20
Ott
2014

Gli autografi di Marino, le reprimende di Alfano e l’ira della CEI.

Non sappiamo se dietro la registrazione presso l’Ufficio dello stato civile di Roma di ben 16 unioni fra persone dello stesso sesso contratte in Paesi stranieri vi sia da parte del Sindaco di Roma, Ignazio Marino, la sincera adesione alle esigenze di chi da anni oramai reclama il “riconoscimento” delle unioni civili o, più cinicamente, il desiderio di rilanciare un’immagine politica che, stando ai commenti più numerosi ed alle impressioni che si possono trarre dai colloqui con i cittadini dell’Urbe, sembrerebbe al minimo storico del gradimento. Trattandosi di politici non si può mai sapere; a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, soleva ripetere la buonanima di Andreotti.
Né possiamo immaginare cosa spinga in realtà il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ad ironizzare ferocemente sull’iniziativa di Marino e di altri sindaci italiani che si sarebbero limitati, secondo lui, ad apporre dei semplici autografi privi di valore giuridico sui riconoscimenti delle unioni civili. Autografi pronti ad essere annullati d’imperio dal Prefetto su ordine del Ministro o, perché no, dal Ministro medesimo in prima persona. Ad essere maliziosi si potrebbe pensare al desiderio di Alfano di assumere le vesti di difensore del conservatorismo nazional-popolare o della dottrina della Chiesa, ad essere ironici si potrebbe ipotizzare il desiderio di “ damnatio memoriae” dell’esperienza del Ministro nella Casa e nel Popolo delle “ libertà”, non fosse mai che qualcuno in occasione dei “ ludi democratici” prossimi venturi ne riesumasse le gesta di pericoloso liberale e liberista.
Sappiamo di certo, invece, che la Chiesa cattolica in Italia fa da sempre il Suo mestiere, quello di reclamare l’aiuto della forza connaturata alle leggi statali per agevolare un’evangelizzazione nazionale che le Sue risorse interne da sole non riescono a garantire. Conseguentemente sembrerebbe che la dottrina sociale della Chiesa, amorevolmente spiegata in questa occasione dall’ “ira della Cei” ( Conferenza Episcopale Italiana, titolo del corriere.it del 17 ottobre), preferisca leggi che vietano, impongono e prescrivono a tutti cosa fare e cosa non fare, piuttosto che uomini e donne che liberalmente scelgono ed aderiscono a questo invece che a quello stile di vita.
Brutto mestiere deve essere allora, in questo contesto, quello dei Giudici della Corte Costituzionale le cui sentenze non se le “fila” nessuno quando riguardano le tutele e le garanzie di ogni singolo uomo e cittadino e quando ammoniscono il legislatore che è Suo il compito di assicurare che i diritti inviolabili di cui all’articolo 2 della Costituzione valgono per tutti, coppie omosessuali comprese.
Per ben due volte, infatti, negli ultimi quattro anni la Corte Costituzionale ha spiegato (sentenze n. 138/2010 e 170/2014) che quello ad essere riconosciuti come coppie civili omosessuali è un diritto fondamentale che rientra senza alcun dubbio all’interno dell’alveo dell’articolo 2 della Costituzione che, è bene ricordarlo, impegna la Repubblica a riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo.
La Corte ha precisato che “ Nella nozione di formazione sociale – nel quadro della quale l’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo – è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.
Tuttavia la Corte costituzionale ha ritenuto che l’equiparazione fra unioni civili e matrimonio tra persone dello stesso sesso non sia una soluzione imposta dalla Carta costituzionale e ciononostante non è nemmeno vietata, cosicché spetta al legislatore stabilire le modalità attraverso le quali disciplinare il riconoscimento delle prime. Di certo vi è che il Parlamento ben potrebbe equipararle del tutto ai matrimoni tradizionali ma non potrebbe negarne mai il riconoscimento.
Come potrebbe del resto un Parlamento che legifera all’interno di un ordinamento liberale, personalista e pluralista negare ad una coppia omosessuale il semplice “ riconoscimento”? L’essere considerati, cioè, quello che si vuole essere, una coppia stabilmente unita in un legame affettivo e giuridico?
Perché mai questo “riconoscimento” dovrebbe essere negato? Chissà cosa penserebbe Alfano se non fosse riconosciuto per quello che è! Niente strette di mano da amici e conoscenti, niente saluto militare da poliziotti e carabinieri, niente “ Sua Eccelleza, sig. Ministro” da burocrati e questuanti. Sarebbe “ uno, nessuno e centomila” alla stesso tempo.
Cosa accadrebbe ad un Vescovo se qualcuno gli dicesse: ciao Paolino Rossi invece che “ Buon giorno Eccellenza” lo possiamo intuire senza soverchi sforzi d’immaginazione.
Paragoni impropri si potrebbe obiettare. Niente affatto sarebbe la replica immediata. L’identità personale è composta oltre che dal nome, dall’immagine che ciascuno da di sé e quindi anche dalle relazioni umane più intime che ognuno identifica con la propria famiglia.
Quale sarebbe poi l’interesse personale di ciascuno di noi, singolarmente considerato e quale membro di una eventuale maggioranza deliberante, a disconoscere la volontà di due persone che vogliono essere considerate unite moralmente e giuridicamente? Quale conseguenza negativa ricadrebbe su ciascuno di noi se due persone dello stesso sesso libere, mature e responsabili depositassero presso l’ufficio dello stato civile un contratto dal quale risulterebbero i diritti e gli obblighi “familiari” cui reciprocamente si sono vincolati?
Il filosofo del diritto Bruno Leoni, al cui insegnamento questo blog si ispira, interpretando splendidamente il senso più profondo del costituzionalismo moderno quale limite al potere delle maggioranze deliberanti, riteneva che in alcuni casi “ Non ci potrebbe essere una volontà comune …a meno che non si identifichi, semplicemente, la volontà comune con la volontà delle maggioranze a prescindere dalla libertà di chi appartiene alle minoranze.
Occorerrebbe, dunque, prendere semplicemente atto della disciplina per mezzo della quale i soggetti che costituiscono coppie omosessuali hanno deciso di regolare i loro rapporti privati. Punto.
Sta di fatto, invece, che oggi il Parlamento non legifera, la Corte Costituzionale non sanziona (sin’ora) l’inerzia del legislatore e tutto questo consente ai giudici di merito di negare la trascrizione delle unioni civili, come ha fatto di recente il Tribunale di Milano con un decreto del 2 luglio 2014. Il diritto alla trascrizione dell’unione civile non c’è perché il ventaglio delle scelte possibili per mezzo delle quali tutelarle e riconoscerle è molto ampio ed il legislatore non ha ancora scelto: quindi mettetevi il cuore in pace! Questo in sostanza il ragionamento del Tribunale meneghino.
Ora, delle due l’una: o il Parlamento legifera, e sarebbe meglio che lo facesse attribuendo il massimo di libertà alle coppie omosessuali riconoscendogli il diritto di costruire un legame giuridico all’interno del quel diritti ed obblighi sono definiti dalle “ parti”, o i giudici si decidono al più presto a prendere sul serio le riflessioni della Corte Costituzionale garantendo alle coppie omosessuali quel riconoscimento e quella tutela dei loro diritti che discende direttamente dalla Costituzione e che la mancata “ mediazione” del legislatore non può in alcun modo sminuire.
Forse se i giudici cominciassero a dire che in assenza di apposita legge la trascrizione negli atti dello Stato civile rappresenta l’unico strumento di tutela che l’ordinamento può apprestare nei confronti delle coppie omosessuali, pena la negazione radicale del loro riconoscimento giuridico, potrebbe anche darsi che il Parlamento decida di svegliarsi dall’eterno stato di coma vegetativo in cui versa.
Le alternative, diversamente, saranno ancora gli autografi di Marino, le reprimende di Alfano e l’ira della Cei. Non proprio il massimo.
@roccotodero

6 Responses

  1. marco

    ECCELLENTE
    purtroppo non mi stupisco più di nulla in questo paese, le libertà civili ed economiche ignorate, vilipese e ovviamente calpestate in nome di una tifoseria becera
    e la MERITOCRAZIA pietra fondante della democrazia calpestata nei fatti e irrisa in un formalismo perfino insolente perché superficiale e di maniera pronuciato da attori mediocri chiamati a recitare una parte non loro

  2. In passato, sono stato severamente e critico nei confronti della posizione politica – liberale! – di Alfano, a prescindere da questa vicenda:
    http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/02/16/cosa-ce-dietro-la-maschera-della-rivoluzione-liberale-di-alfano/
    Lo sono altrettanto, nel modo più completo, nei confronti della posizione di Rocco Todero. Todero ragiona per categorie di diritto profondamente distorte ed errate, in quanto confliggenti sia col diritto positivo, sia col diritto naturale:
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-e-allora-non-paghiamo-le-tasse-al-comunedi-roma-10680.htm
    ed anche
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-registri-unioniomossessualisi-muova-il-ministro-10354.htm
    Da quest’ultimo commento di Alfredo Mantovano si evince pure che Todero, sostenendo che iniziative alla Marino NON violano la Costituzione, è inattendibile. Cito Mantovano:
    “…Il piano giuridico non richiede approfondimenti. Quei registri sono illegittimi; la disciplina del matrimonio appartiene alla competenza esclusiva dello Stato, anche quanto al riconoscimento degli effetti nel nostro ordinamento di nozze celebrate fuori dai confini nazionali. Gli argomenti a sostegno di questa affermazione si trovano esposti nel modo più chiaro e completo nel decreto del Tribunale di Milano del 17 luglio scorso pubblicato su questo giornale. Con esso i giudici hanno affrontato il caso di due persone dello stesso sesso che avevano domandato all’ufficiale di stato civile del Capoluogo lombardo la trascrizione del loro matrimonio contratto a Lisbona; poiché il funzionario aveva respinto la richiesta, i due avevano fatto ricorso al giudice, e il Tribunale ha confermato la correttezza della decisione degli uffici comunali: la motivazione contiene una interessante e utile ricognizione del diritto positivo italiano ed europeo sul punto. Lo stesso sindaco Merola, commentando l’invito a lui rivolto dal prefetto di Bologna di revocare il suo provvedimento, ha ammesso la correttezza del comportamento del rappresentante del governo; e ha aggiunto di essere ben consapevole che il suo è un atto privo di “effetti legali”, ed è invece carico di effetti “simbolici”.

    Tra parentesi, il diritto naturale vale per tutti, credenti o non credenti, CEI o non CEI. E’ evidente che Rocco Todero aderisce invece al diritto-fai-da-te.

    Quanto alla Corte Costituzionale, citata da Todero, eravamo perfettamente a conoscenza delle sue derive anticostituzionali, di stampo massonico… e non ce stupiamo per nulla. Che il diritto sia sovvertito, fa parte dell’eterna lotta tra il bene e il male…
    P.S.: la soluzione del problema politico, corretta dal punto di vista antropologico, sta nella “società partecipativa”:

  3. GM

    Quindi i giudici devono sostituirsi al legislatore: ammazza ‘sti libbberali. Alla fine siete come i socialisti: lo stato deve intervenire in tutti i modi quando qualcosa non è coerente con la vostra ideologia. Alla faccia dello stato di diritto, della sovranità del parlamento, del diritto naturale, del principio di legalità, etc. Tutto è lecito.

  4. Rocco Todero

    Alcune precisazioni: 1) non ho scritto da nessuna parte che l’iniziativa di Marino corrisponda al diritto positivo di rango legisaltivo vigente; 2) ho detto semplicemente che la stessa Corte costituzionale ha messo in evidenza che un riconoscimento deve essere comunque assicurato e che il grado di questo riconoscimento può andare dall’equiparazione ai matrimoni tradiizonali al mero riconoscimento sotto altre forme; 3) non prendo in considerazione il commento di Mantovano per la semplice ragione che non dice nulla di diverso da quello che dico io, chi volesse leggere il decreto del Tribunale di Milano scoprirà che i Giudici prendono atto delle affermazioni della Corte costituzionale e di conseguenza giustamente affermano che non possono equiparare unioni civili e matrimonio per come è la legge ordinaria oggi; 4) le Costituzioni sono nate per evitare che l’operato del Parlamento e delle maggioranze in nome del quale l’assemblea legifera siano insndacabili e per evitare che le omissioni del legisaltore si ripercuotano sui diritti dei cittadini lasciandoli privi di tutela.Chi è contro il costituzionalismo moderno si accomodi, purchè lo dica e non si nasconda dietro le battute; 5) il principio di legalità è innanzitutto principio di legalità costituzionale e poi principio di legalità riferito alla legge ordinaria; 6) senza le provocazioni di alcuni sindaci staremmo parlando del nulla più assoluto mentre forse, dico forse, l’eco delle solecitazioni della Corte costituzionale di quattro anni fa (quattro anni) potrà uscire più rafforzata anche grazie al sindaco di Roma sul quale chi ha letto bene avrà visto che ho avanzato numerose riserve; 7) non sapevo che il diritto naturale fosse contrario al riconoscimento delle unioni civili…….8) io stesso ho detto che sarebbe meglio che il Parlamento legiferasse nel rispetto delle sue prerogative
    saluti

  5. Caro Todero,
    anzitutto, colgo l’occasione di questa controreplica per osservare una cosa che non avevo detto nel precedente intervento, ma che mi aveva colpito: ossia, è strano che Leoni blog, che solitamente si occupa di economia, sia andato a spingersi su questo terreno inusuale dei valori umani. Ma va bene, benissimo! Anzi, da parte mia, quando mi capita di commentare la crisi economica, ricordo spesso che la natura della crisi è, in prima istanza, antropologica. E che quindi essa non potrà essere risolta se non affrontandola a quel livello. Io non ho fatto grandi studi, non sono uno specialista. Ma, avvalendomi delle lezioni di alcuni grandi maestri della Dottrina sociale cattolica, ho capito come va il mondo. Massimamente ho profittato della lezione di Pier Luigi Zampetti. Essa, limpida e lineare pur nei suoi approfondimenti scientifici, permette a qualunque persona ragionevole di capire a fondo le deviazioni della struttura del nostro sistema filosofico-economico-politico, e ne suggerisce i rimedi. Come dico anche qui http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/, nella pagina di presentazione di
    Zampetti sul blog “la filosofia della TAV”, quando hai conosciuto Zampetti, dopo nessuno ti prende più in giro.
    Detto questo, dalla sua replica colgo il punto 7., che credo li riassuma compiutamente tutti:
    “7) non sapevo che il diritto naturale fosse contrario al riconoscimento delle unioni civili”.
    E’ abbastanza noto che il nocciolo della questione è tutto qui. il principio di rispetto dovuto ad ogni persona umana è di riconoscere, difendere e proclamare l’eguale dignità di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, quale che sia la sua condizione.
    Tale principio, che va a ispirare il diritto naturale, riconosce – per sua stessa natura ontologica – e afferma la bellezza costitutiva della sessualità umana, e del suo naturale collegamento con la trasmissione della vita e la relazione intima di completezza e unità feconda dell’uomo e della donna, da cui discende e dipende lo stesso futuro dell’umanità, così che la vicenda dell’amore umano è al tempo stesso storia personale e vicenda sociale e pubblica, nell’ordine del bene comune. E’ questo il motivo per cui il matrimonio è solo tra uomo e donna, ed è anche “atto pubblico”. Cosa che – detto col massimo rispetto per tutti – non può valere per le “unioni di fatto”, in quanto in questo caso la coppia sceglie, liberamente, di NON prendere alcun impegno pubblico di fronte alla società… e quindi, in sintesi, nulla ha da pretendere dalla società medesima… diversamente, può semplicemente scegliere di sposarsi!… Men che meno, si capisce, la coppia omosessuale, che NON può esigere di “sposarsi”, per i motivi già detti!… Detto anche questo, i diritti delle singole persone, ed anche dei figli delle coppie di fatto, sono GIA’ pienamente tutelati nell’ambito del diritto privato. Quindi, ogni ulteriore pretesa – mi si consenta, ma bisogna esser chiari, di questo in sostanza si tratta, pretese – è un fatto ideologico e strumentale.
    Tutto ciò premesso, la conclusione è che certamente, a livello mondiale e di potere, siamo davanti ad uno scontro epocale di civiltà, nel quale il sindaco di Roma, il governo Renzi e – ripeto – anche la Corte Costituzionale, hanno deciso di schierarsi dalla parte sbagliata. Ma, come sta scritto, “non praevalebunt”!. Quindi, niente paura. Però, bisogna essere consapevoli della realtà, e non restare con le mani in mano.
    Cordialmente,
    Pier Luigi Tossani

  6. victor carlos

    La diatriba Todero-Tossani, sul filo della dottrina filosofico-giuridica, non nasconde il reale conflitto ideologico che sottende. Le rispettive posizioni dei contendenti vanno dalla sollecitazione – o aspettativa – di riconoscimento statuale formale, in Italia,ùù ù delle unioni tra soggetti dello stesso sesso (per evitare riferimenti all’omosessualità che potrebbero apparire omofobi!) alla negazione pregiudiziale di siffatto salto cultural-politico. Trattandosi di una contrapposizione che investe latitudini più ampie del particolare limite nazionale, si tende – da una parte – a introdurre a sostegno l’elemento della crescente dimensione sociale della questione, in taluni casi altrove acquisita al costume ed al diritto locale. Dall’altra, con diversa attenzione all’essenza intrinseca del problema nella millenaria tradizione storico-filosofica, se ne esaltano i presupposti di disvalore.
    La cifra ideologica, in tale contesto, resta il discrimine reale che, alla radice, condiziona e subordina la dialettica sostanziale. Sì al riconoscimento delle unioni di genere, no in diretta replica. Sotto questo profilo il pregio sostanziale delle rispettive motivazioni fa i conti con la pregiudiziale ideologica che le sospinge, nonostante il paritetico afflato concettuale, nei più angusti confini della polemica politica.
    Chiaro. non è che i due livelli di contesa si elidano in riduttiva certificazione di contingente circoscritta aderenza politica. Le tesi e i richiami di merito di Tossani spaziano in ambiti intellettuali universali di grande rilievo. Come, del resto, il contrappunto più tecnico e domestico di Todero risulta ancorato a concrete istanze d’innovazione. Tuttavia, ciò che non dischiude esiti diversi dalla opportuna presa d’atto è l’implicita finalità di ricondurre scienza e coscienza a prevalenza occasionale di pregiudiziale primato ideologico.

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