16
Giu
2009

Boeri morde Marcegaglia e Sacconi

Da quando scrive su Repubblica, a Tito Boeri sono cresciuti i canini. L’economista della Bocconi era un commentatore molto più posato su La Stampa. Su Repubblica, i suoi toni sono ben sintonizzati sulla linea del giornale.
Secondo chi scrive, in parte è un bene, perché che Boeri e lavoce.info siano considerati “organicamente” parte della sinistra italiana, e come tali riconosciuti dal suo più importante  quotidiano, è di per sé un importante segnale di modernizzazione — della sinistra, s’intende. È pur vero che è più facile che sia Repubblica ad affilare le spade della logica economica contro il governo, se a Palazzo Chigi sta Berlusconi, com’era più probabile lo facesse il Giornale, quando c’era Prodi. All’opposizione, si pensa meglio.
Detto questo, trovo l’articolo di Boeri di oggi un po’ gratuito. Cerca di mettere insieme due cose: l’attacco al Ministro del Lavoro, con quello a Confindustria, che a Sacconi ha tributato larghi applausi a Santa Margherita Ligure, all’happening dei Giovani Industriali. Curiosamente, non attacca Federica Guidi, presidente dei Giovani che ha presentato una relazione in cui si parlava non di welfare ma di tasse (per due commenti, qui Carlo Stagnaro e qui Piercamillo Falasca) ma Emma Marcegaglia, colpevole di sostenere Sacconi su un punto: la necessità di rimandare a dopo la crisi la riforma degli ammortizzatori sociali.
Per arrivare alle critiche puntuali, Boeri prende un giro largo: e comincia criticando di giovani “di”, che andrebbero chiamati “figli di”: “non anticamera della classe dirigente ma stanze di cooptazione per gli amici degli amici”. Ora, le strutture “giovanili” di diverse realtà associative inevitabilmente aggregano i figli di chi vive e apprezza quelle stesse realtà. In parte, è così perché per un imprenditore che parte da zero è improbabile trovare il tempo per le liturgie di Confindustria, dove il tempo dell’anno è scandito da meeting e riunioni di vario tipo. In parte, perché chi aveva il papà che andava al Rotary sarà orgoglioso di andare al Rotaract. Il senso dell’appartenenza a un club si trasmette in famiglia.
Una struttura giovanile non puo’ certo “discriminare” contro i figli di: ma può aprirsi anche agli altri. La domanda diventa: quanti sono gli “imprenditori di prima generazione” fra i Giovani di Confindustria? Sospetto non moltissimi, ma sicuramente non sono “discriminati” dagli altri. Ve ne sono anche a capo di associazioni locali.
E poi, di qualcuno figlio lo devi pur essere. Ci sono figli che dissipano il patrimonio dei padri e altri che lo moltiplicano. Bernardo Caprotti non nasce indigente: ma era un grande imprenditore, e s’è inventato Esselunga. Gianni Agnelli è il “nipote di” per antonomasia. Se ne ignora una sola decisione imprenditoriale di genio, ma la stampa lo ha adorato per tutta la vita. Suo fratello, nipote alla stessa maniera, ha avuto forse idee migliori ma meno adoratori.
Dire che non dovremmo giudicare la gente dal cognome che porta è banale, ma è anche vero.
Nel merito, poi, Boeri accusa i Giovani di Confindustria di:
– non aver difeso lo scambio ammortizzatori sociali/ flessibilità, perche’ in questo momento vi sarebbe bisogno di licenziare e non di “ingessare” gli organici usando la chiusura dei contratti a termine come valvola di sfogo obbligata per la riduzione dei costi;
– aver applaudito Sacconi che invitava “beffardamente” i giovani (quelli non figli di) ad “andare a lavorare”.
Sull’ultimo punto, credo Sacconi sia stato applaudito perché ha valorizzato l’esperienza del lavoro rispetto a quella della “transumanza” in facoltà e corsi di laurea di dubbia reputazione (ha tirato in ballo la “solita” scienze della comunicazione). Non è proprio la stessa cosa.
Sul primo, le ragioni di Boeri (e di Giavazzi, Alesina, Ichino…) sono note. Mi sembra che però anche Sacconi abbia una freccia nel suo arco: il pericolo che una riforma di quel tipo, in un momento di crisi, abbia l’effetto di aumentare la dipendenza da welfare, incoraggiando le persone ad abituarsi a vivere a carico dello Stato. È una preoccupazione tanto risibile, da non andare neppure considerata?

1 Response

  1. Anche secondo me per arginare i problemi attuali sarebbe piu’ opportuno abbassare le tasse piuttosto che creare ammortizzatori sociali. Anzi, sono proprio contrario agli ammortizzatori sociali: inviterebbero le persone a non trovarsi un lavoro.

    Ma ancora piu’ importante di queste proposte ce ne sarebbe un’altra, fondamentale: abolire gli ordini professionali.

    Vi rimando al blog:
    http://www.ordiniprofessionali.wordpress.com

    — Davide

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