17
Gen
2014

Le bugie sul fiscal compact del partito unico dei populisti spendaccioni—di Enrico Zanetti

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Enrico Zanetti.

Anche in occasione del dibattito sulle mozioni presentate alla Camera, i 5 Stelle (ma, seppur con toni mille volte più civili, anche Forza Italia, la Lega Nord, Fratelli d’Italia e SEL) hanno continuato a fare autentico terrorismo, affermando che, con il Fiscal Compact, l’Italia dovrà varare nei prossimi 20 anni manovre recessive da 50 miliardi l’anno in ossequio al piano di rientro del debito sino al 60% del PIL.

Prima di mettere a nudo l’infondatezza e la strumentalità di simili asserzioni, volutamente ripetute all’infinito, secondo i principi della propaganda più disinibita, tali per cui una falsità detta mille volte diventa per lo meno una mezza verità, mettiamo a fuoco le due cose chiedono le regole del fiscal compact.

La prima: il “pareggio di bilancio”, che poi in realtà è un meno “equilibrio di bilancio”, con possibilità di fare deficit fino allo 0,5% del PIL e anche oltre, in caso di cicli economici negativi, posto che la condizione di equilibrio va verificata correggendo il dato economico del bilancio per tenere conto appunto del ciclo economico e avendo riguardo al soddisfacimento dell’equilibrio sul medio periodo e non sul singolo anno finanziario.

La seconda: il rientro nei prossimi vent’anni, in misura pari ad un ventesimo all’anno, dell’eccedenza di rapporto tra debito pubblico e PIL rispetto ad un rapporto, giudicato target ottimale di solidità finanziaria, del 60%.

Per un Paese come l’Italia, che, a differenza di molti altri, non ha mai chiuso un bilancio in pareggio in tutta la sua storia e che, ininterrottamente dal 1992, ha un rapporto tra debito e PIL stabilmente e abbondantemente superiore al 100%, non vi è dubbio che si tratta di due regole che richiedono un cambiamento profondo a livello culturale prima ancora che finanziario.

Contro la prima regola, quella del pareggio di bilancio, si scagliano:

  • da un lato, coloro che ritengono che la crescita economica non possa prescindere da iniezioni di spesa non solo abbondanti, anzi sovrabbondanti rispetto alle entrate e quindi generatrici di indispensabile deficit;
  • dall’altro, coloro che, pur avendo una visione meno visceralmente statalista dell’economia, denunciano come queste politiche possano essere adottate magari più avanti, ma non ora, in una fase congiunturale di crisi, perché la aggravano, laddove invece politiche di spesa anticicliche la allevierebbero.

Non vi è dubbio che la spesa anche a costo di far esplodere il deficit aiuti a far crescere il PIL, ma questo non necessariamente coincide con il far crescere l’economia.

Proprio l’esperienza dell’Italia dovrebbe insegnare qualcosa: dal 2000 al 2011, la spesa pubblica al netto degli interessi passivi è cresciuta in termini nominali di 243 miliardi e pure il PIL, così ben irrorato ogni anno di più, è cresciuto in termini nominali di 355 miliardi.

Peccato che gran parte di quella crescita era di carta, creata non con l’efficienza dei processi e l’ammodernamento dello Stato, ma appunto solo con la spesa.

E alla fine, allo scoppiare della crisi, l’unica cosa che rimane di questo modo di fare che si vorrebbe continuare a perpetrare come se nulla fosse, è il maggiore debito di 551 miliardi generatosi in quell ’arco di tempo, mentre, proprio la natura artefatta e artificiosa della crescita, è stata completamente spazzata via e il livello della nostra economia reale è tornato a quello di quindici anni fa.

Noi difendiamo la regola del pareggio di bilancio.

La difendiamo perché vogliamo consegnare ai nostri figli:

  • non un Paese indebitato oltre l’osso del collo e inefficiente, perché chi c ’era prima di loro si è seduto comodamente sulla possibilità di mantenere il proprio tenore di vita attraverso una gestione della spesa che rinvia alle generazioni successive il prezzo delle decisioni di cui non vogliamo farci carico noi,
  • ma un Paese solido ed efficiente, perché riformatosi, in modo anche radicale laddove necessario, per poter vivere nel massimo benessere possibile data la sua capacità effettiva di produrre e distribuire ricchezza.

Siamo perfettamente consapevoli che non è la via più facile e che è anzi due volte più difficile chiedere ed ottenere consenso su questi principi, soprattutto quando intorno a noi si moltiplicano le sirene di coloro che, quanto criticano gli speculatori finanziari, tanto non esitano a rendersi speculatori politici altrettanto spregiudicati.

Lo sappiamo, ma non ci spaventa.

A chi cerca la scorciatoia del deficit e del debito per ricominciare a fare quello che ha sempre fatto, portando il Paese sull’orlo del baratro, così come a chi, affacciatosi soltanto ora sulla scena politica, non ha altra idea nuova per il Paese che tornare a governarlo con le logiche vecchie che solo a parole contesta, noi rispondiamo e risponderemo sempre con l’intransigenza sulle riforme strutturali che costituiscono la vera risposta per trovare già in questi saldi di bilancio spazi di crescita economica e di redistribuzione della ricchezza che sono enormi.

Dopodiché, rimane chiaro che siamo noi per primi convinti che, quando si tratta di fenomeni complessi come indiscutibilmente sono quelli macroeconomici, la rigidità è una caratteristica ottima nell’approccio che si deve avere quando si tratta di rispettare una regola, mentre è una caratteristica pessima quando riguarda direttamente la regola in se stessa.

Una maggiore flessibilità, ad esempio per quel che concerne la spesa per investimenti, quando suscettibile di incidere in modo misurabile e individuabile a breve termine sulla crescita, merita senz’altro di essere richiesta nelle competenti sedi europee.

Non sbattendo i pugni, come si sente ridicolmente dire da chi evidentemente ha un concetto delle relazioni internazionali in stile osteria, bensì con argomentazioni puntuali, tanto meglio se portate avanti da persone che godono di oggettivo prestigio internazionale, piuttosto che da buffoni oramai screditati oppure orgogliosamente patentati come tali.

Veniamo ora alla seconda regola del fiscal compact: quella del piano ventennale di rientro dal debito per quei Paesi, Italia in testa purtroppo, che si collocano sopra l’asticella del 60% rispetto al PIL.

Abbiamo evidenziato all’inizio di queste nostre riflessioni come le forze di opposizione non si facciano scrupolo di affermare che, per effetto di questa regola, l’Italia dovrà necessariamente patire manovre recessive di aggiustamento dei conti da 40 – 50 miliardi di euro ogni anno per vent’anni.

Il loro “ragionamento” è presto spiegato: siccome il nostro debito pubblico italiano ammonta a poco più di 2.000 miliardi ed è pari a più del 120% del PIL, portarlo al 60% significa più che dimezzarlo, ossia ridurlo di 1.000 miliardi, che, a botte di un ventesimo alla volta, fa appunto 50 miliardi all’anno.

Se le cose stessero effettivamente così, credo che non esisterebbe al mondo nessuno così cretino da poter ritenere il fiscal compact una regola meno che suicida.

Il punto per ò è che arrivare non solo a dire queste cose in modo concitato in un comizio, ma addirittura a scriverle in mozioni parlamentari, dopo, si presume, avervi pure ragionato sopra, è veramente qualcosa che lascia esterrefatti.

Viene da chiedersi se si tratta di ignoranza crassa o propaganda bieca, ma la risposta è che probabilmente (e drammaticamente) si tratta di entrambe le cose insieme.

Perché?

Perché il piano di rientro, che per l’Italia vuol dire dimezzamento, non riguarda il debito, ma il rapport tra debito e PIL.

In altre parole, se il contenimento del deficit ferma le dinamiche di crescita di anno in anno del debito, il rispetto del piano di rientro può essere interamente assicurato da aumenti del PIL, senza per altro necessità che si tratti di aumenti spettacolari.

Già bastano i tassi di crescita nominale e reale tutt’altro che da primato mondiale messi in conto nell’ultimo aggiornamento del DEF per i prossimi anni.

Pareggio di bilancio – con una negoziazione finalizzata ad aumentare la flessibilità di una regola che comunque già prevede dei meccanismi che la correggono per tenere conto del ciclo economico e delle poste di bilancio una tantum – e tanta determinazione nel fare quelle riforme strutturali che servono per liberare spazi qualitativi di efficienza sui saldi attuali di bilancio, recuperando risorse che non solo non rendano necessario aumentare la spesa, ma consentano anzi di ridurla per ridurre parallelamente la pressione fiscale su cittadini e imprese.

Questa è la politica del futuro e per costruire un futuro, almeno quanto quella di chi guarda al deficit come unico strumento di crescita è la politica del passato e per lasciare uguale ad esso il presente.

In tutto questo, l’Europa non può essere vissuta come una controparte innaturale, ma come il contesto naturale.

Chiudo con un’ultima riflessione.

Se oggi, nella sofferenza generale di tutto il Paese, le parti di esso che soffrono di più sono quelle più produttive, quelle dove ancora adesso la ricchezza prodotta è largamente superiore alle risorse che lo Stato restituisce, è proprio perché queste parti produttive si trovano strette nella tenaglia tra un’Italia in cui troppo spesso la solidarietà viene concessa senza pretendere responsabilità e un’Europa in cui invece la solidarietà implica accettazione di responsabilità.

Queste parti del Paese non sono da intendersi solo in una accezione geografica, ma in modo assai più trasversale a società e categorie.

Noi non crediamo che il futuro di queste parti d’Italia –  e, con esse, di tutto il resto del Paese – passi attraverso il rigetto di regole europee sicuramente perfettibili, ma condivisibili sin dai presupposti culturali che le determinano.

Noi crediamo invece che il futuro passi semmai attraverso la capacità di assimilare e fare nostre queste regole fanche nei rapporti tra aree del Paese nel nome di un vero federalismo, tra categorie di cittadini nel nome di una vera lotta alla corruzione nel settore pubblico e all’evasione fiscale nel settore privato, tra padri e figli nel nome di una vera comunità nazionale dove ciascuno vive per ciò che produce e non lascia a chi viene dopo il conto da pagare per ciò che non ha voluto o non ha avuto il coraggio di fare.

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32 Responses

  1. Mandingo

    L’On. Zanetti dovrebbe essere così cortese da spiegarci come intende arrivare ad una crescita del PIL superiore al 3,5% dal 2015. Una volta che ci avrà spiegato come intende raggiungere questo risultato (ope legis? aumentando la pressione fiscale? ma l’On. Zanetti si ricorda le scelte fatte da chi, il Presidente Monti, è a capo del movimento politico a cui lui appartiene o lo ha dimenticato?) potrà criticare gli altri gruppi parlamentari, senza questo piccolo ma non insignificante particolare credo che più moderazione sarebbe opportuna. A meno che non sia cambiato qualcosa nella teaoria economica negli ultmi giorni, mi pare che “potare” i 500.000 dipendenti pubblici in eccesso sul breve abbia un effetto recessivo, che tagliare le aliquote IVA sul breve continui ad avere un effetto recessivo, e via dicendo, allora l’On. Zanetti è così cortese da spiegarci come arriva alla crescita del 3,5% o superiore (che serve per rientrare nei paramentri del Fiscal Compact) senza un minimo di “flessibilità”? Vorrei capirlo perchè in tutta onestà non mi pare che il livello “intellettuale” delle parole dell’On. Zanetti sia molto superiore alle grida dei gruppi parlamentari che lui “schifa” tanto…

    Vorrei inoltre esprimere il mio disappunto nei confronti delle scelte che l’Istituto Leoni ha compiuto negli ultimi mesi e sta compiendo nel momento in cui da risalto ad un intervento non proprio “ciclopico” come quello dell’On. Zanetti: questo blog serve per parlare di liberismo o per fare politica di bassa lega? Credo che un chiarimento al riguardo sia ormai dovuto, sono troppi gli “incidenti di percorso” avvenuti in questi mesi.

  2. Giorgio

    Sebastiano Barisoni è uno di quelli che, quotidianamente da oltre due anni, va ripetendo dai microfoni di Radio 24 (Focus Economia) che il fiscal compact è un accordo suicida e che andrebbe misconosciuto.
    Lui, e tanti con lui, sostiene che l’aggraviio di 50 miliardi l’anno avrebbe effetti talmente recessivi da far andare indietro il PIL e quindi, paradossalmente, finiremmo per non spostare il famigerato rapporto debito/PIL pur con la riduzione assoluta del monte debiti.
    Chi ha ragione?
    Istintivamente sono con Zanetti. Andare avanti con la strategia di “crescita” grazie a spesa pubblica in deficit non è più sostenibile. Però è anche vero che, almeno finora, la riduzione di debito e deficit pubblici in Italia si è declinata in un solo modo: con l’aumento delle tasse. Quantificare questa logica in 50 miliardi l’anno sarebbe veramente la classica cura che ucciderebbe il paziente.
    Temo, quindi, che per convincere gli scettici alla barisoni Zanetti debba portare argomentazioni più convincenti.

  3. Nico

    Facendo i conti della serva, se crescessimo dello 0.8% quest’anno saremmo già a cavallo con la regola dell’art 4 del fiscal compact?

  4. Mike_M

    @Giorgio.
    Concordo con Giorgio. Sono certo che gli impegni derivanti dal fiscal compact verranno onorati con aumenti di tasse e, in particolare, delle imposte patrimoniali comunque denominate e camuffate (IMU-TASI, soprattutto su seconde case, uffici, negozi, capannoni, ecc. ; IRPEF su immobili sfitti; imposta di bollo; ecc.). E’ inutile farsi illusioni: i “populisti spendaccioni de noaintri” sono soprattutto tassatori cronici.

  5. Enrico Zanetti

    Rispondo alle osservazioni.
    Crescita del 3,5%?
    Per stare nei parametri basta la crescita reale tra l’1,5% e l’1,8% che è attualmente riportata nel DEF per gli anni 2015, 2016 e 2017.
    La crescita 2014 non impatta direttamente, perché la regola del rientro si applica dal 2015 e a fine 2014 è prevista a livello UE verifica situazione economia globale, nel senso che, ove si registrasse un perdurare del ciclo economico negativo, slitterebbe di un anno la decorrenza della regola.
    Chi conosce la mia attività parlamentare sa che mi batto ogni giorno per un fisco più equo e non ho nemmeno votato la fiducia sulla legge di stabilità, astenendomi pure in Commissione Finanze.
    Non pretendo che il mio scritto sia considerato oro colato, ci mancherebbe, mi basta e avanza che instilli qualche dubbio in chi viene bombardato quotidianamente dai cultori del deficit per fare crescita con più spesa (stile comunisti di onorata memoria) o del deficit per fare crescita con meno tasse senza ridurre la spesa (cioè la splendida politica finto-liberale del quinquennio 2001-2006 che ci ha dato il colpo di grazia dopo i timidissimi e insufficienti miglioramenti di fine anni ’90).

  6. Pit

    Mi cancello dalla newsletter, mi sembrate impazziti. Ormai la guerra l’abbiamo persa, forse ci ridurranno come la grecia, ma dei collusi ne abbiamo piene le tasche.

  7. Francesco_P

    Quando la spesa pubblica cresce il fiscal compact è diseducativo e distruttivo, come lo è il ricorso all’indebitamento. Infatti, nel primo caso si usano i cittadini e le imprese come bancomat a cui attingere per coprire l’inefficienza della pubblica amministrazione e finanziare il clientelismo, nel secondo si aumenta il debito pubblico e con esso gli interessi da pagare. Per inciso, quest’anno il costo degli interessi aggira sul 6% del PIL.
    In entrambi i casi si affossa l’economia reale e, unitamente al credit crunch, si uccide la capacità di investimento delle imprese.
    L’esperienza di Amato nel ’92 e quella di Monti / Letta vent’anni dopo ci dice empiricamente che la pretesa di raddrizzare la finanza pubblica tramite l’ipertassazione ha esiti devastanti sull’economia reale nel medio-lungo periodo.
    Analogamente, il debito pubblico non è la strada. Verosimilmente fra alcuni mesi andremo verso una fase diversa in cui i tassi cresceranno sia perché i tassi attuali non sono sostenibili sia per alcuni aspetti tecnici. Questo provocherà un’inversione di trend nei tassi e negli spread con le conseguenze che ciascuno può valutare sul volume titoli di Stato in scadenza nel 2014 da rinnovare ( http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/scadenze_titoli_suddivise_per_anno/Scadenze_Titoli_di_Stato_suddivise_per_anno_xaggiornamento_al_31.12.2013x.pdf ).
    Tanto la strada dell’ipertssazione che quella del debito pubblico non possono che peggiorare le condizioni dell’economia reale e penalizzare gli investimenti, spingendo sempre più ai margini la nostra industria.
    Non servono mezze misure. Io ormai non ascolto più chi non vuole una radicale riforma dello Stato, unica strada per spezzare il circolo vizioso in cui ci siamo cacciati.

  8. Giovanni Bravin

    Il Governo tecnico montiano ha firmato l’adesione dell’Italia al MES e Fiscal Compact. Solo deputati italiani potrebbero ricorrere alla nostra Corte Cotituzionale, contro il MES, ma non lo fanno. Invece in Germania, con altre leggi, già 340.000 Cittadini Tedeschi bhanno fatto ricorso. Il MES, tutela e garantisce l’extraterritorialità dei propri uffici e contabilità. Il MES toglie di fatto la reciprocità a tutti gli Stati aderenti ed in zina Euro. La Gran Bretagna, fuori dalla zona Euro, è una Nazione che si batte contro il MES giudicandolo iniquo e pretestuoso. Tutti i Governi di Eurolandia dovranno far fronte alle necessità finanziarie del MES. Un Europarlamentare inglese, Nigel Farage, dell’UKIP, si è schierato ed ha fatto molte dichiarazioni all’Europarlamento circa l’estrema difficoltà o impossibilità di far fronte agli impegni del MES da parte di Grecia, Spagna e Italia. Molto strano che l’unica voce fuori dal coro, si levi da un europarlamentare britannico.
    Concludo scrivendo che sia Monti che Enrico Letta hanno ricevuto istruzioni chiare e precise dal Bilderberg di cui fanno parte. Mario Monti addirittura nel Comitato Direttivo (Steering Committee).

  9. roberto

    Egregi,

    scusate ma come al solito ci sono sempre molte opinioni più o meno condivisibili, ma nessuno che si metta ad applicare seriamente ciò che dice o auspica.
    Le chiacchere, perchè è di questo che si tratta , stanno a zero.
    Aspettiamo che l’europa ci permetta di sforare così tutte le resistenze fatte fino ad adesso per tagliare la spesa pubblica si rafforzano e c.v.d, non faremo niente o quasi.
    Siamo il paese delle opinione e dei pochi o nulli fatti.
    Sarei molto contento di applicare il fiscal compact, SE SOLO CI FOSSERO DEI DIRIGENTI PUBBLICI CAPACI DI APPLICARLO, altrimenti è un’suicidio !

    Caro Zanetti, prima occupatevi di trovare le teste capaci e poi confrontatevi su come e quando, altrimenti è tutto tempo perso e soldi nostri buttati.
    Quello che il governo è riuscito a fare fino ad adesso è: recuperare soldi tramite le tasse per non tagliare la spesa.

    Se facciamo i conti della Signora Maria, con un risparmio di spesa per energia, acqua, cibo, del 10% su ap a quantità, la Signora ha speso il 4% in più a valore, quindi , senza scomodare bocconiani e masterizzati, la maggior spesa sono state le tasse e balzelli vari. Con le conseguenze che potete immagnare sull’economia.
    Questo è quello che siete in grade di produrre lavorando dal Martedì al Giovedì ( meno male ).
    Saluti
    RG

  10. Giorgio Casadio

    Applicando alla “tedesca” il fiscal compact forse non andremmo incontro a una catastrofe, ma di certo siamo condannati a 20 anni di recessione. Fra debito certo e da restituire potremmo illuderci che sia il Pil a lievitare E come? Aumentando l’offerta estera quando l’euro forte limita le nostre esportazioni?
    Se guardiamo alla storia degli ultimi 20 anni il Pil saliva quando saliva l’inflazione, cioè era una crescita drogata dalle svalutazioni che ci rendevano falsamente competitivi.
    Caro Zanetti, qui non è questione di populismo, ma di guardare in faccia la realtà, che troppe volte dagli alti scranni si son viste lucciole spacciate subito per lanterne della ripresa dietro l’angolo. Molto dietro.

  11. Roberto Rossi

    Per favore, se il Leoni Blog deve diventare uno spot per Monti, le banche e Scelta civica ditemelo che vi saluto. Già siamo sommersi di tasse che a conti fatti servono a tappare falle di entrate primarie e secondarie dello Stato, ma tra regalie a Monte Paschi e pioggia di denaro come per il decreto Roma Capitale, non fatemi rimpiangere Dracula Visco. Idee…cari…servono idee…e questo blog doveva essere un laboratorio di idee….non l’ennesimo spot di chicchessia …

  12. P.marin

    Ognuno deve fare il proprio mestiere. Con impegno e scrupolo Zanetti fa il suo. Taccia di bugiardi e spendaccioni quanti non si adeguano ai diktat extranazionali di un direttorio politico-finanziario interessato a tenere in ostaggio paesi come l’Italia, la Spagna e la Grecia e istituzioni quali l’Unione Europea e la stessa Bce. Supinamente proni alle direttive ricevute, responsabili di governo italiani cooptati nel progetto, Monti, e poi Letta – non a caso entrambi ammessi al Bilderberg – hanno diligentemente svolto il ruolo assegnato e fatto i compiti a casa. Il primo sottoscrivendo l’adesione dell’Italia a MES e Fiscal Impact, con le conseguenti tragiche implicazioni derivate. Il secondo, com’è sotto gli occhi di tutti, integrando e confermando l’opera avviata dal suo predecessore e omologo. Contando, entrambi, su nconsapevole sostegno nella opaca condivisione acritica del medesimo Capo dello Stato.
    Zanetti, d’altronde, deve lo spazio politico che occupa alla militanza nel partito di Monti, nato tatticamente come avamposto della strategia imposta all’Italia dopo l’uscita di Monti dal governo e coerentemente schierato (ancorchè dilaniato dall’ultima scissione) ad appoggiare Letta. In materia di deficit e debito pubblico s’impegna in una articolata memoria difensiva di parte nella quale,tuttavia, non è facile intravvedere qualcosa di convincente esito. Piuttosto, nella debordante analisi, niente di più e di diverso, all’osso, di preconcetta e strumentale esaltazione dell’ipertassazione. Nulla o poco concedendo ad alternative metodologiche e strutturali parimenti o vieppiù idonee ed efficaci contro perniciosi effetti recessivi.Tecnicamente ragionieristica (Saccomanni docet!), ideologicamente seduttiva e culturalmente impermeabile, nella prospettiva di controllo della spesa pubblica e di riequilibrio di bilancio, a qualsiasi nozione di liberismo. IIl limite più negativo di siffatte impostazioni sta, a ben riflettere, nella singolare concordanza con sopravviventi retaggi di quella cultura marxista che ha fatto il suo tempo proprio laddove se ne riconoscono nei fatti il definitivo tramonto. Vizio italico o altro?

  13. Piero

    caro Zanetti, onorevole parente del giocatore, d’accordo su spese clientelari di massa (e su evasione/corruzione di massa : questo di solito si sottace in questo sito)… peròmi par che tu sfrutti la superficialità della gente non più e non meno di quelli che critichi… prenditi un foglio Excel.. ed invece di giocar coi numeri spieghiamo alla gente la morale : DOPO 20 ANNI RAPPORTO E’ 60% SE HAI UN PIL CHE CRESCE DEL 1,5% REALE.. CIOE’ DEL 4% NOMINALE SE CONSIDERIAMO INFLAZIONE AL 2,5%.. E SE IL DEBITO NOMINALE RIMANE COSTANTE AI VALORI DI OGGI X 20 ANNI.. E QUINDI SI RIDUCE IN TERMINI DI POTERE DI SPESA/ACQUISTO REALI.. MA XRCHE’ SI VERIFICHI QUEST’ULTIMA CONDIZIONE E’ NECESSARIO CHE SI ABBIA UN PAREGGIO DI BILANCIO PARI A ZERO DOPO AVER PAGATO 60 MILIARDI INTERESSI (ipotesi a regime tasso 2,5% medio) .. CIOE’ BISOGNA MANTENERE UN AVANZO PRIMARIO AL LORDO DEGLI INTERESSI DI +60 MILIARDI OGNI ANNO.. CIOE’ OGNI ANNO CON UN MIX DI TASSE/TAGLI LO STATO DEVE INCASSARE 60 MILIARDI PIU’ DI QUEL CHE SPENDE.. CIOE’ BISOGNA DRENARE DALL’ECONOMIA 60 MILIARDI ALL’ANNO.. E NONOSTANTE QUESTA MANOVRA RESTRITTIVA FAR FINTA DI CREDERE CHE IL PIL REALE POSSA CMQ CRESCERE DELL’+1,5%.. => E’ IMPOSSIBILE E LO SAI ANCHE TE => LE SOLUZIONI CHE VERRANNO ADDOTTATE SONO SONO UN MIX DELLE 3 : O MUTUALIZZANO DEBITO DI NASCOSTO DAI TEDESCHI GRAZIE ALLA BCE… O RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO… O PATRIMONIALE STRAORDIARIA COME MINACCIA FMI NEL FISCAL MONITOR.. od un mix di queste cose.. il resto son fanfaluche.. sei ugualmente diverso da quelli che critichi in quanto a propaganda..

  14. Piero

    x Giovanni Bravin : sì è vero.. hanno costruito una gabbia giuridico/finanziaria internazionale in modo scientifico.. lo fanno xrchè vogliono costringerci a quelle ristrutturazioni che noi non avremmo mai fatto da soli.. è per questo che non molleranno mai la presa.. ed è x questo che prendono in giro o non rispondo a quelli come te che son solo complottisti visionari.. ti tolgono credibilità.. però diciamocelo : Loro son furbi/forti/nascosti/insensibili e talvolta pure in conflitto di interessi.. però noi con 40 anni di spesa clientelare spacciata x sociale.. evasione di massa celebrata come merito.. e corruzione a tutti i livelli sia nel pubblico che nel privato.. il commissariamento mascherato ce lo siamo andati a cercare.. e si prenderanno pure quelle due o tre aziende quotate con bei fondamentali/tecnologia col 50% di sconto (tra le altre cose loro manovrano pure le borse cioè il prezzo di acquisto)..

  15. Giampiero

    Concordo con Francesco P. Caro Zanetti, sono il CEO di una piccola multinazionale parte di un grosso gruppo canadese. Ho uffici in 20 paesi dalla Cina all’Argentina. E glielo dico chiaro e tondo: l’Italia, se non taglia i costi dello Stato, non solo non si rialzerà mai, ma scenderà al 20o posto dei paesi sviluppati. Come mi spiega che da 10 anni siano aumentate le tasse e siano aumentati gli introiti, e di centinaia di miliardi, ma il debito pubblico ha continuato ad aumentare. Quando Berlusconi è uscito di scena il rapporto debito Pil era al 122%. Ora è al 133%.
    Voi politici non avete fatto nulla ne farete nulla per diminuire gli scandalosi stipendi di troppi dipendenti statali. Non eliminerete gli sprechi e le ruberie delle province e delle regioni (si vedano i recenti esempi liguri lombardi e piemontesi, lo schifo della regione Sicilia, i vitalizi della regione Lazio che ancora continuano). Non avete abbassato lo stipendio degli uscieri di Montecitorio, ne i costo ed i privilegi dei giudici della Corte costituzionale, nè gli sprechi delle controllate municipali. Nulla, niente. Non farete nulla perché siete parte integrale delle ruberie. Poi venite a dire a noi che c’è da stringere la cinghia, in modo da potere allargare la vostra. Solo che ormai avete raggiunto il massimo. Cosa ci aspetta ora? 3000 miliardi di debiti? Fino a quando crede che il sistema regga se voi dello stato non tagliate i vostri costi ???

  16. Franco Tomassini

    Non sono un economista e quindi mi perdo se si va un po’ a fondo nelle questioni. Però, mi sembra di poter dire che, certamente, se non si mette mano alle famose “riforme”, si va sicuramente a fondo. Il nostro debito cresce anno per anno anche perché alimentato dall’incremento di spesa per cassa integrazione, adesso già arrivata alla formula “in deroga”. Cioè, con questo sistema, si vogliono cautelare tutti gli espulsi da attività obsolete e fuori mercato con quest’ammortizzatore sociale che li dovrebbe pian piano sostenere fino alla sospirata pensione, con risultati devastanti sulla spesa pubblica. Secondo me, dobbiamo alla svelta mettere in azione l’ASPI (Assicurazione Sociale Per l’Impiego, o qualcosa di simile), pensata da Pietro Ichino, decisa dalla Fornero e già nell’ultimo Decreto del governo (non so in quale comma, ma c’è). E mettere in moto seri Istituti di formazione pagati solamente a risultato ottenuto. Questa, mi sembra, è una teoria di Renzi, persona in cui credo.

  17. giancarlo

    LA PROPAGANDA BIECA la sta facendo l’onorevole (si fa per dire) Zanetti.
    Platealmente omette di dire che coloro che criticano il fiscal compact sanno benissimo, e lo dichiarano, ce, SE SI CRESCESSE, il problema si risolverebbe da se!! peccato che invece di crescere continuimo a calare!! Ogni anno si rimanda all’anno dopo questa fantomatica ripresa ed ora, al principio di questo 2014, si parla forse di un 0,7%!
    Poi, vogliamo metter sale sulle piaghe? Quandanche si avverasse questa folle fantasia d una ripartenza sostenuta del PIL (negata apertamente da draghi e Squinzi)….. con una disoccupazione al 12,7 prevista in crescita ancora almeno fino al 2015 compreso, e con i giovani al 42% di disoccupazione, quel poco di crescita (teorica ed inesistente)… non andrebbe forse usata per salvare queste generazioni che stiamo perdendo??? Andiamo , Zanetti dei miei ze.be.dei… vada a cag.
    glie lo dice uno che in questo momento è in USA per promuovere ceramica e che vede un paese che sta ripartendo davvero, ed alla grande. Ed io mi gratto la pera per vedere come far venir qua mio figlio, che a 31 anni è già fottu.to per la vita, nella Italia dei tassatori sinistrorsi. Ringrazio fin’d’orai grandi governi Monti e letta per i nipoti che non potrò avere!

  18. giancarlo

    Zanetti, mi faccia il piacere. Meno convincente di così non poteva essere. Se questo è il livello, ora capisco perchè il futuro che ci aspetta sarà una autentica tragedia greca.

  19. Gianni Fiorani

    Sua Eccellenza Voissignoria Illustrissima (ma lui dà del cretino agli altri dopo essersi lamentato dei “buzzurri”) : gli altri saranno “cretini”, noi stiamo ancora aspettando la “crescita” del suo amicone monti (minuscolo) che, a sentire lui doveva essere dietro l’angolo nel gennaio 2012.

    E non ha proprio smentito assolutamente nulla! Un articolo sul vuoto.

    complimentoni onorevoli.

    Un ultima cosa personale: se credete che io me ne vada in pensione a 70 anni per mantenere i vostri privilegi feudali ,vi sbagliate di grosso!

    Lo dica alla sua amica fornero,la frignona!

  20. Pugacev

    Quelli della UE’ e i loro rappresentatii locali devono aver attinto a piene mani dal 1984 di Orwell dove con la neolingua si diceva che la guerra è pace ecc. Questi dicono che le tasse sono arricchimento e la distruzione dell’economia produttiva è sviluppo. Comunque contro i fatti constatabili da ognuno nella propria vita quotidiana (sto parlando delle persone comuni non di quelli che appartengono in un modo o nell’altro all’apparato) a nulla valgono le parole e non c’è possibile rigiramento della frittata che possa nascondere la realtà: questo è un ex paese finito, raso scientificamente al suolo, senza futuro alcuno, dove ogni creatività, inventiva, professionalità, motivazione, capacità produttiva, competenza è stata sistematicamente sterminata a suon di immani tasse, faraoniche onnipotenti letali burocrazie e normative cervellotiche in continua costosissima incessante proliferazione. Un fu paese dove l’unica cosa ad essere florida, intatta e funzionante è il ricchissimo apparato di regime con clientele votanti annesse. Al massimo possiamo sperare di raffrontarci con qualche paese del terzo mondo. E non certo tra quelli emergenti. Avete distrutto tutto, compresa la dignità delle persone per bene (vero signora Fornero?) l’avete fatto sistematicamente e l’avete fatto con gusto, ridacchiando sulle sventure altrui: per favore non pretendete anche che si debba credere per legge alle vostre stantie improbabili favole chiedendo anche un applauso.

  21. Dr. Frederik

    Caro on. Zanetti,
    sono una persona pragmatica e mi piace osservare come si sono mossi paesi come gli Usa o il Giappone non sono, con rispetto parlando L’Ungheria: in modo opposto dall’ UE con risultati diametralmente opposti.
    Perché non avere l’umilta’ di capire che queste norme imposte dall’ Europa stanno distruggendo il tessuto economico e vanno nella direzione opposta a quanto servirebbe in questo momento al Paese.
    Perché non si porta avanti la strada dei CCF (Certificati di Credito Fiscali), che senza violare i trattati Ue, consentirebbero di rilanciare immediatamente l’economia italiana?
    Un saluto
    Dr. Federik

  22. Massimo

    Vorrei condividere delle riflessioni semplicissime: il debito pubblico c’è; è sato il gruppo Bildberg a crearlo? Non lo so, ma adesso la scelta è se rimborsarlo oppure no (default).
    Se vogliamo rimborsarlo occorre che per molti anni le entrate dello Stato siano superiori alle uscite e questo può avvenire o con un incremento delle entrate (sul reddito, sui consumi o sul patrimonio non m’importa, tanto comunque sarò ia a pagare) oppure preferibilmente con una riduzione delle uscite.
    Rifiutare il fiscal compact è dichiarare di non voler onorare il debito: è default, e subito, perchè nessuno sottoscriverebbe volontariamente il rinnovo del nostro debito pubblico. Se qualcuno propone il default lo faccia apertamente: se ne può discutere. Ma per favore niente giochi delle tre carte, sono tutte soluzioni arzigogolate che in ultima analisi sboccano in una delle due soluzioni: supertassazione (lo sono anche i vari prestiti forzosi, perchè se vantaggiosi non avrebbero bisogno di essere forzosi) o insolvenza; di finanza creativa, tanta privata e ancora di più pubblica ne abbiamo avuta già abbastanza in questi anni.

  23. Massimo

    Signor Fiorani, i quattrini per pagare la sua pensione sono spariti già da molti anni. Lei può dire, pensare o fare quello che vuole, può cercare i responsabili e fargli subire una tremenda vendetta (molti sono già morti) ma tutto questo non farà riapaprire i quattrini spariti.Sequestrate tutti il beni della “frignona” e venderal come schiava (ammessa che quelcuno se la compri) non permetterebbe di recuperare più di qualche spicciolo. Andare in pensione a 70 anni sarebbe un bel colpo di fortuna (molto settantenni americani continano a lavorare); se le andasse male la sua pensione sarebbe dichiarata “d’oro” e selvaggiamente amputata, oppure troverebbero un altro inghippo per non pagargliela: la fantasia , quella si non manca.
    Un’ultima cosa personale: non sono di quelli che sono scappati col malloppo: ho 55 anni,lavoro (e pago contributi) da quando ne avevo 18 e la mia pensione sembra allontanarsi ogni giorno, come i miraggi della Fata Morgana.

  24. Piero

    x Massimo : il Fiscal Compact inplica Tasse-Spese cioè Avanzo Primario = + 50/60 mld Ogni anno x 20 anni per pagare Solo gli Interessi. In parallelo il rapporto Debito/Pil scenderà se, nonostante questo salasso, il Pil Reale crescerà del +1,5%. Ciò è tecnicamente impossibile. Quello che si contesta a Zanetti è che lui fa finta di dimenticarsi i +50/60 miliardi di Tasse Sopra le Spese…prelievo di 60 mld Annui che si manifesta ANCHE se x pura ipotesi fantasiosa l’Avanzo fosse al 100% finanziato con la Spending Review. Inoltre si ipotizza che nonostante questi 60 mld di drenaggio cmq il Pil Reale non ne risente e cresciamo del +1,5% medio. CIO’ E’ IMPOSSIBILE. Le strade che INEVITABILMENTE potranno essere percorse sono : 1) MUTUALIZZAZIONE DEL DEBITO TRAMITE BCE (come fanno la FED in USa, e la BOE in UK, e la BOJ in Giappone) 2) RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO cioè DEFAULT PARZIALE (le recenti leggi europee che hanno cambiato le regole sui Btp e sui Bond Bancari sono un bel segnale naturalmente nascosto all’opinione pubblica) 3) IMPOSTA PATRIMONIALE COME HA MINACCIATO FMI 2 MESI FA 4) USCITA IN EURO2 => probabilmente sarà un Mix di queste cose.. probabilmente non avverrà subito ma quando Aumento Tassi Mondiale (quando il Tappering Usa diventerà pesante) renderà Impagabili gli Interessi..

  25. Enrico

    Io personalmente non ho letto tutto, ma quando cominci a leggere cose tipo:

    “La prima: il “pareggio di bilancio”, che poi in realtà è un meno “equilibrio di bilancio”, con possibilità di fare deficit fino allo 0,5% del PIL e anche oltre, in caso di cicli economici negativi, posto che la condizione di equilibrio va verificata correggendo il dato economico del bilancio per tenere conto appunto del ciclo economico e avendo riguardo al soddisfacimento dell’equilibrio sul medio periodo e non sul singolo anno finanziario.”

    Allora per me sei una persona che vuole fare solo chiacchiere e non servi proprio a niente, come niente fanno capire le frasi che scrivi a chi non segue economia o con un livello culturale medio-basso.
    Sei inutle quanto Vendola. Mandagliela a lui una copia del tuo libro và.

  26. Federico

    Quindi, mi faccia capire bene, l’ importante non è ridurre il debito, bensì far crescere il PIL? Possiamo risolvere, dunque, una crisi sociale, culturale, economica e ambientale potenzialmente scavando una buca e riempiendola?

    E mi dica un po’, chi le ha dato la licenza di attribuire ai movimenti populisti (di cui non scrive il nome perché evidentemente non ne ha le palle) la volontà di continuare a far crescere il deficit? Chi lo ha detto, questo? Se lo è inventato lei, evidentemente.

    Il MoVimento populista che lei denigra a partire dal titolo dell’ articolo (bella mossa, altrimenti nessuno se lo cagava -perdoni il termine-) è semplicemente contrario alla crescita a tutti i costi. A cosa diamine ci serve crescere, creare posti di lavoro scavando e riempiendo buche?

    Il nostro sistema ambientale e culturale è al tracollo, si vergogni lei e chi come lei continua a fottersene, o meglio a cercare di fare fortuna cavalcando l’ onda “GRILLOSEIUNPAGLIACCIO” e si metta a scrivere articoli seri.

    PS: vada a ripassarsi la differenza tra crisi e recessione, se proprio deve fare il virtuoso con i quattro fondamenti di economia politica che si ritrova (a utilizzar male).

  27. L’Europa ci chiede di tagliare 50 miliardi l’anno di spesa pubblica? ma lo sapete che quest’ammontare è quasi il 10% del bilancio statale, sottraendo naturalmente le spese per il rimborso degli interessi sul debito. Anche il solo pensare di farlo per un anno è assurdo: che si fa, si chiudono il 10% delle scuole, si licenziano il 10% di poliziotti, si fanno il 10% in meno di trapianti. Ma pensare di fare questa politica per un ventennio ha davvero del fantascientifico. significherebbe azzerare la spesa pubblica, zero con il resto di zero, chiudere tutto, comuni, regioni, stato, licenziare tutti e andare a casa. Una bella ricetta se si è sostenitori dell’anarchia o delle società cavernicole.

    A questo punto fare default ha molto più senso: nessuno ci presterebbe più soldi, ma in realtà non ne avremmo bisogno perché, sottratte le spese annuali per il pagamento degli interessi sul debito, il nostro bilancio è già in attivo. Smettendo completamente di pagare gli interessi, avremmo semmai più risorse per il welfare, la cultura, la tutela del territorio e la ricerca.

  28. gianni

    A me i suoi calcoli non tornano assolutamente:
    Debito = 2107
    Debito/PIL=132,6%
    PIL = 2107/1,326=1588,98
    Se il rapporto debito/PIL si deve ridurre di 1/20 in 20 anni fino ad arrivare al 60% nel ventesimo anno allora :
    132,6%-60% =72,6% diviso 20 = 3,63% è la percentuale di riduzione nel primo anno quindi il rapporto debito/PIL deve diventare dopo il primo anno:
    132,6%-3,63%= 128,97%
    Quindi il debito deve diventare dopo 1 anno :
    1588,98 *1,289=2048,18 allora se il PIL rimane costante servono 
    2107-2048,19=58,81 miliardi.

    Se il debito rimane costante allora il pil diventa :

    PIL=2107/1,2897=1633,71 quindi l’incremento del PIL sarebbe 1633,71-1588,98=44,18 miliardi per cui il tasso di crescita del PIL sarebbe

    n=44,18/1588,98=2,78% cioè per rispettare il vincolo della riduzione del rapporto debito/PIL di 1/20 il primo anno nell’ipotesi di debito costante il PIL dovrebbe incrementarsi del 2,78%

    Che vi possa essere un aumento dell’inflazione tale da far incrementare notevolmente il pil mi pare alquanto improbabile perchè il prezzo di un bene dipende dalla sua domanda ma se la gente non ha soldi non si capisce come dovrebbe aumentare la domanda e quindi il livello dei prezzi.
    L’inflazione può aumentare facendo aumentare l’offerta di moneta della banca centrale ma l’Italia non ha sovranità monetaria perchè dipende dalla bce.

    Se il PIL cresce di 0,5 punti cioè :
    1588,98 *0,005=7,944 miliardi di incremento allora il PIL diventa :
    1588,98+7,944=1596,92 e quindi il rapporto debito/PIL risulta uguale a :
    2107/1596,92=1,319 cioè il 131,9% che differisce dal rapporto debito/PIL richiesto 128,97% di 131,9%-128,97%= 2,93% per cui servono sicuramente più di 5 miliardi per raggiungere il 128,97%

  29. Alfeo

    Continuare a dire che serve un sacrificio per evitare il default ignora un semplice fatto… a fine 2014 ci sarà in Italia una “tempesta perfetta” tra tasse altissime – e i devastanti effetti sulla economia che APPENA stiamo intravedendo, una voglia di vendetta e rabbia fuori controllo da parte di milioni di Italiani e un probabile – direi sicuro – collasso del governo Renzi sotto la – inevitabile e purtroppo già iniziata – vergognosa opera di delegittimazione in corso da parte della “vecchia guardia” dentro il PD stesso…A quel punto cì mettiamo una REALE valore della disoccupazione al 15-17% (NESSUNO più crede nelle colossali balle OCSE o ISTAT…) con picchi del 45% in Sardegna e Calabria…
    In qualsiasi nazione in qualsiasi periodo storico questa è l’anticamera della guerra civile…o al minimo disordini di piazza stile Cairo e peggio… se ciecamente volete continuare a credere che tartassando all osso una nazione non scatenerete una rivolta armata non avete imparato nulla dalla storia.

  30. Davide

    Questo articolo è una vera schifezza giornalistica. Affermare che “il rispetto del piano di rientro può essere interamente assicurato da aumenti del PIL” è si vero, ma solo in teoria. Perché nella pratica l’Italia non cresce da oltre 10 anni, figuriamoci se in un regime di feroce austerità recessiva possa crescere di oltre un 3% annuo, ma stiamo scherzando? Se tutto va bene saremo in stagnazione economica anche nei prossimi anni e quindi, stando al fiscal compact, si dovrà tagliare il debito, appunto, di circa 40-50 miliardi l’anno per gli anni a venire, un vero suicidio.

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