10
Nov
2009

Senza “exit strategy”, nuove bolle in arrivo. Ma stavolta non le si addebiti al mercato

Davvero riesce difficile capire come si farà, la prossima volta che il mondo ci cadrà sulla testa, a buttare di nuovo la croce addosso al mercato selvaggio e agli speculatori.

La notizia dell’ultima ora ci racconta di borse di tutto il mondo alle stelle a seguito della decisione dei membri del G20 di rinviare ad un domani del tutto indefinito la “exit strategy”. In altre parole, il ritorno a logiche economiche responsabili. Read More

9
Nov
2009

Il petrolio: vittima o carnefice?

Quando un giorno, tra tanti anni, avremo una visione chiara di quello che è accaduto in questi anni, una domanda a cui qualcuno dovrà rispondere è: che ruolo ha avuto il petrolio? In quasi tutte le crisi passate, e non solo in quelle che non a caso chiamiamo petrolifere del ’73 e ’79, i prezzi del greggio sono stati una delle cause evidenti del rovescio economico. Nel 2007-2009 le cose sono andate diversamente. Secondo quanto anticipato da Kate Mackenzie, l’Agenzia internazionale dell’energia, che domani presenterà il World Energy Outlook 2009, esprime una prima sentenza: di colpevolezza.

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9
Nov
2009

Il Cipe, la macchina del tempo e il ponte sullo spreco

Non vi sono altre spiegazioni possibili alla decisione del Cipe di venerdì scorso di bloccare lo stanziamento di 800 milioni di euro previsti per la banda larga e nello stesso tempo di finanziare con 1,3 miliardi il progetto del ponte sullo stretto: in mezzo al tavolo quadrato che arreda la sala Cipe del palazzo di via XX Settembre, storica sede del Ministero del Tesoro, deve essere apparsa la macchina del tempo del film ‘Ritorno al Futuro’ e aver riportato indietro di qualche decennio i membri dell’illustre comitato. Solo così diventa razionale la priorità che è stata data: il ponte sullo stretto è un grande opera resa immensamente inutile dalla liberalizzazione dei cieli europei (completata nel 1997) e dal conseguente sviluppo del trasporto aereo.
Se fino alla metà degli anni ’90 l’utilizzo del mezzo aereo non era alla portata di tutti e molti italiani si facevano ancora in auto la penisola per imbarcarsi sui traghetti tra Scilla e Cariddi, oggi non è più così: le merci viaggiano sempre più in nave, magari su comodi trasporti Ro-Ro, mentre i passeggeri, anche i più giovani e squattrinati, prendono l’aereo. Furono solo 3,7 milioni negli aeroporti siciliani nel 1990 ma già 7,2 nel 2000 e oltre 11 milioni nel 2007 e 2008. Nello stesso periodo il trasporto ferroviario passeggeri e merci, che secondo le previsioni dell’advisor economico del progetto era destinato ad una crescita impetuosa, si è praticamente dissolto.
Prima di buttare nello stretto un sacco di quattrini del contribuente di stato ‘high cost’ non era forse meglio se il governo faceva rivedere l’analisi di economicità dell’opera, ormai risalente a quasi dieci anni fa, lasciando prevedibilmente spazio al viaggiatore di mercato ‘low cost’?

8
Nov
2009

Obamacare. L’attivismo cattolico

A quello che ha scritto Oscar Giannino mi permetto solo di aggiungere una piccola considerazione. A costo di sembrare ripetitivo.  Il fattore “religione” è stato decisivo anche in questo caso. Come scrive il Christian Science Monitor fino all’ultimo momento erano ben 40 i voti contesi. Soltanto la decisione di inserire  una clausola che vieta l’utilizzo di fondi federali per finanziare l’aborto (salvo alcune eccezioni) ha permesso a molti  pro-life Democrats indecisi di varcare il Rubicone. Il CSM racconta dell’attivismo dei lobbisti della Catholic Bishop’s Conference nelle stanze di Nancy Pelosi. Per carità, tutto legittimo e trasparente soprattutto in America.  Avendo conseguito questo risultato, non è da escludere che i vescovi riescano a persuadere qualche Repubblicano per il voto in Senato.  D’altronde la lettera del 7 novembre parla chiaro:

For the Catholic Church, health care is a basic human right and providing health care is an essential ministry. We pick up the pieces of this failing system in our emergency rooms, clinics, parishes and communities. This is why we strongly support Congressional action on health care reform which protects human life and dignity and serves the poor and vulnerable as a moral imperative and an urgent national priority.

8
Nov
2009

Sanità, in Senato con questa luna Obama non passa

Il voto alla Camera dei Rappresentanti sulla sanità è un successo solo per modo di dire, per l’amministrazione Obama. Il sì per soli 5 voti di maggioranza contro 215 voti negativi si deve al fatto che un solo repubblicano ha votato per l’Healthcare Bill, mentre la bellezza di 39 democratici hanno votato contro. Su moltissimi siti USA potete leggere in queste ore analisi a iosa, sul fatto che ben 31 su 39 appartengono a distretti dove i repubblicani erano andati bene alle presidenziali o sono tradizionalmente forti, su come molti di essi appartengano  agli old blue dogs che sono tradizionalmente i più centristi e i meno liberal, e via proseguendo. Ma se questo è stato il risicato esito alla Camera, dove la maggioranza democratica è schiacciante, una cosa appare non dico sicura ma molto probabile: al Senato questo testo NON passa. E quando inizieranno a cambiarlo, vedremo se non sarà l’inizio dello stillicidio di una presidenza che comincia avere molta ma molta condensa sul suo parabrezza, e molta ma molta meno sicumera di aver messo al bando i conservative per chissà quanti decenni.

8
Nov
2009

“Ad verecundiam”. Ovvero, prendi l’arte e mettila da parte

Marco Paolini è un attore di qualità: forse uno tra i migliori dell’Italia di oggi. Sa occupare la scena e, anche da solo, è capace di mentenere viva l’attenzione del pubblico, usando la mimica e la voce, e soprattutto avendo la capacità di adattare la propria presenza alle diverse situazioni. Da tempo, Paolini predilige un teatro “civile”: una realtà che ha una lunga tradizione e vanta anche nomi illustri. Read More

7
Nov
2009

Fiat, per la prima volta un Marchionne trombone

Sarà che sono nato e cresciuto a Torino, Mirafiori Nord, tra corso Agnelli e corso Tazzoli. Diversi decenni fa, quando il quartiere era una repubblica socialista sovietica col Pci oltre il 70%, ma erano al contempo tutti devoti agli Agnelli e alla Juventus, ho contratto un doppio anticorpo: ai comunisti, e ai padroni che campano grazie allo Stato. Sin qui, in quattro anni, Marchionne era sempre stato di tutt’altra pasta, rispetto a quell’insopportabile tono “noi siamo l’Italia” con cui gli Agnelli incassavano gli aiuti di Stato da una parte, e dall’altra regolarmente continuavano ogni ics anni a rischiare il fallimento se non li salvava Cuccia. Ma la dichiarazione di Marchionne sul mezzo miliardo di crediti che la Fiat vanta dallo Stato mi ha fatto per la prima volta tornare il pessimo sapore di un tempo in bocca. Qui crediti alla Fiat spettano, per carità, visto che gli incentivi all’auto sono stati concessi per legge dall’attuale governo. Ma l’auto li ha avuti e gli altri settori no. Se l’auto a Torino è tornata a vedere l’utile nel terzo trimestre, lo deve a questo. Se ha sostenuto fatturato e margini, lo deve a questo. Che tutto questo ora Marchionne lo presenti come merito proprio, e anzi tronfiamente accusi lo Stato di non pagare il suo credito abbastanza in fretta, quando nella sanità del sud i fornitori privati attualmente sono pagati anche a 800 giorni dalla fatturazione, è un vero schifo. Anche i migliori, evidentemente, possono contrarre a lungo andare le malattie genetiche delle imprese che guidano.

7
Nov
2009

A vent’anni dal muro: non dimenticare

Mi impressiona un poco che, nelle rievocazioni della caduta del Muro, manchi puntualmente un protagonista: Ronald Reagan, ridotto a comprimario in resoconti in cui si celebra la lungimiranza di Gorbaciov o Kohl, o si rivaluta Craxi spietatamente (e giustamente) confrontato con la miopia dei leader del PCI. L’assenza di Reagan e’ la rimozione del piu’ ideologicamente pericoloso dei protagonisti di quelle vicende. L’unico forse che lucidamente perseguiva cio’ che si sarebbe poi verificato, abbattuto il Muro: un’esplosione di liberta’. Un modesto contributo per non dimenticare e non dimenticarlo. Mr Gorbaciov, Tear Down This Wall.