8
Ott
2010

Se la Sicilia può dare il buon esempio (una volta tanto…)

Il nuovo Governo regionale di Raffaele Lombardo (il quarto dalla sua elezione, avvenuta nell’aprile 2008) ha iniziato con una serie di annunci all’insegna dell’austerity: taglio del 10% dell’indennità degli Assessori (circa 4000€ su uno stipendio di 19.000), delle auto blu e soprattutto, la volontà di tagliare le “Province Regionali” e gli enti inutili (che entro 60 giorni verranno identificati e soppressi, dice…);

In tempi di crisi, il taglio della spesa pubblica improduttiva è una priorità nelle agende dei governatori, che vedranno i loro budget decurtati notevolmente nei prossimi anni e il taglio delle Province è da diversi anni sotto i riflettori: giudicate inutili dai più (le competenze principali sono viabilità stradale provinciale e gestione delle scuole superiori), nel tempo non hanno ricevuto competenze aggiuntive rilevanti (la polizia provinciale ad esempio) e i costi stimati dalla loro eliminazione (con ripartizione del personale fra i comuni, i.e. perdita solo degli incarichi politici) sono stati stimati in circa 135 mln per il 2010 dal Ministro Tremonti (che però giudica i risparmi irrisori… invece tagliare l’insegnamento della seconda lingua nei licei è giudicato più produttivo..)  e in 1,9 mld da uno studio di Andrea Giuricin di IBL. Premesso che qualsiasi taglio di spesa improduttiva non può che trovarmi favorevole, rimane da capire se questo è realizzabile politicamente. Può Giulio Tremonti (a.k.a. Voltremont per gli amici www.noisefromamerika.org) mandare a  casa 4207 politici, fra i quali molti appartenenti alla Lega Nord? E la stessa Lega, non aveva forse fatto dell’abolizione delle Province il suo cavallo di battaglia? Fine delle considerazioni “politiche”. Torniamo alla Sicilia: con un PIL che nel 2009 si è contratto del 2,7% (vs. -4,3% del Mezzogiorno e -5% dell’Italia) , 80.000 precari stimati che dipendono dalla P.A., ed il fallimento della gestione dei fondi comunitari per il 2000-2006 , il Governatore Lombardo ha deciso, meritoriamente, di tagliare i rami secchi: lo Statuto della Regione Siciliana, che precede la nascita della Repubblica ed ha rango di legge costituzionale, prevede infatti (fra tante altre chicche) all’art. 15, comma 1, l’abolizione delle province che sono state re-introdotte con una legge ad hoc nel 1986 (Legge regionale n. 9 del 6 Marzo 1986), con l’escamotage di quel “regionale” accanto a “Provincia”.

La Giunta Regionale Siciliana proporrà un disegno di legge che ne determini l’abolizione, trasferendo il personale ai vari comuni e ad appositi consorzi fra i comuni. Da un punto di vista politico, il Governatore ha tutto l’interesse per farlo (i Presidenti delle 3 province più grandi sono tutti suoi oppositori politici) e inoltre potrebbe spendere il buon impegno della Sicilia per intaccare lo stereotipo del Sud parassita. E’ inutile dire, che quale che sia lo scopo politico del Governatore, il successo del caso Sicilia metterebbe in moto un processo nazionale che porterebbe all’abolizione delle province in tutta Italia (confidando nell’orgoglio degli elettori duri e puri della Lega!). Adesso bisogna mantenere l’attenzione sul Presidente Lombardo affinchè onori i suoi impegni, e sui suoi oppositori politici affinchè si assumano la responsabilità politica di voler mantenere un sistema di poltrone che andrebbe eliminato e che, in virtù dei poteri speciali della Regione Siciliana, potrebbe essere fatto senza ricorrere a modifiche della Costituzione.

You may also like

I dubbi sulle Aerolinee Siciliane
La nuova Via della Seta, dalla Cina alla Sicilia?
La rivolta degli esclusi e il voto del Mezzogiorno—di Mario Dal Co
Un’idea elvetica di libertà—di Giulia Pasquali

11 Responses

  1. Sarebbe ora! Le provincie non servono a nulla. Al di la della spesa (rilevante) rappresentano un inutile livello giuridico addizionale che si inserice tra regione e comune con il solo compito di aumentare la burocrazia.
    Tutti sono d’accordo tranne i politici …. significherà qualcosa?

  2. Certo, è giusto sperare che le cose cambino, in un luogo che è diventato il paradigma dala cattiva amministrazione pubblica.
    Però – me ne dispiaccio, e sarei felice di una clamorosa smentita – rimango alquanto scettico, sia perché l’abolizione delle provincie è cosa utile ma meno determinante di altre (e qui pare più un … regolamento di conti …..), sia perché Lombardo dice abitualmente tali e tante castronerie che, ai miei occhi, la sua credibilità è praticamente pari a zero.
    Comunque, vedremo ……. e solo poi giudicheremo.

  3. pier

    il signore che brillantemente scrive evidentemente vive su Marte. Capisco, se no invece degli annunci positivi, si sarebbe certamente accorto anche di qualche effetto su quanto “fatto” e non solo annunciato dal governo Lombardo in questi ultimi anni. A cominciare, che so, proprio dalla regolarizzazione di 3000 (circa) precari da parte del governo Lombardo (leggersi se si ha tempo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti). Per esempio.

  4. Pastore Sardo

    Anche Cappellacci che non sa che pesci prendere con la sue giunte (appena partorita la seconda) e che non riesce a fare strategie sul territorio oltre che assistenzialismo si rifugia nell’abolire le province.

    Le province tutto sommato che hanno deleghe sull’ambiente, STL (sistemi turistici locali), hanno una maggiore vicinanza sul territorio e una maggiore necessità e visibilità locale.

    In Sardegna abbiamo 377 comuni buona parte di piccole dimensioni, si stanno aggregando i servizi a livello di unione dei comuni ma la strategia di sviluppo più localistica non riescono a farla.

    L’ente regione sardegna ha spesso abbandonato diversi territori avendo una minore rappresentanza politica, cosa in parte equilibrata dalle Province anche se al loro stesso interno si replicava lo stesso problema.

    Per quanto anche a me all’inizio sia sembrato assurdo passare da 4 a 8 province, in realtà era dovuto ad una maggiore omogeneità di esigenze territoriali:
    sassari ha sempre trascurato la gallura e olbia nonostante fose l’area con maggiore crescita di tutta la sardegna, cagliari trascurava sulcis e campidano (ovvio più di un quarto degli abitanti sardi sono presenti nell’area metropolitana di cagliari, nuoro trascurava l’ogliastra.

    Lo so che ormai è di moda sparare sulle province e ci sono dati che ne evidenziano i costi, ma la sproporzione costi/benefici l’abbiamo anche con l’ente regione sarda e con tantissimi comuni. E’ inutile abbattere le province se poi abbiamo un esercito di forestali regionali, etc.

    Si tratta solo di portare un maggiore equilibrio tra costi e benefici su tutti i livelli di EELL, il problema principale è che se i politici e dirigenti sono degli asini tutti gli enti andrebbero eliminati.

  5. Gentile Oscar Giannino,
    vorrei solo sapere com’e’ che on riesco a chiudere la scheda del suo sito quando lo visito.Grazie.Inoltre in quanto non espert di economia,apprezzerei molto un commento magari con video di risposta ad un video trovato su Utube, prodotto da due studenti di economia penso della SAPIENZA i quali vantandosi di grande conoscenze economica in pratica hanno fatto a pezzi tutta la strategia di riforma economica della destra liberale, ovviamente elogiando tutto l’operato prodiano,veltroniano,dalemiano etc…mi spiace non ricordo il nome del video.Ma comunque apprezzerei un sua risposta se possibile.

  6. Luciano Lavecchia

    @pier
    Gentile Pier,
    non vivo su Marte bensi saldamente in Sicilia. Peraltro conosco bene la vicenda di cui parla, solo che i precari da stabilizzare sono 5000, non 3000, ed ovviamente provo profondo ribrezzo per questa, come per le altre tristi vicende simili che avvengono in Sicilia. Scopo di questo articolo, come peraltro ribadito nella conclusione, e’ mantenere alta l’attenzione affinche’ questa, ennesima, promessa, possa divenire realta’. Mi spiega a cosa serve questo livore contro di me? Cordialmente

  7. Rocco Todero

    Gentile sig. Lavecchia, anche io vivo saldamente in Sicilia e pur non simpatizzando particolarmente per il movimento del governatore Lombardo condivido lo spirito del suo articolo nei termini, pero’, che seguono. Lombardo ha un’occasione storica, può iniziare un percorso di risanamento, di maggior efficienza dell’amministrazione che può riscattare la Sicilia. Che lo faccia per mezzo di un vero o presunto ribaltone a me, nonostante io svolga attività politica, nell’economia di questo ragionamento importa poco. La questione centrale, tuttavia, e’ un’altra: riuscirà Lombardo insieme al Pd a dare un’impronta culturale diversa ai siciliani? Mi spiego: riusciranno a dire ai nostri conterranei che dobbiamo cercarci un lavoro nell’agone del mercato e non sotto le mammelle della P.A. Riusciranno a guidare un movimento economico che riscopra le potenzialità geo – economiche dell’isola? Riusciranno a frenare la voglia matta che abbiamo di fare clientele elettorali, vedi precari? E tutto questo, come si concilierà con l’imperitura etica redistribuzionistica della sinistra? Con il suo desiderio di salvare tutti i precari, tutti i docenti dell’universo? Con la folle idea di aumentate la spesa sociale? Con l’inadeguatezza culturale del P.D. nei confronti dell’etica della responsabilità individuale? Ma Lei lo sa, e’ siciliano e dunque lo sapra’, che quando in Sicilia si parla di crisi del comparto agrumicolo la sinistra invece di parlare di modernizzare le aziende, di competitività del prodotto, di ricerca e di svecchiamento della classe imprenditoriale, dice che la colpa di tutto e’ della politica che non finanzia abbastanza, che non sovvenziona abbastanza, che non riconferma le giornate di disoccupazione ecc? La prego mi risponda su questo! Grazie tant’è

  8. Luciano Lavecchia

    @Rocco Todero
    Gentile sig. Todero,
    la ringrazio intanto per il suo commento. Condivido in toto la sua analisi politica e del malcostume dei nostri conterranei, che pensano che mamma Regione debba in qualche modo risolvere tutti i problemi. Non posso rispondere per la volonta’ del PD anche se capisco le sue perplessita’ vista la natura ideologica del PD in generale, e dei componenti siciliani in particolare. D’altra parte, il partito che in linea teorica dovrebbe essere piu’ aperto a posizioni liberali, di mercato, per uno stato minimo e per tasse basse, il PDL, che in Sicilia ha goduto per lungo tempo di maggioranze bulgare, non solo non ha contribuito a smontare tale macchina infernale, ma anzi ne ha fatto instrumentum regni, ergo, come Lei, poco mi importa del ribaltone o dei componenti dell’attuale maggioranza, ma della sostanza dei fatti.

    E’ mia personale opinione che questo Governo regionale sia l’ultimo in cui potra’ esservi la volonta’ politica di fare fronte ai veri problemi della nostra Regione, che passano da una macchina burocratica estenuante (diversi imprenditori lamentano che piu della Crisi, e’ la burocrazia regionale a spaventarli!), passando per un settore pubblico che mortifica e soffoca qualsiasi spirito imprenditoriale, alterando il normale funzionamento del mercato e prevenendo qualsiasi vero sviluppo. Lo dico piu’ chiaramente: oggi in Sicilia ci vuole meno Stato (e anche meno Regione, Province e Comuni). Viceversa, dal 2013 non riceveremo piu fondi europei (Deo Gratias, visto come sono stati spesi quelli di Agenda 2000), il federalismo sara’ verso la fase attuativa, ergo i vincoli saranno talmente tanto stringenti che la spesa dovra’ essere ridotta comunque, le societa’ regionali sciolte, e si assistera’ ad un flusso di emigrazione come non registravamo dagli anni ‘60-’70. Ecco perche’ penso che questo e’ l’ultimo Governo che potra’ veramente fare qualcosa, offrire un cambiamento di cultura e di politica, e non limitarsi a seguire la corrente. Il cambiamento di rotta, verso una maggiore austerita’ ci sara’ in tutti e due i casi, volente o nolente, sia che il Governo decida di farlo, sia che venga imposto da fattori esterni. Certo, mi piacerebbe che vi fosse un atto di coraggio da parte dei nostri politici (e su questo la invito a stimolare i suoi conoscenti), ossia, vorrei che durante la prossima campagna elettorale per la citta’ di Palermo si riuscisse ad imporre il tema delle aziende controllate e a vincolare i candidati ad esprimere una soluzione (vogliamo tenere 3000 persone in Amiaessemme che molto spesso non lavorano perche’ minacciano i loro dirigenti? Bene, Scoma e Faraone si assumano la responsabilita’ politica di tale decisione) piuttosto che aspettare, come spesso accade, che siano altri fattori a decidere per noi. Saluti

  9. pier

    chiedo scuso per il tono che non voleva essere offensivo, era solo la dimostrazione della mia enorme sorpresa (anch’io siciliano). Mai trovato nessun commento, pezzo (se non qualche vago accenno di Oscar Giannino) o riflessione su questo blog, che seguo con particolare interesse, alla politica messa in atto dal governatore in questi anni e alle sue “realizzazioni” pratiche, che per certi versi ritengo “scandalose”, ma che evidentemente usufruiscono misteriosamente di quella che si può definire un’ottima stampa. Si parla di tutto: alleanze politiche, rimpasti, governi nuovi, finiani, rivoluzioni, pd, ribaltoni, ma nessuno che affronti il tema. Trovarne improvvisamente qualcuno che in termini “ottimistici” parlava degli annunci mi ha sconcertato. Il mio riferimento era chiaramente a questo documento (Giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio finanziario 2009), proprio per non citare cifre a vanvera. Per essere precisi in verità dovrebbero essere 4.912 gli assunti senza concorso (con procedure che lo stesso Procuratore Generale definisce incostituzionali), per non parlare dei Pip che starebbero per seguirli.

  10. Giovanni Cincinnato

    Sono d’accordo con la sostanza dell’articolo, sulle conclusioni vorrei correggere: Lombardo “potrebbe” ma sicuramente non eliminerà quasi nessuna delle tante “sovrastrutture” politico/burocratiche attualmente presenti in Sicilia. Le ragioni sono facilmente individuabili:

    1) Mancanza di “forza” : Il governo Lombardo è evidentemente in una situazione precaria, la mancanza di autorità è palese sopratutto alla luce dei ribaltoni avvenuti. Suppongo che per apportare qualche modifica significativa a un sistema politico bisogna avere o forza o disperazione: la prima non mi sembra esserci ergo possiamo sperare solo sulla seconda.

    2) Non interessa ai politici : Non so come funzioni altrove, ma in Sicilia, i partiti attingono a mani basse dalle stratificazioni degli apparati burocratici ; i vari enti ed enticelli, i ministeri, i sotto ministeri, i segretariati e i sotto-segretariati sono “vitali” per il (cattivo) funzionamento dei partiti, centinaia di persone sono state parcheggiate in attesa di tempi migliori o in memoria di una passata carriera. Alla luce di questa considerazione, che vi assicuro non essere un luogo comune, dubito fortemente che all’A.R.S approdi una simile “bomba atomica” e anche se arrivasse, non sarei sopreso se ci fossero risultati “satrapici” con bocciature che rasentano il 90%.

    3) Non interessa alla gente: sembra un paradosso, mi direte che i cittadini nella loro giusta indignazione si dovrebbero mobilitare per “ottenere” dei giusti provvedimenti. Purtroppo, quegli stessi enti ed enticelli, sono diventanti un formidabile ammortizzatore sociale che in quarant’anni ha generato una delle burocrazie più imponenti e meno funzionali del mondo. A questo aggiungiamo il fatto che del governo regionale in Sicilia si parla pochissimo, l’informazione locale è indifferente o monopolizzata, quella nazionale focalizza solo i disastri e i fatti eclatanti, l’interesse della maggior parte della popolazione è basso e per lo più rivolto alla politica comunale, per lo meno nei piccoli comprensori, nelle tre principali città l’interesse cala vertiginosamente. Di contro in vista delle elezioni, si inizia a parlare di politica, fiorisce l’informazione locale, i politici sono vicini anzi vicinissimi e molte persone iniziano a peregrinare per le sedi dei partiti, disposte a fare ore e ore di anticamera per poter chiedere una “grazia” al politico di turno. Molto spesso una grazia che riguarda quegli enti che Lombardo “potrebbe” abolire, ma che in questo contesto non abolirà mai.

    Il mio pensiero è semplice: la Sicilia non è un’anomalia atipica del sistema italia, è solo una delle tante “interpretazioni” più o meno negative dello stato italiano. E così si ritorna a quello stato che fatica a evolvere il proprio modo di essere, per adattarsi ai tempi, che vorrebbe non cambiare mai anche se si trova spesso costretto a farlo da cause contingenti (Unione Europea, Economia, Geopolitica). Questo crea il paradosso di una nazione in cui passato e futuro convivono in maniera, diabolicamente, perversa, il tutto suggellato dalle colpe degli amministratori e degli amministrati che giocano a scaricarsi il barile o a giustificarsi a seconda delle circostanze e della tifoseria politica.

    2) Non interessa ai politici : Non so come funzioni altrove, ma in Sicilia, i partiti attingono a mani basse dalle stratificazioni degli apparati burocratici ; i vari enti ed enticelli, i ministeri, i sotto ministeri, i segretariati e i sotto-segretariati sono “vitali” per il (cattivo) funzionamento dei partiti, centinaia di persone sono state parcheggiate in attesa di tempi migliori o in memoria di una passata carriera. Alla luce di questa considerazione, che vi assicuro non essere un luogo comune, dubito fortemente che all’A.R.S approdi una simile “bomba atomica” e anche se arrivasse, non sarei sopreso se ci fossero risultati “satrapici” con bocciature che rasentano il 90%.

    3) Non interessa alla gente: sembra un paradosso, mi direte che i cittadini nella loro giusta indignazione si dovrebbero mobilitare per “ottenere” dei giusti provvedimenti. Purtroppo, quegli stessi enti ed enticelli, sono diventanti un formidabile ammortizzatore sociale che in quarant’anni ha generato una delle burocrazie più imponenti e meno funzionali del mondo. A questo aggiungiamo il fatto che del governo regionale in Sicilia si parla pochissimo, l’informazione locale è indifferente o monopolizzata, quella nazionale focalizza solo i disastri e i fatti eclatanti, l’interesse della maggior parte della popolazione è basso e per lo più rivolto alla politica comunale, per lo meno nei piccoli comprensori, nelle tre principali città l’interesse cala vertiginosamente. Di contro in vista delle elezioni, si inizia a parlare di politica, fiorisce l’informazione locale, i politici sono vicini anzi vicinissimi e molte persone iniziano a peregrinare per le sedi dei partiti, disposte a fare ore ed ore di anticamera per poter chiedere una “grazia” al politico di turno. Molto spesso una grazia che riguarda quegli enti che Lombardo “potrebbe” abolire, ma che in questo contesto non abolirà mai.

    Il mio pensiero è semplice: la Sicilia non è un’anomalia atipica del sistema italia, è solo una delle tante “interpretazioni” più o meno negative dello stato italiano. E così si ritorna a quello stato che fatica ad evolvere il proprio modo di essere, per adattarsi ai tempi, che vorrebbe non cambiare mai anche se si trova spesso costretto a farlo da cause contingenti (Unione Europea, Economia, Geopolitica). Questo crea il paradosso di una nazione in cui passato e futuro convivono in maniera, diabolicamente, perversa, il tutto suggellato dalle colpe degli amministratori e degli amministrati che giocano a scaricarsi il barile o ad giustificarsi a seconda delle circostanze e della tifoseria politica.

  11. luciano lavecchia

    @Giovanni Cincinnato
    1) concordo ed in particolare sono dell’idea che Lombardo possa, per disperazione, sconvolgere equilibri scomodi.. in parte lo ha gia’ fatto (anche se qualcuno lo ha chiamato “arRaffaele” per aver sostituito gli uomini di Cuffaro con i suoi)
    2) dia anche un’occhiata a questo http://www.innovazionepa.gov.it/media/546680/elenco%20consoc%20regioni%20-%20sicilia.pdf
    3) perfettamente d’accordo.. l’informazione e’ scarsa ma perche’ scarsa e’ la concorrenza…i quotidiani in Sicilia si contano sulla punta delle dita, e spesso la qualita’ delle informazioni riportate e’ scadente… pero’ c’e’ un certo movimento su internet (blog, siti et similia), compreso Chicago 🙂

Leave a Reply