Abruzzo: con gli espropri di Bertolaso, si ricostruisce sulla sabbia
Quando un’area viene colpita da un terremoto o da qualche altra calamità naturale, alle rovine materiali rischiano sempre di aggiungersi gravi danni di altro genere. Chi ricorda quanto avvenne in Irpinia, ad esempio, sa bene come le morti e le distruzioni causate dai movimenti tellurici introdussero – a causa delle scelte politiche compiute – ad una crescita esponenziale del potere e di conseguenza all’imbarbarimento della vita sociale. Dopo il disastro naturale, insomma, si è avuto il disastro “artificiale” indotto dai finanziamenti pubblici e dalle spartizioni correntizie.
È di queste ore l’annuncio che per la costruzione delle case provvisorie il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, ha predisposto una ampio programma di espropri. Come ha detto Bertolaso stesso, “gli elenchi sono stati esposti nell’albo pretorio e ne abbiamo dato comunicazione attraverso il nostro sito e i quotidiani locali, in quanto sono moltissimi e quindi non potevamo raggiungerli uno per uno”.
Così, però, non si ricostruisce nulla, perché non si rimette in piedi una società minando ancor più il pilastro fondamentale di ogni ordine civile: la proprietà privata. Colpire la proprietà vuol dire “terremotare” i principi fondamentali del diritto e proiettare un’idea di società in cui la realtà è a disposizione dell’Imprenditore per eccellenza: lo Stato.
Purtroppo, fin dall’inizio l’intera gestione del terremoto è stata basata sulla centralità della politica e di un apparato burocratico che si autorappresenta efficiente, invece che sulla valorizzazione dell’autonoma iniziativa delle imprese e delle famiglie della zona. Mettere in discussione in questo modo il diritto di proprietà, così che nessuno possa disturbare il “manovratore”, proietta ombre lunghe sul futuro della provincia aquilana.
Non c’è nessuna voce liberale che voglia farsi sentire?