22
Giu
2009

Settore Auto: quegli aiuti inutili

La settimana scorsa si è tenuto un importante vertice tra Fiat e il Governo; l’incontro ha messo in evidenza la strategia del gruppo torinese, che è quella di focalizzarsi sempre più sul mercato internazionale.
Questa è una necessità dovuta sia ad un mercato dell’automotive sempre più globalizzato che allo scarso appeal del nostro Paese come paese produttore di autovetture.
La Fiat ha esplicitato tale strategia non solamente con l’acquisizione del 20 per cento della proprietà di Chrysler e il tentativo di fusione con Opel, ma con una delocalizzazione, negli ultimi anni, della produzione verso paesi con un migliore ambiente atto agli investimenti.
Il gruppo guidato da Sergio Marchionne mette in evidenza due punti chiave del settore automobilistico italiano.Nella nuova alleanza tra Chrysler e Fiat, nel 2008, in Italia si sono prodotte circa il 15 per cento del totale delle vetture.
La quota di produzione italiana è molto bassa ed è in calo nell’ultimo decennio. Se nel 2000 la produzione di auto italiane era pari a 1,42 milioni, nel 2008 si sono fabbricate solamente 659 mila vetture. Il calo è stato pari ad oltre il 50 per cento, ma quel che più colpisce è il confronto con gli altri paesi europei.

Il primo paese produttore europeo di automobili è la Germania, che nel 2008 ha visto uscire dalle proprie fabbriche oltre 5,5 milioni di veicoli. La Francia ha fabbricato circa 2,14 milioni di auto, seguita da Spagna, 1,94 milioni e Gran Bretagna, 1,45 milioni. I livelli italiani di produzione sono molto distanti e questo è imputabile sia ad un costo del lavoro elevato che ad un ambiente non favorevole agli investimenti.
Si posso trovare due modelli di sviluppo del settore auto:

  • quello della Germania e  della Francia, i quali hanno diversi produttori nazionali, come Volkswagen, BMW, Mercedes per il primo paese o PSA e Renault per il paese Transalpino.
  • Spagna e Gran Bretagna sono invece caratterizzate da una produzione di case automobilistiche estere.

L’Italia ha un modello invece incentrato solo su Fiat, che nel 2007, ultimo anno con le statistiche disponibili, produceva il 97 per cento di tutte le automobili italiane.

Lo stesso Belgio, la Polonia e la Repubblica Ceca, nel 2008 hanno fabbricato più automobili dell’Italia e questo è dovuto non tanto a Fiat, che ha cercato di produrre laddove le condizioni economiche erano migliori, quanto ai diversi Governi Italiani che si sono succeduti e non sono mai stati in grado di favorire una produzione italiana con un abbassamento del costo del lavoro.
Quello che ne deriva è che, quando la Fiat ha dei problemi, tutta la produzione auto italiana ne risente e il Governo si sente costretto ad intervenire.

L’incontro tra l’azienda torinese e il Governo di settimana scorsa quindi è stato molto influenzato dagli errori passati delle diverse amministrazioni. Un aumento della Cassa Integrazione è il tipico intervento che non risolve il problema, ma è  la solita amara medicina per il contribuente italiano. Tale medicina che il Governo Italiano continua a somministrare al settore auto, forse era inevitabile, ma certamente non è il cambio di marcia che serviva per attirare produttori esteri.

Le politiche dovrebbero cambiare radicalmente, cercando di abbassare la tassazione, semplificare l’investimento di produttori esteri, al fine di rilanciare un settore, quello automobilistico, che in Italia ha sempre meno importanza.

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4 Responses

  1. Alberto

    Concordo pienemente ma… Perchè afferma che tale medicina -cassaintegrazione- “forse era inevitabile”?
    Di fatto così facendo lei giustifica e bolla come “inevitabile” la soluzione di continuità col passato di questo governo, almeno questo è quello che deduco.
    Cordialmente,

    Alberto

  2. Sul tema rapporti Fiat/Stato italiano consiglio il libro “Fiat, quanto ci costi?” (Stampalternativa) di Michele De Lucia.

    — Davide

  3. Andrea

    Gentile Alberto,

    da un punto di vista politico, la misura della cassa integrazione era “inevitabile”; purtroppo, in ambito dei trasporti, il Governo non ha mostrato la discontinuità che era necessaria.
    Giudico inevitabile dunque la decisione di questo Governo, proprio per mancanza di discontinuità con il passato.

    La ringrazio,

    Andrea Giuricin

    La ringrazio

  4. Marco Grasso

    La cassa integrazione esagerata usufruita dalla Fiat Ha comportato le seguenti conseguenze:1) Ha fatto credere a tutti i governi che la società fosse sana invece la sua sopravvivenza derivava da questi interventi che generavano notevoli utili per i proprietari e un aumento del debito pubblico pari a più di 500 miliardi di euro per gli italiani. 2)La direzione non ha mai preso in considerazione una sana ristrutturazione perché sicura di poter dopare sempre il mercato con soldi pubblici.3) Ha sempre fatto sopportare delocalizzazioni che un governo non in soggezione, dopo tutti gli aiuti avrebbe contrastato.(ultima la linea di produzione della nuova 500 che è l’ unica con un produttività degna una società sana. In Polonia.) 4) Ci fa sembrare normale che la Germania produca 5,5 milioni di auto,la Francia 2,14 milioni di auto, la Spagna 1,9 milioni di auto, la Gran Bretagna 1,45 milioni di auto, L’ Italia, con aiuti che sarebbero stati impensabili nelle altre nazioni 659 mila auto, tutti i dati relativi al 2008. Questo sarà un problema che lo consegneremo alle future generazioni, con la unica consolazione che ridimensionerà la prosopopea degli attori di questi accadimenti. Fioror

    @Alberto

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