27
Nov
2009

Sindaci per il federalismo? Solo chiacchiere se i tributi non sono “manovrabili”

Mentre da più parti (ieri ne parlava su “MF” Roberto Sommella) trapela qualche notizia in merito ai piani di Giulio Tremonti per una riforma delle aliquote Irpef (che l’anno prossimo potrebbero ridursi di numero, ma scendendo solo a 4 e nella migliore delle ipotesi a 3), al tempo stesso in Veneto, Lombardia e Piemonte sta iniziando a prendere quota un’iniziativa di sindaci – leghisti, ma non solo – volta a premere sull’acceleratore della riforma fiscale in senso federale. Read More

26
Nov
2009

Quando la politica procura strani compagni di letto: il caso del taglia-incentivi

Ricevo da una persona che segue molto da vicino il dibattito parlamentare sui temi energetici e, per ragioni professionali, non può esporsi col suo nome proprio. Credo però che queste riflessioni siano assai utili a capire le bizzarrie del momento, e del paese, in cui viviamo. (cs)

La semplice notizia di un emendamento taglia-incentivi al Cip6 e alle rinnovabili (appena ritirato) è bastata a far divampare un nuovo incendio in Confindustria. L’allarme lo han lanciato martedì i produttori di energia da fonti alternative e gli ambientalisti. A stretto giro sono seguite le voci preoccupate di viale dell’Astronimia e dei grandi produttori elettrici. Nel frattempo il ministro Calderoli, sospettato di sponsorizzare la proposta per conto di Antonio Costato (bestia nera degli energetici in Confindustria) denuncia adirittura di aver subito minacce di morte.

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26
Nov
2009

Landesbanken-Odyssey: i contribuenti tedeschi ringraziano

Continua il nostro Landesbanken-watch. Giusto così per non farci mancare il buonumore. Incominciamo con Bayern LB, sì proprio lei, la banca con gli alberghi a cinque stelle. Ebbene, la cassaforte bavarese, dopo i 10 miliardi di iniezione di liquidità garantiti dal governo regionale, pareva essere ormai al di là del guado, quando sono esplose le difficoltà di Hypo Group Alpe Adria, sua controllata rilevata improvvidamente nel 2007 e da sempre nota per aver problemi di capitalizzazione; HGAA ha dato chiari segnali di cedimento a causa del crollo degli affari ad Est, in particolar modo in Croazia, dove i fallimenti di piccole e medie imprese negli ultimi mesi si sono infittiti. Alpe Adria ha già ricevuto lo scorso anno 900 milioni di euro dal governo austriaco e 700 dalla controllante bavarese. Read More

26
Nov
2009

Chiudere Termini Imerese? Di Stefano Feltri

Riceviamo da Stefano Feltri e volentieri pubblichiamo.

Ma c’è qualcuno che ha il coraggio di suggerire che forse Termini Imerese deve chiudere? Il ministro Claudio Scajola parla di “follia”. Il Partito democratico non è molto presente nel dibattito, assai più occupato a nominare la segreteria formale e quella ombra. Ma parlando con la nuova squadra economica di Bersani, sono tutti d’accordo: la fabbrica non deve chiudere.

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25
Nov
2009

Evasori senza figli

Si potrebbe persino pensare – il sospetto che i potenti la sappiano lunga notoriamente conforta – che dietro il dollaro debole ci sia un piano dell’Amministrazione: tenere il dollaro basso fino alle elezioni di mid-term del 2010, in modo da fare ripartire il settore manifatturiero per ridurre la disoccupazione.

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25
Nov
2009

Tremonti, Bonaiuti, il Pil e la dura statistica

Il ministro Tremonti ci ha dato ieri buone notizie sul Pil atteso per il prossimo anno:

“Può essere che il 2010 chiuda con un segno positivo o particolarmente positivo con 1% o piu’ di 1%”. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti vede la luce in fondo al tunnel e all’assemblea dell’Unione industriali di Roma azzarda una stima sulla ripresa in Italia. Ma, aggiunge, “notiamo che non è un uno da sopra ma un uno da sotto”. Il ministro ha ricordato che nel 2008 il Pil è calato dell’1% e nel 2009 si ridurrà di circa il 5%. Ecco perché se il 2010 chiuderà con un segno positivo questo vuol dire che “si risale dopo aver perso il 6% in due anni” (RaiNews24, 24 novembre).

Molti hanno ripreso oggi la dichiarazione di Tremonti. Tra essi il sottosegretario alla Presidenza Bonaiuti:

Nel 2010 addirittura Tremonti prevede un Pil in crescita dell’1%. Bisogna tenere conto anche del fatto che veniamo da dati negativi: -1% l’anno scorso e -5,5% quest’anno. La crisi non investe solo noi ma tutto il mondo, e noi partiamo da un -6% per andare a un +1%”.

Nessuno sembra invece aver rilevato una piccola (ma non trascurabile) particolarità statistica nel positivo annuncio: una cosa è il tasso di variazione di una grandezza (in questo caso il Pil reale dell’Italia), altra ben diversa è il suo livello nel tempo. Se poniamo il Pil del 2007 pari a 100, nel 2008 il suo livello è sceso a 99, avendo registrato un tasso di variazione del -1%, e poichè nell’anno che sta per chiudersi è attesa una riduzione ulteriore  di circa il 5%, il livello del Pil scenderà a 94 (non uso, volutamente, i decimali). Nel 2010, invece, se farà come prevede Tremonti e come tutti auspichiamo, un +1%, si riporterà a (circa) quota 95, quindi cinque punti percentuali sotto il livello di partenza e non uno sopra come l’affermazione di Tremonti, se erronenamente interpretata, può indurre a credere.

A questo punto la domanda diventa un’altra: a quali tassi dovrebbe crescere il Pil nel 2011 e 2012 per fare in modo che il livello che l’attuale legislatura lascerà alla successiva sia almeno pari a quello che ha ereditato dalla precedente (quindi il nostro 100 di partenza)? La risposta è: più del 2,5% in ognuno dei due anni. Si tratta di un obiettivo decisamente fuori portata . Abbiamo quindi la certezza che la grave recessione in corso, coniugata con l’impossibilità di riforme strutturali rilevanti, farà in modo che la XVII legislatura partirà con un livello di Pil inferiore a quello conseguito al termine della XV. Considerando che la popolazione residente in Italia è in crescita, il dato si aggrava ulteriormente se facciamo riferimento al Pil pro capite anzichè quello complessivo.

25
Nov
2009

Difendere Hayek, ma anche Fama

Ci siamo già occupati delle tesi di Paul De Grauwe, che insegna a Lovanio, è consigliere del presidente della Commissione Europea Barroso, e che personalmente apprezzo più come studioso delle aree monetarie ottimali e subottimali sulla grande scia aperta decenni fa da Bob Mundell, che come economista teorico. Le sue analisi sul dollaro, per esempio, sono preziose di questi tempi. In questo contributo, invece, propone un nuovo step nella strada che sta tentando di battere, quella di una sorta di riunificazione su nuove basi delle teorie economiche, emendando neokeynesismo e marginalismo di quelli che a suo giudizio sono difetti presenti in entrambi i campi. Ve ne propongo la lettura perché è utilissimo da una parte, comprensibilissimo anche ai non economisti come i più di coloro che qui leggono. E, contemporaneamente, perché nella sua piana seduttività contiene a mio giudizio un errore dal quale proprio i non troppo versati devono guardarsi con grande attenzione, perché è diffusissimo nel mainstream e orienta molto il dibattito pubblico. Read More

25
Nov
2009

Per i lettori di Taylor: nuove prove dell’instabilità prodotta dai governi

Spero che molti di voi abbiano letto Getting Off Track di John Taylor, che abbiamo tradotto e pubblicato per IBL Libri.  Conoscete in quel caso la sua – nostra – tesi. A portare la responsabilità prevalente della crisi finanziaria sono stati i tassi troppo bassi praticati in USA dal regolatore monetario,  nonché decisioni sbagliate del regolatore politico. Aggravate infine, dopo la decisione di far fallire Lehman Brothers, dalla richiesta di pieni poteri discrezionali avanzata in Congresso dall’Amministrazione e dalla FED una settimana dopo. A poteri di guerra richiesti, la reazione dei mercati fu quella classica a ogni rischio di guerra: la paura. Sul suo blog Taylor continua ad accumulare chart che dimostrano come l’instabilità si produca per influenza di decisioni politiche, o leaks di orientamenti politici in corso di formazione. Guardate per esempio qui, sul caso Fannie Mae.