26
Ott
2014

La legalizzazione in Colorado, un anno dopo

Il dibattito sulla legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo ha sempre suscitato prese di posizione sanguigne tra favorevoli e contrari: ridurrebbe il crimine e farebbe “girare l’economia”? Oppure farebbe aumentare la criminalità e gli incidenti stradali? Aumenterebbe le entrate grazie alla tassazione, o sarebbe un pericolo per la salute pubblica?

Sono passati undici mesi da quando, lo scorso gennaio, lo Stato del Colorado ha ufficialmente dato il via alla legalizzazione. In un recente studio, Jeffrey Miron, Director of Economic Studies del Cato Institute, ha provato a rispondere ad alcune di queste domande, basandosi non su convinzioni ideologiche, ma su dati concreti relativi a una delle più recenti esperienze di legalizzazione nel mondo, a distanza di quasi un anno dal suo avvio. 

Per comprendere al meglio i risultati della ricerca sono necessarie due premesse. La prima: l’uso di marijuana per scopo medico, in Colorado, è stato legalizzato nel 2001 e liberalizzato nel 2009, pertanto anche queste date sono estremamente rilevanti per analizzare i dati. La seconda: l’acquisto di marijuana a scopo ricreativo in Colorado è riservato ai maggiorenni ed è limitato a 28 grammi per i residenti e a 7 grammi per i non residenti; l’aliquota sulle vendite dai produttori ai rivenditori è del 15%, mentre quella sulla vendita al dettaglio è del 10% (quella sulla vendita di beni generici, in Colorado, è del 2.9%).

La prima questione affrontata da Miron è relativa all’andamento del crimine. La figura sottostante mostra i dati relativi ad alcuni reati tipicamente connessi a situazioni di degrado sociale commessi a Denver dal 2009 ad oggi: come si può vedere, non si registra alcuna variazione significativa a seguito della liberalizzazione a scopo medico, del referendum del 2012 o, infine, dell’avvenuta legalizzazione; e gli stessi risultati sono riscontrabili, mediamente, in tutte le altre città del Colorado.

 Senza titolo1

Un altro timore molto diffuso nell’opinione pubblica è quello secondo cui la legalizzazione della marijuana farebbe aumentare drasticamente gli incidenti stradali. Ciò, ovviamente, non ha alcun senso, dato che l’alcool produce effetti anche peggiori sulla capacità di guida; in ogni caso, i dati relativi agli ultimi 10 anni mostrano che nei primi mesi del 2014 gli incidenti (compresi quelli mortali), in Colorado, sono rimasti mediamente invariati.

Senza titolo2

Una preoccupazione molto comune è quella secondo cui l’aumento dell’uso di droghe leggere comporterebbe un problema di salute pubblica, anche in termini di spesa. La figura 6 mostra il numero di partecipanti a programmi di recupero dall’abuso di sostanze stupefacenti: non solo la stragrande maggioranza dei casi di abuso è relativa all’alcool, ma il trend non subisce alcuna variazione dal momento della legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico (anzi, a ben vedere si registra una lieve flessione).

Senza titolo3

Un potenziale beneficio, per lo Stato, dovuto alla legalizzazione della marijuana è l’aumento delle entrate derivanti dalla tassazione. La figura 12 mostra le imposte incassate dalla vendita di marijuana a scopo terapeutico e ricreativo: sommandole, si ottiene una cifra pari a circa 84 milioni di dollari annuali, peraltro in costante aumento.

Senza titolo4

La conclusione di Miron è che le esternalità prodotte dalla legalizzazione della marijuana in Colorado sono state di minimo impatto, rendendo sostanzialmente vane le preoccupazioni della fazione antiproibizionista. Le entrate fiscali non sono state, e probabilmente non saranno, la panacea del bilancio statale; gli incidenti stradali sono rimasti più o meno gli stessi, così come il GDP, e Denver non è stata invasa da drogati e criminali da tutti gli USA.

Semplicemente, molte spese ed energie sono risultate superflue, e le persone si sono riprese un poco di libertà. Tra qualche decennio, c’è da scommetterci, i loro figli, studiando i secoli passati, si imbatteranno nel proibizionismo e si chiederanno perché mai i loro antenati abbiano perso tanto tempo, rabbia ed energie a rincorrere quella pianta come un demone, così come noi oggi facciamo con tante altre libertà strappate faticosamente agli artigli della paura, dell’irrazionalità e dell’ignoranza.

Twitter: @glmannheimer

You may also like

Consigli di lettura per il 2024 (seconda parte)
Consigli di lettura per il 2024 (prima parte)
Punto e a capo
Papa Ratzinger e la cultura del limite

3 Responses

  1. Massimo

    OK per la depenalizzazione e la liberalizzazione, il carcere non è certamente una soluzione, ma io utente/consumatore/cittadino/paziente ho diritto di sapere se l’autista del mio autobus fuma marijuana, se il pilota del mio aereo prende LSD, se il mio giudice fa uso di extasy, se il mio chirurgo sniffa cocaina etc? Per i parlamentari non c’è problema, è evidente che non fa nessuna differenza.

  2. Bobcar

    Caro Massimo, ovviamente si applicherebbe alle sostanze stupefacenti una normativa analoga a quella per l’alcol, dov’è il problema? oggi l’alcol è legale, ma questo non significa che un’autista di bus chirurgo pilota etc sia autorizzato a lavorare ubriaco, ma suvvia!

Leave a Reply