8
Apr
2011

Niente liberalizzazioni, ma invece un altro patentino…

Nonostante la molta e spesso inutile retorica spesa a favore della necessità di aprire spazi all’iniziativa privata (anche modificando la Costituzione, se necessario), il nostro apparato politico-burocratico continua a procedere sulla vecchia strada, moltiplicando norme, gruppi privilegiati, obblighi di vario genere.

L’ultima “trovata” consiste nel pretendere che chiunque voglia installare semplici router disponga di un apposito patentino. Il ministero dello Sviluppo economico ha infatti avviato una consultazione sul tema e la bozza del decreto ministeriale che è già disponibile on line ha fin da ora suscitato molte – e più che legittime – reazioni negative. Nel sito www.ilsoftware.it Michele Nasi ha ripreso la questione in un pezzo intitolato “Tecnico obbligatorio per l’installazione di un router?” (lo si trova anche altrove: ad esempio, nel sito 01net.trade, qui).

Come già detto, nel sito del ministero è possibile consultare la bozza, che è lì ad attendere critiche e osservazioni. È bene allora che quanti sono del settore, ma in realtà chiunque abbia a cuore un’Italia con meno lacci e lacciuoli, faccia sapere in tutti i modi al ministero che non è proprio in questo modo che si apre la strada allo sviluppo dell’economia. Seguitando con simili misure si intralcia solo chi vuole lavorare, senza proteggere in nessuna maniera il consumatore, che anzi finirà per pagare in prima persona gli oneri conseguenti a tale normativa e le restrizioni alla concorrenza che ne deriveranno.

(Ringrazio l’amico Giancarlo Gervasoni che mi ha segnalato la cosa.)

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24 Responses

  1. Luciano Mollea

    Leggendo le “esclusioni” del DM, ci sono due chicche (evidentemente qualcuno ha fatto notare la boiata):

    1. In attuazione del disposto di cui all’articolo 2, comma 2, lettera f) del decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198, gli utenti possono provvedere autonomamente all’esecuzione dei lavori di cui all’articolo 2, comma 2, quando l’impianto interno di comunicazione elettronica, indipendentemente dalla sua complessità e dalla larghezza di banda offerta dall’operatore di rete, ha una capacità non superiore a dieci punti di utilizzo finale e l’allacciamento dell’impianto stesso alla rete pubblica di comunicazione elettronica richiede il solo inserimento del connettore nel relativo punto terminale di rete.
    2. Il solo allacciamento diretto di un terminale ad un punto di utilizzo finale non richiede l’intervento di imprese di cui all’articolo 2, comma 2.

    La cosa è abbastanza scema, comunque, perchè il punto 1 per il router casalingo non vale: non devi solo inserire il connettore, ma ad esempio bisogna configurare il wifi e/o la connessione ADSL. Idem il 2: ad essere capzioso se metto due router in cascata?

    Non ho parole.

  2. Temo che questo provvedimento sia perfettamente in linea con l apolitica di identificare in modo preciso chi si collega ad internet: una delle scappatoie per collegarsi ad internet in modo anonimo era quella di collegarsi a reti wifi mal configurate, utilizzando cosi’ accessi privati da cui e’ praticamente impossibile risalire al reale autore delle attivita’ su internet. COstringendo tutti, anche i privati a rivolgersi ad un installatore autorizzato, i router privati sarebbero (o si pensa che..) configurati in modo da poter impedire connessioni anonime e choudendo questa tremenda falla che impedisce ai nostri giudici di intercettare pure le connesisoni internet. Resta il problema che chi vuole delinquere, con simpatici tools a disposizione sulla rete (e senza neanche doverli installare, sono disponibili file che si caricano su chiavette USB che permettono di fare di tutto e di piu’) che permettono di penetrare in qualsivoglia rete wifi senza troppo sforzo e anche senz aessere abli conoscitori dell’informatica (sono pubblicati anche gli “how to” per penetrare nelle reti wifi, basta sapere leggere un nglese basilare). Tutto questo si riduce in una misura che non puo’ raggiungere i risultati che si prefigge, ma crea un mercato di prestazioni totalmente inutili che senza questa misura nessuno si sognerebbe di richiedere. Sarebbe poi bello vedere come si deve comportare chi ha gia montato il router wifi e se lo e’ fatto montare dai tecnici alice e fastweb, che ci sono perfino su iphone e ipad i programmi per sproteggerli al volo e connettersi a questi router configurati da bestia (e non avete idea di quanti ce ne sono in queste condizioni. Praticamente io ne vedo uno ogni 4 in cui il telefono riuscirebbe a connetteris, visto la configurazione standard che hanno i router).

  3. Francesco

    Copio l’email appena inviata
    Alla c.a.
    Ministero dello Sviluppo Economico

    Gent.mi,

    sono titolare di un’ impresa che lavora in ambito di europrogettazione e ICT.
    Dopo aver preso visione della bozza di decreto all’indirizzo http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/Dip_Comunicazioni/Bozza_DM_attuativo_dlgs_198-10.pdf
    E soprattutto avendo letto la frase riportata all’art. 10, comma 1 della bozza, che di fatto istituirebbe per legge la necessità di avere un permesso e un titolo di studio tra quelli citati per installare dei semplici router di accesso ad internet quando si supera il numero di 10 postazioni collegate, mi chiedo sinceramente che tipo di beneficio possa portare una tale regolamentazione. Ormai persino i singoli pc, sia Windows (da xp in avanti) che Linux che MacOS sono in grado di condividere la propria connessione ad internet attraverso LAN (sia wireless, reti “ad-hoc” che via cavo, quindi superando con un semplice switch i 10 pc collegati) e comportarsi di fatto come router. Questo significa che anche per configurare l’accesso ad internet del proprio pc servirebbe un’autorizzazione, se lo si usa condividendo la connessione?
    Altre tipologie di impianti (elettrico, gas ecc) presentano inoltre un reale rischio per la salute se non installate a regola d’arte, da cui le necessarie regolamentazioni. Quale rischio per la salute deriva invece da un router male configurato? La temporanea mancanza di accesso Internet e quindi il mancato accesso a servizi di emergenza?
    Mi chiedo quindi se questo decreto si inserisce in un più ampio percorso di sviluppo per rendere Internet un servizio essenziale al pari del telefono o dell’elettricità (e in tal senso un’installazione a regola d’arte potrebbe teoricamente avere una logica, anche se ovviamente non attuata in questo modo) oppure semplicemente tende ad introdurre nuovi obblighi e regolamentazioni senza per questo portare le relative garanzie sulla diffusione della banda larga e sul necessario potenziamento della rete nazionale.
    Ricordo inoltre che stiamo parlando di dispositivi che lavorano a bassa tensione, rispettando tutte le normative comunitarie sull’emissione di onde elettromagnetiche (se wifi) oppure senza neppure emettere radiazioni (dispositivi LAN). Sono quindi intrinsecamente da escludere rischi alla salute umana dovuti a errata configurazione.

    Se invece si parla di sicurezza di rete dal punto di vista informatico, preciso infine che la nostra rete informatica è totalmente auto-configurata, avendo noi richiesto una linea senza router, detta “naked”. Questo perché i router pre-configurati forniti da Telecom Italia (che secondo un nostro studio interno era comunque meglio degli altri operatori) per le aziende non soddisfacevano i nostri requisiti in termini di sicurezza informatica (firewall inadeguato, hardware fornito obsoleto, flessibilità di configurazione inesistente e solo tramite call center, programmi disponibili su internet per sproteggere il router dall’esterno, password uguali per decine di migliaia di router in Italia (!) e altre amenità, se questo è il maggiore operatore nazionale basta immaginare di cosa sono capaci gli altri). Ci siamo dovuti configurare la connessione per avere la certezza di essere gli unici ad utilizzarla ed essere protetti contro attacchi esterni. Cose per cui ovviamente Telecom Italia, l’operatore che sarebbe “certificato” declina, oggi e domani, ogni responsabilità. Di nuovo la stessa domanda – perché il tecnico Telecom (che pure abbiamo ritenuto essere migliore degli altri operatori) dovrebbe essere la persona “autorizzata”, quella che pur inadeguata si tiene le password di configurazione del router senza che io possa rimediare ai suoi errori e si fa scudo di un call center che non risponde mai, lasciandomi magari per settimane esposto a potenziali attacchi informatici esterni?
    Oppure grazie a questo decreto potrò rivalermi sull’installatore se a causa della sua cattiva configurazione subisco danni dovuti ad attacchi esterni? Di chi sarebbe in tal caso la responsabilità, soprattutto se posso dimostrare, parametri alla mano, che io avrei potuto configurare gli apparati meglio del tecnico “autorizzato”, che per risparmiare installa la stessa configurazione di rete ovunque?

    Cordialmente,
    XXXXX

  4. mamma mia…sono proprio fuori di testa questi…oramai il router di casa lo installa mio figlio che di anni ne ha sei e questi pensano al patentino… e poi come facciamo con quelle chiavette che si autoinstallano e fanno anche da router? oramai le vendono tutti gli operatori di telefonia mobile…se devono scrivere queste leggi meglio che restino in parlamento a giocare con l’ipad

  5. Roberto 51

    Ma il sig. Ministro ha mai visto un router, anche da poche decine di Euro, in vita sua?
    Non è questo il governo che vuole cambiare la costituzione per semplificare la vita alle piccole aziende?
    Ho provato a leggere il testo del provvedimento: un povero ing. elettronico si trova a mal partito, in mezzo ad un ginepraio di rimandi ad altri articoli, citazioni di norme, termini e sintassi fantasmagorici e assolutamente stupefacenti; alla faccia della semplificazione!
    Ricordo che l’unico che ha tentato di liberalizzare qualcosa, a tutt’oggi, è il Pierluigi, che dovette sfidare le ire di tutte le corporazioni anche solo sfiorate. Non è che quelli che si avvicinano di più almeno ad una parvenza di politica liberale/liberista sono proprio i comunisti?

  6. Rino

    Ho letto il decreto … davvero stomachevole.
    Per chi fosse interessato, segnalo l’art.3 e l’art.6, comma 1.
    E’ un decreto folle …

  7. Giovanni Cincinnato

    Aberrante.

    Una persona che possiede conoscenze tecniche approfondite e che magari è già un sistemista ferrato, non può lavorare per i cavoli propri perchè deve andare da un “baciapive” di qualche oscuro ufficio pubblico a chiedere un autorizzazione, per fare delle cose che in ogni altro paese del mondo (financo in somalia) non richiede nessuna autorizzazione.

    Questa è la risposta di questo (scarso) governo, all’appello per un rinascimento digitale in Italia che anche Oscar Giannino aveva sposato. Perciò invece di incentivare l’acquisizione e l’utilizzo delle conoscenze informatiche, i politicanti, piazzano un bel dazio e creano una nuova categoria : gli installatori di router autorizzati. Dato che le cose stanno così suggerirei di mettere una tassa di 50 € per ogni linguaggio di programmazione conosciuto e magari di 1 € per pagina web posseduta, così questi decerebrati del secolo scorso riusciranno a distruggere anche il futuro prossimo venturo.

    SIETE DEI CIALTRONI!!!

  8. Borderline Keroro

    A questi bisogna dare una bella regolata, altrimenti un po’ per volta pretenderanno il patentino (o titolo di studio equipollente) anche per andare in bagno.
    Non riesco a scorgere dove stia il liberalismo in questo governo (che pure avevo votato).

  9. marco

    certo che questo governo che aveva al primo punto del programma
    le liberalizzazioni, fa veramente ridere.
    aridatece Bersani con le lenzuolate !!!

    a casa questi vergognosi destrorsi, e soprattutto senza pensione.

  10. Daniele

    I signori ci stanno prendendo per i fondelli, TUTTI loro lo stanno facendo.
    Noi, che siamo il popolo bue, ci lasciamo prendere per i fondelli e non facciamo nulla per evitarlo.
    Non è merito loro, loro fanno esclusivamente i loro interessi, tanto noi, popolo bue, stiamo a vedere e a subire passivamente.
    Noi li abbiamo votati e solamente noi possiamo mandarli a casa. Ricordiamoci quando andremo a votare, ricordiamoci che è l’unico momento in cui LORO sono vulnerabili.
    Il problema è chi votare, ma questa è un’altra storia.
    Buona giornata e che Dio ci aiuti!!!

  11. Riccardo Russo

    Ciao,
    solo per segnalare che ai mie tempi “MA INVECE” era segnato dalla maestra di scuola media come errore rosso. Ora pare che anche questa regola sia saltata

    Riccardo

  12. lucio

    siamo alla frutta, ma quali liberalizzazioni… siamo in leggera controtendenza… caro B continua pure a deluderci che al 58% ci arrivi di sicuro 😛

  13. Io mi chiamo Bruno Crema e sono membro attivo del PD, sono molto più liberale del più liberale del PDL, certo meno liberale di Oscar :).
    Ho però paura di una cosa, indipendentemente dai partiti e dalle compagini governative in Italia non si riesce ad imboccare la via della liberalizzazione.

    Buona fortuna a noi tutti,
    Bruno Crema
    PS nome e cognome perchè io non mi nascondo

  14. Manuel Montanari

    Scusate ma questa proposta cos’è se non una nuova tassa?

    LA TASSA PER POTER ESSERE ABILITATI AD INSTALLARE I ROUTER!!!!

    Il prossimo passo sarà un patentino per piantare i chiodi nel muro..

    Cordialità

  15. Guglielmo

    se scrivevi “ma invece” la matita te la ficcava nella mano altro che segno rosso.
    In Italia ci vorrebbe un nuovo “partito” veramente liberale anche se fa l’uno per cento dei voti almeno per cinque anni non si rischia la cirrosi ogni volta che si apre il giornale e si leggono menate come questa.

  16. Concordo pienamente, al posto di scervellarsi e perdere tempo inventando inutili patentini per installare router,sarebbe più serio e utile adottare un Agenda Digitale che dia al Paese una strategia che è la vera via per indurre sviluppo economico.
    Mi sarebbe piaciuto che il Ministro al posto di proporre inutili decreti avesse proposto una seria campagna di alfabetizzazione informatica di modo che ognuno possa decidere autonomamente qual’è il router che si confà alle sue esigenze e se lo possa installare come se fosse un frigorifero o una televisione.
    Ci propongono decreti su chi e come deve installare router a chi ,ovviamente pagando quando il vero problema è che in molte parti dell’Italia la banda larga è ancora un miraggio,a me sinceramente sembra che si stia facendo tutto al contrario e con poca serietà ma sicuramente sbaglio io..
    Saluti,
    ermete

  17. Si legifera su di un settore che rispetto al resto d’europa é all’anno zero. Infrastrutture penose, alfabetizzazione bassa, e intanto si legifera. Tanto per non sbagliarsi.. Un fiorino!

  18. Sergio

    Aberrante !! Quello che è grave è che questa favolata è proprio riconducibile al sig. Romani che ce lo ritroviamO ministro.

  19. Pietro Enrico Corsi

    E’ un’altro esempio della mancanza di politica lungimirante e meditata che ponga in primo piano gli interessi ed il bene comune del Paese. Come in quasi tutti gli altri settori dove il Governo dovrebbe esercitare il suo ruolo decisivo, anche per una delle branchie più promettenti della politica industriale – l’ICT -che hanno e fanno gli altri Paesi, il nostro improvvisa dilettantisticamente sulla base di interessi parziali e spesso non chiari, infischiandosene dei bastoni tra le ruote che per indecenza o incompetenza continua a mettere. E’ ora di svegliarsi dalle litanie del pifferaio parolaio e mandarli tutti a casa. Qualcuno di noi commentatori ha scritto senza pensione. Certo ma soprattutto almeno per la metà di loro con la certezza che non rientrino e finalmente tornino o vadano a lavorare. PEC

  20. Eros stefani

    Ormai stiamo arrivando alla frutta ….e solo questione di tempo …..anche anagraficamente parlando non vivranno in eterno e…..poi ricordatevi che noi possiamo decidere andando o non andando a votare …
    Meditate e ….siate misericordiosi quando li incontrate ….perdonate…non ci arrivano e non ….per altezza

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