19
Mar
2011

Le atomiche amnesie di Monsieur Tremonti

In politica, ha sostenuto un ministro in carica, “le cose che si dicono valgono solo nel momento in cui si dicono”. Secondo questa interessante teoria, un uomo politico ha diritto di dire tutto e il contrario di tutto. Giulio Tremonti si è a tal punto specializzato in quest’arte, da violare la regola eterna dell’orologio rotto: segna l’ora sbagliata sia quando sostiene una tesi, sia quando afferma il suo contrario. Come sull’energia nucleare.

Intervenendo a Cernobbio, il ministro dell’Economia – secondo il resoconto del Sole 24 Ore – avrebbe svolto il seguente, se così vogliamo chiamarlo, ragionamento:

«C’è il debito pubblico, c’è il debito privato, ma c’è anche il debito atomico da calcolare», ha detto Tremonti, secondo il quale sulla questione nucleare «bisogna riflettere, discutere e vedere chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso». «Quello che è successo in Giappone per fatti naturali – ha spiegato il ministro – pone una questione fondamentale che è quella energetica. È più difficile che tutto continui come prima, è più facile una fase di riflessione e di calcolo». Riferendosi ai paesi dotati dell’energia atomica ha detto: «Se gli altri Paesi non avessero il nucleare bisognerebbe ricalcolare il pil». «Pensate – ha proseguito – che nel calcolo di chi ha il nucleare non è considerato il costo del decommissioning (cessazione, ndr)». Un costo che, secondo il ministro, «sicuramente va calcolato e se lo si facesse molti dei Paesi che hanno il Pil maggiore del nostro sarebbero indietro».

Ho molto riflettuto prima di scrivere questo post, perché ho cercato in ogni modo di dare un senso a quella che, a prima, seconda e terza vista mi pare una immane cazzata. Non essendoci riuscito, la metto nel modo più piano possibile: cosa cavolo vuol dire che un paese ha un “debito nucleare” e che, se conteggiato adeguatamente, “molti dei paesi che hanno il Pil maggiore del nostro sarebbero indietro”?

Per rispondere alle paure di Tremonti, mi tocca partire da Adamo ed Eva – e me ne scuso con tutti. Prima, però, mi si concederà una grassa risata nell’enfatizzare che un debito, che è uno stock e per giunta futuro nel caso specifico, ha ben poco effetto diretto sul livello del Pil, che è un flusso. Mi spiace deludere il ministro: l’Italia, per quanto si vogliano torturare i dati, non si sposterà molto dal ventisettesimo posto al mondo, e tredicesimo in Europa, per Pil pro capite.

Comunque, facciamo finta di niente e diamo la colpa ai giornalisti che hanno frainteso il ministro. Una centrale nucleare, dal punto di vista finanziario, si caratterizza per una struttura dei costi che è (a) sbilanciata sui costi fissi e (b) sbilanciata sull’investimento iniziale. In altre parole, la gran parte del costo medio attualizzato del kWh nucleare dipende dal costo d’impianto e, dunque, dal costo del capitale. Una seconda ma meno importante voce di costo è il combustibile, e la terza lo smaltimento delle scorie e la chiusura delle centrali (decommissioning). E’ vero che vi sono delle incertezze sul “vero” costo del decommissioning, ma, per quanto si voglia stiracchiare il computo dei costi, l’effetto (in valore attuale) non è così grande. Dunque, non solo l’inclusione dei costi di smantellamento non fa cambiare il Pil, ma non fa neppure cambiare (in misura significativa) il costo medio attualizzato di generazione di elettricità da fonte termonucleare. Se il nucleare sia competitivo o no con le fonti convenzionali, se ne può discutere; che il decommissioning possa far saltare il banco, è assai più dubbio.

Non potendo dare senso compiuto alle parole di Tremonti, ho provato a interrogarmi sul movente. In fondo, il ministro può non essere un fine pensatore (come gli amici di noiseFromAmerika hanno ampiamente documentato) ma certamente è un brillante manovratore di potere. E ho notato che il ministro ha dichiarato guerra economica alla Francia, turbato che, dopo la temuta acquisizione di Parmalat di Lactalis, i nostri ragazzi potessero crescere con poco calcio nelle ossa; o, forse, che dopo la risoluzione dello scontro per il controllo di Edison, gli amici degli amici potessero finire a leccarsi le ferite. Poi mi sono ricordato che il piano nucleare del governo – piano del quale, evidentemente, Tremonti si era fino a oggi disinteressato – prevedeva una forte collaborazione tra italiani e francesi, sia attraverso le maggiori compagnie elettriche dei due paesi, sia attraverso accordi a livello governativo. Quindi mi è venuto il sospetto che la sparata di Tremonti contro il nucleare non fosse altro che una sparata contro la Francia.

Anche perché, dicevo, Tremonti ha l’abilità straordinaria di dire sempre la cosa sbagliata nel modo peggiore. Circa sei mesi fa, Giulio Tremonti diceva:

Un punto che ci penalizza è quello del nucleare: noi importiamo energia. Mentre tutti gli altri paesi stanno investendo sul nucleare noi facciamo come quelli che si nutrono mangiando caviale, non è possibile.

Per le ragioni che ho spiegato qui, diceva cose prive di senso compiuto. Quello che però mi interessa evidenziare è che, a settembre, Tremonti pareva convinto che ricorrere a fonti diverse dal nucleare fosse come “nutrirsi mangiando caviale”, e dunque – immagino – che il nucleare desse un contributo positivo al Pil. Oggi dice il contrario. Il bello è che, di per sé, sosteneva una tesi priva di alcun fondamento ieri e lo fa oggi.

Insomma: a Tremonti non interessa il nucleare, ragion per cui si sente libero di spararle grosse in ogni direzione. A Tremonti interessa mantenere il suo controllo sull’economia nazionale. E poiché in guerra, amore e politica tutto è lecito, anche il nucleare diventa un’arma nelle sue mani per contrastare il gallico invasore.

À la guerre comme à la guerre.

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20 Responses

  1. LucaS

    Standing ovation!!! Finalmente anche su questo blog (oltre al citato e mi-ti-co Noise fron Amerika) si dice chiaramente che Tremonti è 1-ignorante, 2-incapace/inefficace come ministro, e 3-che il suo unico obbiettivo è accumulare maggior potere e difendere gli interessi dei suoi amici-alleati! Mancherebbero anche un 4-irritante e 5-arrogante 6-altezzoso 7-supponente 8- 9- n-….ma fa lo stesso! Non che ci volesse un genio per capirlo ma avevo l’impressione che qualcuno volesse negarlo ad ogni costo.

    PS Ma avete visto cosa vuol fare Tremonti contro le scalate francesi? Questo è un tackle a gamba tesa contro il libero mercato, oltre che contro gli interessi degli investitori… un blog liberale ha il dovere di dirlo chiaro e tondo! Se anzichè Tremonti lo avesse proposto qualcun’altro sono sicuro che Giannino si sarebbe opposto nettamente, perchè tutta questa indulgenza/sudditanza per uno come Tremonti? Fosse Milton Friedman potrei anche capire ma stiamo parlando di Tremonti….. Wake up please!

  2. carlo grezio

    Tremonti è solo il più colto dei leghisti.
    E fin lì si vince a mani basse.
    Se lo fate giocare con i normodotati, non tocca palla.

  3. Edmond Dantes

    Colgo l’opportunità fornita dall’analisi di Carlo Stagnaro per tornare su alcuni punti connessi. Alcuni giorni fa il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha convocato l’ambasciatore di Francia, Jean-Marc De la Sablière, per manifestare la sua opposizione alla prese di controllo di aziende italiane da parte di gruppi francesi. Ovviamente il gruppo lactalis viene percepito come una minaccia, tanto si sa, le mucche italiane fanno un latte più buono, e la produzione di latte e derivati va considerata come un asset strategico da difendere delle invasioni ! Dall’altro canto abbiamo assistito a un’alzata di scudi da parte del Corriere della Sera contro l’azione di Vincent Bolloré nell’ambito del CdA di Generali. Anche li, grande faciloneria da parte dei giornalisti “il finanziere bretone”, presentato come un pericoloso oriundo che osa disturbare i giochi del “salotto buono” della “galassia del nord”…mah, insomma, cosi buono questo salotto? Cosi cattivo il Bolloré che investe anche nel comparto automobilistico a Torino? Le cose non sono certamente semplici. Il ministro Tremonti é sicuramente un’abile politico. Quindi li fa comodo trovare nei “francesi” un capo espiatorio per dimostrare la sua capacità nel definire una strategia economica nazionale. Certamente vanno ricordate le chiusure del sistema francesi ai confronti dei gruppi italiani, come nel caso della mancata OPA di ENEL su Suez. Ma uno potrebbe anche ricordare come negli anni 1980 la famiglia Agnelli era il primo investitore straniero in Francia, e come all’epoca la politica francese (socialisti) spalancava le porte al fin fiore dell’industria mediatica italiana…con il gruppo MEDIASET che lanciava il canale privato “la cinq”… La Francia adopera da tempo una legislazione di protezione e di controllo per gli investimenti stranieri nei settori strategici. Si tratta pero di settori legati alla difesa e o alla sicurezza nazionale e, tra l’altro, questa legislazione si scontra anche con l’evoluzione della regolamentazione europea, come lo dimostra una ricerca IAI/CEMISS del 2008 http://www.iai.it/pdf/DocIAI/IAI0907.pdf
    Torno a ribadire, capisco le necessita politiche nel importare un “modello francese” per la difesa di cosiddetti “campioni nazionali”. Di fatto, per quanto riguarda ENI, ENEL e Finmeccanica, lo stato italiano azionista esercita gia il controllo. Per il resto, siamo sicuri che l’italianità dei membri dei CDA delle aziende rappresenti di per se un garanzia di qualità e di buon funzionamento del sistema? E poi, la presenza di investitori stranieri attenti allo sviluppo del mercato italiano, anche in chiave europea, non é un segno positivo? Per finire, siamo sicuri che il capitalismo italiano si debba riassumere alle prese di partecipazioni di due banche, Unicredit e Intesa San Paolo?

  4. roberto savastano

    SPLEN-DI-DO!
    leggendo questo artcilo mi sono venuti in mente un detto popolare e una considerazione.
    “Se mio nonno avesse le ruote sarebbe un carretto”, m’è venuto in mente leggendo l’elucubrazione mentale per dimostrare come il nostro debito sia molto meno grave di come lo dipingono o i maligni, interessati a demonizzare l’operato del governo, o “oi barbaroi” interessati a distruggere il sistema italia.
    Siccome spesso si detesta chi ha i nostri stessi difetti o vizi, non è singolare -la considerazione- il neo_keynesiano Giulio veda come fumo negli occhi la Francia. Uno dei massimi campioni dello Stato interventista,

  5. LucaS

    Cmq il “meglio” di Tremonti deve ancora venire: voglio proprio vedere come riuscirà a far rientrare la produzione di latte e yogurt fra le “industrie strategiche”… robe da ridere…

  6. Andrea Chiari

    Se si deve dire qualcosa contro Tremonti, dico volentieri la mia: scrive male. I suoi libretti sono illeggibili, per rimanere sulla forma e tralasciando la sostanza.
    Riguardo all dismissione delle centrali, anche la chiusura dei grandi centri siderurgici non fu mai computata correttamente. Molti dei costi per gli insediamenti produttivi o per le grandi opere non mettono in bilancio corretti oneri di dismissione, recupero o rinaturazione, di solito lasciati alla collettività senza tanti problemi per i posteri. Male, ma non mi sembra un motivo sufficiente per giustificare questa trovata volta a difendere l’esistente con mezzucci contabili.

  7. Riccardo

    Sinceramente pure io sono rimasto un po sconvolto quando ho sentito quelle parole di Tremonti. Mi hanno dato la stessa impressione di uno che ha, come si dice dalla nostre parti, la teresina, alias non c’è con la testa e prima dice una cosa poi un’altra.

  8. Rinaldo Sorgenti

    Indubbiamente l’affermazione di Tremonti è subito apparsa “fuori luogo”, ma la stessa a mio parere è stata fatta unicamente per la “smania di protagonismo” e va invece ricollegata ad altri concetti che il Ministro ha precedentemente ed opportunamente enfatizzato in merito ad un diverso modo di considerare la ricchezza ed i parametri economici dei vari Stati.

    Così come ci ricordava il Ministro, l’Italia non può e non deve essere valutata solo per il debito pubblico (ma è opportuno, nel valutare uno Stato, tenere conto anche della ricchezza privata), egli ha ritenuto (maldestramente, nella circostanza) di speculare sulla tragedia giapponese per far rilevare che, probabilmente, i molti Stati che hanno realizzato centrali nucleari sul proprio territorio, non hanno probabilmente tenuto conto dei costi che dovranno affrontare per il “decommissioning”.
    E’ molto probabile che questo sia vero per alcuni Paesi (non sono sicuro che questo riguardi anche la Francia, che ha puntato tutto sul Nucleare), i quali si troverebbero eventualmente a dover affrontare a scadenza un rilevante onere per smantellare le centrali realizzate finora nei rispettivi Paesi.
    Ricordiamo infatti il caso inglese, che sembrava inizialmente avesse accantonato un onere per tale scopo ma, a causa di esigenze di bilancio, abbia poi utilizzato quei fondi accantonati per il “decommissioning” per altre esigenze a breve.

    Quindi, se così stessero le cose, inopportuna (per il grave momento) la citazione di Tremonti, ma non del tutto errata.

    Ora, però (visto che ormai l’inopportuna affermazione è stata “speculata” a sufficienza), la stessa frase potrebbe essere più correttamente interpretata nel senso che è quanto mai opportuno (anche per togliere un’altra delle strumentali argomentazioni a chi ostracizza la ripresa del Nucleare anche nel nostro Paese) ribadire che ogni nuova iniziativa nel settore DEVE includere nei propri costi un piccolo ammontare (non serve di più) per kWh prodotto, necessario per finanziare le opere di “decommissioning” a fine vita impianto. Infatti, probabilmente bastano 0,05 Eurocents per kWh debitamente accantonati in un conto vincolato allo Stato, per far fronte a tale onere.
    E’ importante che questo venga ripetuto senza remore nella comunicazione che occorre fare per smantellare le tante speculazioni contrarie che sono abitualmente proposte dai soliti noti.

  9. Pietro Barabaschi

    “Immane cazzata” ? Paolo Villaggio direbbe: …..ma come è buono lei!!!!!
    Pietro Barabaschi

  10. MauroLib

    @Rinaldo Sorgenti.

    Infatti caro amico, più che delle idiozie di Tremonti sui costi del nucleare, e più ancora delle centrali stesse, mi terrorizza il suo ‘modo di considerare la ricchezza’. Perchè?

    1) la ricchezza privata è ‘mia’. L’ho creata ‘io’.
    2) il debito pubblico è ‘loro’. L’hanno creato ‘loro’.

    Io non voglio garantire i ‘tuoi’ debiti con i ‘miei’ risparmi’. Tu non mi puoi obbligare ma Tremonti può. E può anche fare di più. Può fare altro debito e stampare cartastraccia moneta per pagarne gl’interessi e massacrare (con l’inflazione che ne deriva) i miei miseri risparmiucci di una vita di lavoro. E, dammi retta, prima o poi dovrà farlo.

    Chiedo scusa a tutti per l’off topic.

  11. Piero@libero.it

    invece io questa volta concordo con Tremontix… voi nuclearisti non solo guardate solo all’economia prescindendo troppo da altri valori.. ma pure guardate al breve temine dimenticandovi dei 30.000 anni incalcolabili… e non tenete conto dei costi delle esternalità che le società private (come pure quelle pubbliche) non tengono conto nei loro bilanci.. about TEPCO… la storia dell ultimo decennio di gestione nucleare è stata costellata di molti incidenti tutti nascosti e coperti da un velo di omertà : la chiarezza e la trasparenza non è certamente il punto di forza nella policy della TEPCO e questo mi porta ad essere scettico circa la veridicità delle affermazioni che vengono riportate.
    Certo: anche nel petrolio ci và l’inquinamento e x es. la gravissima fuoriuscita nell’oceano Usa di un anno fa… ma 30.000 anni sono un salto enorme di scala…

    PS: 3 anni fa volevo andar in vacanza in Provenza (dai Francesi che ci venderbbero la tecno), poi uscì allarme x fuoriuscite radioattive, la società negò, ci mandarono gli ispettori che scoprirono non solo che c’era stato quell’incidente (non grave) occultato ma ce ne erano stati in precedenza altri anchessi tutti nascosti… Giappone Francia Russia eccetera… è sempre la stessa storia..

  12. Wilde

    Giulio non è solo un uomo di potere e di economia, ma da ultimo è anche un politico.
    Dire “cazzate” per un politico non è indispensabile, ma a volte aiuta.
    Lui ci fa, non ci è.
    Senza dubbio ciascuno ha il diritto di criticare le idiozie sesquipedali che spesso propala, però è anche vero che esse nell’opinione pubblica ne fanno di lui il fulcro del governo e dell’intero sistema paese, più di Silvio.
    E tutto ciò conta.
    L’opinione pubblica non è fatta di scienziati ed economisti.
    E’ fatta per lo più di massaie, pensionati, studenti ignoranti, dipendenti statali incompetenti e meridionali come me (se mi si permette la battuta autoironica) e via discorrendo.
    Poi governare non è facile.
    I principi anche se santi, vanno calati nella realtà.
    E tutto sommato ad un uomo di potere si chiedono risultati, non la applicazione di teorie validissime e inoppugnabili.
    In sostanza aveva torto di dire ciò che ha detto.
    Ma lo sapeva e lo ha fatto apposta.
    Non vorrete mica credere davvero che lui non sapesse che economicamente non esiste un debito nucleare?

  13. Penso che Tremonti abbia esagerato sul nucleare. E’ noto che l’industria nucleare è l’unica che tiene conto finanziariamente, non solo dello smaltimento delle scorie, ma anche del futuro smantellamento “decommissioning” della centrale . Per quanto riguarda i costi relativi alla gestione dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento dell’impianto al termine della vita utile, in attuazione delle direttive emanate in ambito internazionale sono finanziati attraverso l’accantonamento di una quota del ricavato dalla vendita dell’energia elettrica prodotta. Ciò si traduce in un incremento del costo di produzione del kWh da fonte nucleare quantificabile 0,1 c$/kWh per la gestione dei rifiuti radioattivi (5%) e di altri 0,1-0,2 c$/kWh per lo smantellamento dell’impianto a fine vita (10%). Non si tratta quindi di costi particolarmente significativi considerando che le centrali moderne (III+, tipo EPR o AP1000) funzionano per almeno 60 anni producendo ciascuna 1000 .1600 Mwè ogni ora. La Francia per ogni centrale sta accantonando in questo modo i costi che dovrà affontare per la gestione dei rifiuti e il futuro smantellamento degli impianti.

  14. Wilde

    A proposito mi sembra anche sesquipedale il Chicago sondaggio riguardante il nucleare.
    Manca la alternativa unica e valida: andare avanti, a patto che ciò avvenga a seguito di un congruo raffronto fra costi e benefici sia economici e sia nella sicurezza.

  15. Andrea

    Ridicolo il contatore del debito pubblico.. L’ MMT ridicolizza le vostre teorie ottocentesche, più che scienziati voi neoliberal siete dei predicatori, dei buffi maghi.

  16. lorenzo.rixi

    Caro carlo,
    Quasi sempre condivido le tue posizioni , ma in questo caso non sono d’accordo. E non per simpatia per tremonti dal quale talvolta mi dividono opinioni economiche. ma in questo caso la tua cririca non tiene conto di un fattore fondamentale in politica. Cioè il mutare del quadro di riferimento dovuto ad avvenimenti improvvisi di fronte ai quli il politico , e solo lui, si trova nella situazione di dovere assumere decisioni . Il compito di chi non ha questi problemi è tutto sommato facile e mettere a confronto le dichiarazioni incongruenti è un gioco da ragazzi.Ma cercare di guidare processi complessi è tutta un altra cosa . Nelle aziende è ordinaria amministraziioone e la coerenza su ” dichiarazioni ” è meno importante sotto il profilo pragmatico di tentare di raggiungere degli obiettivi edei risultati concreti . Per inciso . nonostante gli avvenimenti sono favorevole al nucleare ma comprendo perfettamente le posizioni assunte dal ministro e dal governo.

  17. miki

    sig.re Stagnaro ,

    il suo ragionamento fila se tutto venisse pagato dal privato (ossia da una S.p.A.).
    Ma come si sta verificando in Giappone i costi dei decommissioning saranno pagati dai cittadini .probabile nazionalizzazione della società ,sotto stimata assicurazione per danni.io,non sono uno estimatore di Tremonti ,ma il suo ragionamento fila,eccome.
    saluti

  18. Non è tecnicamente pienamente corretto equiparare un “debito nucleare” a una riduzione del PIL, che è un concetto di flusso e non di stock.

    Lo è invece assolutamente in termini di stock di debito pubblico.

    Al di là del tecnicismo il punto politico e pragmatico posto da Tremonti resta.

    Se, dopo la catastrofe di Fukushima si procede con serietà agli Stress Test e si agisce chiudendo gli impianti che per motivi di obsolescenza tecnica o di carenza di specifiche progettuali in chiave di protezione da eventi sismici o idrogeologici, per molti impianti sarà necessario anticipare la chiusura, o quanto meno non prolungare (come invece regolarmente si pensava di fare) la vita prevista degli impianti.

    I costi del decommissioning se saranno effettivamente e regolarmente affrontati non potranno che avere un effetto deflattivo sull’economia interessata.

    la misura può essere discussa e dipende naturalmente dall’esito quantitativo degli stress test e dal rigore in cui imporremo agli stati più esposti (e che più ci espongono) al rischio nucleare di interpretarli.

    I costi del decommissioning degli impianti non sono assolutamente trascurabili, lo studio che l’autore cita, infatti li deenfatizza solo perchè essi sono attualizzati rispetto alla valutazione della eventuale convenienza di investimenti ancora da intraprendere.

    E’ un atecnica classica della matematica finanziaria; in soldoni per i non tecnici il ragionamento è “siccome si smantelleranno tra molti anni e nel frattempo producono reddito, allora tali costi possono essere pesati meno nella valutazione dell’investimento”.
    Con opportune tecniche di matematica finanziaria ciò ha assolutamente senso nel valutare nuovo investimenti.
    Ma non nel valutare la solidità di uno stato patrimoniale, cioè di una situazione esistente già nei fatti.

    Invece Tremonti, con ottimi motivi, stava valutando la situazione del “debito nucleare” già in essere in paesi come la Francia.

    In sintesi io non apprezzo l’azione in generale di questo governo, ma non posso che riconoscere che Tremonti è tra i suoi esponenti colui che meglio conosce la materia di cui è ministro, e si mi consentite una personale opinione anche di gran lunga il più intelligente.

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