1
Mag
2012

Per festeggiare il Lavoro, non regalate soltanto Leggi

“In Italia siamo tanto pronti a batterci per le tutele formali del lavoro, per i diritti del lavoratore, quanto pronti a chiudere non uno, ma due occhi su tutto quel lavoro irregolare e su tutte quelle persone che il lavoro non ce l’hanno”. Così ricordava (cito a memoria) Pietro Ichino in una conferenza qualche mese fa. Quello che dovremmo ricordare oggi, nella Festa dei lavoratori, è che tutte quelle tutele formali contenute nelle leggi del lavoro, create per difendere il lavoratore dalla disoccupazione, garantirgli un salario non troppo basso e difenderlo dai “ricatti” del datore di lavoro, semplicemente non sono bastate. 

Non sono bastate per difendere dalla disoccupazione, visto che solo il 56,9% degli italiani in età da lavoro è occupata. Non sono bastate per garantire un salario alto, visto che  secondo l’OCSE i salari netti degli italiani sono fra i più bassi in Europa. E non sono bastate per difendere i lavoratori dai ricatti del datore di lavoro, visto che, ad esempio, gli abusi nell’uso di contratti di lavoro sono stimabili in numero enorme.

La tutela reale al lavoratore, in termini di occupazione e di buoni salari, deriva dalla crescita economica. La crescita economica è la condizione necessaria perché si creino nuovi posti di lavoro. E maggiori opportunità di lavoro significano anche una maggiore possibilità per il lavoratore di rifiutare condizioni di lavoro svantaggiose. Al contrario, oggi, troppi lavoratori si trovano in una situazione per cui, pur di avere un lavoro, devono accettare qualsiasi condizione (ad esempio: aprire una partita IVA per fare un lavoro da dipendente, o firmare già al momento dell’assunzione la propria lettera di dimissione con la data lasciata in bianco).

Parlando di temi occupazionali, viene spesso fatto il confronto tra l’Italia e i paesi del Nord Europa dove sono stati raggiunti tassi occupazionali fino a quasi venti punti percentuali più elevati di quelli italiani (74,1% in Svezia, 69% in Finlandia e 56,9% in Italia, nel 2011). Un confronto che viene ricordato di meno è quello tra gli indici che misurano in questi Paesi la diversa libertà economica, ingrediente essenziale della crescita economica. Si dirà che di differenze tra Italia e paesi nordici ce ne sono tante;  questa però è troppo profonda per passare in secondo piano. Tra le tante classifiche, l’indice dell’Heritage Foundation per il 2012 indica che Finlandia e Svezia raggiungono rispettivamente la posizione 17 e 21 per libertà economica (i cui parametri principali sono: rule of law, governo limitato, efficienza nella regolamentazione e apertura dei mercati) mentre l’Italia è 91, dopo l’Azerbaijan, ma prima dell’Honduras. L’aumento dell’occupazione e la crescita economica non possono insomma fare a meno della libertà dell’iniziativa economica degli individui, libertà che deve essere reale e non soltanto scritta sulla carta costituzionale.

La mia impressione è che ancora troppe persone, a cominciare dai rappresentanti dei lavoratori, invece di chiedere crescita e libertà economica, si ostinino a difendere una legislazione sul lavoro vecchia di decenni e che semplicemente ha dato prova di non essere sufficiente a garantire quegli obiettivi di cui si faceva paladina. Quest’anno il Lavoro, per la sua festa, vorrebbe avere in regalo meno leggi e più crescita economica.

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7 Responses

  1. Antonio

    Certamente che quelle leggi non sono bastate. E per la semplicissima ragione che non sono le leggi del lavoro a creare occupazione, ma le condizioni dell’economia.

  2. Francesco P

    Sono risalito alla fonte accedendo al link dell’Heritage Foundation presente nell’articolo. Se quest’anno siamo al 92esimo posto nel ranking generale con un punteggio di 58.8, nel 2011 eravamo 87esimi con “Overall Score” di 60,3 e nel 2010 74esimi. Stiamo peggiorando di anno in anno rispetto a tutti i parametri.

    Se non si cambia rapidamente rotta, cosa che il governo Monti non sa o non può fare, il collasso dell’intera economia italiana è inevitabile. Paese ingessato+alta spesa pubblica inefficiente -> bassa competitività -> fuga o fallimento delle imprese -> tracollo.

    Quando si è in rotta di collisione bisognerebbe virare subito. Se parli ti danno dello iettatore (se va bene). Che differenza c’è fra Schettino e la nostra classe politica?

  3. Dino

    Non si riesce a far decollare il lavoro dall’alto perchè non provarci dal basso? Una proposta rivolta a semplificare la vita delle P M Aziende It. E’ la possibilità di poter accedere al SW messo a disposizione dallo Stato dove le Aziende, che lo desiderano ,possono inserire tutte le operazioni gestionali. Allo stato attuale dove si tende a controllare tutte le operazioni finanziarie non pensa che sia arrivato il momento di poterlo realizzare( alla fine quasi tutti desiderano operare risparmiando e con un pò di trasparenza reale in piu’) in una maniera radicale anzichè come è sempre avvenuto girando sempre attorno ai problemi , (complicandoci inutilmente la vita).Gli imprenditori farebbero convergere tutte le loro energie su quello che sono preparati a fare senza distrazioni .

  4. Beppe

    Purtroppo, bisogna mettersi in testa che siamo di fronte a una crisi economica e sociale senza precedenti. A mio modesto parere, i paesi della cosiddetta “economia avanzata” dovrebbero mettere in atto a partire da subito, pena il collasso sociale, alcune semplici politiche orientate a una vera economia sociale di mercato, libero ma con regole dettate da buon senso ed equità sociale. A tal proposito, l’Europa unita, se è tale davvero, deve fare subito almeno 5 cose:
    1-abbassare del 30% la spesa pubblica e, di conseguenza, portare la tassazione irpef a un livello decente;
    2-introdurre un limite massimo di 30 ore/settimanali lavorative per tutti i lavoratori dipendenti, con il divieto di ore straordinarie (salvo casi speciali e di estrema necessità, da concordare preventivamente con gli organi di controllo), al fine di creare un maggior numero di posti di lavoro e debellare la disoccupazione involontaria, senza però aumentare gli oneri a carico del datore di lavoro;
    3-lotta senza quartiere al lavoro sommerso e allo sfruttamento delle risorse umane e ambientali, senza dimenticare l’obiettivo di bonificare il territorio sia dalla criminalità organizzata e non, sia dal malaffare che vive e prospera all’interno di ogni gruppo sociale;
    4-risoluzione dei processi civili, con sentenza definitiva in un tempo massimo di 24 mesi, al fine di dare giustizia ai cittadini onesti e disincentivare chi trae vantaggi in un sistema attuale;
    5-premiare e incentivare con qualsiasi strumento tutti gli imprenditori che creano posti di lavoro all’interno della comunità, intesa come territorio dove si hanno le stesse regole di mercato economico e sociale, e per contro attingere a dazi di notevole importanza per le merci prodotte e importate da paesi che legalizzano e sfruttano senza regole le risorse umane e ambientali!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Non credo e non voglio dare alcuna ricetta magica per risolvere i problemi che ci accomunano, ma ho sentito il bisogno di far conoscere il mio modesto parere.
    Saluti

  5. luca

    ritengo che parte del “nanismo” delle imprese italiane sia dovuto allo statuto dei lavoratori che si applica alle imprese con 16 ed oltre dipendenti in quanto, per quello che ho appreso, e vi chiedo la cortesia di confermare o smentire, oltre tale soglia gli obblighi di rappresentanza sindacale divengono invasivi e onerosi. Potrebbero esservi, per soli 17 dipendenti, più rappresentanti sindacali, il cui costo aziendale diverrebbe decisamente intollerabile.

    Pertanto ora vi sono 2/3 o anche più addetti che vengono impiegati a rotazione e con contratti a termine per non superare la nefanda soglia dei 16 dipendenti. Se questo fosse vero, quanti posti a tempo indeterminato si verrebbero a creare a costo zero spostando la soglia di rappresentanza ad almeno 50 addetti e a non più di uno? ritengo migliaia.

    l’unico costo sarebbe quello del potere sindacale che come si sa non ha mai creato occupazione ne prodotto ricchezza, ma questo è un altro discorso.

  6. roberto manzoni

    Per festeggiare il lavoro NON FATE LEGGI , anzi non fatene piu’ per nessun motivo ne per nessuna ragione !
    roberto.manzoni@fastwebnet.it

    Andate a vedere chi è “l’imprenditore apistico “. legge firmata da Berlusconi e dall’emerito Ciampi (che dio ci scampi )

  7. Emilio

    @Dino
    Tempo fa, ho ricevuto un avviso (naturalmente a debito d’imposta) dell’agenzia delle entrate, relativamente ad una dichiarazione dei redditi (modello unico) precedente di un paio di anni.
    Invece di studiare il caso o di rivolgermi al commercialista, sono andato presso gli uffici dell’agenzia delle entrate (previo appuntamento on line) competente per territorio, con il duplice obiettivo di ottenere spiegazioni e poter rateizzare l’ulteriore debito fiscale.
    Ho ottenuto le spiegazioni, mi sono fatto calcolare le giuste deduzioni da utilizzare in compensazione ed ho ottenuto la rateizzazione del maggior debito fiscale.
    Dopo alcuni mesi, sorpresa! Equitalia Emilia nord mi notificava una cartella esattoriale per aver erroneamente applicato deduzioni d’imposta, quelle calcolate dal funzionario dell’agenzia delle entrate.
    Come vede, caro signore, il problema è un sistema fiscale complicato ed assurdo (anche i funzionari dell’agenzia delle entrate sbagliano!), che si fonda sull’abuso del diritto naturale.
    Le elenco i principali abusi, che sono la causa strutturale del malessere economico italiano (a parte la corruzione e la mafia – mafia nel senso di merito di appartenenza al gruppo, partito, famiglia):
    Acconto di imposta del 95%(cioè pagamento anticipato delle imposte relative all’anno successivo e calcolate sulle ultime = si paga doppio!);
    Ammortamenti decisi dal legislatore fiscale (cioè la reintegrazione del capitale investito dalle aziende – fonte principali per ulteriori investimenti e/o ammodernamenti – che sono la negazione dell’unica fonte di indipendenza finanziaria dell’azienda privata);
    Tassazione dei costi e del lavoro (indetraibilità dei costi per autovetture, telefonia e altre imposte, tassazione degli interessi passivi, ecc.);
    l’I.V.A., quale sovrimposta sul consumo (invece dell’unico, potente, controllo dei ricavi effettivi);
    Politica fiscale ossessiva (si cambiano le regole tutti gli anni, no! Tutti i mesi, no! Tutti i giorni!) e regale (sudditi invece di cittadini!).
    Ah! Dimenticavo, l’eccessiva “scaglionatura” dei contribuenti.
    Viva la libertà.

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