sia la Camusso o l’art. 18? E poi , come mai tanti imprenditori italiani non investono più in Italia ( secondo me fanno benissimo , viato che sono considerati da sindacati, giudici del lavoro , teppaglia invidiosa , fannulloni cronici che sognano il posto di paga pubblico ,come degli sfruttatori ) ma preferiscono andare all’estero ?
    Negli USA Marchionne è esaltato da Barack Hussein Obama – idolo dei sinistri nostrani – dai sindacati e dai dipendenti , in Italia è considerato uno sfruttatore . Lei cosa farebbe al suo posto ?

  31. Marco Marci

    Mi sembra che si continui a parlare e ragionare di grandi opere continuando a trascurare un elemento essenziale: la loro sostenibilità. Badate bene, non parlo di sostenibilità ambientale giacchè quella è una questione tecnica che può comunque trovare soluzione. Parlo di sostenibilità economica, che, invece, mi sembra un problema destinato ad aggravarsi sempre più.

  32. Blasi

    @Marco Marci
    Sono d’accordo con quanto afferma il sig. Marco.
    Secondo me parlare di aumento di produttività, come fa il dott. Giannino, è solo una inutile medicina.
    Pensiamo se tutti in gli stati del mondo aumentasse la produttività che cosa succederebbe: tutto rimarrebbe com’è; anzi con tanti prodotti invenduti e capannoni o piazzali necessari per accatastarli.
    La soluzione è pensare ad una società meno ingiusta nella distribuzione dei beni, senza per questo annullare la libera iniziativa, e nel ridurre il divario tra quelli che guadagnano TROPPO e quelli che guadagnano TROPPO POCO.
    …………………………
    Approfitto per fare un complimento al dott. Giannino per il fatto che inizia la sua trasmissione su Radio24 ricordando il “Santo del giorno”.
    Poi mi chiedo come possa conciliare il dott. Giannino questo (diciamo) “sentimento cristiano” con l’attaccamento al denaro che, senza volerlo, si sprigiona dal suo fiume di parole, talvolta incontrollato ed a volte esagitato.
    Nonostante questo, quando mi è possibile, ogni mattina ascolto e ascolterò con piacere la sua trasmissione. Comunque un po’ di autocontrollo non le farebbe male; glielo dico (se mi permette) da amico.
    E ora spero che il moderatore non cestini questo mio scritto.

  33. Marco Zanelli

    Carissimo Dottor Giannino,
    Con grande interesse seguo da tempo la Sua rubrica mattutina su Radio 24, ritenendola un serbatoio di lucidità e di saggezza, lontana da banalità e sciocca ovvietà. Vorrei stimolare in tal senso un’analisi riguardo l’energia nucleare, da Lei ritenuta una risorsa importante per consentire al nostro paese di procedere verso una crescita reale. Su tale argomento Le vorrei far notare che, se da un punto di vista prettamente legato allo sviluppo economico della società Lei ha senz’ altro ragione, non si può peraltro prescindere dal fatto che la gestione degli attuali reattori a fissione comporta grossi problemi inerenti alla gestione delle scorie radioattive, per non parlare della sicurezza non assoluta di tali impianti (come i recenti avvenimenti ci hanno drammaticamente evidenziato). Straordinariamente esiste,seppur molto poco conosciuta, una soluzione che consentirebbe di intersecare le istanze ambientaliste con l’esigenza di ottenere energia in misura tale da soddisfare le crescenti esigenze della nostra società. Si tratta di un tipo di reattore nucleare a FUSIONE denominato Tokamak (un acronimo di origine russa) che si basa su di un sistema a confinamento magnetico che consente di mantenere sotto controllo il plasma a temperature di svariate decine di milioni di gradi centigradi in cui avvengono reazioni di fusione nucleare simili a quelle che si verificano in alcune stelle e che sono in grado di fornire elevatissime quantità di energia. Esistono attualmente diversi impianti sperimentali in varie parti del mondo, tra cui l’europeo ITER (non ancora operativo) che ancora non sono in grado di funzionare in modo continuativo e quindi di produrre energia. L’enorme vantaggio di tali sistemi consiste nel fatto che non producono scorie e scarti radioattivi da smaltire e che sono assolutamente a prova di incidente in quanto, qualora si spaccasse fisicamente un Tokamak, questo non rilascerebbe all’esterno contaminanti radioattivi e la reazione di fusione semplicemente si interromperebbe. Io credo che se si dirottassero le opportune risorse economiche per implementare questi progetti si potrebbe arrivare in tempi non biblici alla soluzione ottimale dell’energia nucleare pulita e sicura.
    Un saluto cordiale

  34. GIACOMO

    Il problema della TAV in val di susa doveva essere in origine un problema di “salute publica” che non risolto a suo tempo si e’ trasformato in un problema di “ordine publico” .E’ noto infatti che le acque che dissetano gli abitanti della vallata sono poverissime di “IODIO” tale impoverimento porta a disfunzoni tiroidee che possono debilitatre le facolta’ cognitive, tale menomazione e’ stata per centinaia di anni apprezzata dalle classi dirigenti succedutesi……ma, in questo frangente si e’ messa di” traverso ” sarebbe bastato a suo tempo inoculare nella rete idrica valligiana infinitesimali quantita’ di “iodio” per sviluppare nella popolazione normali caratteristiche di”comprendonio”che ora verrebbero in aiuto alla realizzazione dell’ opera.

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