Lord Carter e la banda larga UK
Trovate qui l’equivalente britannico del rapporto Caio, la relazione predisposta da Lord Carter per l’estensione della banda larga nel Regno Unito. Gordon Brown ha tanti difetti, ma non sottovaluta come da noi in Italia l’effetto che un piano “vero” per la banda larga può esercitare sulla produttività del paese. Qui il suo editoriale sul Times di oggi, in cui dichiara che la banda larga è vitale come l’acqua e il gas. Da noi, il debito di TI e l’intreccio Mediaset-iptv, tra carriers e fornitori di contenuti, spaccia per piano di banda larga portare 2Mega a chi ancora non ce l’ha: con la banda larga c’entra come Giannino con Napoleone. Ma anche i britannici, in tempi di Gordon Brown, hanno i loro difetti. L’idea di finanziare il piano con una tassa speciale all’utenza, di 6 pounds per ogni linea telefonica fissa, è assolutamente sbagliata, almeno a mio giudizio e sono curioso di conoscere il vostro. La linea fissa dell’ex incumbent è da decenni pienamente ammortizzata, e non sono i suoi utenti a dover pagare aggiuntivamente per la banda larga: pagheranno già il giusto quanto sottoscriveranno i piani delle concrete offerte che sceglieranno per usarla. Al contrario, proprio perché la linea fissa è ammortizzata, l’accelerazione dello shift verso la fibra va finanziato non con tasse ma con politiche tariffarie adeguate. Cioè con tariffe adottate dal regolatore che, per esempio, sulla terminazione fisso-mobile non siano fatte ad uso e consumo dell’indebitato incumbent come da noi. E non escludendo Fastweb dall’asta delle residue frequenze UMTS un tempo aggiudicate da Ipse, come capita appunto da noi, per non turbare i gestori mobili già esistenti quando proprio quelle utenze potrebbero ottimizzare in alcuni punti l’offerta di servizio di chi ha la rete in fibra più estesa d’Europa.